Giro d'Italia 2024 - Analisi del percorso
Ecco la nostra guida con tutti i segreti, i trabocchetti e i punti chiave del percorso della Corsa Rosa: attendono il gruppo un avvio infuocato, due lunghe crono e tante salite
Ormai il Giro d'Italia 2024 è prossimo ad iniziare ed è giunta l'oro di vederne il tracciato nel dettaglio. Ci sono senz'altro intenzioni molto positive a partire dalle due lunghe cronometro e da una durezza complessiva non esagerata, ma non mancano molti difetti di fabbricazione, evidenti in alcune tappe che appaiono monche a prima vista (ad esempio gli sterrati col contagocce, l'enorme dislivello sprecato nella tappa di Livigno, lo Stelvio posto in avvio di una tappa che si risolve su una rampa di garage). Ad ogni modo il Giro rimane il Giro e la varietà di percorsi che riesce ad offrire è sempre invidiabile, anche quando gli organizzatori non sfruttano al massimo le potenzialità del territorio. Tra le note più liete c'è l'avvio subito impegnativo tra Torino e Oropa che animerà la corsa fin dalle primissime battute.
Qui di seguito trovate l'analisi del percorso, più dettagliata che mai. Nei limiti del possibile sono stati raccolti i dati di tutte le asperità anche minime che movimentano il percorso, nonché corretti eventuali errori presenti nei dati ufficiali, a partire dalle stime sui metri di dislivello che come sempre sono spesso un po' troppo enfatiche.
Le tappe nel dettaglio
Sabato 4 maggio - 1a tappa: Venaria Reale - Torino (140 km)
La prima tappa sarà subito un bel test anche per gli uomini di classifica, viste le ripetute ascese verso la collina torinese incluse nel percorso, per un dislivello complessivo di circa 1500 metri sommati in meno di 100 km. Sono infatti praticamente pianeggianti i primi 45 km fino al primo GPM di Berzano di San Pietro (2.9 km al 5% abbastanza regolari), seguiti poco dopo dallo strappo di circa 1 km al 7% verso il traguardo volante di Moriondo Torinese. Una dozzina di km pianeggianti porta ai piedi della prima vera salita adatta a fare un po' di selezione, che porta a Superga dal versante del Pilonetto (8 km al 4.4%, ma a gradoni con tratti abbastanza ripidi alternati ad altri pianeggianti o addirittura in discesa; max 11%). Si raggiunge Moncalieri con un lungo tratto prevalentemente in discesa e piuttosto tortuoso, quindi poco prima di entrare a Torino si devia per la rampa di San Vito (1.5 km al 9.8%, max 16%), la cui discesa (abbastanza insidiosa) porta direttamente sul rettilineo di arrivo. Qui suona la campana ed inizia il circuito conclusivo, aperto quasi subito dalla dura salita al Colle della Maddalena: formalmente sono 7 km al 6.8%, ma in verità il primo km è in falsopiano (2%) mentre la salita vera e propria è di circa 6 km al 7.5%; la strada talvolta offre tratti di respiro, ma quando sale rimane a lungo tra l'8 e il 10% (max 11%), risultando arcigna e determinante essendo posta a soli 22 km dal traguardo. Questi 22 km sono essi stessi insidiosi, inaugurati dalla discesa tecnica verso Moncalieri, dove il secondo traguardo volante assegnerà abbuoni per la classifica generale in cima ad uno zampellotto di circa 300 metri. Una manciata di km pianeggianti porta di nuovi ai piedi dello strappo di San Vito, con scollinamento posto a 2.9 km dal traguardo, quasi tutti in discesa.
Domenica 5 maggio - 2a tappa: San Francesco al Campo - Santuario di Oropa (161 km)
Se già la prima tappa può risultare indigesta, alla seconda troviamo subito il primo vero arrivo in salita che potrebbe condizionare fortemente la classifica. La salita da Biella al Santuario di Oropa è un classico del Giro e presenta le pendenze giuste per scavare qualche distacco, tanto più che sarà preceduta da altre asperità anche se non durissime. Dopo oltre 90 km fondamentalmente pianeggianti, gli ultimi 70 scarsi bastano per accumulare rapidamente quasi 2000 metri di dislivello. La strada inizia a salire dopo il traguardo volante di Valdengo per raggiungere Valle San Nicolao in circa 6.5 km al 3.5%. Da adesso in poi si susseguono salite e discese su strade complicate e tortuose senz'altro difficili da interpretare anche se la corsa avrà il suo punto focale nella salita conclusiva; nell'ordine si sale all'Intergiro di Crocemosso (4.3 km al 5.1%), a Lora (5.5 km al 5.6%) - dove è posto il GPM di Oasi Zegna - e Nelva (5 km al 5.7%, abbastanza irregolare, max 12%). Un'ultima discesa porta ad Andorno Micca, dove in pochi km di fondovalle si arriva a Biella per imboccare subito l'ascesa conclusiva di 11.8 km al 6.2% di media: i primi 5 km sono abbastanza semplici (media 3.9%) eccetto un primo strappo di circa 1.5 km al 6%; poi la strada impenna per entrare nel centro di Favaro e procede a gradoni fino al traguardo alternando lunghi tratti in doppia cifra a brevi momenti di respiro (gli ultimi 6.8 km hanno una media del 7.9% e punte fino al 14%).
Lunedì 6 maggio - 3a tappa: Novara - Fossano (166 km)
Al terzo giorno i velocisti trovano la prima occasione da sfruttare. Da Novara a Fossano il percorso è decisamente semplice, con poche ondulazioni attraversando il Monferrato, tra cui il GPM di Lu (3.4 km al 3.8%, max 8%). Il finale è leggermente più mosso, a partire dallo strappo che porta allo sprint con abbuoni posto nel centro di Cherasco (800 metri all'8%) a 22 km dall'arrivo. La strada procede in falsopiano, con un altro facile zampellotto prima di Salmour ad una dozzina di km dal traguardo; quindi discesa e dopo il ponte sulla Stura di Demonte inizia una salita di 1.5 km al 5.3% molto regolare che termina nel centro di Fossano esattamente a 3 km dall'arrivo. Niente di trascendentale, ma comunque un ostacolo di cui tenere conto nell'organizzazione della volata che potrebbe venir fuori un po' convulsa. Questi 3 km sono poi perfettamente pianeggianti, con una sola curva a gomito a sinistra prima del lungo rettilineo finale di 1300 metri.
Martedì 7 maggio - 4a tappa: Acqui Terme - Andora (190 km)
La tappa è lunga e nemmeno semplicissima, ma comunque dovrebbe risultare la seconda occasione per le ruote veloci. I primi 80 km sono quasi tutti di fondovalle a salire, spezzati solo dal tratto in salita da Carcare a Montecala (circa 5 km al 3.5%) seguito da breve discesa su Millesimo. Dopo il traguardo volante di Calizzano, inizia la salita al Colle del Melogno di 7.5 km al 4.8% (max 9%). Qui non si scende subito sul mare, bensì verso Bormida, per poi superare anche la breve ma ripida Colla del Bresca (circa 1.5 km all'8.5%); quindi si raggiunge Altare per valicare il Colle di Cadibona con poche centinaia di metri di salita e scendere a Savona. Termina così la fase più complicata del percorso quando mancano 60 km al traguardo, tutti da percorrere sull'Aurelia (pianeggiante o lievemente ondulata) come avviene ogni anno alla Milano-Sanremo. Complica il lavoro dei velocisti solo l'asperità di Capo Mele, passaggio obbligato per raggiungere il traguardo a Marina di Andora: la strada dopo Laigueglia sale per circa 1.5 km al 5% con una punta del 7% all'inizio; lo scollinamento avviene a soli 2.7 km dal traguardo e la strada torna pianeggiante solo nel rettilineo finale di 700 metri, quindi pur non essendo una salita temibile sarà un passaggio fondamentale in vista della volata. Potrebbe funzionare anche un colpo di mano assestato bene da un corridore di alto livello, visto che dopo non ci sarebbe spazio per inseguire.
Mercoledì 8 maggio - 5a tappa: Genova - Lucca (178 km)
Altra tappa quasi sicuramente da volata. L'avvio è piuttosto complicato, con l'Aurelia ondulata già nei primi km e poi resa aspra da alcune salite in successione: dopo Recco si sale il Valico della Ruta (4 km al 6.5%), quindi una salitella prima di Zoagli e poi la Madonna delle Grazie (circa 4 km al 4%). Il percorso torna pianeggiante per una quindicina di km, poi inizia la classicissima salita al Passo del Bracco (15.3 km al 3.9%, ma irregolare con tratti al 7/8%), seguita da una discesa veloce ma insidiosa e dalla breve salita del Termine (circa 1.5 km al 7%). Al termine di un'ulteriore tratto di discesa si chiudono i primi 80 km molto esigenti, che lasciano però spazio a 70 km completamente pianeggianti in Versilia attraverso Sarzana (dove si rientra sull'Aurelia), Carrara, Massa e Pietrasanta. La deviazione verso Camaiore porta all'unico risibile ostacolo della salita a Montemagno (3 km al 4.2%, max 8%) posto a 21 km dal traguardo. A questo punto si discende velocemente la Val Freddana in falsopiano, senza grandi ostacoli fino al finale pianeggiante. Punto chiave per la volata finale sarà la doppia curva sinistra-destra posta a 2.5 km dal traguardo, dopo la quale ci si immette nello scenografico viale di circonvallazione ai piedi delle mura di Lucca. Spartitraffici e rotonde complicheranno, senza cambi di direzione vistosi, il tratto che dalla flamme rouge porta al rettilineo finale di 350 metri.
Giovedì 9 maggio - 6a tappa: Torre del Lago Puccini - Rapolano Terme (180 km)
La 6a tappa torna effettivamente ad essere una frazione esigente, trattandosi della tappa degli sterri, anche se la sua realizzazione è abbastanza moscia. Ad ogni modo dopo i primi 70 km pianeggianti il tracciato troverà pochissima pianura (quasi 2000 metri di dislivello in 110 km) e sarà condito da 11.6 km di strada bianca (anche se distanti dal traguardo) e potrebbe regalare spettacolo almeno per il successo di tappa. Inaugura le danze la lunga salita a Volterra (8.6 km al 4.7%, con un primo tratto di 3 km al 5%, 2 km di falsopiano e gli ultimi 3.5 km più tosti al 6.3%, max 10%). Qui inizia un tratto di montagne russe, con un primo strappo già a Volterra ai piedi della Fortezza (700 metri al 5%), quindi quello di Monte Terzi (circa 1.5 km al 5%) e i due verso la Bertesca (in tutto 4.5 km al 3%). Con tracciato sempre mosso e tortuoso ci si diriga a Casole d'Elsa, con una prima dura rampa verso Corsina (1 km all'8%) e un ulteriore rinzillo (400 metri al 9%) che porta al traguardo volante. Con la successiva discesa si entra in una fase più lineare di fondovalle, con tratti di salita verso il Poggiaccio (1 km al 5%) e la Colonna di Montarrenti (500 metri al 5%). Al termina della successiva discesa si arriva a Rosia e in breve tempo si entra nel primo settore di strada bianca di Vidritta, 4.4 km completamente pianeggianti, spezzati da un breve tratto in asfalto poco dopo metà. La strada torna a salire subito dopo nel secondo settore che da Bagnaia (con un primo strappo di 600 metri al 5%) porta al GPM di Grotti (ignorando i dati ufficiali, circa 3 km al 5.4%, max 15%). Questa è forse la principale asperità di giornata ed è posta a 40 km dal traguardo; sono forse tanti per aspettarsi battaglia, ma va detto che da qui in avanti il percorso non concede alcun respiro e se affrontato di petto potrebbe fare più danni di quello che l'altimetria dà a vedere. Al termine della discesa si susseguono tre tremendi risciacqui con punte fino al 20% per superare Radi e raggiungere l'Intergiro di Monteroni d'Arbia. Il gruppo si deve accontentare di 3 km pianeggianti, poi la strada torna complicata: si rincorrono lo strappo del Taglione (1 km al 5%) e la salita a gradoni (in tutto 4.5 km al 2.5%, dato molto ingannevole) verso Rofeno, dove inizia lo sterrato ondulato di Pievina di 2.4 km. Mancano adesso solo 15.5 km, ma le difficoltà non sono terminate: a fine discesa inizia lo strappo di Asciano (1.1 km al 5.5%, con una punta in doppia cifra all'inizio e tratto in lastricato di 400 metri), che non sarà seguito da alcuna discesa, ma da un tratto di falsopiano che conduce fino ai piedi dell'ultima asperità delle Serre di Rapolano (1 km al 10.2%, max 20%) con scollinamento a soli 4.2 km dall'arrivo. Il percorso non incontrerà pianura nemmeno nelle ultime battute, con continui saliscendi e strade tortuose: si segnala uno zampellotto di 400 metri al 6% in vista della flamme rouge e il rettilineo finale di 450 metri esso stesso in lieve ascesa (max 6%).
Venerdì 10 maggio - 7a tappa: Foligno - Perugia (Cronometro individuale - 40.6 km)
Giornata cruciale nell'evoluzione della classifica generale, che propone 40.6 km di cronometro individuale, destinati a fare grandi distacchi. A creare divari sarebbero già stati sufficienti i primi 34 km completamente pianeggianti e piuttosto lineari, dove gli specialisti possono far valere le proprie qualità. Lo scenario cambia radicalmente per gli ultimi 6.6 km (4.2% di media), tanto che l'organizzazione ha previsto una postazione per il cambio bici: la strada impenna improvvisamente fino a Casaglia per 1.3 km all'11.8% (max 16%), poi prosegue ondulata fin sul traguardo nel centro storico con ulteriori rampe di salita vera (max 11%) alternate a tratti in lieve discesa. Una prova difficilissima da interpretare, in cui gli ultimi km di salita potrebbero ribaltare la situazione registrata al secondo intermedio. Difficile comunque che gli scalatori più puri possano stravolgere la propria prestazione, visto che sulle dure pendenze che li avvantaggiano sentiranno comunque il peso della fatica durata nei precedenti 34 km a loro indigesti.
Sabato 11 maggio - 8a tappa: Spoleto - Prati di Tivo (152 km)
Giornata molto impegnativa che si svolgerà su e giù per l'Appennino per chiudersi a Prati di Tivo, salita che torna al Giro a 49 anni di distanza dalla sua prima apparizione alla Corsa Rosa, dopo essere diventata un grande classico della Tirreno-Adriatico. La tappa, anche se non dovrebbe regalare granché prima della salita finale in termini di classifica generale, è però molto di più, visto che parte subito in salita e che in 152 km accumula oltre 3500 metri di dislivello. In avvio si valica la Forca di Cerro con il km0 posto già dopo i primi km di salita (restano in corsa 7.3 km al 4.1%), per poi scendere in Valnerina e percorrere giusto 5 km prima di iniziare la dura salita di Forca Capistrello (16.3 km al 5.6% di media): il dato numerico è assai ingannevole visto che falsopiani e discese nascondono tronconi molto impegnativi di 3.5 km all'8.9% (max 12%) e 5.6 km al 7.6%. Dopo la successiva discesa (spezzata da una breve contropendenza verso Monteleone di Spoleto) si entra in una fase un po' meno esigente, ma tutt'altro che pianeggiante, con un usurante falsopiano fino a Leonessa (9 km al 2%) e il Valico del Crocifisso (7 km al 2.5%, primi 4 km al 4%); seguono una discesa piuttosto insidiosa verso Posta e 15 km di fondovalle a salire. Qui tornano a comparire salite più vistose: prima il Valico di Casale Bottone (circa 3.5 km al 4.5%), poi il GPM di Croce Abbio (ignorando il dato ufficiale, 7.5 km al 5%, max 9%). A questo punto si entra sulla strada del Passo delle Capannelle (un po' più in basso del valico) per affrontare i circa 25 km di discesa che conducono ai piedi della salita finale di Prati di Tivo (14.6 km al 7%, max 12%): la pendenza è piuttosto costante ma esigente (7/8%) e su questa distanza, con tutto il dislivello già accumulato, si addice a creare qualche distacco, anche se presumibilmente vedremo meno selezione di quanta se ne vede solitamente alla Tirreno.
Domenica 12 maggio - 9a tappa: Avezzano - Napoli (214 km)
Tappa molto lunga che concentra nel finale alcune ondulazioni che potrebbero animare i giochi per il successo di tappa, ma probabilmente vedranno battagliare una fuga partita in avvio, mentre il plotone con i big si prende un po' di respiro, anche se gli ultimi 40 km (quasi identici alla tappa del 2022) sono effettivamente piuttosto nervosi e non vanno sottovalutati. Buona parte della tappa si corre su strade a scorrimento veloce, poi si abbandonano le arterie principali a 50 km dal traguardo per raggiungere la prima asperità, il GPM di Monte di Procida (in tutto 4.1 km al 3.8%, ma di fatto due strappi con punte fino al 9% separati da una discesa), seguita in successione da un paio di zampellotti da Bacoli al Castello di Baia, quindi il muretto di Via Petronio (900 metri all'8%, max 14%) che a 27 km dal traguardo potrebbe creare confusione. Dopo la discesa 4 km di falsopiano portano all'Anfitetaro di Pozzuoli, dove si sale alla Solfatara (circa 2.5 km al 4.5%); una discesa frastagliata da tratti in contropendenza porta a Bagnoli, poi altri 5 km pianeggianti conducono all'ultima ascesa verso la collina di Posillipo di 3.3 km al 4.7% di media, ma divisa in due tronconi con pendenze anche al 7\8%. In cima mancano soltanto 7 km, con i primi 4 di discesa tecnica e gli ultimi 3 completamente pianeggianti.
Lunedì 13 maggio - Riposo
Martedì 14 maggio - 10a tappa: Pompei - Bocca della Selva (142 km)
Dopo il giorno di riposo il gruppo non troverà pianura, bensì un'altra frazione appenninica, anche in questo non unipuerto, che colleziona molte salite in successione ma dovrebbe comunque avere gli occhi puntati su quella finale. Dopo quasi 50 km del tutto pianeggianti, in meno di 100 km si sommano oltre 2500 metri di dislivello. Un primo tratto di salita porta al traguardo volante di Arpaia (dopo alcuni km di falsopiano si incontrano 3.5 km al 4% di media), poi a Montesarchio si sale fino al bivio per Monte Taburno (circa 3 km all'8.5%); segue una discesa tecnica su Cautano, quindi la dura salita di Camposauro (6.1 km al 7.8%, ma con lunghi tratti in doppia cifra, max 13%). Segue una lunga e ripida discesa, quindi una lieve ascesa (2.5 km al 2.5%) verso Solopaca e un'altra discesa. Si incontra presto la salita, anche questa tosta, verso l'Intergiro di Guardia Sanframondi (4.4 km al 7.3%), dopo il quale iniziano 20 km ondulati - ascese a Civitella Licionio (circa 1.5 km al 6%) e Cusano Mutri (circa 1 km al 6%) - che portano ai piedi della salita finale di Bocca della Selva (17.9 km al 5.6%, max 10%); l'ascesa è spezzata da un paio di tratti in discesa, senza i quali la pendenza è spessa accentuata ma regolare, un po' come a Prati di Tivo; si susseguono tre tronconi: 6.2 km al 6.2% fino a Pietraroja, 3 km al 6% fino al Bv. per Sepino e 6.4 km al 7.2% per arrivare al traguardo; sono duri soprattutto gli ultimi 4 km quasi tutti all'8/9%, con una punta al 10% a 500 metri dall'arrivo.
Mercoledì 15 maggio - 11a tappa: Foiano di Val Fortore - Francavilla al Mare (207 km)
Tornano di scena i velocisti in una frazione lunga, ma priva di grandi difficoltà. L'avvio nel cuore dell'Appennino costringe ad avere una partenza complicata, con le salite a San Bartolomeo in Galdo (circa 6.5 km al 3.5%), al GPM di Pietracatella (8.5 km al 5.4%, max 10%) e a Ripabottoni Stazione (circa 4 km al 5%). Segue un lungo tratto a scendere che conduce sul mare, per percorrere gli ultimi 100 km completamente pianeggiante lungo l'Adriatico. Anche da un punto di vista planimetrico il finale è semplicissimo, con sole due curve a destra ad angolo retto che dalla SS16 conducono sulla retta conclusiva di 3.5 km completamente rettilinei.
Giovedì 16 maggio - 12a tappa: Martinsicuro - Fano (193 km)
La 12a tappa è quella dei muri, nemmeno poi così leggerina, anche se l'arrivo a Fano costringe ad un finale leggermente più blando visto che siamo distanti dalle vere coste marchigiane che quasi ogni anno animano la Tirreno-Adriatico. In ogni caso dopo una cinquantina di km pianeggianti, la tappa incontra una serie di salite (alcune muri veri e propri, altre sono piuttosto blande) che termina solo a ridosso del traguardo (se ne contano almeno una quindicina). Si inizia con un primo blocco molto esigente senza tratti di respiro: Crocette di Montecosaro (8.2 km al 2.7%, con punte fino al 13% per raggiungere Civitanova Alta); Bv. per Montelupone (1.8 km al 6%); Recanati (Traguardo volante, 3.4 km al 6.5%, max 18%); Bv. per Castelfidardo (1 km al 5%); Osimo (GPM, 1.5 km al 5.5%, max 12%; il dato ufficiale di 7 km include anche la prima parte a Castelfidardo); Villa San Paterniano (700 metri all'11%, max 15%); San Paterniano (700 metri al 5%); Costa dei Gatti (400 metri all'8%). Dopo questa sequenza si incontra un tratto facile di 13 km, poi tornano a susseguirsi altre asperità: Monsano (GPM, 4.2 km al 4.1%, tratto duro di circa 1.5 km al 6.5%, max 12%); Ostra (GPM, 1.1 km al 9.4%, max 15%); Ripe (Intergiro, 1.8 km al 5%); La Croce (GPM, 1.6 km al 7%, max 12%; il dato ufficiale di 5.5 km include anche lo strappo di Ripe); Mondolfo (Traguardo volante, 1.7 km al 4.5%, max 15%). Dopo Mondolfo la strada rimane ondulata per 7 km fino al termine della discesa, quindi si incontra un ultimo tratto pianeggiante di 11 km, prima dell'ultima impennata verso Monte Giove su strada strettissima: nell'ordine si incontrano una prima rampa di 250 metri al 13%, 350 metri di respiro e un ulteriore muro di 500 metri al 16%, max 20%; quindi la strada scende per circa 600 metri e risale in modo irregolare per altri 800 fino allo scollinamento. Qui inizia la discesa stretta, tecnica e ripida, su Centinarola, che riporta in pianura quando mancano a circa 7 km dall'arrivo. Da segnalare che gli ultimi 500 metri sono ricchi di curve e non favoriscono l'inseguimento.
Venerdì 17 maggio - 13a tappa: Riccione - Cento (179 km)
Tocca adesso alla tappa biliardo in Pianura Padana: 179 km completamente pianeggianti che saranno benedetti dai velocisti ma probabilmente un po' da tutto il gruppo in vista delle tappe più importanti di tutto il Giro. Si segnalano alcune curve a Pieve di Cento (intorno ai 3 km dal traguardo), cui segue la lieve pendenza del ponte sul Fiume Reno, quindi un'altra serie di 5 curve, abbastanza dolci, che portano sul rettilineo finale di 450 metri.
Sabato 18 maggio - 14a tappa: Castiglione delle Stiviere - Desenzano del Garda (Cronometro individuale - 31.2 km)
Da adesso inizia una serie di tappe cruciali per la classifica generale. Al 14° giorno di gara il gruppo incontra la seconda cronometro, anche questa piuttosto lunga e priva di salite rilevanti. Sotto quest'aspetto è senz'altro più adatta ad un cronoman puro di quanto non lo fosse quella di Perugia, però il tracciato non è in ogni caso lineare: tratti un po' più veloci si alternano ad altri più ricchi di ondulazioni e cambi di direzione che comunque rappresenteranno un fattore.
Domenica 19 maggio - 15a tappa: Manerba del Garda - Livigno/Mottolino (222 km)
La seconda settimana si chiude con quella che in teoria è la tappa regina di questo Giro; nella pratica è senz'altro la più dura ed estenuante, ma il tracciato non è pensato in modo particolarmente intelligente e potrebbe dare vita ad una lunga processione. Per quanto non ben riuscito è a tutti gli effetti un tappone che in 222 km accumula oltre 5000 metri di dislivello superando anche la soglia dei 2000 metri di altitudine. Si parte subito in lieve ascesa con 30 km di fondovalle fino ai piedi della prima ascesa verso Lodrino (7.6 km al 4.2%, max 11%), seguita da una discesa tecnica e, in breve tempo, dalla dura salita al Colle San Zeno (13.9 km al 6.6%, max 14%; sale a gradoni con numerosi tratti in doppia cifra). Abbinata ai successivi 15 km di discesa insidiosa sarebbe un buon punto per fare confusione, ma il gruppo a seguire troverà la lunga risalita della Val Camonica, ovvero oltre 50 km di pianura e falsopiano dove invece è lecito immaginarsi decollare il vantaggio dei fuggitivi. Già ad Edolo la strada inizia a salire per quasi 5 km (4.3% di media) fino all'inizio formale del Passo del Mortirolo, che seppur affrontato dal suo versante meno nobile è pur sempre una signora salita di 12.6 km al 7.6% con rampe fino al 16%. Forse qui la corsa potrebbe entrare già più nel vivo anche per via della discesa estremamente tecnica, ma dalla vetta mancano ancora 67 km all'arrivo, 53 da fine discesa, forse troppi per attendersi qualcosa, anche perché a seguire c'è l'anomala risalita della Valtellina: si tratta di un fondovalle, ma di fatto nella prima parte è salita vera (12 km con una media del 3.3% con punte anche fino al 10%) anche se pedalabile ed è difficilissimo da interpretare; seguono poi 8 km quasi pianeggianti. Si torna a salire alle porte di Bormio verso il traguardo con abbuoni delle Motte (3.1 km all'8.1%, max 12%). Dopo una breve discesa e 3 km di fondovalle inizia subito la salita al Passo di Foscagno (14.6 km al 6.5%, punta del 12% nel primissimo tratto) di per sé pedalabile e poco stuzzicante, ma che dopo una tappa così dura potrebbe anche risultare sufficiente a mandare qualcuno in crisi, anche grazie al fattore altitudine. Chiunque si sentisse bene avrebbe certo più convenienza a scavare distacchi su una salita veloce ma pur sempre impegnativa come il Foscagno, piuttosto che aspettare la rampa da garage conclusiva dove guadagnerebbe solo pochi secondi. Infatti lo scollinamento del Foscagno avviene ad appena 8.7 km dall'arrivo e dopo 4 km di discesa, si torna a salite per gli ultimi 4.7 km al 7.6%: un primo tratto regolare di 2.9 km al 6.5% (max 9%) porta al Passo di Eira, dove si svolta a sinistra per l'inedita rampa finale del Mottolino di 1.8 km al 10% con punte fino al 19%. Si segnala che dopo aver superato quota 2000 metri a poco meno di 5 km dal traguardo, gli oltre 13 km che portano all'arrivo si svolgeranno interamente sopra questa soglia, restando in alta quota per una trentina di minuti.
Lunedì 20 maggio - Riposo
Martedì 21 maggio - 16a tappa: Livigno - Monte Pana (202 km)
Come da tradizione, dopo il giorno di riposo, ci sta un tappone; tuttavia ancora più che la tappa precedente, la sua realizzazione è a dir poco anomala: si nota subito lo Stelvio a 150 km dal traguardo seguito da quasi 100 km fondovalle che ammazzano la fantasia. Quasi certamente ci sarà un no contest almeno fino alle ultime difficoltà, ma chissà che proprio una conformazione così insolita non possa provocare imprevedibilità. Va considerato che ripartire con 3 salite sopra i 2000 metri subito nei denti dopo il giorno di riposo è un'incognita mica da ridere e forse azzardare un forcing per vedere se qualcuno si becca la cotta potrebbe valere la pena. Come accennato, si parte subito in salita superando nuovamente Passo di Eira (4.5 km al 6.5%, max 8%) e Passo di Foscagno (4 km al 6.7%, max 10%) in senso contrario alla domenica e rimanendo per 15 km sopra i 2000 metri; dopo la discesa e soli 7 km di pianura arriva subito la Cima Coppi per eccellenza, il Passo dello Stelvio (19.6 km al 7.5%, max 15%), con scollinamento a quota 2758 metri, dopo oltre 10 km pedalati sopra quota 2000; quindi si percorre la lunga ed impegnativa discesa verso la Val Venosta. Fin qui tutto fantastico, poi però ci sono 90 km di fondovalle da Prato allo Stelvio a Prato all'Isarco, che però potrebbero passare più velocemente del previsto, considerando che fino a Bolzano la strada è sempre a favore, con almeno tre tratti di discesa vera e propria (tant'è che da circa 900 metri di altitudine si scende fino a poco più di 200). Salvo strani imprevisti tutto è rimandato al finale, non particolarmente esaltante nemmeno prendendolo da solo, ma comunque tosto, soprattutto alla luce di una partenza così complicata. La salita al Passo di Pinei (in tutto 23.3 km al 4.7%) è decisamente variegata: prima si affronta un primo troncone tosto di circa 7.5 km al 7.3% (max 11%) per raggiungere Fiè allo Sciliar; quindi quasi 7 km di falsopiano (1.5% di media) e un tratto di 2.8 km al 5% (max 10%) attraverso Siusi allo Sciliar; infine dopo un paio di km di discesa su Castelrotto inizia l'ultimo tratto di 5.4 km al 7%, con una prima impennata di 2.1 km all'8% (max 15%), 1 km di respiro al 3.3% e gli ultimi 2.3 km all'8%. La discesa di 5 km porta ad Ortisei dove la strada torna subito a salire per gli ultimi 6.5 km al 6.1% verso Monte Pana: in realtà i primi 4.3 km (media 4.2%, max 12%) sono il fondovalle che porta a Santa Cristina Val Gardena; dopo 200 metri di discesa inizia la vera impennata conclusiva di 2 km all'11.8%, con punte fino al 16%. Alla fine, nonostante la lunga fase morta centrale, si sommano comunque oltre 3500 metri di dislivello complessivo.
Mercoledì 22 maggio - 17a tappa: Selva di Val Gardena - Passo Brocon (159 km)
Altra giornata di alta montagna, una tappa breve e frizzante nel cuore delle Dolomiti: se l'idea di fondo è buona, anche in questo caso la messa in pratica appare meno efficace, visto che l'unica salita ad avere lunghi tratti in doppia cifra è proprio l'ultima, contravvenendo alla regola base del disegno delle tappe di montagna, mentre le altre (eccetto forse il Passo Sella) sono decisamente blande. Rimane comunque una giornata che mette in fila 5 salite con pochissimi punti morti e discese di cui tener conto che potrebbe risultare anche spettacolare; in 159 km si sommano circa 4000 metri di dislivello. Si parte letteralmente in salita con il Passo Sella (8.9 km al 7.4%, max 11%; il dato riportato sull'altimetria è più corretto di quello schedato sul Garibaldi di soli 5.5 km), che come il giorno prima sarà un bello sparaucchio che costringe a pedalare subito su pendenze abbastanza cattive e superare anche i 2000 metri di altitudine. Scesi a Canazei si percorre l'unico tratto in fondovalle di tutta la tappa, circa 27 km fino a Predazzo che passeranno velocissimi (-1.6% di media). A Predazzo inizia la ben poco ispiratrice salita del Passo Rolle di 19.8 km al 4.8% di media, che presenta un primo tratto più arcigno di 4.5 km al 7.3% (max 10%) e un secondo di circa 6 km al 6.5% separati da circa 9 km più semplici. Si entra comunque nella fase più intensa della tappa, perché dopo la lunghissima di oltre 20 km su Fiera di Primiero e un brevissimo fondovalle fino a Imer, si sale subito il Passo Gobbera (5.7 km al 6%, max 11%), seguito dalla deviazione verso Zortea (2 km al 3.5%, max 10%) e successiva discesa tecnica. Poi a Can San Bovo si risale subito, senza respirare, al Passo Brocon (13.3 km al 6.5%, max 12%, affidandosi anche qui al dato sull'altimetria, anziché a quello del Garibaldi), ascesa non tremenda ma che si può comunque prestare ad un'azione. In cima si trovano 4.5 km di altopiano, quindi la discesa veloce (ma comunque non banale) su Castello Tesino. Un primo strappo di circa 800 metri al 6% porta al traguardo con abbuoni di Pieve Tesino, poi si volta a destra per la Val Malene e si torna sul Brocon dal versante inedito di 11.8 km al 6.6%: la salita vera e propria comincia dopo un paio di km e termina un po' prima del traguardo (circa 9.5 km al 7.6%); si incontra un primo strappo di di circa 2 km al 7%, poi uno spiano di circa 1.5 km al 4%, quindi il tratto più duro di 4.5 km al 9.6% (max 13%); questo termina a soli 2 km dal traguardo, con un tratto quasi pianeggiante di 500 metri, seguito da un'altra impennata di 800 metri al 9%, seguita dagli ultimi 500 metri nuovamente in falsopiano (1.5%).
Giovedì 23 maggio - 18a tappa: Fiera di Primiero - Padova (178 km)
Giornata cuscinetto tra le frazioni dolomitiche con volata a Padova al termine di 178 km decisamente abbordabile. Muovono l'altimetria soltanto il GPM di Lamon (3.4 km al 5.8%, max 12%) e qualche saliscendi intorno a Valdobbiadene sulle colline del Prosecco. Sono invece completamente pianeggianti gli ultimi 100 km. La frazione è quindi favorevole alle ruote veloci, anche se spesso in questo contesto le squadre non hanno le forze per tenere chiusa la corsa e la fuga del mattino ha qualche chance in più di arrivare in porto. Il finale è esso stesso molto lineare: si segnala soltanto una curva a sinistra su rotonda a 900 metri dall'arrivo e l'ultima ad angolo retto a destra a 450 metri dal traguardo.
Venerdì 24 maggio - 19a tappa: Mortegliano - Sappada (157 km)
Siamo quasi alla fine e il Giro mette sul piatto una frazione mista con salite brevi ma cattive che potrebbero prestarsi a qualche trabocchetto. La tappa è breve ma accumula comunque circa 2500 metri di dislivello, di cui almeno 2000 sono concentrati negli ultimi 70 km. Salvo qualche ondulazione la prima vera salita verso Rosa dei Venti (circa 6 km al 4.5%) arriva dopo 87 km. Quindi si scende su Paularo dove inizia l'intenso Passo Duron (4.4 km al 9.7%, max 18%). Con una discesa molto tecnica si arriva a Paluzza, poi si torna subito a salire verso il traguardo con abbuoni di Cercivento, dove poi inizia anche formalmente la salita a Sella Valcalda (5.4 km al 6.5%, max 12%; tratto di 3.5 km all'8.5%), meno ripida ma comunque tosta. Altra discesa insidiosa (ma più veloce) su Comeglians, dove inizia la lenta risalita verso Sappada di oltre 20 km totali, con un primo tratto di circa 4 km al 5% e 9 km di falsopiano fino a Forni Avoltri dove inizia formalmente la salita di Cima Sappada (8.3 km al 4.8%): dopo un primo tratto di 2.8 km al 5%, si percorrono 2.5 km facili attraversando la Carnia Arena; infine si torna sulla statale per l'ultima impennata di 3 km all'8.3% (max 15%). Lo scollinamento avviene a 6.2 km dall'arrivo: la strada scende dolcemente fino ai -2 km, poi si torna a salire verso il centro di Sappada (1 km al 5.4%, max 10%) prima dell'ultimo km nuovamente in lieve discesa.
Sabato 25 maggio - 20a tappa: Alpago - Bassano del Grappa (184 km)
Ultima giornata cruciale per la classifica generale: una tappa affascinante con doppia ascesa ravvicinata al Monte Grappa dal suo versante più duro. Esce fuori un dislivello complessivo di circa 4000 metri, di cui 3300 sono concentrati negli ultimi 100 km. Si parte subito in lieve ascesa verso la Sella di Fadalto (circa 2 km al 4%), quindi si scende a Vittorio Veneto e si sale a Revine (circa 2 km al 5%) e dopo altre ondulazioni al primo GPM in vetta al Muro di Ca' del Poggio (1.2 km al 12.2%, max 18%). Segue un tratto pianeggiante e poi altre ondulazioni da Pederobba a Crespano, subito prima di entrare nel circuito finale. I giochi si fanno sulla durissima ascesa del Monte Grappa da Semonzo (18.1 km all'8.1%): dopo l'imbocco si trovano subito 9.7 km all'8.4% abbastanza costanti; dopo 1.5 km irregolari con tratti di discesa inizia la rampa più dura di 2.8 km all'11%; dopo altri 500 metri di respiro inizia l'ultimo tratto assassino di 3.5 km al 9.5% che procede a strappi (max 17%). Come risaputo la discesa su Romano d'Ezzelino è assai tecnica, in questo caso però sarà spezzata dal duro strappo del Pianaro (1.5 km al 9%, max 15%) che al secondo passaggio mette in palio anche secondi di abbuono. Bastano appena un paio di km per tornare ai piedi della salita. Al termine del secondo giro bastano 5 km per raggiungere l'arrivo dalla fine della discesa.
Domenica 26 maggio - 21a tappa: Roma (EUR) - Roma (125 km)
Il Giro sta per finire, ma rimane ancora l'affascinante chiusura per le strade della Città Eterna. La tappa prende il via dal quartiere EUR e nella prima parte percorre andata e ritorno Via Cristoforo Colombo per raggiungere il Lido di Ostia e tornare in centro transitando nuovamente dalla zona del via. A questo punto si transita sul traguardo - spostato dai Fori Imperiali a via San Gregorio per assenza di spazi a causa dei lavori alla MetroC - ed inizia il circuito finale di 9.5 km da ripetere 8 volte. Il circuito è abbastanza simile allo scorso anno, ma leggermente più breve e lineare: dopo aver fiancheggiato il Colosseo e percorso i Fori Imperiali, si raggiunge il Lungotevere, che si percorre verso sud fino al Circo Massimo; quindi si percorre un anello intorno alle Terme di Caracalla (con un tratto in lieve ascesa a 2 km dall'arrivo), per immettersi su via San Gregorio a 350 metri dal traguardo. Da segnalare che ad ogni giro si percorre un totale di quasi 1 km su sanpietrini, tra cui il rettilineo di arrivo medesimo.