Laguardia, decollato oggi il vero pilota del Jumbo
Vuelta, Primoz Roglic s'impone d'autorità sulla rampa d'arrivo della quarta tappa e pone (probabilmente) fine alla staffetta di maglie rosse della squadra olandese. Piazzati Pedersen e Mas, Pozzovivo nel secondo gruppetto
Mesi di sofferenza, iniziati con le semiclassiche francesi, proseguiti con la Parigi-Nizza (vinta nonostante tutto) e l'Itzulia e raggiunto l'apice nella sfortunatissima apparizione al Tour, si concludono oggi grazie a questa prestazione monstre sulle strade spagnole: Primoz Roglic è tornato. Lo sloveno in primavera, tra problemi fisici che gli avevano ordinato perfino di annullare in toto la campagna delle Ardenne ed una forma poco brillante, aveva raramente mostrato al pubblico il corridore che invece avevamo potuto ammirare con continuità dal 2019 ad oggi. Si pensava che tutto fosse pensato in ottica Tour, ed in effetti al Delfinato i miglioramenti erano stati notevoli, eppure alla Grande Boucle di questi teorici passi avanti non ve n'è stata traccia a causa di quella maledetta balla di fieno che ha vanificato in un secondo tutte le speranze di Roglic, eliminandolo dalla corsa alla maglia gialla e portandolo, una decina di giorni più tardi, al ritiro. La Vuelta è stata da subito un gigantesco punto di domanda, ancora non potevano sapere i tecnici della Jumbo come e quando sarebbe potuto risalire in sella Primoz, ma due settimane sembrano essere state sufficienti al detentore del titolo per riprendersi e presentarsi qui in forma smagliante, pronto a superare ogni ostacolo gli si presenti sulla strada. Ancora è presto per decretare alcunché, visto che le grandi salite devono arrivare, ma la candidatura arrivata oggi da Laguardia sembra molto solida.
Dopo la parentesi olandese con cui si è aperta la Vuelta a España 2022, la carovana spagnola torna in patria e incontra subito frazioni intriganti: come sempre i Paesi Baschi non deludono le aspettative ed offrono palcoscenici importanti per scalatori e scattisti. La quarta frazione, 152.5 chilometri da Vitoria-Gasteiz a Laguardia, presenta un profilo ondulatissimo con due GPM a scaldare i motori, il Puerto de Opakua dopo sessanta chilometri (5 km al 6.9%, 2^cat.) e il Puerto de Herrera ai -15 (7.3 km al 4.8%, 3^cat.), e un finale tutto a salire, con gli ultimi tremila metri all'insù. L'ultimo chilometro soprattutto, ha pendenze importanti che sfiorano la doppia cifra. Cambiano quindi i pretendenti al successo rispetto alle frazioni inaugurali e anche gli uomini di classifica sono chiamati ad un primo esame di prova.
Appena dato il via al chilometro zero scattano Alessandro De Marchi (Israel-Premier Tech) e l'ex campione kazako Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan), rapidamente raggiunti dal quartetto composto da Jarrad Drizners (Lotto Soudal), Ander Okamika (Burgos-BH), Joan Bou (Euskaltel-Euskadi) e James Show (EF Education-EasyPost), tutti corridori che in ottica vittoria di tappa non intimidiscono il gruppo che infatti lascia fare e concede fino a tre minuti di vantaggio massimo, regalando a Lutsenko qualche momento in maglia rossa virtuale. Guidano il plotone Jumbo Visma e Bora-Hansgrohe, rispettivamente per Primoz Roglic e Sergio Higuita, adattissimo all'arrivo odierno.
Già a 73 km dal traguardo sia i battistrada che gli inseguitori iniziano a perdere pezzi lungo un breve tratto di salita: dalla fuga si stacca Okamika, mentre diversi uomini rimangono attardati in gruppo a causa del forcing Bora; tra questi il campione belga Tim Merlier (Alpecin-Deceuninck), la maglia a pois Julius van den Berg (EF) e Domenico Pozzovivo (Intermarché-Wanty-Gobert), rimasto però indietro per altri motivi, che, infatti, rientra agevolmente. Venti chilometri più tardi ancora selezione tra i fuggitivi: Joan Bou e Jarrad Drizners salutano la compagnia di De Marchi, Lutsenko e Show, mentre il gruppo si fa sempre più vicino a soli sessanta secondi.
Il momento del riaggancio è rinviato ai -34, in corrispondenza dello sprint intermedio. I tre davanti riescono quantomeno a giocarsi il traguardo (vinto da Shaw), ma subito dopo vengono ripresi sulla spinta della volata tra Mads Pedersen (Trek-Segafredo) e Sam Bennett (Bora), i due principali contendenti alla maglia verde di questa Vuelta. Grande lotta poi per imboccare in testa il Puerto de Herrera ai -21, con la maglia rossa Edoardo Affini (Jumbo) che svolge un gran lavoro in favore dei compagni. Iniziata la salita il mantovano si sfila cedendo quindi la "camiseta roja". In testa al gruppo menano Julien Bernard e Alex Kirsch (Trek) ed iniziano a soffrire, un po' a sorpresa, Juan Ayuso (UAE Team Emirates), Sergio Higuita (Bora) e la maglia bianca Ethan Hayter (Ineos Grenadiers). Tuttavia i tre in questione stringono i denti e resistono alla prima parte di salita, la più dura, restando attaccati con difficoltà alla coda del plotone fino al GPM, dove sono in palio anche i secondi bonus. Il campione del mondo Julian Alaphilippe (Quick-Step Alpha Vinyl Team) prova a prendersi i 3" che spettano al primo, ma Primoz Roglic (Jumbo) se ne accorge immediatamente e lo anticipa con facilità disarmante, dando prova di grandissima condizione.
Scollinato il Puerto de Herrera i Quick-Step non si fermano e profano ad approfittare dello sfilacciamento alle loro spalle. Remco Evenepoel si getta a capofitto della discesa, marcato da Roglic in persona, il quale non vuole certo farsi scappare un avversario del calibro di Remco, peraltro possibile rivale per la maglia rossa. Tornati in pianura attorno ai -8 l'Astana tenta di creare scompiglio anticipando le mosse dei favoriti; in queste azioni si inserisce anche Vincenzo Nibali, che in questo frangente si gioca le proprie possibilità di far bene nella frazione odierna. Il siciliano viene ripreso da Sam Oomen (Jumbo), dopodiché la situazione si stabilizza per qualche chilometro grazie al lavoro della Movistar e della Trek, squadre che prendono davanti lo strappo finale e portano in posizione ottimale i rispettivi capitani Enric Mas e Pedersen.
All'interno dell'ultimo chilometro la situazione è ancora confusa poiché non ci sono team che prendono il sopravvento e tutti i capitani devono lottare per la posizione creandosi da soli il proprio spazio, a volte con delle spallate. Esteban Chaves (EF) parte ai -600 ma senza grande efficacia, venendo seguito da Ben O'Connor (AG2R Citroën Team) e dallo stesso Mas. Alle loro spalle Alaphilippe perde quota, mentre risalgono alla grande Pedersen ed Hayter, entrambi pericolosissimi in uno sprint ristretto. Il danese viene scortato da Juan Pedro López (Trek) negli ultimi 400 metri. Lo spagnolo lascia Mads ai -200 ma lo scatto di Roglic è bruciante anche per le veloci gambe del campione del mondo di Harrogate 2019.
Lo sloveno timbra per l'ennesima volta in carriera alla Vuelta dominando un finale perfetto per le proprie caratteristiche, Pedersen si deve accontentare di un altro secondo posto, il terzo di fila. Chiude il podio un po' a sorpresa Enric Mas, il quale a questo punto si candida ad un ruolo di protagonista per la classifica. A distanza di qualche metro dallo spagnolo giunge Quentin Pacher (Groupama-FDJ), quarto, che anticipa Pavel Sivakov (Ineos), ottimo piazzato su un traguardo del genere. In top ten, con lo stesso tempo di Roglic, troviamo anche O'Connor, Hayter, un buon Evenepoel e la coppia Bora Kelderman-Hindley, per cui le giornate fondamentali saranno altre. Perdono già terreno, invece, Simon Yates (BikeExchange-Jayco), il campione spagnolo Carlos Rodríguez (Ineos), Sergio Higuita, Richard Carapaz (Ineos), Mikel Landa (Bahrain-Victorious), João Almeida (UAE), Miguel Ángel López (Astana), Ayuso, Thymen Arensman (Team DSM) e Alejandro Valverde (Movistar), tutti a 7" dal vincitore. Ancora di più, 28", lascia sul piatto l'iridato Alaphilippe (forma ancora da costruire per il francese, ma a Wollongong manca ancora tanto), che comunque non fa della generale l'obiettivo di questa Vuelta, proprio come Nibali, il quale giunge all'arrivo con un passivo di 45".
Il nuovo disegno della classifica provvisoria è il seguente: comanda Roglic, a 13" il compagno Sepp Kuss, poi a 26" Hayter, Sivakov e Tao Geoghegan Hart (Ineos), a 27" Remco, a 33" il campione olimpico Carapaz insieme Rodríguez, a 34" Pedersen e decimo a 51" Yates.
Domani si resta nei Paesi Baschi per la tappa numero cinque: da Irun a Bilbao 187.2 i chilometri in programma di un menù che propone ben cinque gran premi della montagna e che potrebbe per la prima volta veder arrivare una fuga o, più probabilmente, qualche uomo veloce che regga bene le salite. Chissà che Pedersen non riesca a spezzare la maledizione dei secondi posti al quarto tentativo imitando quanto fatto da Wout van Aert al Tour.