Paroz flies AKROS the universe
Sibiu Tour, lo svizzero si sobbarca oltre 160 km di fuga e vince in solitaria diventando il nuovo leader
Dal nostro inviato
Non spesso ma capita che Davide batta Golia, per altro in versione svagata e sfortunata; oggi è stata una di quelle giornate, quella in cui un onesto giovane corridore rimane per oltre 4 ore, di cui 2 da solo, a prendersi il vento conquistando la prima gioia di una carriera sinora priva di successi, se si eccettua una piccola corsa locale vinta da dilettante. Qui invece vince da professionista contro i professionisti, Justin Paroz, che si regala un momento da ricordare per tutta la vita.
Tappa lunga e sulla carta facile da Sibiu a Sibiu
Il prologo di ieri è servito, oltre che per ammirare le bellezze del centro città, a far sciogliere le gambe ai 104 corridori presenti al Sibiu Tour. Oggi non si scherza più con la tappa più lunga della cinque giorni in Transilvania, la Sibiu-Sibiu di 191.8 km. Tracciato ondulato nella prima parte, dove vengono affrontate delle propaggini dei Carpazi, prima di risalire verso nord in direzione Miercurea Sibiului, posta a metà tracciato.
Rimangono due strappetti da affrontare, con l'esigente dentello di Pauca (820 metri al 9.2%) come quarto e ultimo gpm a 73 km dalla fine. Non mancano i saliscendi anche nella fase finale, ma il ritorno verso il capoluogo del distretto non è arduo al punto da mandare in difficoltà le ruote veloci, che potranno giocarsi le proprie opportunità nel lungo Bulevardul Victoriei, in quella che, sulla carta, è una delle due tappe a loro riservate.
A fatica, ma parte la fuga. E subito guadagna
Il km 0 viene varcato alle 13.30 ora locale, in ritardo di mezzora sulla tabella di marcia (non sarà l'unica dilatazione dei tempi nel corso della giornata). I tentativi non mancano, compreso uno formato da otto elementi - Emanuele Onesti, Adriaan Janssen, Szymon Tracz, Joël Suter, Jon Bozic, Davide Bais, Roman Kustadinchev e Austin Stephens - ma le formazioni escluse, Androni Giocattoli e Team Novak in particolare, riescono a chiudere prima del traguardo volante di Cisnadie (km 9.6) vinto da Stacchiotti, che virtualmente diventa leader della corsa.
Il nervosismo di attaccanti e gruppo prosegue fino al km 26 quando parte finalmente la fuga che soddisfa tutti sia per composizione (solo in due) che per identità, dato che si tratta dello sloveno Jon Bozic (Adria Mobil) e dello svizzero Justin Paroz (Akros Thömus), discreti corridori ma non certo potenziali minacce. Il gruppo sin da subito si allarga, consentendo loro di possedere 2'35" al km 35 e addirittura 5'35" in vetta al gpm di Cisnadioara (km 39.7), dove Paroz transita per primo.
Non si contano le forature, Hishimura cade e ci rimette la spalla
Dopo che i due al km 45 giungono a possedere 6', Androni Giocattoli-Sidermec e Giotti Victoria sono le uniche formazioni che si mettono d'accordo nel cercare di tenere sotto controllo la fuga, mettendo a lavorare rispettivamente Matteo Busato e Daniel Crista. La loro ha il merito di non far più lievitare il margine della coppia di testa, che conclude le insidiose rampe di Calugaru (km 54.5) con 5'30" da amministrare, mentre nella coda del plotone si staccano definitivamente un paio di elementi della Massi Vivo-Grupo Oresy.
Più che la salita, è la discesa a diventare un possibile punto di svolta: già di per sé tortuoso, il declivio è alle prese con dei lavori di manutenzione, con una parte della carreggiata estremamente polverosa e ricca di sassi, anche di dimensioni importanti. Contestualmente, ecco l'incubo di ogni ammiraglia (e dei regolatori in moto): una lunga lista di forature, con corridori sparsi da ogni parte in attesa del supporto dei meccanici. Sono quasi una ventina gli atleti fermi a bordostrada, ma c'è chi sta anche peggio: è Yukinori Hishmura, giapponese della Amore&Vita-Prodir che cade rovinosamente coinvolgendo marginalmente anche Riccardo Stacchiotti, che riparte senza problemi. Il nipponico deve invece terminare la corsa anzitempo, avendo riportato la doppia frattura della clavicola e della scapola.
Per un attimo il gruppo si spezza, fioccano i ritiri: abbandona anche Novak, corridore non banale
Tutti questi inconvenienti fanno sì che il gruppo si spezzi: dietro rimangono in una quarantina fra cui la maglia gialla Ivar Slik (Monkey Town-A Bloc), l'attardato Riccardo Stacchiotti e Matteo Pelucchi, ovvero sia i primi tre del'ordine d'arrivo di ieri. Il plotone si riforma nella sua interezza pochi metri prima del traguardo volante di Orlat Manastire (km 65), dove Paroz precede Bozic; l'accelerata per cercare di impedire il rientro degli staccati fa crollare il ritardo, che si attesta poco sotto i 3'.
Tira tu che poi tiro io ed ecco che dopo il rifornimento di Saliste (km 70.3) il plotone cala bruscamente l'andatura, per altro in un tratto favorevole alla marcia, facendo così risalire il ritardo sopra i 4'. Non mancano, intanto, i ritiri: la nazionale di casa rimane già con soli due elementi, dato che Dan-Mihai Babaita e Marius Petrache alzano bandiera bianca (il secondo per una banale caduta senza conseguenze), imitati dal duo della Massi Vivo-Grupo Oresy Salman Altamimi e Samuel Coronel, con il primo che appare trasfigurato nel pedalare tutto solo verso un traguardo che appare una chimera.
E la corsa perde anche un altro elemento: cade e si ritira Carl Eduard Novak, quarantaduenne fondatore dell'omonimo Team Novak e soprattutto atleta che ha scritto la storia sportiva della Romania. È lui, infatti, ad aver ottenuto la prima medaglia (nel 2008) e il primo oro (nel 2012) per il paese ai Giochi Paralimpici; già, perché il presidente della Federciclismo rumena (ruolo che ricopre dal 2013) nell'ormai lontano 1996 è stato coinvolto in un incidente automobilistico che gli ha causato l'amputazione del piede destro. Al mestiere di avvocato continua, nonostante l'età non più verdissima, ad essere parte integrante della squadra, ottenendo nell'ultima settimana il quarto posto nella prova a cronometro e il settimo nella prova in linea ai Campionati nazionali.
Paroz prende e se ne va, il passaggio a livello ferma il gruppo
Il duo di testa prosegue di comune accordo, passando assieme sui gpm di Gusu (km 104) e sul breve ma impegnativo muro di Pauca (km 118), con Paroz in ambedue i casi a prendersi il massimo dei punti in palio. Androni e Monkey Town hanno finalmente trovato l'accordo e viaggiano con 3' di distacco, margine ampiamente alla loro portata da poter chiudere considerando anche il forte vento che rallenta la marcia. E soprattutto perché davanti rimane uno solo, ossia Paroz, che si sbarazza di uno sfinito Bozic subito dopo la discesa dell'ultima salita di giornata.
Ma dietro l'angolo ecco l'inconveniente: a circa 45 km dalla conclusione il gruppo trova un passaggio a livello abbassato che, giocoforza, costringe tutti a mettere piede a terra. Tutti tranne Paroz, passato appena in tempo e che beneficia di questo inaspettato regalo passando allo sprint intermedio di Sura Mica (km 156.4) con quasi 5' sul plotone dove Androni Giocattoli-Sidermec e Gazprom-RusVelo provano a rimediare ad una situazione diventata pericolosa.
Lo svizzero si invola e conquista la prima in carriera
Sulle ali dell'entusiasmo, e sfruttando una leggera brezza favorevole, il solitario elvetico mette tutte le energie che ha mantenendo un vantaggio rassicurante: a 30 km dalla fine passa con poco più di 4', ai meno 20 km con 3'40" e ai meno 15 km con 3'. L'ultima formazione a gettare la spugna è la Gazprom, ma anche i russi devono fare i conti con la realtà: oggi, a vincere, è chi meno ti aspetti.
Justin Paroz è infatti più a suo agio sulle montagne, come lascia presupporre il quindicesimo posto nell'ultima tappa del recente Tour de Savoie; che lo stato di forma fosse ottimale lo si poteva desumere anche dalla quattordicesima piazza del Campionato svizzero élite in linea. Ma che terminasse al meglio un'azione di quasi 165 km di cui 70 in solitaria, ottenendo la prima affermazione a livello UCI, è sicuramente inaspettato. È anche la seconda gioia stagionale per la Akros Thömus, ieri capace di piazzare tre elementi ai primi sei posti.
Nei 10 Totò, Mosca e Ficara, una caduta coinvolge Pelucchi
Il gruppo si ritrova a sprintare in maniera disorganizzata per il secondo posto a 1'50" dal vincitore; in seconda piazza termina Aleksandr Smirnov (Lokosphinx) davanti a Paolo Totò (Sangemini-Trevigiani). Completano la top ten Nico Selenati (Akros Thömus), Frantisek Sisr (Elkov-Author), Michal Paluta (CCC Development Team), Dominik Neuman (Elkov-Author), Jacopo Mosca (D'Amico UM Tools), Pierpaolo Ficara (Amore&Vita-Prodir) e Michal Schlegel (Elkov-Author).
Ordine d'arrivo strano; la ragione è una caduta che avviene all'interno dei 3 km e che coinvolge, fra gli altri, Daniel Muñoz, Federico Burchio, Sergey Shilov e Matteo Pelucchi. Il brianzolo, che giunge al traguardo con la maglietta strappata, conclude anzitempo la sua esperienza nella corsa rumena a causa di un lutto che lo ha colpito e che lo vedrà tornare a casa nella giornata di domani.
Paroz in giallo, domani l'atteso arrivo di Balea Lac
In classifica la maglia gialla passa sulle spalle di Justin Paroz che vanta 1'49" su Riccardo Stacchiotti, 1'50" su Ivar Slik e 1'52" su Joël Suter. Per quanto sia a suo agio in montagna, è difficile immaginare il ventitreenne indossare anche al termine della tappa di domani il simbolo del primato, dato che c'è il tappone più atteso ed affascinante della nona edizione della prova rumena.
Via, come di consueto, a Sibiu, piattone di fatto continuo sino ad Albota dove inizia la lunga salita verso Balea Lac, raggiunta dopo 163.3 km dal via. Ascesa simbolo della corsa, questa, meta obbligatoria per ciclisti e motociclisti di passaggio nella zona dato il suggestivo panorama che lo caratterizza. Ben 23.6 i km all'insù senza soluzione di continuità, con una pendenza media del 6.1% pressoché costante: sempre presente in tutte le edizioni, questo traguardo vede tra i vincitori nomi come Rebellin, Zoidl e la coppia colombiana Bernal e Sosa, dominatrice nelle ultime due scalate. Le premesse per assistere ad un tris ci sono tutte.