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Giro d'Italia, le dichiarazioni della vigilia dei principali protagonisti

04.05.2018 10:20

Dumoulin fiducioso, Froome motivato, per Aru è un Giro cruciale mentre Viviani vuole tappe e maglia ciclamino


Tom Dumoulin (Team Sunweb)
«Non sarebbe la fine del mondo se andassi male nella crono di apertura, ma sarebbe bello ottenere un buon risultato è magari vincerla. Non ho ancora visto il percorso, sulla carta sembra vallonato dunque adatto a me. La mia prima impressione di Israele è stata buona. Sono arrivato ieri sera e non ho resistito al desiderio di visitare Gerusalemme, ho preso una bici e sono andato a fare un giro nelle città vecchia. La gente mi guardava in maniera un po' strana perché avevo vestiti normali e una bici da corsa... Un anno dopo la mia vittoria al Giro, la differenza è il modo in cui la gente mi guarda ma io non sono cambiato. Forse all'inizio di stagione volevo far vedere a tutti quanto ero forte, volevo vincere ma le cose non sono andate bene. Ho riflettuto sulla mia situazione e ormai sono molto più fiducioso in me stesso rispetto a qualche mese fa. Ho anche imparato dall'esperienza dell'anno scorso come superare le difficoltà. Non ho provato le tappe di montagna di questo Giro»

Chris Froome (Team Sky)
«Partecipare al Giro d’Italia è stata una decisione presa con la squadra durante l’inverno. Sono passati quasi dieci anni dal mio esordio nella corsa del paese che mi ha accolto da neo professionista con la Barloworld e per la prima volta torno per vincere quest’evento. È una motivazione enorme provare a vincere tre grandi giri di fila. Dalle sensazioni che ho avuto al Tour of the Alps mi sento pronto, ma non posso prevedere il risultato che ci sarà fra tre settimane. Ho una squadra estremamente completa per tutti i momenti di corsa. Non mi baserò solo sulle crono per puntare alla Maglia Rosa. È una corsa che prevede tutti i tipi di terreno. Sono felice di essere andato a guardare certe tappe come lo Zoncolan e la crono (in Trentino). Conoscevo già il Colle delle Finestre. Ci sarà corsa dura. Eravamo preoccupati per la sicurezza prima di venire in Israele ma qui è tutto fantastico. Stamattina siamo andati in bici con i ragazzi della squadra juniores israeliana. Spero che la partenza del Giro sia di ispirazione per i giovani ciclisti locali e che qualcuno di loro diventi un campione del futuro»

Fabio Aru (UAE Team Emirates)
«Siamo arrivati in Israele ieri e abbiamo potuto notare che la temperatura è abbastanza alta. Dovremmo fare attenzione all'idratazione. Sulle strade della seconda e della terza tappa il vento sarà un elemento da non sottovalutare. La crono di apertura presenta dei saliscendi: non sarà facile. Avevo un grande desiderio di tornare al Giro. È un punto cruciale della mia carriera: il momento giusto per vincerlo. Non mi sono mai sentito giovane come ciclista perché quasi sin dall'inizio della mia carriera, nel 2014, ho corso con molta responsabilità sulle spalle, anche se l’ho fatto senza stress. Nella mia squadra sento l’armonia e la serenità per far bene. Ci sono più o meno quindici corridori per la generale. Oltre ai vari Pinot, Pozzovivo e Lopez, che erano in gran forma al Tour of the Alps con Froome in una condizione simile alla mia, Chaves, Yates, Bennett e Woods sono tra gli scalatori da tenere d’occhio. Non penso che saranno lo Zoncolan o lo Jafferau a decidere la corsa, saranno tutte e 21 le tappe»

Thibaut Pinot (Groupama-FDJ)
«Questa è la mia prima visita in Israele e sono piacevolmente sorpreso da quanto è bello. Fa caldo e questo non è l'ideale per le mie caratteristiche. L’anno scorso sono arrivato a 1'20" da Tom Dumoulin: un distacco che avevo accumulato a cronometro ed a causa di una lieve malattia la seconda settimana. Quest’anno spero di non perdere tempo inutilmente e poter puntare al podio. È bello avere vinto il Tour of the Alps battendo Froome, Lopez ed altri ma la forma di ciascun corridore può cambiare molto nei quindici giorni che precedono un grande giro. Non mi lascio entusiasmare da questo risultato anche se ora forse i miei rivali mi prenderanno più sul serio. L'importante per me è di essere in gran forma per attaccare sulle montagne»

Elia Viviani (Quick-Step Floors)
«È un'esperienza molto positiva quella di cominciare il Giro in Israele. Una delle bellezze del ciclismo è di portarci in posti del mondo molto diversi. Sono felicissimo di essere qui a Gerusalemme, una città bellissima e ricca di tanta storia. Devo ancora scoprire il percorso della crono inaugurale prima di decidere se la correrò a tutta con l’obiettivo di prendere la Maglia Rosa nei giorni successivi o mantenere le forze per le due tappe seguenti, che voglio vincere. Ormai sono abituato a correre nel deserto e sono fiducioso di continuare con lo stesso passo. Sono qua con l’intenzione di portare il Giro al termine dopo averlo abbandonato dopo soli otto giorni l'ultima volta. Non voglio che succeda ancora. Uno scenario favoloso ci aspetta a Roma per l’ultima tappa. È una motivazione in più per superare le tappe di montagna. Ogni volta che prendo il via al Giro, voglio la maglia ciclamino, anche se il mio primo obiettivo è di vincere una o più tappe. Firmerei per raggiungere Roma con tre vittorie e la maglia ciclamino»

Gianluca Brambilla (Trek-Segafredo)
«Per me è un po' strano arrivare al Giro d’Italia con così pochi giorni di corsa nelle gambe. Dopo l’Abu Dhabi Tour sono stato fermo per venti giorni per colpa della polmonite. Poi mi sono allenato bene e non sono ritornato in gara prima del Giro della Croazia. Qui punto alla classifica generale. Come già dimostrato in passato, preferisco vincere una tappa piuttosto che piazzarmi oltre il decimo posto. Comincio con l’obiettivo dei top 10 e se non funzionasse, penso di avere nelle gambe una vittoria di tappa»

Domenico Pozzovivo (Bahrain-Merida)
«Ho fatto degli allenamenti duri prima del Tour of the Alps dove ho ottenuto dei buoni risultati. È stato un approccio perfetto al Giro d’Italia. Il ciclismo oramai è uno sport globale, sono abituato a viaggiare per correre e ritengo sia un'opportunità il fatto di esordire fuori dei confini italiani. Spero di poter godermi un po' il paesaggio durante la corsa visto che è la mia prima volta in Israele ma dipenderà della velocità del gruppo. In passato Vincenzo Nibali era un avversario, ora siamo compagni di squadra. Durante la Tirreno-Adriatico abbiamo condiviso alcuni piccoli segreti. Lui è un maestro nel piazzamento in gruppo mentre io ho ancora da imparare. Mi ha anche portato in mountainbike per migliorare le mie doti in discesa. Nella crono di apertura credo di poter perdere circa una quarantina di secondi da Chris Froome e Tom Dumoulin, i migliori al mondo in questa specialità. Il Giro si giocherà nelle montagne. Mi piace molto lo Jafferau per la sua lunghezza»

Alexandre Geniez (AG2R La Mondiale)
«Venire a Gerusalemme per la Grande Partenza del Giro è una novità per noi, ma è bellissimo e storico. Il ciclismo non deve essere confinato a Francia, Italia, Spagna, Belgio e Olanda. Sono venuto al Giro con l’idea di correre per la classifica generale. Sono l’unico leader della squadra mentre l’anno scorso condividevo le responsabilità con Domenico Pozzovivo e mi ero ritirato per il secondo anno di fila. Ogni stagione si riparte da zero. Stavolta, la mia preparazione per il Giro è stata molto buona con un ritiro di due settimane in Sicilia con i miei compagni Matteo Montaguti e Mikaël Chérel. Sono andato a vedere la tappa-trappola di Caltagirone e la salita verso l’Etna: è particolare, non molto lunga e non ripida ma irregolare. È importante sapere dove recuperare»
Notizia di esempio
Inizia con una caduta durante la ricognizione il Giro d'Italia di Chris Froome