Professionisti

Gira una volta - Recoaro Terme

17.07.2020 10:24

Collocato a 448 metri sul livello del mare, in una conca nella valle dell’ Agno (chiamata Conca di Smeraldo per via della ricca vegetazione), Recoaro Terme è un paese della provincia di Vicenza che conta circa 6200 abitanti. Il comune si trova nei pressi del confine col Trentino Alto-Adige, ai piedi delle Piccole Dolomiti, in una zona in cui vi è anche la presenza di alcuni valichi stradali quali il Passo della Lora, il Passo di Campogrosso e il Passo Xon. La zona in cui è collocata Recoaro è caratterizzata da una piovosità molto elevata e dalla presenza di numerose rocce calcaree. A livello toponomastico, l’ipotesi più accreditata per il nome Recoaro rimanderebbe al nome proprio germanico Richwar ma vi è anche chi sostiene che possa derivare dal latino rex aquarum, ovvero re delle acque.

Abitata in tempi antichi da popolazioni germaniche (soprattutto Cimbri), in epoca medievale fu possedimento delle casate degli Scaligeri e dei Visconti, prima di entrare a far parte della Repubblica di Venezia. La vera e propria svolta storica per il comune si ebbe però nel 1689, quando grazie al conte Lelio Piovene (in onore del quale la fonte principale venne denominata Lelia) scoprì una sorgente di acque minerali, che da allora in avanti diede l'impulso per lo sviluppo di un centro di cure termali famoso in tutta Italia e non solo e per la produzione, nei secoli successivi, di acque minerali. Tra i personaggi illustri che frequentarono il centro alla fine dell'Ottocento vi fu il celebre filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, che pare abbia tratto anche ispirazione dai luoghi per scrivere una parte di una delle sue opere più famose, ovvero Così parlò Zarathustra. Dopo essere stato pesantemente interessato dalle sorti belliche, soprattutto nel corso della Seconda Guerra Mondiale, Recoaro Terme riprese la sua vocazione turistica, dando il via anche allo sviluppo del turismo invernale a partire dagli anni Cinquanta. A livello architettonico i luoghi di maggior interesse sono rappresentati dalle chiese di Sant'Antonio Abate, Santa Giuliana e San Bernardo mentre in tutto l’ampio territorio comunale caratteristica è la presenza di capitelli votivi.

Una veduta delle terme di Recoaro © Terme di Recoaro Una veduta delle terme di Recoaro © Terme di Recoaro[/caption]

Il 25 maggio 1938 si disputò la Belluno-Recoaro Terme di 154 chilometri, quindicesima tappa del ventiseiesimo Giro d'Italia. Fu una delle ultime tappe di montagna dell'edizione, caratterizzata prima del finale dalla dura ascesa (al tempo sterrata) di Pian delle Fugazze, con pendenze spesso superiori al 10%. La Corsa Rosa non vide sorprendentemente al via Gino Bartali, dominatore delle due precedenti edizioni, in quanto obbligato dal regime fascista a disertare la corsa nostrana per concentrare tutte le proprie forze sul Tour de France, anche per riscattare la delusione dell'anno precedente, in cui la Boucle gli sfuggì a causa di una rovinosa caduta in un torrente mentre era saldamente al comando. Logico favorito del Giro fu così l’emergente Giovanni Valetti, piemontese di Vinovo, che nell'edizione dell’anno precedente giunse al secondo posto dietro il grande scalatore toscano.

La corsa si aprì però con i successi di Marco Cimatti a Torino e di Mario Vicini a Sanremo, in una frazione in cui seppe abilmente inserirsi in fuga Cesare Del Cancia, capace di guadagnare oltre otto minuti sul gruppo principale. Proprio Del Cancia conquistò la maglia rosa a Santa Margherita Ligure nella terza frazione vinta da Giovanni Gotti ma da quel momento in poi iniziò la riscossa di Valetti, che dapprima regalò un primo assolo nella breve semitappa da Santa Margherita Ligure a La Spezia e poi si aggiudicò per un’inezia la cronoscalata Rieti-Terminillo davanti a Giordano Cottur, riuscendo però a distanziare notevolmente tutti gli altri rivali. La frazione decisiva per il sorpasso fu la nona da Napoli a Lanciano dove, attaccando sul Piano delle Cinquemiglia assieme a Cottur, portò via la fuga decisiva con quasi 5 minuti di vantaggio su tutti gli altri (al traguardo s’impose, questa volta, il corridore triestino).

Dopo alcune tappe contrassegnate dai successi di Raffaele Di Paco e dopo un parziale riscatto di Del Cancia, vittorioso a Trieste, si giunse alla frazione decisiva sulle Dolomiti. La tappa, dalla lunghezza non proibitiva ma con un finale durissimo, si decise prevedibilmente sul Pian delle Fugazze, dove le proverbiali doti da scalatore di Valetti vennero fuori, consentendogli di fare letteralmente il vuoto e di arrivare al traguardo in perfetta solitudine. Notevoli i distacchi rifilati a tutti gli altri: 1'46" a Ezio Cecchi, 3'11" a Settimo Simonini, 5'46" a Giuseppe Martano, 5'59" a Severino Canavesi, con tutti gli altri distanziati dai 9 minuti e mezzo in poi. Il giorno seguente partì da Recoaro Terme anche la sedicesima tappa con arrivo a Bergamo (vittoria di Diego Marabelli) ma ormai nessuno poteva impensierire la leadership di Valetti, che si aggiudicò così il suo primo Giro d’Italia con ben 8'52" su Cecchi e 9'06" su Canavesi. La grande sfida con Gino Bartali fu invece rimandata all'anno seguente e vide prevalere (non senza polemiche per via di alcuni episodi controversi) nuovamente Giovanni Valetti, che da quel momento in avanti imboccò però rapidamente il viale del tramonto a livello ciclistico.

Notizia di esempio
Il ciclismo ai Giochi Olimpici di Tokyo, ecco le date e gli orari ufficiali