Tadej Pogacar, una rockstar nel cuore della Strade Bianche
Lo sloveno parte a 81 km dal traguardo della corsa senese. E arriva. Distacchi pesantissimi, Skujins e Van Gils sul podio, Formolo e Zana in top 10
Ha rivoluzionato la propria preparazione (avendo pure cambiato allenatore) perché per la prima volta farà il Giro e doppierà col Tour, anche per questo ha ritardato il proprio esordio stagionale fino a oggi, lasciando in qualcuno qualche dubbio sull'effettiva piena efficienza in questa prima gara dell'anno. Una gara peraltro dura, resa complicata dalla pioggia e dal fango (prima che il sole vincesse la meteodisputa), su un percorso ancor più feroce rispetto alle scorse edizioni, in compenso baciata da una presenza di pubblico imponente sui settori di sterrato principali, un bagno di tifosi senza precedenti che premia la scelta degli organizzatori di fare il circuito finale (il fatto che ci fossero più passaggi - contando anche la gara femminile - sugli stessi tratti ha sicuramente avuto una rilevante funzione di richiamo).
Comunque, quali che siano le variabili intorno, la costante è una: Tadej Pogacar è un dio del ciclismo. E oggi la pietra miliare che dobbiamo apporre sull'ennesima impresa va situata a 81 km dal traguardo. Un'azione che fa impallidire quella - che già fece impallidire tutti noi - di due anni fa, quando lo sloveno conquistò la sua prima Strade Bianche. Perché - anche se non l'abbiamo ancora scritto - è della corsa senese che parliamo. Una prova bellissima che prova a entrare in una nuova dimensione, allungandosi e indurendosi, e che non avrebbe potuto trovare oggi testimonial migliore.
Il Tadej sporco di fango che ha esultato in Piazza del Campo rappresenta un nuovo apice per la gara, regalando alla folla del ciclismo una vittoria sensazionale di cui parlare per anni. È impossibile fare confusione tra i già numerosissimi successi memorabili di Pogacar, ogni volta trova il modo di lasciare un segno diverso dalla volta precedente. Le sue gambe sono poesia e meraviglia, le sue vittorie ci riempiono di pensieri positivi, ci rendono insomma migliori. Come non provare per questo ragazzo una gratitudine infinita?
Le strade italiane, non solo quelle bianche, lo aspettano per nuovi graffiti della sua classe, ci sono nuove corse da vincere, la Sanremo già sfiorata, il Giro mai provato, il Lombardia già stradominato. C'è qualcuno, qui e ora, che scommetterebbe contro la possibilità che Pogi faccia percorso netto nella sua tournée 2024 nel Belpaese?
Strade Bianche 2024, la cronaca della gara
Il nuovo percorso della Strade Bianche superava per la prima volta in 18 edizioni i 200 km: 215 per la precisione, con più settori di sterrato, un circuito finale con doppio passaggio sui tratti di Colle Pinzuto e Le Tolfe, e un allonamento dello strategico settore di Monte Sante Marie dal traguardo. Pioggia fitta nei giorni scorsi ma oggi quasi no, e gli sterrati sono risultati molto battuti e inizialmente privi di fango. Velocissimi insomma. Come velocissimo è stato il via della corsa, un'andatura violenta, mille tentativi, addirittura un frazionamento del plotone dai -184 ai -178, infine una mezza fuga che, ai -176, è riuscita a prendere un minimo di margine.
All'interno dell'azione Mark Donovan (Q36.5), Lawson Craddock (Jayco AlUla), Anders Halland Johannessen (Uno-X Mobility), attivissimo nella prima parte di gara; e poi, rientrati poco dopo, prima Dion Smith (Intermarché-Wanty) e poi Nils Brun (Tudor). Quasi 3' di vantaggio per i 5, poi un rapido deperire della fuga, annullata a 101 km dalla conclusione, sul settore di San Martino in Grania, settimo di giornata (già superati tra gli altri i tratti di Lucignano d'Asso e Pieve a Salti).
Sul medesimo tratto si sono mossi in contropiede ai -98 Quinn Simmons (Lidl-Trek) e Magnus Cort (Uno-X), ma la UAE Emirates ha preso in mano la situazione e ha annullato anche quest'azione, tirando un gruppo di testa composto a questo punto da non più di 30 unità. Nel frattempo, dopo una mattinata serena, è ripreso a piovere. E dalle retrovie è giunta la notizia di una caduta che ha coinvolto diversi corridori, portando al ritiro Julian Alaphilippe (Soudal-Quick Step). Il francese non sarebbe stato comunque un protagonista oggi.
Ai -90 Simmons ci ha riprovato in vista dell'approdo a Monte Sante Marie, ma all'ingresso nel settore ai -84 la sua azione si era già abbastanza ingolfata. La UAE ha continuato a picchiare, dopo i colpi di Isaac Del Toro sul tratto precedente, qui è stato Tim Wellens a settare il ritmo in modalità “preparazione del grande attacco”.
Il grande attacco di Tadej Pogacar
Grande attacco quale? Quello di Tadej Pogacar, ovviamente. Due anni fa se ne andò a poco più di 50 km dalla conclusione; gli hanno allontanato Monte Sante Marie? No problema, si parte ai -81. Lo sloveno ha preso il volo quando al traguardo mancava un'eternità, incurante d'ogni dubbio, come se quella odierna non fosse la sua prima gara dell'anno.
Dal gruppetto dietro è emerso Maxim van Gils (Lotto Dstny) come primo e isolato inseguitore, mentre Ben Healy (EF Education-EasyPost) ha mancato l'aggancio col giovane belga, restando in un drappellone che, dopo il settore, sarebbe andato a comporsi di 22 unità: insieme all'irlandese, Tom Pidcock con Magnus Sheffield e Thymen Arensman (INEOS Grenadiers), incaricati di tirare in questa fase, Lennard Kämna (BORA-Hansgrohe), Benoît Cosnefroy (Decathlon AG2R La Mondiale), Francesco Busatto (Intermarché), Krists Neilands (Free Palestine), Lennert van Eetvelt (Lotto), Davide Formolo (Movistar), Filippo Zana (Jayco), Christophe Laporte, Ben Tulett, Attila Valter e Sepp Kuss (Visma-Lease a Bike), Romain Bardet (DSM-Firmenich PostNL), Lenny Martinez (Groupama-FDJ), Matej Mohoric (Bahrain-Victorious), i già citati Isaac Del Toro e Tim Wellens e poi la coppia Lidl formata da Simmons e Toms Skujins, con l'americano che ha provato a fare un autostrike, cadendo ai -75 e tirando giù il compagno (il quale però è ripartito subito riuscendo a rientrare).
Tolto Simmons, ne avevamo 21; il 22esimo sarebbe stato Van Gils, rialzatosi a un certo punto quando ha compreso che non faceva nulla di buono a stare lì in mezzo. E sì, perché Tadej, uscito ai -73 da Monte Sante Marie con 1' sul belga e poco di più sugli altri, andava aumentando geometricamente il proprio vantaggio.
A più riprese ci sono stati tentativi di contrattacco dal gruppetto, ai -60 Bardet ne ha stimolato uno, quindi è stato Healy a forzare l'andatura tra lo sterrato di Monteaperti e quello di Colle Pinzuto (primo passaggio), ma il risultato era che - se dietro perdevano pezzi - il vantaggio di Tadej aumentava: 2'40" a Colle Pinzuto ai -49, poi a un certo punto ha prevalso qualche istante di rassegnazione tra gli inseguitori, Wellens s'è rimesso in testa e il ritmo è crollato, col risultato che il gigante là davanti volava a +3'30", margine con cui ha approcciato il primo passaggio alle Tolfe ai -43.
Alla Strade Bianche 2024 si lotta solo per il secondo posto
Qui Healy è scivolato sulla curva d'ingresso del settore, quindi c'è stato un nuovo scatto di Van Gils, che stavolta ha fatto la differenza, andando rapidamente a prendere mezzo minuto sugli altri. Sull'asfalto è stato Skujins a uscire forte ai -28, mentre un nuovo tentativo di Healy non ha condotto a nulla. Il lettone della Lidl ha lavorato bene in questa fase e ai -22 è andato a riprendere Van Gils. E in due hanno limato qualche secondo al solitario battistrada, che in questa fase - va detto - aveva già cominciato a gestirsi abbastanza.
Ai -20, dopo il settore di Montechiaro, anche il campione uscente della Strade Bianche, Tom Pidcock, ha voluto dare un segnale, “ehi ci sono anch'io!”, ed è a propria volta partito dal gruppetto, col difficile obiettivo di colmare non già il gap dal battistrada (ammontante a 4'30" a quel punto), ma almeno il minuto e mezzo che separava il drappello da Van Gils-Skujins. Distanze enormi per una corsa venuta via durissima.
In effetti Pidcock non è riuscito a mettere in discussione il privilegio di condividere il podio odierno con un simile vincitore per i due che lo precedevano e che sono arrivati a giocarsi la piazza d'onore con le ultime energie rimaste, a duellare su Via di Santa Caterina: la meglio l'ha avuta Skujins, che in effetti ha esultato per il secondo posto. Più indietro, frastagliati tra un minuto e l'altro, Pidcock quarto, due italiani in top 10 (Formolo settimo, Zana nono).
E il primo? Lui era arrivato già da un bel po', e dire che si era preso tutto il tempo, rallentando per godersi tutto il godibile e facendo segnare su Via di Santa Caterina un crono che potrebbe farlo espellere da Strava… ma a lui importava poco ormai della prestazione, aveva da salutare tutto il pubblico, da sorridere ai fotografi in cima alla rampa che porta a Piazza del Campo, da studiare una maniera iconica per festeggiare. L'opzione scelta è stata la discesa dalla sella e il sollevamento della bici, venti centimetri dopo aver tagliato il traguardo, baciato dal sole e acclamato dalla folla.
Una rockstar nel centro di Siena, che per oggi coincide anche col centro del ciclismo tutto. L'immagine da tramandare al termine di una giornata memorabile.