Strike di gruppo, corridori assiderati o che volano giù da un ponte o contro un lampione: questo il biglietto da visita del ciclismo, alla faccia delle imprese di Pogačar e Van der Poel. E allora non stupiamoci se poi i mancano i praticanti!
Una posizione inaccettabile, vero? Eppure è quella che va per la maggiore quando si parla degli incidenti nel ciclismo: fatali o comunque gravissimi, come all'Itzulia e alla Dwars, ma considerati inevitabili ancora da troppi addetti ai lavori
Mentre l’unico problema delle classiche del nord in rosa è decidere se sia meglio farle arrivare prima o dopo gli uomini, in Italia non le organizziamo nemmeno. Però facciamo 7 inutili ore di diretta integrale della Classicissima!
Magari ci si può inventare qualcosa dalla media distanza per rendere la corsa più movimentata, ma gli ultimi 40 km devono rimanere così come sono, o la Classicissima perderebbe la sua unicità
Vatti a fidare di Monsieur Limorté: annuncia in pompa magna la Forcola di Livigno ma poi deve stravolgere la tappa regina del Giro perché gli svizzeri non autorizzano il passaggio su quella salita: ma sentirli prima, no?
Dalla guerra di Gaza (e le polemiche su Israel/Free Palestine) ai coltivatori francesi che mettono a rischio l’Étoile de Bessèges: lo sport è immerso nella politica, e ignorarlo è da ipocriti
Alternare gli appuntamenti minori su base biennale, come proposto dalla Tribuna del Sarto, non solo lascerebbe irrisolti i problemi di partecipazione alle corse, ma ne metterebbe a rischio la stessa sopravvivenza
Chi davvero crede che Tadej partecipi all’edizione 2024 solo perché pagato, e che questo segni una sua resa al cospetto di Vingegaard, non ha capito niente: né dello sloveno, né dell’importanza della corsa rosa