Il Pavé ha un nuovo Protagonista
One Man Show di Bob Jungels alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne: fa selezione sul pavé, attacca nel finale e vince in solitaria. Molto bene Ballerini, cadono Colbrelli e Trentin
Impossibile? No, inevitabile. Inevitabile che un corridore come Bob Jungels, messo seriamente a confronto con il grande Nord (dopo una Roubaix conclusa da neoprofessionista) soltanto alla sua settima stagione, risulti perfettamente tagliato per il pavé, e riesca a vincere una classica davvero difficile da portare al termine vincendo in solitaria come la Kuurne-Bruxelles-Kuurne, essendo protagonista di una prova condotta con sicurezza di successo nonostante grossi azzardi tattici. Un Jungels così apre le porte a nuovi scenari in casa Deceuninck: non mancano i capitani, ma l’addio di Terpstra aveva lasciato un vuoto che a questo punto sarà compito del lussemburghese colmare. Le premesse ci sono tutte: l’obiettivo finale di Jungels è il Fiandre, sebbene che, dopo quanto dimostrato oggi attaccando proprio su un tratto di pavé, un pensiero alla Roubaix andrebbe fatto. In questo momento, Bob Jungels sembra, assieme a Gianni Moscon, uno dei rari corridori capaci di vincere in tutte e 5 le classiche monumento: con la differenza che Bob ha già la Liegi dell’anno scorso nel carniere.
Corsa umida e tirata sin dalla partenza
L’edizione 2019 della Kuurne-Bruxelles-Kuurne è stata gradevole per l’impegno degli atleti, che hanno condotto la prova su ritmi altissimi per quasi tutta la durata della stessa. Tant’è che dopo la prima ora di gara, disputata a un ritmo di 46 km/h, la fuga non aveva ancora preso piede, mentre i corridori si ritrovavano ad affrontare i primi chilometri tra le strade bagnate. Cominciano i muri, e a seguito del secondo, l’Eikenmolen, finalmente qualcuno riesce a prendere il largo: è un’azione con buoni nomi, visto che tra i promotori c’è Magnus Cort Nielsen (Astana), uno dei capitani kazaki del nord, l’underdog Pim Ligthart (Direct Énergie) e Jimmy Turgis (Vital Concept-B&B Hotels). Ad essi si aggancia Lawrence Naesen (Lotto Soudal), e poi anche Ludwig De Winter (Wanty-Gobert), Alex Kirsch (Trek-Segafredo) and Benoit Jarrier (Arkéa-Samsic), finendo per comporre un drappelo di 7 atleti che porta per un po’ la tranquillità nella corsa, arrivando a raggiungere il vantaggio massimo di 4’23” al rifornimento dopo 70 km.
Ventagli e trenate: la gara comincia dall’Oude Kwaremont
Oltre a essere umida, la giornata è anche piuttosto ventosa, ci sono tratti aperti dove volendo, si possono aprire anche dei ventagli. E fatalità, le squadre più forti portate per tale esercizio sono anche quelle che non hanno un velocista da portare a Kuurne: accade così che a 85 km dal termine i Deceuninck, che hanno perso nella vigilia Fabio Jakobsen per malattia si mettano pancia a terra allo scopo di spezzare il gruppo. Sono fasi concitate, dove c’è sempre qualcuno che finisce per terra: ed in questo caso è Sonny Colbrelli (Bahrain Merida), il quale però si rialza presto. Una volta arrivati sull’Oude Kwaremont, è invece Ian Stannard (Sky) a prendere l’iniziativa, allo scopo di far partire un’azione: ed in bella evidenza in questa fase, oltre alle maglie Deceuninck (Zdenek Stybar, Yves Lampaert, Kasper Asgreen) e Sky (Stannard ed Owain Doull), ed al sempre affidabile Oliver Naesen (AG2R La Mondiale), c’è il miglior azzurro di oggi, Davide Ballerini. Il quale non fa altro che dar conferma in questa due giorni di quello che finora si poteva solo immaginare, e cioè che il suo futuro da corridore da classiche è qui in Belgio.
In 29 prendono il largo, c’è anche Trentin
Con questa azione, i fuggitivi vedono smarrirsi tutto il loro vantaggio fino a essere ripresi ai -80 dall’avanguardia partita sull’Oude Kwaremont, composta oltre che dai sopra citati dallo svizzero Stefan Küng (Groupama+FDJ). Ed altri ancora arriveranno nei chilometri successivi, fino a formare un gruppo di 28 unità in prossimità del decimo muro, il Kluisberg: i Deceuninck Florian Sénéchal e Bob Jungels, Gijs Van Hoecke (CCC), Nikolas Maes e Jens Keukeleire (Lotto Soudal), Jens Debusschere e Niels Politt (Katusha), Matteo Trentin e Luke Durbridge (Mitchelton-Scott), Sebastian Langeveld (EF Education First), Jasper Philipsen (UAE), Danny van Poppel (Jumbo-Visma) ed André Greipel (Arkéa-Samsic).
Un’azione particolarmente sbilanciata a favore della Decuninck, che ha ben 6 uomini nel tentativo, ma che sembra comunque funzionare, arrivando a macinare 46” sul gruppo principale, già controllato dagli uomini del vincitore uscente Dylan Groenewegen. In queste fasi arriva un’ulteriore caduta, stavolta più rovinosa, per Sonny Colbrelli, con conseguente abbandono definitivo.
Bob Jungels forza sul pavé di Varent
Come sempre nella KBK, i nodi tattici si sciolgono sugli ultimi muri, quando si raggiunge un assetto definitivo tra “chi sta avanti” e “chi sta dietro”. La chiave di volta è sul tratto di pavè di Varent (dove Niels Politt viene squalificato per attraversamento della ciclabile), a 65 km al termine, quando a forzare è l’uomo che non ti aspetti: Bob Jungels parte con una trenata che fa veramente male, staccando gli uomini più stanchi del drappello. Al suo attacco rispondono un lodevole Ballerini ed un non ancora pago Cort Nielsen, il veterano Langeveld (che ha un conto aperto con la corsa sin dal 2008, quando arrivò vicino al successo in un’edizione molto bella e combattuta) ed ancora Oliver Naesen. I 5 collaborano e presto prendono il largo sugli altri, che si trovano così in una posizione di netto svantaggio: i 5 Deceuninck ovviamente non collaborano, gli altri si guardano alle spalle, dove alla Jumbo-Visma si è affiancata la Bora-Hansgrohe, compatta per Pascal Ackermann. Il primo gruppo inseguitore finisce così per rialzarsi ed essere ripreso dopo il Nokereberg, ultima asperità di giornata: a 50 km dal termine ci sono 5 atleti al comando con poco più di un minuto di vantaggio su un gruppo comunque selezionato che conta 70 corridori.
Mitchelton a tirare, finché non cade Trentin
Comincia la fase più statica della corsa, il lungo trasferimento fino all’altrettanto lungo circuito di Kuurne. La collaborazione tra i 5 al comando è ottima, ed il gruppo, che vede in Taco van Der Hoorn della Jumbo-Visma il massimo esempio di generosità, e conta adesso anche del supporto dei Mitchelton per Trentin, deve sudare tantissimo per guadagnare ogni secondo. Sono fasi turbate da due cadute: ai -42 finisce malamente per terra Clemént Venturini (AG2R La Mondiale), il quale però riesce a rialzarsi e rientrare, poi, una volta entrati nel circuito finale cittadino al primo giro, Matteo Trentin viene tradito da uno dei tanti spartitraffico ed in una curva ai -25 finisce per terra, portandosi dietro anche un po’ di rivali. Trentin si rialza, lo aspetta il promettente neoprofessionista Robert Stannard, ma nonostante la scia delle ammiraglie fa molta fatica a rientrare sulle ultime ruote del gruppo messo alla frusta da Jempy Drucker (Bora-Hansgrohe), e finisce per ritirarsi e chiudere un week-end carico di sfortuna.
Jungels col suo passo ai -16
I 5 leader riescono a mantenere pressoché immutato il loro margine nel tratto di trasferimento, entrando nel circuito finale con 46” di vantaggio: qui però le fatiche si fanno sensibili nei tratti aperti, dove il vento contrario è evidente. Insomma, nonostante la presenza di Jungels, il successo dell’azione non è più garantito. Il vantaggio cala a 30” verso la fine del primo giro e non tutti hanno ormai le stesse energie, in particolare Cort Nielsen che a 17 km dall’arrivo alza bandiera bianca. È il segnale per Jungels che è il momento di cambiare passo: il lussemburghese parte in progressione più o meno dove partì Stuyven (oggi forfait per malattia) nel 2016 e né Naesen, né Ballerini o tantomeno Langeveld hanno la forza per inseguirlo. Uno Jungels che si è tenuto la riserva per il finale, e che riesce a riprendere quota, mentre i 3 inseguitori, dopo una coraggiosa resistenza, finiscono per essere risucchiati dal gruppo principale a 9 km dal termine.
Finale caotico, Doull e Terpstra sul podio
Le scorie di una gara condotta a tutta cominciano a farsi sentire sulle gambe di tutti: di Jungels ovviamente, che deve stringere parecchio i denti con gli ultimi chilometri controvento da affrontare; ma anche del gruppo, specialmente dei gregari, con i soli Van Poppel e Drucker rimasti a coprire i rispettivi Groenwegen e Ackermann, ormai totalmente spompati. Conseguenza di ciò è che c’è chi prova la strada del contropiede, con Owain Doull ai -2 che tenta lo scatto, presto stoppato da Lampaert.
Alla curva finale Jungels capisce che è fatta, e sul traguardo di Kuurne può gioire per uno dei più bei successi della sua carriera; dietro parte un gruppo sfilacciatissimo si prodiga in una non-volata, con tanto di contatto e caduta tra Iljo Keisse (Deceuninck) e Guillaume Boivin (Israel Cycling Academy), senza conseguenze a parte il risultato vanificato; è ancora Doull ad allungare con Niki Terpstra (Direct Énergie) a ruota, andando a cogliere un bel secondo posto; l’inglese, dopo 2 stagioni di apprendistato, potrebbe essere un’interessante rivelazione su queste strade, mentre l’olandese lascia un po’ così, nel senso che in gare del genere lo si aspetterebbe attivo da lontano e passivo nel finale, piuttosto che il contrario.
Il vincitore uscente Groenewegen sprinta per il quarto posto, con alle spalle i due Deceuninck Lampaert e Sénéchal; settimo posto per Keukeleire, poi Greipel, Jasper De Buyst (Lotto Soudal) ed a chiudere la top ten Carlos Barbero (Movistar Team), a dimostrazione di aver imparato qualcosa sul Nord dopo due anni di necessarie bastonate. Miglior azzurro alla fine Andrea Pasqualon (Wanty-Groupe Gobert), sedicesimo appena davanti un evidentemente stanco Ackermann, il quale dovrà faticare ancora parecchio per essere competitivo su questi terreni.