Sono sempre i fenomeni a vincere, ma dietro di loro c'è vita: il bilancio dell'Italia su pista
La selezione azzurra brilla grazie ai soliti nomi, ma la sfida futura sarà ricostruire una squadra competitiva per le prossime Olimpiadi, lavorando sulle nuove leve
Si è conclusa con quattro medaglie messe a referto la spedizione azzurra ai recenti Mondiali di Ballerup 2024. La nazionale su pista ha conquistato un titolo iridato nell'Inseguimento individuale grazie all'impressionante prestazione di Jonathan Milan, che ha stabilito anche il record del mondo nella specialità. Le ottime prestazioni di Simone Consonni ed Elia Viviani hanno fruttato due argenti: uno nell'Omnium e uno nell'Eliminazione. Il bronzo nell'Inseguimento a squadre è stato l'unico risultato ottenuto dalle azzurre su pista, che per due volte si sono fermate ai piedi del podio (prima Martina Fidanza nello Scratch, poi Letizia Paternoster nell'Eliminazione).
Il settore endurance è ancora vivo e vegeto
Il bottino finale potrebbe sembrare modesto se paragonato a quanto visto in anni recentissimi, ma rimane comunque uno dei migliori dell'era open (cioè da quando dal 1993 non c'è più stata la distinzione tra corse per professionisti e corse per dilettanti). Calcolando che diverse volte, sia negli anni zero che negli anni dieci, eravamo rimasti completamente esclusi dal medagliere, il bilancio della rassegna non può che essere positivo. Di certo ci eravamo abituati bene dopo edizioni come quelle di Roubaix 2021 e St Quentin-en-Yveline 2022, dove la selezione italiana aveva raccolto ben quattro titoli, ma il peso delle medaglie è addirittura migliorato rispetto all'anno scorso (quando avevamo conquistato un bronzo in più ma un argento in meno).
Le note positive: Milan non fa rimpiangere Ganna
Il fiore all'occhiello della spedizione non può che essere l'oro di Milan, impreziosito da un record mondiale stratosferico (3'59''153): Johnny si era posto un obiettivo e l'ha raggiunto nel migliore dei modi, senza farsi intimorire dalla sorpresa britannica di Josh Carlton, piombato dal nulla (o quasi, visto che lo ricordiamo sesto nel mondiale Under 23 su strada vinto da Lorenzo Milesi) tra gli élite e capace già in qualifica di strappare il record del mondo a Filippo Ganna.
Impossibile non riconoscere al friulano di aver sopperito nel migliore dei modi l'assenza del miglior pistard azzurro della storia, raccogliendone di fatto l'eredità, visto che difficilmente Ganna tornerà a dedicarsi alla pista se non in vista della prossima Olimpiade: nasce anzi il timore che questo risultato possa portare Milan a percorrere scelte analoghe a quelle del predecessore in maglia iridata.
Simone Consonni ed Elia Viviani
Quinta medaglia d'argento ai Mondiali per il bergamasco, la seconda nell'Omnium: a venti giri dalla fine Simone era in testa, ma non poteva controllare tutti… al primo avversario lasciato andare è sfumato l'oro, e la sua espressione al termine della gara anticipava il commento che avrebbe espresso l'indomani via Instagram: "Avrei tanto voluto regalare a tutti, amici, famigliari e tutte le persone che girano intorno al nostro gruppo una maglia iridata!
Perché ve lo meritate tutti voi, ed era la giusta ricompensa per tutto il lavoro che fate quotidianamente per me e non solo ! Spero solo vi siate divertiti e che sono riuscito a trasmettervi emozioni belle e intense […] Spero un giorno di potervi regalare qualcosa di più. Vi voglio bene". Malgrado il buon risultato, è comprensibile il rammarico per aver mancato il secondo oro in pochi mesi, perché anche nella Madison Olimpica, complice una caduta, il titolo sfumò negli ultimi giri.
Elia Viviani ha nuovamente brillato nella sua specialità, l'Eliminazione, anche se va detto che sia nell'Omnium che nell'Eliminazione la concorrenza non era quella olimpica (assenti i primi tre dell'Omnium di Parigi, ovvero Benjamin Thomas, Iúri Leitão e Fabio Van Den Bossche). Nuova medaglia da appuntarsi al termine di una carriera encomiabile, che non abbiamo ancora idea di quando possa finire.
Maluccio per entrambi la Madison, corsa subita fin dai primi giri, dove immaginiamo Elia non fosse al 100% avendo appena terminato l'Eliminazione: qui la concorrenza non eccelsa (la presenza di coppie non al livello dei migliori) potrebbe aver paradossalmente penalizzato gli azzurri, costretti da subito a farsi carico di controllare la corsa e senza più energie per seguire gli attacchi decisivi.
Se questo mondiale doveva servire a Villa per seminare in chiave olimpica, traiamo la conclusione che Simone Consonni sarebbe il profilo ideale per rimpiazzare Elia Viviani a Los Angeles nell'Omnium (o forse poteva esserlo già a Parigi? Il gioco degli incastri tra il quartetto e le altre prove però avrebbe complicato le cose). Resta aperta la questione della Madison: Simone ha già dimostrato di avere l'attitudine alla competizione, ma in questi anni i suoi compagni sono stati sempre Elia Viviani e Michele Scartezzini. Ipotizzando che nessuno dei due prolunghi tanto la sua carriera (e riconoscendo come entrambi non abbiano brillato quando chiamati in causa nello Scratch il primo e nella Corsa a punti il secondo), abbiamo quattro anni per coltivare almeno un partner che lo possa affiancare (e che a questo punto, sempre per il gioco degli incastri, possa anche rimpiazzarlo nel quartetto relegandolo a ottimo quinto uomo, nel caso fosse lui l'uomo designato per Omnium e Madison).
Il quartetto femminile torna a medaglia: finché c'è abbondanza c'è speranza
Dopo un'Olimpiade in cui hanno assaporato l'amarezza di restare ai piedi del podio, le azzurre sono tornate a fare risultato: vero che mancavano le avversarie principali, le statunitensi campionesse olimpiche dell'Inseguimento a squadre. Pur senza tempi eccelsi (come per tutti i quartetti) nelle qualifiche il secondo tempo aveva ridato il sorriso a Martina Fidanza, Letizia Paternoster, Chiara Consonni e Vittoria Guazzini, eppure poi è arrivata un'inattesa sconfitta in semifinale, perdendo di 9 decimi per la rimonta della Germania, dopo che Martina Alzini, subentrata a Fidanza, aveva pur condotto un'ottima prima parte di corsa da “prima donna”. In finale Alzini è rientrata per Paternoster ma la vittoria sul Canada è sembrata affare fin troppo facile per le campionesse del mondo 2022.
Non sappiamo quanto abbia influito il doppio impegno di Fidanza e soprattutto Paternoster, che hanno corso negli stessi due giorni anche Scratch e Eliminazione, ma anche qui, il materiale umano non manca: assente Elisa Balsamo, le sue colleghe, tutte anche stradiste come lei, non hanno voluto mancare neanche stavolta. In chiave olimpica le Villa si può tenere aperte molte soluzioni, contando che i risultati dell'Individuale hanno sancito la netta crescita di Federica Venturelli, classe 2005 quinta nelle qualifiche dell'inseguimento individuale al suo esordio nel mondiale élite , che speriamo possa essere presto una valida alternativa, forse addirittura in grado di fare crescere il quartetto italiano.
Nella Madison e nell'Omnium serve tenere più nomi sulla corda
Per quanto riguarda la Madison, i risultati altalenanti in una disciplina così complessa e soggetta a rivolgimenti (le ragazze d'oro di Parigi, Chiara Consonni e Vittoria Guazzini, sono state quinte a Ballerup) sono la normalità, tuttavia sarebbe auspicabile non fossilizzarsi su questi due nomi per avere più possibilità di scelta, proprio come fu a Parigi, quando le due titolari vennero scelte all'ultimo, escludendo Elisa Balsamo, proprio perché non è detto che lo smalto attuale delle due campionesse olimpiche sarà lo stesso tra quattro anni.
Nell'Omnium, Letizia Paternoster non è riuscita a replicare le l'ottimo livello mostrato nell'inseguimento a squadre, pagando forse anche l'essere scesa in pista in troppe specialità (è stata anche ottima quarta nell'Eliminazione). Benché la trentina si sia mostrata nuovamente un punto di riferimento del quartetto, sarebbe utile capire se ci possano essere alternative in chiave olimpica per l'Omnium (forse quella stessa Martina Fidanza che ancora ha fatto bene nello Scratch, anche lei quarta), visto che le prestazioni di Martina Alzini nella Corsa a punti sono state incolori.
Il quartetto maschile è naufragato, ma la prestazione c'era
Se alcune scelte di Marco Villa sono sembrate poco audaci nella ricostruzione della nazionale per il quadriennio olimpico,, altrettanto non si può dire della selezione dell'inseguimento a squadre maschile: qui il commissario tecnico ha davvero scelto di seminare in chiave futura, quando non sarà certo di avere ancora a disposizione i cavalieri di Tokyo. Poteva affidarsi a Michele Scartezzini, già riserva del quartetto iridato 2021 di quello che nel 2018 vinse gli europei, e invece ha scelto di affiancare a Francesco Lamon e Manlio Moro Davide Boscaro (già bronzo agli Europei di Febbraio) e Renato Favero, due volte campione del mondo juniores nella specialità. Proprio il classe 2005 è caduto all'ultimo giro delle qualifiche, vanificando la prestazione fin lì buona degli azzurri, che correvano fin lì con il terzo tempo (poi la prova è stata ripetuta immediatamente, senza ovviamente poter ripetere quei tempi). Benché la fortuna non abbia premiato il coraggio di Villa, le sue scelte hanno dimostrato che si può costruire un quartetto alternativo di livello mondiale (da segnalare anche qui l'assenza dei campioni olimpici australiani): anche con le cadute si cresce, direbbero i saggi.
Restano da sondare le prospettive delle nuove leve al di fuori del quartetto: Manlio Moro (che tanto nuova leva non è) ai campionati italiani del 2021 batté niente poco di meno che Elia Viviani nell'Eliminazione…
La velocità: nel maschile resta del potenziale, nel femminile solo Vece
Altra sfortuna è arrivata nella velocità maschile: il nome di riferimento era quello di Matteo Bianchi, campione europeo sul chilometro da fermo. Un incidente con lo starter ha tuttavia rovinato la prova dell'altoatesino, che non ha di fatto potuto competere. In chiave olimpica anche qui la malasorte (e le scelte avverse del CIO) vuole che, come nell'inseguimento individuale maschile, la specialità dove eccelliamo non sia contemplata nel panorama olimpico. Vero che i rimpianti arrivano fino a un certo punto, visto che difficilmente Bianchi avrebbe potuto ripetersi in una specialità dove Harrie Lavreysen proprio in questa rassegna ha deciso di estendere il suo dominio.
Nel terzetto veloce si sono visti miglioramenti: se a Glasgow 2023 gli azzurri si erano fermati già alle qualifiche, questa volta all'Italia è toccata l'eliminazione al primo turno, contro un'Australia che poi è stata argento. Per i tre velocisti, Matteo Bianchi, Stefano Minuta e Mattia Predomo, la prova è stata condizionata da un mancato sincronismo dopo il primo cambio, cosa che fa pensare che tempo messo referto (un 44" un po' troppo alto per gli standard mondiali) possa essere molto ritoccabile. Piano ma si cresce: il lavoro di Ivan Quaranta, responsabile del settore pista, è da riconoscere
Anche Stefano Moro si è confermato elemento solido nel Keirin, pur senza ripetere le prestazioni di gennaio: probabilmente non sarà l'uomo che ci regalerà l'oro a Los Angeles, ma finora è stato l'azzurro migliore dopo Bianchi.
Più dolente il tasto della velocità femminile: Miriam Vece è ancora la sola carta per la nazionale italiana, visto che Martina Fidanza sembra dedicarsi solo all'endurance e Sara Fiorin, pur convocata per la rassegna olimpica, non è stata convocata per quella iridata, probabilmente fermata da problemi fisici, e non siamo in grado di misurarne la crescita. Per la Vece, specialista dei 500 metri, è arrivata un'altra finale mondiale, poi chiusa decima. In chiave olimpica purtroppo sembrano non esserci ancora alternative a lei nella velocità.