Catenaccio e Contropiede, questo è Alaphilippe
Capitano e squadra pressoché perfetti alla Strade Bianche, un'altra grande vittoria per la Deceuninck. Sul podio un instancabile Fuglsang e (ancora) un tenace Van Aert
Da più parti Julian Alaphilippe viene indicato come l’erede di Alejandro Valverde: sebbene il francese ne debba ancora mangiare di pane duro per poter quantomeno avvicinare il mito del murciano, oggi assente per malattia, passo dopo passo questa teoria trova sempre più fondamento nella narrazione ciclistica. Si può dire che oggi Alaphilippe abbia vinto “alla Valverde” questa Strade Bianche che nel palmares del campione del mondo mancherebbe pure, operando in equilibrio tra l’attacco è il catenaccio: non ha mai acceso la corsa in prima persona, ma ha capito subito quale sarebbe stata l’azione giusta e non ha perso tempo nel portarsi all’inseguimento di Fuglsang e Van Aert. Ha lasciato sfogare il danese, quest’oggi effervescente come mai gli era capitato in una classica (curiosità: non ha mai vinto una corsa in linea), tenendosi le ultime energie per l’accelerazione decisiva finale.
Una Strade Bianche che aggiunge un altro grande campione al suo palmares, e ancor più prestigio anche alla sua narrativa, in una gara che, nonostante condizioni climatiche ben lontane da quelle terribili della passata edizioni, si è mantenuta appassionante come quasi sempre. Peccato per la trasmissione televisiva “monca” che non dà giustizia alla qualità dell’evento partendo a corsa già esplosa a 50 km dal termine: una questione su cui RCS dovrà seriamente riflettere per il futuro.
Diego Rosa in fuga con altri 3
Da Siena partono in 147 per una giornata che si preannuncia buona, appena un po’ ventilata. L’annata asciutta ha trasformato le Strade Bianche in via polverose (ma neanche troppo) e ricche di ghiaino, doloroso al cadere. La corsa procede comunque veloce, con la fuga che va via dopo 40 km sul terzo tratto di sterrato a Radi. Dentro c’è un nome importante: Diego Rosa (Sky), desaparecido nelle ultime due stagioni se non per sporadici momenti, dopo aver sfiorato il Lombardia nel 2016. Con lui altri uomini di spessore come Alexandre Geniez e Nico Denz, duo dell’Ag2r La Mondiale piuttosto affezionato all’Italia e al Giro d’Italia, ed il giovane della Groupama-FDJ Léo Vincent. Un quartetto che necessita di essere tenuto d’occhio, e non potrà guadagnare un margine superiore ai 4’30” salendo a Montalcino, al km 66.
Nella fase centrale della corsa la fuga già si sfalda al settore di Buonconvento, con Vincent che non riesce a tenere il ritmo ed Alexandre Geniez che è costretto a farsi riassorbire per una foratura.
Nel settore successivo di San Martino in Grania, col gruppo che si avvicina, Rosa cambia passo e lascia Denz; ancora poco succede in gruppo, solo un velleitario tentativo di Quentin Jaregui (Ag2r La Mondiale) e Jan Tratnik (Bahrain-Merida) in uscita da tale settore, in discesa, ma senza successo
Sante Marie, esplode la corsa: restano in 14, nessun italiano
Come spesso capita nella Strade Bianche, i big affilano i coltelli in vista del lunghissimo settore di Monte Sante Marie, comprendente oltre allo sterrato diversi strappi impegnativo tra cui quello dell’omonimo Monte. Ma è ancora prima, a 52 km dal termine, che lo strappo si consuma sotto l’iniziativa di Jakob Fuglsang (Astana), carico di ottime intenzioni per la giornata: non più di 15 uomini restano in avanscoperta, gli altrl tutti costretti a inseguire.
Tra questi c’è il duo Lotto Soudal Wellens-Benoot, tra i favoriti principali e tra i pochi a potersi permettere un efficace gioco di squadra: Tim Wellens forza l’andatura sul Monte Sante Marie, per aumentare il margine. Ed in generale tutto il tratto di sterrato scorre via tra scatti e scattucci (tra i più attivi un Simon Clarke della Education First particolarmente in forma, come visto al Tour de Provence) che fanno male ad Alberto Bettiol, unico italiano nonché enfant du pays (è nativo di Poggibonsi) rimasto nel drappello: il senese è travolto dai crampi quasi alla fine del tratto sterrato e deve alzare bandiera bianca.
Davanti dunque, oltre ai già citati, abbiamo la Deceuninck-Quick Step in prevedibile maggioranza numerica, col suo capitano Julian Alaphilippe, alla prima partecipazione, ben difeso dai migliori alfieri, il vincitore 2015 Zdenek Stybar ed il campione belga Yves Lampaert. Alexey Lutsenko accompagna Fuglsang, han risposto “presente” anche gli immancabili Greg Van Avermaet (CCC) e Wout Van Aert (Jumbo-Visma), il promettente tedesco Maximilian Schachmann (Bora-Hansgrohe), il giovane australiano Robert Power (Mitchelton-Scott), in bella evidenza anche nella passata edizione, il sempre sottovalutato Toms Skujins (Trek-Segafredo), e a sorpresa il francese Romain Seigle (Groupama-FDJ) , al secondo anno da professionista, dopo essere stato un buon crossista fino agli under 23. Stybar, Alaphiliippe, Van Aert, Fuglsang, Rosa, Seigle: quasi metà dei protagonisti della sfida hanno confidenza con ciclocross e mountain bike, non un caso.
L’incredibile rimonta di Schachmann-Kuznetsov
Un gran colpo di sfortuna compromette la Strade Bianche di Schachmann: il tedesco fora appena all’uscita dalle Strade Bianche, e deve aspettare per l’aiuto dall’ammiraglia per via della posizione. Restano comunque in 14 davanti, giacché la cavalcata solitaria di Rosa termina a 36 km dal termine. Schachmann non si perde d’animo e resta a bagnomaria, anche perché i diretti inseguitori, tra i quali i vari Oomen, Küng, Kreuziger, Ballerini, Durbridge, sembrano arresi dopo Sante Marie: neanche gli Sky, presenti in maggioranza con Thomas capitano, sembrano attrezzati per organizzare un inseguimento nel lungo tratto pianeggiante che separa Sante Marie dagli ultimi sterrati; prova così ad allungare Marco Canola (Nippo – Vini Fantini), ma non ha fortuna. Riesce a far meglio invece il russo Vyetcheslav Kuznetsov (Katusha), il quale aggancia Schachmann e avvia un inseguimento molto difficile, visto che ci sono circa 40” da recuperare. Eppure il duo poco alla volta, approfittando di un momento di stallo e attesa degli uomini davanti, più interessati a conservare le forze in vista del finale, riesce a guadagnare secondi e finalmente ad agganciare il gruppettino sul terz’ultimo tratto di sterrato, il breve strappo di Montaperti.
Fuglsang fa il diavolo a quattro
Sembra che sul tratto di Montaperti non succeda nulla finché, a pochissimo dallo scollinamento, Jakob Fuglsang piazza la zampata, con Wout Van Aert lesto a mettersi alla sua ruota: è l’azione decisiva. I Deceuninck non possono lasciarsela scappare e lo capisce Alaphilippe, che sfrutta le sue abilità da discesista per agganciarsi al duo. Si lasciano uccellare a sorpresa i Lotto-Soudal: Tiesj Benoot prova a lanciarsi all’inseguimento dopo Skujins, ma è ormai troppo tardi. Il terzetto pesta sulla salitella successiva e allarga già a 30” il margine, andando sempre più ad aumentare.
Ma Fuglsang non è contento, vuole fare il vuoto: nel successivo, difficile tratto di Colle Pinzuto piazza un altro attacco, e se Alaphilippe reagisce bene, Van Aert pian piano cede, andando a perdere secondi. Comincia così un lungo inseguimento solitario del campione del mondo di ciclocross, già sul podio la passata stagione, il quale dimostra ancora una volta la smisurata capacità che ha di saper soffrire come pochi.
La lenta rimonta di Van Aert
Ultimo tratto in sterrato a 12 km dall’arrivo, con la salita delle Tolfe: Fuglsang ci prova ancora a fare la differenza, ma si rende conto che le energie rimaste sono ormai poche e che con Alaphilippe è tutto un altro affare. Da tale tratto il duo esce con 32” di vantaggio su Van Aert ed 1’36” sul gruppo principale, dove in seguito all’azione di Fuglsang hanno perso contatto gli anelli più deboli della catena, i vari Schachmann, Kutznesov, Rosa e Siegle, e anche Power. Dove Stybar e Lampaert controllano con saggezza e mestiere le azioni sempre più velleitarie del duo Lotto e di Van Avermaet, in una giornata per loro tatticamente perfetta.
La lunga marcia verso Siena vede Alaphiliippe e Fuglsang tranquilli ma non troppo, col francese che mette in difficoltà il danese sulla discesa, e Fuglsang che gli restituisce pan per focaccia in salita ai -6, scattando più per saggiare la gamba. Van Aert intanto dietro non demorde e ripresosi dagli schiaffoni presi a Colle Pinzuto, non perde più terreno e macina in progressione nei chilometri finali, dove il duo tende ad attendere e a guardarsi, fino ad un incredibile ricongiungimento alle porte della città vecchia, in vista della Flamme Rouge. Van Aert non ha speranze di vincere, ma ne esce ancora una volta come corridore spettacolare e adorabile.
Alaphilippe si muove perfettamente
Il finale è meccanico, se vogliamo un po’ prevedibile, ma rispecchia i valori in campo: sulla terribile rampa di Santa Caterina, dove l’anno scorso si cappottò stravolto dalla fatica, Van Aert si mette in testa, in attesa che gli avversari facciano la prima mossa. Fuglsang è chiuso al bordo, non appena trova uno spiraglio piazza l’ultimo disperato attacco: anche stavolta Alaphilippe lo segue a ruota, e all’ultima occasione disponibile, prima del budello finale, accelera e si porta davanti per controllare l’arrivo. È fatta: Alaphilippe è così il primo francese a vincere la Strade Bianche, aggiungendo la nona bandierina nell’albo d’oro dominato da Cancellara. Fuglsang arriva subito dietro, mentre lo stremato Van Aert cumula 27” negli ultimi 500 metri.
A giochi ormai fatti, un brillantissimo Stybar si permette anche di sprintare davanti a Benoot per il quarto posto, con 1’00” esatto di ritardo. Sesto Van Avermaet, alla settima partecipazione su 9 in top ten, ma ancora una volta lontano dal gradino più alto del podio. Poi Lutsenko ad 1’04”, gli ottimo Simon Clarke ad 1’08” e Toms Skujins ad 1’12”, un deluso Tim Wellens a chiudere la top ten ad 1’21” e l’esausto Lampaert ad 1’28”.
Il vincitore del Tour 2018 Geraint Thomas si accontenta, in quella che sarà la sua unica classica fuori dalle Ardenne stando al calendario, di regolare il suo gruppo di 16 atleti a 2’41”, ottenendo il 12esimo posto. In tale gruppo i migliori italiani di giornata, con Marco Canola 16esimo a 2’41”, Davide Ballerini 23esimo a 2’57” e Diego Rosa 24esimo a 3’. Un bilancio davvero deludente, complici le controprestazioni di Vincenzo Nibali (31esimo ad 8’57”) e soprattutto di Gianni Moscon (58esimo a 9’57”), alla sua peggior performance in una corsa che dovrebbe esaltare le sue caratteristiche.