Giro d'Italia

Giro d'Italia 2023 - Analisi del percorso

Ecco la nostra guida con tutti i segreti, i trabocchetti e i punti chiave del percorso della Corsa Rosa: 3 cronometro e 3 tapponi miscelati con altre tappe molto insidiose

03.05.2023 11:18

Il prossimo Giro d'Italia si preannuncia molto duro ma al contempo abbastanza equilibrato. Così contemporaneamente tornano sul percorso del Giro tre tapponi degni di essere chiamati tali (CransMontana, Monte Bondone e Tre Cime di Lavaredo), ma anche tre cronometro individuali per complessivi 73.2 km. Il Giro torna insomma a riprendersi la sua identità, con frequenti passaggi sopra i 2000 metri, chilometraggi elevati e tappe mai banali, che lo rendono “la corsa più dura del mondo nel paese più bello del mondo”. Addirittura la lunghezza media delle tappe in linea tocca l'incredibile cifra di 189.8 km. Insomma ci sarà sudare, ma allo stesso tempo (al contrario del 2022) le giornate più importanti sono ben individuabili, poste nella seconda metà e favorevoli ad attacchi da lontano; la durezza è concentrata laddove serve e può creare spettacolo, senza l'ossessione di infarcire tutte e tre le settimane di tappe inutilmente dure. Unico punto debole è la cronoscalata finale con la tremenda ascesa al Monte Lussari che forse (ma non è detto) potrebbe spaventare i big e addormentare le tappe precedenti.

Qui di seguito trovate l'analisi del percorso, più dettagliata che mai. Nei limiti del possibile sono stati raccolti i dati di tutte le asperità anche minime che movimentano il percorso, nonché corretti eventuali errori presenti nei dati ufficiali, a partire dalle stime sui metri di dislivello che come sempre sono spesso un po' troppo enfatiche.

 

Sabato 6 maggio - 1a tappa: Fossacesia Marina - Ortona (Costa dei Trabocchi) (Cronometro individuale - 19.6 km)

Si parte con una cronometro, che già chiamerà allo scoperto gli uomini di classifica in modo pronunciato. La prova si correrà quasi nella sua totalità sulla ciclabile della Costa dei Trabocchi, realizzata sul tracciato della vecchia ferrovia dismessa. Solo nel finale, una volta raggiunto il porto di Ortona, si torna su strade ordinarie per salire nel centro di Ortona. La prova è destinata a scavare subito distacchi importanti, a partire dai quasi 17 km completamente pianeggianti che precedono l'ascesa finale, che non dovrebbe comunque scompaginare le carte più di tanto: la salita vera è propria è quantificabile in 1150 metri al 5.4% (max 8%) e termina a 1700 metri dal traguardo. Probabilmente saranno più determinati questi ultimi: sarà fondamentale rilanciare immediatamente l'azione e fare velocità nel tratto di leggera discesa, poi affrontare la secca curva a sinistra che immette negli ultimi 950 metri nuovamente in leggera salita, nei quali si entrerà a bassa velocità e sarà necessario fare un'ulteriore sforzo pressoché massimale per non perdere secondi che potrebbero essere decisivi, quantomeno per il successo di tappa.

 

 

Domenica 7 maggio - 2a tappa: Teramo - San Salvo (202 km)

È il momento della prima tappa in linea, nonché della prima occasione per i velocisti, una delle poche in cui non dovrebbero avere troppa difficoltà a tener chiusa la corsa. Non sarà comunque una tappa del tutto banale, presentando varie ondulazioni, tra cui soprattutto le salite a Silvi Paese (GPM; 3.5 km al 5.6%), Chieti (TV; circa 4.5 km al 6%) e Ripa Teatina (GPM; 1.9 km al 5.7%), poste a centro tappa. Tuttavia sono completamente pianeggianti (a parte lo zampellotto verso Punta Penna posto a 17 km dal traguardo) gli ultimi 45 km, nonché molto semplici anche da un punto di vista planimetrico. Si esce dai lunghi rettilinei della SS16 con una rotonda a 1400 metri dal traguardo e basta una sola curva a destra per immettersi nel rettilineo finale lungo 1 km: tutto suggerisce uno sprint già annunciato.

 

 

Lunedì 8 maggio - 3a tappa: Vasto - Melfi (213 km)

Siamo soltanto alla 3a giornata di corsa, ma è già il momento di testarsi in salita. Non è in programma niente di trascendentale, ma si tratta di una tappa molto lunga che lambisce nel finale il Monte Volture con ascese da non sottovalutare. Lo scollinamento avviene a 26 km dal traguardo, per cui è difficile credere che si possa assistere a spettacoli pirotecnici, ma è indubbio che tutto il gruppo sarà già messo a dura prova e che gran parte dei velocisti potrebbe dover mollare e far sì che a giocarsi lo sprint finale restino uomini molto forti, a partire dai pretendenti della classifica generale, mescolati con uomini da Ardenne e sfumature affini. La corsa è praticamente un biliardo per 173 km, poi cambia completamente volto: si sale ai Laghi di Monticchio con 6.3 km al 6.4%, anche se il primo tratto pedalabile maschera la reale insidia di 4 km al 7.5% con punte superiori al 10%; seguirà un tratto pianeggiante a fianco dei laghi di circa 4.5 km, prima di salire ancora al Valico la Croce con 2.6 km al 7.6%. Niente di impossibile, ma è salita vera, con pendenze abbastanza accentuate; inoltre è più vicina di quanto possa sembrare al traguardo: la successiva discesa è lunga quasi 15 km e, seppur pedalabile, in alcuni tratti è decisamente tortuosa. Inoltre nella dozzina di km che restano non ci sarà pianura, bensì un continuo saliscendi: prima si sale a Rapolla, poi al centro storico di Melfi, infine al traguardo. La strada scende dopo l'ultimo km, poi torna pianeggiante dopo una curva a sinistra a 750 metri dal traguardo; l'ultima curva a destra immette sul rettilineo finale di 350 metri nuovamente in salita al 5%.

 

 

Martedì 9 maggio - 4a tappa: Venosa - Lago Laceno (175 km)

Se la salita ai Laghi di Monticchio poteva essere l'aperitivo, questa tappa sarà un vero e proprio antipasto in vista delle grandi montagne. Il gruppo dovrà percorrere una tappa appenninica molto esigente che in 175 km somma quasi 3500 metri di dislivello. Quasi sicuramente la sfida tra i big si concentrerà sull'impegnativa salita finale verso Lago Laceno, ma certo non si tratterà di un banale unipuerto da un punto di vista prestazionale. La tappa partirà praticamente già in salita, rendendo potenzialmente complicatissimi i primi km e l'eventuale avvio della fuga del mattino. Fondamentalmente non c'è tregua per quasi 30 km, fino a Lagopesole, dove inizia un tratto di discesa relativamente lungo, seguito da una manciata di km pianeggianti. Si arriva dunque ai piedi della prima lunga salita (una ventina di km) al Passo delle Crocelle: dopo un primo troncone di quasi 5 km, inizia formalmente l'ascesa di 13.6 km al 4.3%. Segue una lunga discesa molto tecnica di 20 km, poi un brevissimo tratto di fondovalle prima della salita seguente: si arriva al Valico di Monte Caruozzo con complessivi 19.9 km al 3.8%, in verità nettamente divisi in due tronconi di salita con pendenze più accentuate (mediamente tra il 5% e il 7%). Un'altra discesa lunga ed insidiosa porta al settore più semplice del percorso che conduce tramite un fondovalle solo moderatamente ondulato agli ultimissimi km. Il tracciato torna a complicarsi con lo strappo verso il traguardo volante di Montella (circa 1 km al 5/6%), immediatamente seguito da una breve discesa e dall'imbocco della salita conclusiva di Colle Molella. La salita nel suo complesso è fatta di 6 km al 6.2%, ma il punto cruciale in cui potrebbe scoppiare la bagarre saranno gli ultimi 5 km, con pendenze decisamente più accentuate; all'interno di questi è da segnalare soprattutto il tratto di oltre 3 km che non molla quasi mai la doppia cifra (media del 9.4%). Lo scollinamento avviene ad esattamente 3 km dal traguardo, di cui soltanto i primi 700 metri saranno in discesa. Questo tratto potrebbe essere fondamentale per il successo di tappa, perché in caso di “riappallamento” tra i primi è ideale per assistere ai contropiedi dei ritardatari. 

 

 

Mercoledì 10 maggio - 5a tappa: Atripalda - Salerno (171 km)

La 5a tappa è senza dubbio meno determinante ai fini della classifica generale, ma non sarà certo una giornata semplice. Il Giro non abbandona le montagne irpine, bensì le attraversa ampiamente per raggiungere Salerno. Per raggiungere gli ultimi 35 km pianeggianti che teoricamente suggeriscono un arrivo in volata, il gruppo dovrà affrontare una serie di salite relativamente brevi ma spesso ripide, che consentiranno di accumulare oltre 2000 metri di dislivello in appena 130 km. Una giornata dunque complicatissima da controllare per i velocisti e dispendiosa per tutti che potrebbe riservare sorprese. Subito dopo il km0 iniziano i primi saliscendi, che conducono senza incontrare pianura all'inizio formale dell'impegnativa salita a Passo Serra (4 km al 7.3%, max 14%). Dopo la discesa si sale subito a Pianopantano (oltre 2 km al 7/8%) e Croce Calabrone (circa 3 km al 6% di media). Un'altra discesa porta ai piedi di una lunga sequenza di brevi salite (ad esempio quelle a Paternopoli, Bosco Girifalco e Sant'Angelo dei Lombardi) che portano fino ai quasi 1000 metri di Guardia Lombardi, punto più alto della tappa. Il percorso dà a questo punto parziale respiro, entrando su strade a rapida percorrenza dopo una dozzina di km di discesa tecnica. Tuttavia non sono finite le difficoltà, perché manca ancora la salita al GPM di Oliveto Citra di circa 3 km all'8% (i dati ufficiali sono sottostimati); inoltre subito dopo si sale ulteriormente verso località Serroni per circa 3.5 km al 3.5%. Qui terminano le difficoltà più rilevanti: per giungere in pianura restano meno di 20 km che alternano discesa a brevi zampellotti. I possibili scenari tattici sono infiniti, ma c'è da dire che di occasioni per i velocisti ce ne saranno talmente poche che è difficile credere vogliano farsene sfuggire qualcuna. Gli ultimi km sono completamente rettilinei: solo alcune lievi semicurve nasconde lo striscione di arrivo fino agli ultimi 800 metri.

 

 

Giovedì 11 maggio - 6a tappa: Napoli - Napoli (162 km)

Tappa sulla falsariga della precedente che al tasso tecnico unisce sicuramente anche quello paesaggistico. Anche in questa giornata abbiamo 35 km finali quasi completamente pianeggianti a cui però si arriva dopo una lunga sequenza di salite più o meno impegnative. La partenza richiederà subito ottime gambe, visto che nei primi km si lambiscono le pendici del Vesuvio con falsopiani molto pronunciati ed anche un breve tratto in salita per raggiungere Somma Vesuviana. Una venticinquina di km di falsopiano a favore portano al tratto più impegnativo della tappa, con cui si attraversa la penisola sorrentina; ad aprire le danze è proprio la salita più impegnativa del giorno, gli 8.3 km al 6.3% che portano al Valico di Chiunzi. Segue immediatamente la risalita a Colle San Pietro (3.2 km al 4.8%), quindi si scende ad Amalfi con mille curve. Il percorso rimane a lungo estremamente mosso e tortuoso dando pochissimo respiro e rendendo molto difficile recuperare su eventuali attaccanti. L'ultimo atto di questo toboga sono la salita a Picco Sant'Angelo (formalmente 7.6 km al 3.8%, ma va segnalato un tratto di 1.5 km al 7.3% in prossimità dello scollinamento) e la seguente discesa su Sorrento. Già da questo momento il percorso è lievemente meno intenso, pur mantenendosi complicato fino a Castellammare di Stabia: proprio qui, percorrendo la panoramica, si affronta l'ultima asperità di circa 2 km al 6%, prima degli ultimi km completamente pianeggianti. Ovviamente valgono le stesse osservazioni sugli aspetti tattici, fatte per la tappa di Salerno. Tuttavia il finale è molto più complicato: dopo essere transitati ai piedi del Maschio Angioino si sale per circa 300 metri sui sanpietrini, possibile occasione per colpi di mano, soprattutto se la corsa venisse tirata e le squadre rimanessero con poche forze in campo. La strada torna in asfalto a poco più di 2 km di traguardo prima in lieve discesa, poi in pianura, con poche semicurve.

 

 

Venerdì 12 maggio - 7a tappa: Capua - Gran Sasso d'Italia (Campo Imperatore) (218 km)

È il momento della prima vera tappa di montagna, dotata anche del primo assaggio sopra i 2000 metri: si arriva sul Gran Sasso. La tappa nel suo complesso è piuttosto impegnativa essendo particolarmente lunga, nonché dotata di circa 3500 metri di dislivello. I primi 70 km sono un lungo fondovalle, prevalentemente su strade a scorrimento veloce; poi si superano i primi ostacoli: si sale a Rionero Sannitico (quasi 15 km al 4.5%) e a Roccaraso (6.9 km al 6.5%, di cui i primi 5 km al 7.5% con tratti in doppia cifra). Falsopiano fino al Valico delle Cinque Miglia e poi lunga discesa su Sulmona. I dolori ricominciano a circa 45 km dal traguardo, quasi tutti in salita: in successione si sale al GPM di Calascio (13.5 km al 6%), poi a Campo Imperatore; quest'ultima salita, formalmente di 26.4 km al 3.4%, è divisa in due tra il primo tratto che conduce sull'altopiano con 10 km al 4% e la salita vera e propria di circa 7.5 km al 6.5%. Quest'ultimo dato nasconde a sua volta maggiori insidie: il falsopiano lascia progressivamente spazio a pendenze del 5/6%, poi la pendenza aumenta decisamente a 4.5 km dal traguardo (media dell'8.2%) per superare un primo tratto di oltre 2 km al 9% (max 13%), seguito da 300 metri più semplici e dall'ultimo tratto di 1.9 km all'8.3%. Sono pendenze importanti, prolungate per alcuni km, nonché poste al culmine di una lunga ascesa di 45 km; inoltre il tutto è ulteriormente appesantito dall'ossigeno che scarseggia e da una tappa nel complesso molto dispendiosa. Qui il numero dei pretendenti alla classifica generale si assottiglierà indubbiamente.

 

 

Sabato 13 maggio - 8a tappa: Terni - Fossombrone (207 km)

All'indomani del primo spauracchio, si arriva con tanta fatica nelle gambe a questa tappa trabocchetto in cui la classifica potrebbe assumere un aspetto ancora diverso. Si tratta di un'altra frazione piuttosto lunga, che nel finale pone in successione salite relativamente brevi ma molto ripide che possono stimolare azioni anche da lontano (siamo alla vigilia della cronometro più lunga) o magari cogliere qualcuno impreparato. Subito dopo il via si supera il Valico della Somma (circa 5 km al 6%) poi segue un lungo tratto pianeggiante che si preannuncia velocissimo a causa della battaglia per entrare in fuga. La strada torna lievemente mossa per scavalcare il crinale appenninico, fino a superare il Passo della Scheggia e scendere nelle Marche. In vista di Fossombrone si sale una prima volta la salita dei Cappuccini (punto chiave di una tappa della Tirreno-Adriatico 2019), complessivamente di 2.8 km al 7.9%, ma di fatto molto pedalabile (4%) per 1 km e poi durissima (media superiore al 10%, max 19%) per 1800 metri. Dopo la discesa tecnica si transita una prima volta sul traguardo di Fossombrone, per salire subito al Monte delle Cesane, ascesa spartiacque complessivamente di 7.8 km al 6.5%, ma molto più impegnativa di quanto suggeriscano questi numeri: poco dopo l'imbocco si affronta il tratto più duro di circa 2.5 km con una media poco inferiore al 10% e punte del 18%; poi rimangono 4.5 km molto irregolari che alternano brevi rampe in doppia cifra a tratti in lieve discesa, una montagna russa in cui anche gli uomini di classifica hanno potenzialmente terreno per stuzzicarsi e creare distacchi. In vetta mancheranno circa 36 km, con la prima dozzina di discesa tecnica, siamo dunque piuttosto vicini al traguardo. A questo punto si affronta il muro di Montefelcino, quantificabile in circa 800 metri all'11%; dopo un'ulteriore discesa si arriva a Fossombrone con una manciata di km di pianura, quindi si evita il traguardo con un altro strappo di circa 700 metri al 6% e si torna a percorrere la salita dei Cappuccini, con scollinamento a soli 6 km dal traguardo. La discesa termina ai -1900 metri, mentre un ultimo zampellotto posto dopo la “flamme rouge” immette sul rettilineo di arrivo di 700 metri pressoché pianeggiante. Ne risulta una sorta di tappa dei muri marchigiani, potenziata però dalla salita vera al Monte delle Cesane.

 

 

Domenica 14 maggio - 9a tappa: Savignano sul Rubicone - Cesena (Cronometro individuale - 35.0 km)

Giornata campale che chiude una prima settimana esigentissima. È il momento della cronometro più lunga di questo Giro, che essendo anche completamente pianeggiante rappresenterà un giro di boa cruciale ai fini della classifica generale. In 35 km si possono scavare ampi distacchi, anche se la planimetria piuttosto tortuosa potrebbe consentire di limitare i danni anche ad alcuni dei meno specialisti. La classifica generale che uscirà di qui sarà sostanzialmente quella con cui il gruppo si presenterà ai piedi delle Alpi, motivo per cui qua si chiude la prima pagina del Giro e si creano i presupposti tattici per le tappe più dure di questa edizione.

 

 

Lunedì 15 maggio - Riposo

 

 

 

Martedì 16 maggio - 10a tappa: Scandiano - Viareggio (196 km)

Dopo il giorno di riposo il gruppo non troverà pianura: ancora una volta, come a Salerno e a Napoli, una discreta sequenza di salite non banali occupa più di metà tappa complicando le cose ai velocisti. Si tratta di una tappa piuttosto lunga che entra nel cuore dell'Appennino nelle prime fasi e trova strade semplici soltanto negli ultimi 70 km, mentre nei primi 120 somma quasi 2500 metri di dislivello. Si parte praticamente in salita, incontrando presto rampe molto cattive come quella di Baiso (circa 3 km all'8%). Il tracciato non conosce pianura e, dopo la discesa su Gatta, inizia ad inerpicarsi a gradoni fino al Passo delle Radici, che si raggiunge dopo 47 km quasi sempre all'insù; il tratto più impegnativo è probabilmente proprio l'ultimo di oltre 4 km al 6% di media. Una discesa interminabile e molto insidiosa porta a Castelnuovo Garfagnana, dove la strada si impenna nuovamente per il GPM di Monteperpoli (2.6 all'8%, leggermente meno ripida di quanto segnalato ufficialmente); altra discesa tecnica e poi si entra sulla statale con cui si arriva fino alle porte di Lucca. L'ultima piccola difficoltà è rappresentata dalla risalita della Val Freddana fino a Montemagno, di fatto poco più di un falsopiano, seguito dalla breve discesa su Camaiore. Sono di nuovo del tutto pianeggianti gli ultimi 12 km; l'ultima curva si trova a Lido di Camaiore dove si entra sul lungomare, scenario degli ultimi 3500 metri completamente rettilinei che portano a Viareggio.

 

 

Mercoledì 17 maggio - 11a tappa: Camaiore - Tortona (219 km)

Altra tappa teoricamente a disposizione delle ruote veloci, che però vede partenza ed arrivo separati dall'Appennino, anche se in questo caso il percorso più lineare rende più gestibile l'inseguimento di eventuali fuggitivi. Sono pianeggianti i primi 60, che precedono la breve salita del Termine e il GPM al Passo del Bracco (10.2 km al 4.4%, primi 5 km al 6%). La seguente discesa, tecnica e panoramica, porta a Sestri Levante, dove il tracciato torna pianeggiante per una trentina di km, prima di salire nuovamente fino al GPM della Colla di Boasi (9.3 km al 4.2%), seguito da altri km in falsopiano per valicare il Passo della Scoffera tramite il tunnel. Un tratto di fondovalle in lieve discesa conduce a Busalla dove inizia l'ultima asperità, il Passo della Castagnola (5.1 km al 4.6%, ultimi 2.3 km al 7%, max 11%), posto a 43 km dal traguardo. Dopo la discesa su Voltaggio il percorso torna decisamente più semplice, superando le ultime semplicissime ondulazioni nei pressi di Gavi. Sono totalmente privi di ostacoli gli ultimi 20 km; l'ultima curva è posta a 500 metri dal traguardo.

 

 

Giovedì 18 maggio - 12a tappa: Bra - Rivoli (179 km)

Se è vero che si arriva a questa tappa da due giornate teoricamente transitorie, è anche vero che c'è stato decisamente poco margine per respirare, avendo percorso due tappe molto lunghe e ricche di dislivello. Nonostante questo è già il momento del primo assaggio alpino. Si parte da Bra alla volta delle Langhe, salendo quasi subito a Cherasco (circa 1 km al 6%) e La Morra (circa 6 km al 5%). Dopo la discesa su Barola inizia la lunga salita a gradoni verso Pedaggera, complessivamente di 16.9 km al 2.4%. Si scende ad Alba e si entra in pianura dopo lo strappo di Baldissero (circa 1.5 km al 7%). A questo punto la tappa incontra 7 km abbastanza semplici, con cui si raggiunge Rivoli transitando una prima volta sul traguardo ed entrando nel circuito finale. Poi inizia la dura salita a Colle Braida, dove gli scalatori più attardati in classifica potrebbero azzardare qualche puntura di spillo come test in vista dei tapponi venturi. La salita è complessivamente di 9.8 km al 6.6% (è errato il dato ufficiale sulla pendenza media), divisa però da un breve tratto di discesa in due tronconi: il primo di 4.7 km al 5.9%; il secondo, molto insidioso, di 5.1 km all'8.1% con una massima del 12%. Si tratta di pendenze importanti che potrebbero effettivamente stimolare qualcuno, anche perché la discesa su Giaveno è molto tecnica e termina a meno di 20 km dal traguardo. Ultimi ostacoli saranno la facile salitella di Reano (quasi 2 km al 3/4%), posta a circa 12 km dal traguardo e il brevissimo strappetto (max 8%) che termina a 500 metri dalla fine. Nonostante tutto, l'opzione più probabile sembra quella che vede una fuga di cacciatori di tappe arrivare al traguardo.

 

Venerdì 19 maggio - 13a tappa: Borgofranco d'Ivrea - Crans Montana [Svizzera] (207 km)

È il momento del primo tappone del Giro d'Italia 2023: 207 km, quasi 5000 metri di dislivello e doppio passaggio sopra i 2000 metri. Inoltre la tanta cronometro avrà sicuramente creato i presupposti per avere gli scalatori costretti a dover attaccare per ribaltare la situazione. La prima asperità arriva dopo 30 km ed è la breve ascesa a Saint-Vincent (5 km al 4%); altri km quasi pianeggianti conducono ad Aosta, dove si entra nel vivo. Inizia qui una sfida ad alta quota di rara bellezza, dove la selezione potrebbe venire spontanea e i corridori potrebbero saltare per aria senza preavviso. Apre le danze l'infinito Gran San Bernardo, una salita interminabile di 34 km (media del 5.5%, ultimi 12 km al 7.3%) che potrebbe tenere gli atleti impegnati per 1h30' o poco meno, che, indipendentemente dal modo in cui sarà affrontata, impegnerà gli atleti in uno sforzo di resistenza ineludibile, aggravato anche dalla carenza di ossigeno che farà salire ulteriormente il consumo calorico. La seguente discesa in terra elvetica è ripida e insidiosa nei primi 6 km che conducono all'uscita del traforo; poi si fa pedalabile e lineare per 25 km. Con le micce già bagnate si arriva ai piedi della Croix de Coeur, mostro di oltre 15.4 km all'8.8%, anch'essa con scollinamento oltre quota 2000: un altro sforzo immane, stavolta con le pendenze giuste (sempre più cattive man mano che si sale) per rendere inutile qualunque trenino e mettere i corridori faccia a faccia per quasi un'altra ora di ascesa. 22 km di discesa insidiosa portano a Riddes, dove inizia l'unica fase “morta della tappa”: il rischio che gli oltre 20 km di fondovalle che separano la fine dell'ultima discesa dai piedi della salita conclusiva possano scoraggiare attacchi c'è; tuttavia, se ancora non fosse successo niente, con le gambe ormai in croce e i serbatoi in riserva si arriverà ai piedi dell'ascesa finale, altri 13 km con una pendenza media - per niente banale - superiore al 7%. Le pendenze sono relativamente irregolari e si alternano tratti molto impegnativi (max 13%) ad altri più pedalabili (6/7%) che saranno comunque tremendi al termine di una tappa così dura.

 

 

Sabato 20 maggio - 14a tappa: Sierre [Svizzera] - Cassano Magnago (194 km)

Si riparte dal Canton Vallese alla volta dell'Italia con una tappa strana che prevede la dura scalata al Sempione nei primi km ed è per il resto quasi completamente pianeggiante. Dopo i primi 20 km pianeggianti si supera un primo strappo di circa 1.5 km al 7/8%. Un'altra dozzina di km in pianura porta ai piedi del Sempione (20.2 km al 6.5%), a cui si sale tramite l'arcigna strada vecchia (si percorre un tratto di circa 4.5 km al 9%). Un'ascesa molto esigente che peraltro porta i corridori nuovamente oltre quota 2000 metri, ma posta a quasi 140 km dalla conclusione. Dopo l'infinita discesa su Domodossola, il percorso sarà praticamente privo di difficoltà per 70 km e leggermente più mosso solo negli ultimi 30 km, motivo per cui i velocisti sopravvissuti potranno probabilmente sfruttare questa occasione per accaparrarsi un altro successo di tappa. Come appena accennato il finale è moderatamente movimentato, con lo strappo di Quinzano San Pietro (1 km al 6%) a 16 km dal termine e la salitella di Carnago (circa 3 km al 3%). L'arrivo stesso è posto in lieve ascesa, con l'ultimo km (privo di curve vere e proprie) che presenta una pendenza media del 2.4%.

 

 

Domenica 21 maggio - 15a tappa: Seregno - Bergamo (195 km)

La seconda settimana si chiude con una tappa frizzante che potrebbe influenzare la classifica più di quanto si possa pensare. Il format di partenza è la tappa di Torino dell'anno scorso, che quest'anno vede protagonista la città di Bergamo con una tappa più tradizionale e meno intensa, ma comunque molto nervosa sia altimetricamente che planimetricamente. Alla fine è una sorta di Giro di Lombardia particolarmente adatto agli scalatori, che in 195 km accumula circa 3500 metri di dislivello. La strada inizia quasi subito a salire verso Besana e Monticello e resta lievemente ondulata fino al km 25; si supera il fiume Adda ed inizia la salita a San Gregorio (in tutto quasi 5 km al 5.5%, molteplici rampe in doppia cifra negli ultimi 3 km), che sarà seguita molto velocemente da quella durissima al Valico di Valcava: eliminando il falsopiano iniziale dai dati ufficiali restano 10.3 km all'8.7%; da evidenziare il tratto di circa 3 km all'11% posto in prossimità dello scollinamento. La tappa si apre dunque in maniera frenetica ed anche per questo sarà difficilissima da tenere sotto controllo, guardando a cosa i corridori dovranno ancora affrontare. Al termine della lunga ed insidiosa discesa su Almenno San Salvatore, si affronta il breve strappo verso Villa d'Almè, dopo il quale i corridori potranno respirare solo per una quindicina di km, prima di salire a Selvino (11.1 km al 5.6%) e Miragolo San Salvatore (5.2 km al 7%, con pendenze cattive nei primi 4 km, max 12%). Un'altra discesa insidiosissima porta a Zogno, seguita da un altro settore pianeggiante di una quindicina di km; a seguire si sale una prima volta lo strappo della Boccola che porta a Bergamo Alta (1.3 km al 7.9%, con 200 metri di pavè e una punta del 12%) per poi scendere al traguardo ed iniziare il circuito finale. Un'altra dozzina di km pianeggianti consente di riorganizzarsi un'ultima volta prima della dura salita della Roncola. Nel complesso si tratta di 10 km al 6.7%, ma le pendenze sono irregolari: si sale al 4/5% per circa 1km, poi una breve discesa porta al tratto più durodi circa 12 km all'8.5%; la strada impenna subito fino alla punta massima del 17% poi sale con regolarità per 5 km mantenendosi tra il 7 e il 10%; arrivati a Roncola si incontra un altro tratto lievemente in discesa prima degli ultimi 2 km al 5.6% che portano a Roncola Alta e al Valico di Valpiana. In vetta mancano soltanto 30 km al traguardo, motivo per cui è legittimo aspettarsi qualche movimento anche tra gli uomini di classifica viste le pendenze che offre la salita. Si scende nuovamente ad Almenno San Salvatore con annessa contropendenza verso Villa d'Almè; quando i corridori incontrano di nuovo la pianura si trovano ad appena 11 km dal traguardo ed avranno ancora da superare la Boccola, con scollinamento a 3.4 km dall'arrivo.

 

 

Lunedì 22 maggio - Riposo

 

 

Martedì 23 maggio - 16a tappa: Sabbio Chiese - Monte Bondone (203 km)

Come da tradizione, dopo il giorno di riposo, ci sta un tappone; quest'anno sarà la volta del secondo tappone, di 203 km e con 4700 metri di dislivello concentrati negli ultimi 145 km. Pur essendo tappone, la tappa è concepita in modo molto diverso rispetto a quella di Crans Montana, essendo priva di salite totem e passaggi oltre i 200 metri, bensì infarcita di salite ripide - ma talvolta brevi - poste in rapida successione in modo da creare una tappa senza respiro in cui ogni momento può essere buono per attaccare e quasi nessun tratto concede grande vantaggio a chi rimane a ruota. L'avvio di tappa è abbastanza semplice, essendo una lieve discesa che conduce a Salò per entrare sulla litoranea del Garda. Si percorrono poco meno di 50 km sul lago, percorrendo strade pianeggianti o lievemente ondulati. Superate Riva del Garda e Torbole la strada si impenna una prima volta verso Nago, per circa 1,5 km all'8/9%. Una breve discesa porta a Bolognano, dove inizia immediatamente la durissima salita al Passo di Santa Barbara di 12.7 km all'8.3%, con pendenze molto cattive soprattutto nella prima parte (9 km al 9.2%, max 14%). Si scende a Ronzo Chienis e si risale subito al Passo Bordala per 4.5 km al 6.7%, ma con pendenze irregolari (max 12%). Una discesa molto esigente di 15 km porta a Villa Lagarina, poi i corridori potranno respirare a malapena 4.5 km prima di vedere la strada impennarsi di nuovo verso Matassone (11.3 km al 5.5%, ma con i primi 6 km all'8.5%); la successiva discesa è inframezzata da numerose contropendenze, tra cui il km abbondante piuttosto ripido che porta ad Anghebeni. La successiva salita a Serrada presenta pendenze più agevoli, ma è comunque un lungo sforzo di 17.7 al 5.5%: nei primi 2 km verso Noriglio si raggiunge subito la punta dell'11%, poi la pendenza cala lentamente fino a raggiungere un tratto di 2 km quasi pianeggiante; la strada torna a salire seriamente negli ultimi 9.2 km, con una media del 6.5%. Farà seguito una discesa insidiosissima di 18 km su Calliano, dopo la quale basteranno meno di 10 km prima di imboccare la salita finale al Monte Bondone dal versante di Aldeno: la pendenza media del 6.7% sui 21.4 km di salita complessiva nasconde innumerevoli tratti di falsopiano, che spezzano segmenti di salita particolarmente ripidi; da segnalare soprattutto i primi 3 km al 9% e il tratto dopo Garnica Vecchia di 5 km al 9.4% (max 15%). I frequenti cambi di pendenza richiederanno continui rilanci e consentiranno ad eventuali attaccanti di tenere spesso la velocità alta ampliando i distacchi creati nei tratti più duri.

 

 

Mercoledì 24 maggio - 17a tappa: Pergine Valsugana - Caorle (197 km)

Sembra incredibile, eppure dopo tutte queste salite arriva la prima tappa veramente pianeggiante di tutto il Giro. Un'occasione ghiottissima per i velocisti, che probabilmente saranno stimolati a superare almeno le prime (ma già tante) montagne per potersi giocare un altro successo di tappa (nonché anche lo spettacolare traguardo di Roma, ma questa è un'altra storia). La tappa è fondamentalmente un biliardo che non sembra lasciare spazio alla fantasia. Tuttavia va detto che il finale è piuttosto tortuoso, con due curve a sinistra in rapida successione a 2 km dal traguardo, una a destra a 1300 metri dalla fine e l'ultima a sinistra che immette sul rettilineo conclusivo di 600 metri. Da segnalare la lunghezza considerevole che costringe tutti a consumare ancora tante energie in vista del gran finale sulle Dolomiti.

 

Giovedì 25 maggio - 18a tappa: Oderzo - Val di Zoldo (161 km)

Siamo agli sgoccioli e chi vuole ribaltare la classifica dovrà per forza muoversi. A disposizione di questi arriva intanto una tappa relativamente breve ma comunque impegnativa (circa 3500 metri di dislivello). Il primo tratto in montagna arriva dopo quasi 30 km con la dura salita della Crosetta (11.6 km al 7.1%, max 11%) e le successive ondulazioni dell'Altopiano del Cansiglio; 6 km di discesa ripida e tenica portano a Cornei dove inizia la seconda salita, abbastanza agevole, a Pieve d'Alpago (3.3 km al 5.5%). A fine discesa inizia il tratto pianeggiante di 30 km abbondanti che traghetto i corridori verso l'intensissimo finale. Apre le danze la salita al traguardo volante di Pieve di Cadore, nel complesso oltre 7 km con una media intorno al 5%, ma chiusa da una rampa di circa 500 metri all'11% che porta nel centro storico. Si respira per qualche km fino a Venas di Cadore, da cui si scende ripidamente per 1 km fino all'imbocco del punto chiave di questa tappa, ovvero la Forcella Cibiana (9.6 km al 7.8%): già nella prima parte si raggiunge una punta del 15%, poi la pendenza si stabilizza al 6/7% per alcuni km; un breve tratto quasi pianeggiante conduce agli ultimi tremendi 5.3 km che presentano una media del 9.3% e nuovamente punte fino al 15%. Dalla vetta mancano soltanto 26 km al traguardo, peraltro mai favorevoli ad eventuali inseguitori, motivo per cui questo potrebbe essere un ottimo punto per tentare un azzardo e recuperare terreno in classifica. L'ennesima discesa tecnica di questo Giro porta in Val di Zoldo; la strada torna subito a salire in modo abbordabile (2.8% di media) fino all'inizio formale della breve ma cattivissima salita di Coi (5.8 km al 9.7%, max 19%). Mancano a questo punto soli 5.2 km: i primi 2 km sono in discesa, poi alcune centinaia di metri pianeggianti portano all'ultima risalita verso il traguardo Palafavera (2.7 km al 6.4%, max 10%).

 

 

Venerdì 26 maggio - 19a tappa: Longarone - Tre Cime di Lavaredo (183 km)

Il Giro sta per finire ed è il momento del terzo tappone, leggermente più breve degli altri ("soltanto" 183 km), ma con un'inforcata di salite dolomitiche degna di Zomegnan, che permette di sommare quasi 5000 metri di dislivello superando peraltro quota 2000 metri per ben 3 volte (speriamo ce la mandi buona): Campolongo, Valparola, Giau, Tre Croci e Tre Cime. La prima parte è un lento avvicinamento in fondovalle, già di per sé usurante visto che la strada in più punti sale già in modo sensibile. Formalmente la salita al Campolongo è di soli 3.9 km al 7% (max 11%), ma la salita va fatta cominciare nel suo complesso a Caprile (da qui 23 al 4%), dopo cui si superano già due tronconi rispettivamente di circa 2 km al 7% e 4 km al 7%. Il Campolongo è in fondo un antipasto che sarà presto seguito dal più impegnativo Valparola, 14.1 km al 5.6% che portano a quasi 2200 metri di altitudine: i primi 6 km sono irregolari ed alternano brevi rampe a tratti di falsopiano; successivamente si affronta il tratto più duro di 6.4 km all'8% di media e una punta al 12%, pendenze sensibili, soprattutto quando l'ossigeno inizia a scarseggiare; infine si raggiunge il GPM con 1 km molto più pedalabile. Una quindicina di km di discesa portano ai piedi dello strappo verso Colle Santa Lucia, altri 2.3 km al 7% che contribuiscono a complicare le cose. Si scende per quasi 4 km e poi inizia la salita al primo gigante, il Passo Giau: 9.9 km al 9.3% di media e una pendenza massima del 14% con scollinamento a 2236 metri. È storicamente una delle salite più selettive del Giro e posta in questo punto, a 40 km dal traguardo nell'ultima tappa di montagna, potrebbe essere un trampolino di lancio perfetto per azzardare l'ultimo ribaltone. Inizia quindi la tecnica discesa su Pocol seguita da quella più semplice verso Cortina. Senza soluzione di continuità si sale al Passo Tre Croci (7.9 km al 7.2%, max 12%), poi si scende per 4 e si raggiunge Misurina con uno strappo di 1.5 km al 6% (max 13%). Dopo 1500 metri quasi pianeggianti inizia formalmente la salita alle Tre Cime con lo strappo di 900 metri al 13% verso il Lago di Antorno; altra breve discesa e poi inizia la vera salita alle Tre Cime, di 4 km all'11.7% e punte fino al 18%. Sarà di scena il festival degli scalatori.

 

 

Sabato 27 maggio - 20a tappa: Tarvisio - Monte Lussari (Cronometro individuale - 18.6 km)

Ultima giornata cruciale per la classifica generale: una cronometro spezzata tra 11 km veloci ed appena ondulati che favoriscono i cronomen e l'impennata finale di Monte Lussari: sono 7.3 km al 12.1% su fondo stradale in cemento, con un primo tratto da ribaltamento di 4.8 km al 15.3% (max 22%) seguito da 1 km pedalabile (3.9%) ed un altro durissimo (media 11.9%, max 22%); a 500 metri dal traguardo la strada scende per un po' prima di impennarsi di nuovo negli ultimi 150 metri al 16%. Curiosi i tre rilevamenti intermedi posti sulla salita finale, che consentiranno di avere un confronto diretto fra gli uomini di classifica in diversi punti di quest'ultima grande difficoltà del Giro 2023.

 

 

Domenica 28 maggio - 21a tappa: Roma (EUR) - Roma (126 km)

Il Giro sta per finire, ma rimane ancora l'affascinante chiusura per le strade della Città Eterna. La tappa prende il via dal quartiere EUR e nella prima parte percorre andata e ritorno Via Cristoforo Colombo per raggiungere il mare e tornare in centro transitando nuovamente dalla zona del via. A questo punto si transita sul traguardo - posto come nel 2018 in Via dei Fori Imperiali, sui sanpietrini - ed inizia il circuito finale di 13.6 km fa ripetere 6 volte. Il circuito è abbastanza simile alla scorsa volta nella sua parte finale, mentre è stato del tutto stravolto l'attraversamento del centro storico. Si raggiunge subito il Lungotevere per transitare a fianco dell'Ara Pacis; poi si attraversa il Tevere per transitare a fianco di Castel Sant'Angelo e percorrere anche un breve tratto di Via della Conciliazione con vista sulla basilica di San Pietro. A questo punto, sempre seguendo il corso del Tevere, ci si dirige al Circo Massimo per compiere un anello intorno alle Terme di Caracalla e tornare ai Fori Imperiali. È stato eliminato lo strappo verso Villa Borghese, per cui adesso ha tutte le sembianze di una passerella; rimane comunque la complicazione di una planimetria non del tutto lineare, la presenza di molteplici tratti in sanpietrini.

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Francesco Dani
Volevo fare lo scalatore ma non mi è riuscito; adesso oscillo tra il volante di un'ammiraglia, la redazione di questa testata, e le aule del Dipartimento di Beni Culturali a Siena, tenendo nel cuore sogni di anarchia.