La storia di Luigi Masetti, primo cicloturista italiano
Originario di un paese nella provincia di Rovigo, ha viaggiato in Europa e Stati Uniti in modo pionieristico. Quest’anno ricorrono i 160 anni dalla nascita
Cicloturista ante litteram, scrittore, sognatore e ribelle, viaggiò per migliaia di km mantenendosi con quanto aveva appreso nel viaggio stesso.
Luigi Masetti, l'anarchico
Nato nel 1864 a Trecenta, piccolo paese nella provincia di Rovigo, in un Polesine agitato dai molti fermenti sociali di allora, Luigi Masetti è considerato come il primo cicloturista italiano, facendo dei viaggi in bici uno stile di vita prima ancora che una pratica sportiva. Ma fu anche scrittore, e si guadagnò il soprannome di “anarchico delle due ruote” in parte per le sue simpatie politiche, in parte per la sua indole ribelle e sognatrice. Dotato di comunicativa coinvolgente, riusciva ad arringare le folle che lo amavano e ne seguivano le imprese, radunandosi al suo passaggio. Di umili origini, emigrò a Milano ove iniziò a studiare. Usare la bicicletta per viaggiare, soprattutto per viaggi “di piacere”, era considerato all’epoca come un fatto assolutamente improponibile. Invece, la passione per la bici prevalse, lasciò gli studi ed iniziò i suoi viaggi, con pochissimo bagaglio ed una bici di fortuna. Il primo, per un totale di oltre 3000 km, lo portò in giro per l’Europa.
Viaggiare, imparare e lavorare
Arrivato in Svizzera, Luigi Masetti lavorò in diversi alberghi, il che gli consentì di imparare inglese, francese e tedesco. Sfruttò immediatamente tali acquisizioni sia per comunicare nel corso del viaggio, sia per mantenersi impartendo lezioni di lingue. I suoi viaggi europei lo portarono in Francia, Spagna, Germania, Russia; ma anche in Medio Oriente e sino a Capo Nord. Nel percorso trovava alloggi di fortuna, utilizzava l’acqua dei fiumi ed amava conoscere usi e costumi dei popoli che incontrava. Pochi anni dopo ne intraprese un altro che lo portò in Inghilterra e di lì verso gli Stati Uniti. Trovò credito nell’allora patron del Corriere della Sera, che ne finanziò l’impresa con il patto che Masetti narrasse le proprie imprese per il quotidiano. Divenne quindi una sorta di “inviato del Corriere” negli Stati Uniti, che attraversò in lungo ed in largo, incontrando gente comune e personaggi famosi, riuscendo a farsi ricevere anche dal Presidente. I suoi resoconti apparivano con puntate settimanali sul Corriere.
Luigi Masetti ed il cicloturismo attuale
Dopo i suoi viaggi, Masetti rientrò a Milano e sparì dai riflettori. La morte avvenne a Milano nel 1940. Se oggi, nel 2024, lo si ricorda a 160 anni dalla nascita, è perché si può ritrovare nella sua vicenda caratteristiche e competenze che ancora ispirano gli odierni cicloturisti. Il senso di libertà dato dal viaggio in bici e la voglia di conoscere popoli e territori in modo che oggi si definisce “slow”, la fiducia in se stesso, la capacità di organizzarsi, sfruttare le occasioni ed affrontare gli imprevisti: tutte le tipicità del cicloturista. Inclusa la molteplicità di aspetti relazionali e comunicativi che oggi farebbero di Luigi Masetti un seguìto “influencer”.