Ciclismo Giovanile

Andrea Garosio: «Sogno di trovare una squadra»

07.12.2017 16:06

Intervista al ventiquattrenne bresciano in cerca di una sistemazione per la prossima stagione


Andrea Garosio è un corridore nativo di Chiari, in provincia di Brescia, che in questa stagione ha militato nel Team Colpack. Essendo uno scalatore puro, le corse adatte alle sue caratteristiche sono quelle che presentano salite, anche di una certa pendenza. In quest’annata è stato in grado di vincere il Cirié-Pian della Mussa, il Gran Premio Colli Rovescalesi ed il GP Chianti Colline d’Elsa riuscendo in tutte queste occasioni a fare la differenza quando la strada saliva. Ed inoltre nel finale di stagione ha avuto la possibilità di passare un paio di mesi con la Bahrain Merida con la quale, nel mese di settembre, ha preso parte a cinque corse; nelle quali ha potuto pedalare assieme ai grandi campioni delle due ruote. Ad autunno inoltrato, però, il giovane scalatore è ancora senza una squadra per la prossima stagione. Per andare alla scoperta del corridore bresciano e per capire meglio come sta vivendo questo momento difficile lo abbiamo intervistato.

Andrea, qual è la stata la tua prima bicicletta?
«La mia prima bici è stata una Benedetti e l’ho presa ad un negozio di ciclismo a Palazzolo sull'Oglio vicino a casa mia quando ho iniziato a correre nella categoria G2 alla S.C. Capriolo, il cui presidente era Claudio Corti»

Quando è arrivata la tua prima vittoria?
«Il mio primo successo l’ho ottenuto da giovanissimo a Romano di Lombardia in categoria G4. Nelle altre corse da giovanissimo invece ho conquistato tanti podi ma non riuscivo mai a trovare la via della vittoria. Però sono sempre arrivato nei primi dieci in ogni corsa che ho disputato»

Raccontaci il tuo passato nelle categorie giovanili
«Innanzitutto da giovanissimo, da esordiente, da allievo, e da juniores ho sempre militato nell’S.C. Capriolo. Da esordiente ho raccolto una ventina di podi ma solo due vittorie. Nei finali, anche se ero sempre lì a lottare per le primissime posizioni, trovavo dei ragazzini che erano fisicamente più sviluppati di me e quindi, essendo indietro con la maturazione, ero più penalizzato nel primeggiare. Nella categoria successiva invece ho ottenuto vari piazzamenti tra i quali il secondo posto al campionato regionale ed in tale circostanza sono stato battuto in una volata a due da Alessandro Tonelli. Nel mio secondo anno da allievo ho vinto sette corse tutte con arrivo in salita, il terreno a me più congeniale. Al mio primo anno da juniores ho vinto il Trofeo Paganessi che sicuramente è una delle mie vittorie più importanti perché sono arrivato da solo al traguardo al termine di una fuga di oltre venti minuti, mentre l’anno dopo, oltre ad aver centrato il successo per ben cinque volte, ho indossato la maglia azzurra al campionato europeo e nell’occasione avevo il compito di aiutare Valerio Conti»

E poi sei passato nella categoria under 23
«Il primo anno della categoria l’ho corso nella Casati ma mi sono allenato pochissimo a causa della maturità che dovevo sostenere a giugno per ottenere il diploma di geometra. L’annata successiva invece ho cambiato squadra e sono approdato alla Zalf Euromobil Désirée Fior nella quale ho corso per due stagioni. Con la maglia della squadra trevigiana ho vinto solo la Coppa d’Inverno ma ho aiutato moltissimo i miei compagni»

In questi tre anni invece hai corso nel Team Colpack
«Con la squadra bergamasca mi sono tolto delle belle soddisfazioni come ad esempio un successo di tappa al Giro delle Pesche Nettarine. Poi al Giro della Valle d’Aosta sono salito sul podio di una tappa ed anche questo è da considerarsi un buon risultato. Ed anche in tante altre occasioni sono andato vicino al successo. Ma siccome ci sono poche corse con arrivi in salita duri ho fatto fatica ad emergere visto che la maggior parte delle gare sono circuiti nei quali sono favoriti i passisti veloci e non gli scalatori puri come me»

Come ti sei trovato nella squadra lombarda?
«Alla Colpack mi sono trovato abbastanza bene poiché come organizzazione è una delle migliori squadre italiane della categoria. Poi ovviamente ogni squadra ha i propri pregi e difetti ma in questi anni non mi hanno mai fatto mancare nulla e quando ho avuto dei problemi sono sempre stati disponibili nell’aiutarmi a risolverli. C’è anche da dire che essendo una formazione forte tutti vogliono vincere e bisogna cercare di emergere. Però, se un corridore possiede le qualità per farlo, nel Team Colpack trova una marcia in più per primeggiare»

Hai qualche rimpianto?
«No, non ho nessun rimpianto personale. Il mio unico amaro in bocca è l’assenza di gare dure nella categorie giovanili nelle quali potevo dimostrare tutto il mio talento. Devo anche dire che quando sono passato under 23 con noi ragazzi correvano molti Élite e quindi quest’ultimi, possedendo un’esperienza maggiore, avevano molte possibilità in più di vincere rispetto a noi giovani. Adesso invece molte corse stanno diventando riservate solamente agli under 23 e quindi coloro che sono da poco approdati nella categoria riescono ad ottenere più successi perché devono battagliare solamente con i ragazzi della loro età, o al massimo che hanno uno o due anni in più, mentre quando ero passato io ho dovuto confrontarmi anche con corridori che avevano sei o sette anni più di me in tutte le gare. E non solo in alcune di esse»

C’è qualcosa che ti dà fastidio?
«Sinceramente mi dà fastidio il fatto di non essere riuscito a passare professionista. E questa situazione mi scoccia poiché nella mia testa c’è sempre questo pensiero mi turba»

In questa stagione il tuo successo più importante è arrivato a fine agosto al Gp Colli Rovescalesi
«Sì, sicuramente è stata una grande vittoria anche perché non pensavo di andare così bene. La mia squadra mi aveva comunicato solo il giorno prima che sarei stato alla partenza di questa gara ed in quel periodo non ci pensavo nemmeno che sarei stato tra i partenti. Senza dubbio è stata una bella vittoria anche perché è venuta da sé»

E proprio in quel periodo hai preso parte ad uno stage alla Bahrain Merida
«Esattamente, in agosto ho iniziato un periodo con la squadra di Vincenzo Nibali ed è stata una bellissima esperienza. Per la mia crescita personale è stato veramente importante correre corse professionistiche al fianco di campioni come Vincenzo Nibali, Sonny Colbrelli, Giovanni Visconti e Franco Pellizotti. Poi alla Coppa Bernocchi e al Giro dell’Emilia ho avuto anche la possibilità di assaporare la vittoria dei miei compagni di squadra Colbrelli e Visconti»

Cosa ti è rimasto maggiormente impresso di quei mesi con la squadra capitanata World Tour?
«Quello che più mi ha colpito di più della Bahrain Merida è stata la loro organizzazione e professionalità. Tutta la squadra è sempre stata disponibile con me, dalle cose più piccole a quelle più grandi. E quello che più mi è rimasto impresso è stato che ti venivano a prenderti i vestiti sporchi e ti facevano loro la lavatrice, senza dimenticare che ti portavano il programma al ritrovo di partenza prima della corsa. Rispetto al mondo dilettantistico è veramente tutto diverso anche se, come ho detto prima, il Team Colpack è una squadra molto organizzata e quindi questo salto lo noti meno rispetto ad una qualsiasi altra formazione dilettantistica»

Cosa ti ha fatto più piacere?
«Senza alcun dubbio sono stato felice per l’armonia che c’era nel gruppo ed anche per l’accoglienza che mi hanno riservato sin dal primo giorno. I corridori della Bahrain Merida mi hanno sempre trattato come se fossi un loro compagno di squadra che ero lì a correre assieme dall’inizio dell’anno. Essendo una squadra di campioni sono rimasto veramente colpito da come mi hanno accolto perché non pensavo che avrei ricevuto un ospitalità simile. Infine devo dire che mi ha fatto piacere ricevere diversi insegnamenti sia dai tecnici e sia dai corridori che sono stati molto disponibili con me»

La coppa Bernocchi e la coppa Agostoni le hai corse insieme al tuo compagno di squadra alla Colpack Mark Padun che passerà professionista proprio con la Bahrain Merida
«Esatto, ho disputato queste due corse del trittico lombardo con Padun che è stato bravo a sfruttare l’occasione per compiere il salto di categoria. Mark con la maglia della Bahrain Merida è andato forte ed è riuscito ad ottenere il suo primo contratto da professionista in età giovanissima. A me invece è mancato anche quel pizzico di fortuna in più per passare tra i professionisti»

Quanti chilometri hai percorso in questa stagione?
«In questo 2017 ho pedalato per 27000 chilometri»

Attualmente sei senza squadra
«Sì, per il momento non sono nell’organico di alcuna formazione. Tuttavia quel che è certo è che nella prossima stagione non rimarrò a piedi perché se non dovessi trovare proprio nessuna squadra il Team Colpack mi darà l’opportunità di rimanere tra le loro fila ancora per un anno»

Con quali formazioni sei in contatto?
«In questo periodo sto sentendo delle squadre, in particolar modo una Continental, e tra qualche giorno anche io saprò di più sul mio futuro. Sinceramente non lo so nemmeno io dove militerò l’anno prossimo»

Un momento sicuramente complicato per un corridore
«In queste settimane sono molto ma molto nervoso e sto vivendo veramente male questa mia situazione»

Il tuo sogno quale sarebbe?
«Ho diversi sogni nella mia vita: il primo è quello di passare professionista, il secondo è quello di diventare un forte gregario in salita mentre il terzo è di vincere una tappa al Giro d’Italia con arrivo in cima al Mortirolo, se in futuro la dovessero fare, visto che ho la casa lì da vent’anni e la considero la mia salita»

Quale il tuo miglior pregio?
«Dalle continue sconfitte e batoste ho sempre la forza di trovare la grinta in me stesso per andare avanti ed anche se sono giù di morale mi metto sempre in gioco senza mai mollare»

Mentre un tuo difetto
«Questo bisogna chiederlo alla mia ragazza ed a mia mamma. Come tutte le persone ho dei pregi e dei difetti ma faccio fatica a trovarne uno in particolare. Magari uno di questi può essere che mi arrabbio facilmente e che certe volte faccio arrabbiare mia mamma quando prima delle partite faccio cori da stadio in casa. E lei mi dice di andare a vedere i match di calcio dal vivo piuttosto che fare casino in casa»

Molte volte ti alleni con Matteo Bono
«Esatto, tantissime volte pedalo insieme a lui e per me è come se fosse il mio maestro. Lui mi tira su di morale in allenamento ed io lo stimo molto perché è veramente una brava persona per la sua umiltà e professionalità. Devo dire che anche lui mi stima perché mi dà preziosi consigli ed è sempre pronto a stimolarmi per andare avanti»

In questi giorni come stai trascorrendo il tuo tempo?
«In questo periodo mi sto allenando sia in palestra che in mountain bike. Poi passo un po’ di tempo con la mia ragazza e quando sono a casa guardo le partite di calcio in tv»

Un’altra tua passione è il calcio
«Di calcio ti potrei parlare per ore perché mi piace moltissimo. Sono un tifoso della Juventus ed il mio calciatore preferito è Dybala. E quasi preferisco il calcio al ciclismo»

Prima di praticare il ciclismo hai giocato a calcio?
«No, non ho praticato calcio a livello agonistico. Fino a tredici anni, provenendo da una famiglia di calciatori visto che sono l’unico ciclista, nel mio tempo libero giocavo a calcio con mio fratello e mio cugino. Poi durante la mia adolescenza andavo all’oratorio con i miei amici ed organizzavamo delle partite e mi è sempre piaciuto giocare a pallone. Magari sarebbe stato meglio per me se da piccolo avessi praticato questo sport e poi solo a tredici anni avessi iniziato con il ciclismo. Invece è andata così. Ed adesso proseguo sulla mia strada correndo in bicicletta per coronare i sogni della mia vita»
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