Giro d'Italia 2024: la scelta, non troppo difficile, di Tadej
Mentre al Tour i quattro moschettieri dei GT sono attesi a una sfida epica, Pogacar da solo alla corsa rosa potrebbe conquistare la vittoria e il diritto di correre di rimessa in Francia
Ora che il percorso del Giro d'Italia 2024 è ufficialmente noto, e quello del Tour de France si conoscerà tra una settimana, è sostanzialmente iniziata la nuova stagione ciclistica. Nel mese trascorso, dalla fine della Vuelta a oggi, abbiamo assistito a una indigestione di fantaciclismo, fondamentalmente innescato da due fattori: la disperata voglia di fuga della Jumbo, legata ancora per un anno da un oneroso contratto allo squadrone giallonero ma desiderosa di chiudere in anticipo la sua positivissima esperienza, e la necessità di Remco Evenepoel di avere a disposizione una squadra che lo supporti adeguatamente in futuro nelle grandi corse a tappe, come non avvenuto quest'anno in mezzo Giro e un'intera Vuelta. Alla fin dei conti, da questa tempesta mediatica è scaturito solo il passaggio di Primoz Roglic dalla Jumbo-Visma alla sempre più competitiva Bora-Hansgrohe.
Così, mentre la stampa anglosassone già batte cassa sul futuro Tour dei quattro moschettieri (Evenepoel, Pogacar, Roglic e Vingegaard) per la prima volta tutti insieme al via contrapposti in squadre diverse, noi ci arrovelliamo nel dubbio sull'eventuale presenza a maggio sulle nostre strade del fuoriclasse di Komenda. Questo dilemma si scontra con la necessità di vincere l'ultima resistenza rimasta alla partecipazione di Tadej al Giro, quella del suo finanziatore: l'Emiro in persona che, invece, lo rivuole vedere, a ogni costo, in maglia gialla sulla Promenade des Anglais a Nizza il 21 luglio prossimo.
Qualche giorno fa Marco Gaviglio ha sottolineato con acuta perspicacia i motivi per cui il 25enne sloveno dovrebbe correre il Giro. Ora che il disegno rosa è noto, e lo è ancora di più il fatto che solo lui tra i quattro big potrebbe partecipare alla corsa organizzata da RCS, l'assenza di Tadej potrebbe essere giustificata solo da un miope autolesionismo. Gli ultimi due Tour, infatti, ci hanno insegnato che Vingegaard è quasi imbattibile. La presenza alla prossima Grande Boucle anche di Primoz e Remco renderà le cose ancor più complicate, soprattutto se la vittoria fosse un assillo. Con il Giro già in saccoccia, invece, tutto potrebbe rovesciarsi per Pogacar che potrà correre di rimessa, magari lasciando che gli altri tre tenori si facciano fuori a vicenda, scattandosi reciprocamente in faccia ogni volta che la strada s'inerpica. Insomma, è maggiore la probabilità che Tadej possa sovrapporre il giallo al rosa, primo in questa impresa dopo Marco Pantani nel 1998, che una solitaria vittoria in terra di Francia.
D'altronde, di chi dovrebbe avere paura Pogacar sulle strade italiane? D'una concorrenza potenziale che probabilmente vedrà nel vincitore del 2022, Jai Hindley, e nel sempre generoso Damiano Caruso gli avversari da battere? Né certo di Wout van Aert che, anzi, battagliando per la maglia rosa fino a Livigno, gli risparmierà la fatica di dover controllare la corsa? Insomma, se due più due fa veramente quattro, Tadej sarà alla partenza da Venaria Reale il prossimo 4 maggio per una rilassante rifinitura in vista del Tour. Se così non fosse, il Giro d'Italia passerebbe, nel giro di 12 mesi, dalla startlist più competitiva del terzo millennio alla più scarsa in 107 edizioni.