Due top ten e un argento su strada: è la pista che dovrà salvare la spedizione azzurra a Parigi
Il secondo posto a cronometro di Filippo Ganna e i piazzamenti di Elisa Longo Borghini rappresentano il non ricchissimo bottino dell'Italia ciclistica finora. Da oggi occhi puntati sul velodromo
Con la corsa in linea femminile di ieri pomeriggio, si chiude l’impegno della selezione italiana di ciclismo su strada a Parigi. Quattro gare intense che hanno visto gli azzurri conquistare il solo argento nella cronometro maschile, grazie a una buona prova di Filippo Ganna, ai quali si affiancano le due top ten di Elisa Longo Borghini, rispettivamente ottava a cronometro e nona nella prova in linea. Un risultato importante, migliore di quello della precedente edizione nella quale l’Italia si aggiudicò esclusivamente il bronzo con Elisa Longo Borghini nella gara in linea, ma di certo al di sotto delle aspettative, specialmente in campo femminile. A deludere non è tanto lo scarno bottino di medaglie conquistate, fattore quanto mai imprevedibile in una rassegna olimpica, quanto il risultato complessivo nelle prove in linea. Da questo punto di vista occorre dire che, se è stata del tutto impalpabile la nazionale maschile, quella femminile ha dimostrato un approccio decisamente migliore, anche se il crollo di Elisa Longo Borghini a 20 chilometri dal traguardo ha cancellato le sue speranze di medaglia. Già da oggi occhi puntati sulla pista, sulla quale l’Italia nutre grandi speranze in particolare dai due quartetti dell’inseguimento.
Due buone cronometro, una medaglia pesante e tante speranze in vista delle prove in linea
L’argento di Ganna è senza dubbio un risultato di grande spessore che salva la spedizione italiana a Parigi. Il verbanese, infatti, è stato protagonista di una gara di rilevo, dovendo arrendersi per soli 15 secondi, nonostante la sbandata nelle fasi finali, nei confronti di un Remco Evenepoel che in questa olimpiadi si è dimostrato inarrivabile per chiunque. Il suo argento, inoltre, ha significato la prima medaglia dell’intera spedizione italiana ai giochi olimpici, dando a questo risultato ancora più lustro. Nella cronometro maschile non vanno dimenticate le buone impressioni lasciate da Alberto Bettiol che, pur non rischiando nei tratti più complicati del percorso, aveva dimostrato di essere arrivato nella capitale francese in una buona condizione, chiudendo diciottesimo, a pochissimi secondi dalla top ten. Sempre per quanto riguarda la cronometro, non possiamo certo recriminare per l’ottavo posto di Elisa Longo Borghini che, pur non avendo particolari velleità di medaglia nei confronti di un parterre di specialiste di altissimo livello, si è fatta valere con un ottimo piazzamento che faceva ben sperare in vista della prova in linea, suo vero grande obbiettivo.
Un’Italia quasi invisibile nella prova in linea maschile
Se le due cronometro hanno lasciato grandi aspettative, queste sono state in parte tradite dalle prove in linea. Per quanto riguarda la squadra maschile, occorre fare alcune premesse necessarie per valutare il comportamento degli uomini selezionati dal CT Bennati. Il ranking di ottobre 2023, valevole per la determinazione dei posti disponibili per ciascuna nazionale, infatti, relegava la compagine azzurra all’ottavo posto, permettendole di schierare solamente tre atleti sul percorso di Parigi: una scelta che, come sappiamo, è ricaduta su Alberto Bettiol, Luca Mozzato ed Elia Viviani.
Il posizionamento dell’Italia nel ranking internazionale, quindi, è la cartina di tornasole sulla quale analizzare la performance degli azzurri in gara. Un gruppo composto da buoni corridori capaci di ottenere alcuni exploit di rilievo, come nel caso di Alberto Bettiol, che purtroppo negli ultimi anni hanno fatto fatica a raggiungere con continuità risultati significativi. Già da questo punto di vista, quindi, i nostri portacolori si sono presentati ai nastri di partenza chiamati fin dalle previsioni a giocare un ruolo di outsider. Inoltre, la convocazione di Elia Viviani, il cui talento non si addiceva in maniera particolare al percorso olimpico, ma la cui presenza si era rivelata necessaria per permettergli di correre l’omnium su pista, ci ha privati ulteriormente di un uomo da poter giocare nelle fasi calde della corsa. Da questo punto di vista, tuttavia, il corridore veronese è dei tre quello che ha certamente meno sfigurato, rendendosi protagonista di una fuga da lontano che gli ha permesso di svolgere un allenamento in vista dell’impegno in pista e, per questa via imporre un ritmo più veloce alla corsa, consentendo ai suoi due compagni di stare nelle retrovie a controllare.
Purtroppo, però, sia Mozzato che Bettiol, il quale avrebbe dovuto essere il capitano designato, sono apparsi in grande difficoltà e sono presto spariti dalle inquadrature televisive. Non essendo tra i favoriti, infatti, ci si sarebbe aspettati un Italia attenta a inserirsi nei tentativi di attacco già dal primo passaggio all’interno del circuito parigino, così da poter provare ad anticipare le mosse dei favoriti, tra tutti quelle di Van Der Poel e del Belgio, e cerare di essere protagonisti nei momenti importanti della corsa. Invece, già dai meno ottanta chilometri dal traguardo, dopo aver provato a seguire i primissimi attacchi di Evenepoel, prima ancora dell’ingresso nel circuito di Montmartre, i due italiani sono sprofondati nelle retrovie senza più riuscire ad essere incisivi. Alla fine, Bettiol ha chiuso al ventesimo posto a quasi due minuti e mezzo dal vincitore, mentre Mozzato si è classificato cinquantesimo. Un risultato incolore e certamente lontano dalle potenzialità dei due portacolori azzurri.
Una prova perfetta fino all’inizio dell’ultimo giro
Di diverso tenore è la prova in linea femminile, che ha visto la squadra italiana correre in maniera perfetta rimanendo sempre nel vivo della gara. Le ragazze del CT Sangalli partivano per queste olimpiadi con tutt’altro pronostico rispetto ai propri colleghi maschi. Da diverse stagioni, infatti, le portacolori azzurre si contraddistinguono per gli ottimi risultati lungo tutto il calendario, tanto che a differenza degli uomini, la squadra femminile ha potuto schierare il contingente pieno, con quattro atlete selezionate: Elisa Longo Borghini, Silvia Persico, Elisa Balsamo ed Elena Cecchini. La recente vittoria del Giro d’Italia, da parte di Elisa Longo Borghini, inoltre, faceva ben sperare per una possibile conferma delle sue medaglie di Tokyo e di Rio.
Ottime premesse che hanno trovato riscontro fin dalle prime battute di corsa. La squadra italiana, infatti, è apparsa attenta in tutti i momenti caldi, con Elena Cecchini e Silvia Persico che, quando sono iniziati i primi scatti all’altezza della Côte du Pavé des Gardes, hanno svolto un ottimo lavoro da stopper. Una volta entrati nel circuito parigino, sempre Elena Cecchini ha più volte provato ad allungare il gruppo, per fare corsa dura e cercare di selezionare le favorite. Una scelta di correre sempre nelle prime posizioni che si è rivelata vincente, quando ai meno quaranta chilometri dal traguardo il gruppo si è frazionato a seguito della caduta di Elise Chabbey e Chloé Dygert e nella testa della corsa sono rimaste una decina di atlete. Tra queste c’erano la capitana azzurra, Elisa Longo Borghini, affiancata da una onnipresente Elena Cecchini, che dopo aver tirato nelle primissime battute di questa azione per consentire di prendere vantaggio, si è poi staccata.
Una strategia perfetta, quella delle italiane, che ha portato Longo Borghini nella posizione giuste per giocarsi una medaglia. Insieme a lei, infatti erano rimaste solo alcune delle favorite come Marianne Vos, Lotte Kopeky, Kristen Faulkner, con atlete pericolosissime come Demi Vollering, Lorena Wibes e Katarzyna Niewiadoma staccate e costrette a inseguire. La strada, poi, ha poi ci ha raccontato un finale diverso da come avremmo sperato, stroncando a venti chilometri dal traguardo le velleità dell’atleta italiana. “Mi si sono spente le gambe da un momento all’altro” ha dichiarato Elisa con grande disappunto, dopo aver tagliato il traguardo al nono posto. Un risultato certamente inferiore alle aspettative, ma del quale non ci si può certo lamentare dopo una condotta di gara del genere.
Ora le speranze azzurre si spostano sulla pista
Già da oggi, occhi puntati sul ciclismo su pista, dove i nostri portacolori hanno ottime chance di medaglia. In particolare, saranno da tenere d’occhio i due quartetti dell’inseguimento, quello maschile chiamato a confermarsi dopo l’oro di Tokyo e quello femminile che in questi anni ha fatto un percorso di miglioramento esponenziale. Ma ci possiamo aspettare ottimi risultati anche dalle altre prove endurance sia in campo maschile che femminile. Meno probabile, invece, appare una medaglia nella velocità, dove comunque va ricordato l’ottimo lavoro di Miriam Vece che in questi anni è entrata stabilmente tra le migliori del mondo e per questa via ha permesso all’Italia di tornare alle olimpiadi di specialità dopo ben 36 anni.