Vingegaard, prove tecniche di Touricidio
Il danese stacca Pogacar nella tappa, la quinta del Tour de France, in cui Hindley compie un capolavoro e fa tappa e maglia gialla centrando la fuga di giornata in cui era presente anche Ciccone, secondo
Non che la critica voglia sempre e solamente essere rivolta contro il Giro d'Italia, ma ancora una volta bisogna rilevare come il Tour de France ci riconcili con il ciclismo e in particolare con i grandi giri dopo la bruttura terribile della Corsa Rosa. Negli ultimi due anni la differenza è stata talmente macroscopica che ormai sottolineare la differenza tra Giro e Tour a livello di spettacolo è scontato, a differenza di quanto avveniva nel decennio scorso, in cui le Grande Boucle noiose furono molteplici. La colpa non è dei percorsi, in Italia sempre all'altezza del fascino del Giro, bensì degli atleti, che sulle strade francesi mettono il cuore e nella penisola italica preferiscono invece non rischiare e correre costantemente con il bilancino, limitandosi al compitino e spesso anche a molto meno.
Non è un caso che uno dei primattori del ben poco emozionante Giro 2022 è stato oggi il protagonista assoluto di una frazione che a suo modo è già parte della storia del Tour de France. Jai Hindley ha infatti confezionato un numero tattico e atletico di altissima scuola, centrando l'enorme fuga partita nei primi chilometri di corsa (risultato complicatissimo da raggiungere per un corridore temibile come l'australiano) e poi staccando tutti i compagni di avventura sul Marie Blanque e andandosi dunque a prendere sia la tappa che la maglia gialla, guadagnando sensibilmente in classifica su tutti gli altri, Pogacar e Vingegaard compresi.
I due grandi favoriti erano attesi allo scontro frontale già in questa tappa che forse in un altro scenario - e torniamo purtroppo sempre sul Giro - sarebbe stata battezzata tappa da fuga e pascolo per il gruppo. Complice invece il tentativo di Hindley i due big si sono mossi in prima persona, facendo il vuoto grazie all'impulso di un Kuss che si dimostra ad ogni grande giro disputato il miglior gregario per la salita che esista al mondo. Jonas Vingegaard però ha chiuso subito la questione e alla luce di quanto avvenuto oggi risulta difficile aspettarsi un vincitore diverso dal danese a Parigi.
Vero, deve riprendere 47" a Hindley e non sarà facile, ha un margine che non assicura tranquillità rispetto a Tadej Pogacar, ma la gamba che ha palesato oggi sulle vere pendenze della salita finale sono un'indicazione più che chiara su chi sarà probabilmente il padrone della corsa nelle prossime due settimane e mezzo e anche su quale squadra sarà riposto il lavoro durante la restante fetta di Grande Boucle. Una Jumbo che oggi si è mossa bene inserendo Van Aert in fuga e permettendosi quindi di non aiutare la UAE nella rincorsa a Hindley, ma che poi nel momento clou ha accesso la miccia e con il suo capitano già seminato gli inseguitori. La lotta per la vittoria finale e per il podio è ancora decisamente aperta, ma segnali e indizi, oltre allo spettacolo, sono usciti chiaramente da queste prime cinque frazioni. E le salite sono appena iniziate…
La cronaca della quinta tappa del Tour de France 2023
Dopo soli quattro giorni si giunge già su una delle due catene montuose che hanno scritto la storia della Grande Boucle: i Pirenei. La quinta frazione, la Pau - Laruns di 162.7 chilometri, sembra già deputata a scavare importanti solchi nella classifica generale. Fanno paura il Col de Soudet (15.2 km al 7.2%, HC e scollinamento ai -75), il Col d'Ichère (4.2 km al 7%, terza categoria, scollinamento ai -37) e soprattutto il Col de Marie Blanque (7.7 km al 8.6%, prima categoria e scollinamento ai -18). In cima a quest'ultimo colle sono in palio secondi bonus: 8" al primo, 5" al secondo e 2" al terzo.
La battaglia non può che scattare sin dal primo tratto in pianura lungo quasi settanta chilometri, in cui saranno tani i corridori e tante le squadre a voler cercare la fuga. Sin dai primi chilometri inizia quindi l'agonia di Fabio Jakobsen (Soudal Quick-Step), menomato gravemente dalla scivolata di ieri sul circuito di Nogaro e accompagnato nella sua sofferenza dal fido scudiero Michael Mørkøv, che cerca di rincuorarlo e dargli forza per restare nella scia dell'ammiraglia e poter ancora sperare in un rientro che risulterebbe assolutamente salvifico per il prosieguo dello stesso Tour de France 2023.
La lotta per la fuga si fa furiosa e sin dai primissimi metri si muovono uomini del calibro di Mathieu van der Poel (Alpecin-Deceuninck), Wout van Aert (Jumbo-Visma) e Julian Alaphilippe (Soudal). Il tentativo buono sembra indovinato varie volte, ma in ogni occasione il plotone riesce poi a rifarsi sotto, annullando le fatiche di tutti coloro che erano coinvolti nell'azione. Solamente ai -136 prende il largo la fuga buona: davanti si trovano ben 36 corridori, decisamente troppi affinché il plotone possa dormire sonni tranquilli, anche perché nel drappello non mancano uomini buoni non solo la vittoria di tappa ma anche per la generale, su tutti Jai Hindley (BORA-hansgrohe), entrato in fuga senza nemmeno spendere troppe energie. Il peso dell'inseguimento è tutto sulle spalle della UAE Emirates, con Matteo Trentin e Vegard Stake Laengen a doversi spendere per tenere sotto controllo il vantaggio dell'enorme fuga, un compito arduo per una sola squadra, ancora una volta messa sotto pressione come era già successo diverse altre volte nelle ultime edizioni. Nel frattempo, complice il rallentamento fisiologico successivo alla partenza della fuga, riesce a rientrare in gruppo Jakobsen e poco dopo anche Quinn Simmons (Lidl-Trek), caduto ai -126 ma subito ripartito nonostante le evidenti escoriazioni.
Questi i nomi dei 36 al comando: Tiesj Benoot, Christophe Laporte e Wout van Aert (Jumbo), Felix Grossschartner e Marc Soler (UAE), Omar Fraile e Dani Martínez (INEOS Grenadiers), Valentin Madouas (Groupama-FDJ), Esteban Chaves e Rigoberto Urán (EF Education-EasyPost), Julian Alaphilippe, Kasper Asgreen e Rémi Cavagna (Soudal), Jack Haig (Bahrain-Victorious), Jai Hindley, Emanuel Buchmann e Patrick Konrad (BORA), Giulio Ciccone, Juan Pedro López e Mads Pedersen (Lidl), Clément Berthet, Felix Gall e Aurélien Paret-Peintre (AG2R Citroën Team), Bryan Coquard (Cofidis), Matteo Jorgenson e Gregor Mühlberger (Movistar Team), Chris Hamilton (DSM-firmenich), Hugo Houle e Krists Neilands (Israel-Premier Tech), Christopher Juul-Jensen (Team Jayco-Alula), Anthony Delaplace (Arkéa-Samsic), Victor Campenaerts e Maxim Van Gils (Lotto Dstny), Harold Tejada (Astana Qazaqstan), Torstein Træen (UNO-X Pro Cycling Team) e Mathieu Burgaudeau (TotalEnergies).
I più vicini al leader Adam Yates (UAE) sono Van Aert (16" di ritardo), Hindley (+22"), Buchmann e Ciccone (entrambi +43").
Ai -118, sulla scia dell'attacco di Campenaerts, si forma davanti un quartetto; con il belga della Lotto troviamo anche Pedersen e Coquard, interessati allo sprint intermedio di Lanne-en-Barétous (-114), e Van Aert, entrato in modalità Terminator. Il traguardo volante se lo aggiudica Coquard su Pedersen e il belga della Jumbo. Successivamente il francese si rialza, lasciando il solo terzetto a scontrarsi con i trentatré inseguitori, distanti 30" allo sprint, e il gruppo che in quel frangente paga già 2'30" alla testa della corsa. L'inizio della salita è posizionato ai -90: a quel punto - dopo una trentina di chilometri al vento - il margine di Campenaerts, Van Aert e Pedersen è di circa 1'15" sul gruppetto guidato da Cavagna e Konrad, impegnato a tutelare i due leader Hindley e Buchmann. Il plotone inizia il Soudet con 2'40" di ritardo dalla testa della corsa; davanti tirano sempre gli uomini della UAE.
Lungo il Col de Soudet Cavagna aumenta bruscamente il passo recuperando un po' alla volta sui tre battistrada, mentre in gruppo è sempre la UAE a dettare il passo. Tadej Pogacar (UAE) si ferma per cambiare bici e riparte con molta calma rientrando immediatamente. A dieci chilometri dallo scollinamento, staccatosi Pedersen dalla coppia belga, è Alaphilippe a scattare, senza però fare grosse differenze. Allora Ciccone decide di mettere davanti López a scandire il passo. Lo spagnolo recupera altri secondi nei confronti della coppia di testa e l'abruzzese scatta a tre chilometri dal GPM, riprendendo subito Campenaerts e Van Aert. L'obiettivo di Giulio è il GPM hors catégorie, ma Gall ha piani diversi e con uno scatto molto deciso lo stacca di ruota, confermando le grandi gambe che aveva già palesato al Tour de Suisse. L'austriaco passa per primo in cima al Col de Soudet aggiudicandosi i 20 punti. Alle sue spalle ci sono a circa 15" Martínez, Ciccone, Hindley, Buchmann e Neilands, ma molti altri possono rientrare nella discesa. Il plotone allo scollinamento paga un passivo di 4'00" dalla testa della corsa: è necessario un cambio di passo per ricucire sullo scalatore australiano della BORA.
In fondo alla discesa davanti son rimasti Benoot, Van Aert, Fraile, Martínez, Mühlberger, Madouas, Chaves, Urán, Alaphilippe, Haig, Hindley, Buchmann, Ciccone, Berthet, Gall, Jorgenson, Mühlberger e Neilands. Il margine sul gruppo è sempre di poco più di 4'00". Quasi subito parte in solitaria Neilands, il quale prende una trentina di secondi e li mantiene per una buona decina di chilometri; dietro di lui scatti e controscatti, l'accordo vacilla finché non evadono dal drappello Alaphilippe e Van Aert. All'inizio del Col d'Ichèrie, ai - 42, la situazione è la seguente: in testa Neilands, a 15" Van Aert e Alaphilippe, a 30" gli altri inseguitori (il gruppo Hindley-Ciccone) e a 4'00" il plotone sempre tirato dalla UAE che nonostante tutto sembra avere la situazione abbastanza sotto controllo. Nulla da segnalare lungo la salita. In cima Neilands ha pochi metri sulla coppia franco-belga, mentre il gruppo Hindley è ad appena 20". Il plotone transita con 3'30" di ritardo.
Alle pendici del Col de Marie Blanque il vantaggio di Neilands, Van Aert e Alaphilippe è di 25" sugli inseguitori dove tirano Paret-Peintre (rientrato insieme a pochi altri in pianura) e Fraile per, rispettivamente, Gall e Martínez. La UAE continua a tirare e il loro gap dalla testa è di 3'00" ai -26, quindi poco più di 2'30" da Hindley alla base del Col de Marie Blanque. Grazie al forcing di Fraile WVA, Neilands e Alaphilippe vengono ripresi a sei chilometri dalla cima. Berthet allora aumenta il passo staccando la maggioranza degli atleti facenti parte del drappello di testa. Davanti sono rimasti solo Gall, Hindley, Buchmann, Ciccone, Haig, Martínez e Madouas. All'attacco di Gall ai -22 reagisce il solo Hindley, il quale ha tutti gli interessi per dare il massimo e guadagnare quanto più possibile sui favoriti, ossia Pogacar e Jonas Vingegaard (Jumbo).
A 3 dalla vetta dietro si muovono gli Jumbo, con Sepp Kuss a tirare il collo a tutti i favoriti, tra cui Egan Bernal (INEOS), Romain Bardet (DSM) e Thibaut Pinot (Groupama). Ripreso Van Aert il belga dà una tirata e poi si sposta, lasciando di nuovo strada all'americano, al cui ritmo rimangono solo Vingegaard e Pogacar. Hindley davanti intanto stacca Gall e si invola verso la vittoria parziale e la maglia gialla. A un chilometro dallo scollinamento è giunto il momento tanto atteso: Vingegaard scatta secco e lascia sul posto Pogacar, che decide di non rispondere e proseguire del proprio passo puntando sul rientro in discesa e pianura. Il danese fa il vuoto e transita al GPM con appena 1'04" da Hindley, che ha preso gli 8" di abbuono in palio per il primo (Gall i 5" del secondo e Ciccone i 2" del terzo). Il passivo di Pogacar al GPM è già di 40" e alla sua ruota c'è Kuss, piantatosi lì per cercare di colpire il morale dello sloveno. David Gaudu (Groupama), Mattias Skjelmose Jensen (Lidl), Carlos Rodriguez (INEOS) e gli Yates sono altri 25" più indietro.
In discesa il danese della Jumbo riprende prima Ciccone e Buchmann e successivamente Gall, ma nessuno dei tre gli dà cambi: l'austriaco preferisce risparmiare le forze per la volata per il secondo posto, Buchmann deve tutelare Hindley e Ciccone gli interessi di Skjelmose (che però non cozzano con la vittoria di tappa di Giulio, a meno che nell'ammiraglia Lidl non pensino che il danese possa sfidare il connazionale vincitore del Tour 2022). Pogacar invece attende gli altri inseguitori, i quali tutti insieme cercano unendo le forze di limitare i danni da Vingegaard, che dal GPM all'arrivo mangia altri 30" all'australiano della BORA.
Per Hindley arriva il primo successo in carriera al Tour abbinato ad un numero di alta scuola che mai si era visto nel ciclismo contemporaneo: uno dei grandi favoriti per il podio che centra la fuga numerosa in una delle prime frazioni della prima settimana. Ciccone a 32" vince la volata per il secondo posto battendo Gall e Buchmann, mentre uno stremato Vingegaard chiude a 34" non raccogliendo abbuoni. Il danese può però consolarsi per la botta data a tutti gli uomini di classifica che di nome non facciano Jai: 1'04" guadagnato su Skjelmose, Pogacar, Gaudu, Rodriguez, Simon Yates (Jayco) e Adam Yates; 1'23" su Ben O'Connor (AG2R), Tom Pidcock (INEOS), Bardet e Pinot; 2'21" su Guillame Martin (Cofidis), Mikel Landa (Bahrain), Louis Meintjes (Intermarché-Circus-Wanty); 2'47" su Bernal.
La nuova classifica generale vede Hindley in maglia gialla con 47" su Vingegaard, 1'03" su Ciccone, 1'11" su Buchmann, 1'34" su Yates e ben 1'40" su Pogacar.
Domani altro tappone potenzialmente importante per l'esito del Tour. La Tarbes - Cauterets-Cambasque di 144.9 chilometri presenta quattro colli, tre dei quali o di prima categoria o addirittura HC. Il primo è la Côte de Capvern-les-Bains (5.6 km al 4.6%, terza categoria), il secondo il Col d'Aspin (12 km al 6.5%) e il terzo il mitico Col du Tourmalet (17.1 km al 7.3%, HC nonché Souvenir Jacques Goddet) che termina a 48 chilometri dal traguardo. La salita finale che porta al traguardo è quella di Cauterets-Cambasque (16 km al 5.4%). Lo spettacolo è quasi assicurato, resta da vedere se i big attenderanno il finale o si muoveranno già sul Tourmalet.