Remco Evenepoel all'arrivo della crono di Cesena © Giro d'Italia
Giro d'Italia

La vince Evenepoel, sì, vabbè, però, insomma...

La cronometro di Cesena rilancia Remco in testa alla classifica ma i rivali sono tutti vicinissimi: mancata del tutto l'attesa spallata agli INEOS (Geraint Thomas e Tao Geoghegan Hart) e a Primoz Roglic. Damiano Caruso molto sul pezzo

14.05.2023 17:30

Il Giro d'Italia 2023, quel luogo ove cercansi certezze con lo stesso disperatamente con cui si potrebbe cercare un raggio di sole in una piovosa domenica di maggio, che segue altri piovosi pomeriggi attraverso i quali la corsa rosa è transitata in questa sua prima quasi-metà. La pioggia fa la sua parte e non la possiamo escludere, vale sostanzialmente per tutti però una sua incidenza ce l'ha. Spieghiamo: prendi una crono, disputala in condizioni di terreno perfette e vedrai che si raggiungeranno le più alte velocità e le si potrà tenere per tutto il tempo, a lungo, insomma chi è in grado di raggiungerle e tenerle potrà scavare un certo tipo di solchi.

Viceversa, se una cronometro me la disputi sul bagnato, ecco che le velocità si abbassano, entrano in gioco caratteristiche richieste di altro tipo (incide di più la capacità di guidare il mezzo, per dire; incide di più pure la capacità di gestire lo stress, visto che cadere in simili condizioni è più facile) e i risultati si possono rimescolare. Azzardiamo: sull'asciutto Remco Evenepoel avrebbe vinto la cronometro di Cesena con molto più margine rispetto al risicato secondino che gli ha permesso di precedere Geraint Thomas. Anche al netto del calo che strada facendo ha evidenziato, il belga avrebbe ottenuto un risultato migliore rispetto agli avversari che ha sì battuto, ma in termini molto ridotti rispetto alle attese (anche alle sue stesse attese).

Però c'è un però: che il risultato della tappa questo è, e non lo si può cambiare. E quindi quello che teoricamente rappresentava il massimo conto in banca per Evenepoel nella prima metà di corsa rosa, quantificabile in un minuto di vantaggio su tutti (lui stesso aveva fatto la stima), al momento di aprire le cassette di sicurezza si è rivelato poco più che un assegno in bianco. Un bluff in piena regola, un'epic fail rispetto alle dichiarazioni roboanti che il magnifico iridato rilasciava nei giorni scorsi ("Vedo Roglic nervoso… sono gli Jumbo che hanno motivi di stress"), un aggravio di malumore sul piccolo rovescio che già ieri aveva messo Evenepoel all'angolo, nel finale di Fossombrone in cui avevamo celebrato la risurrezione di Roglic e la preoccupante presenza - seppur troppo passiva - degli INEOS Grenadiers.

Oggi in Romagna tutto si è disvelato agli occhi dello spettatore, e tutto s'è ingarbugliato. Laddove credevamo che Remco sarebbe arrivato in diligenza al primo giorno di riposo, ci ritroviamo un Evenepoel annacquato (e non solo nel senso della pioggia). Il margine di sicurezza che doveva portare sulle Alpi non c'è. O meglio, il margine c'è, ma non lo mette troppo al riparo. Avesse avuto due minuti si sarebbe potuto concedere qualche mezzo passaggio a vuoto; con un solo minuto di vantaggio in classifica non potrà invece sbagliare manco una curva.

Il portato di questa crono non dominata si misurerà anche in termini di certezze che a qualcuno vengono a mancare e di speranze che invece si rianimano in altri. Come potrà Evenepoel considerare di poter scavare solchi nella cronoscalata del Lussari (altro presunto conto in banca per il 23enne di Aalst) alla luce di quanto visto oggi? E come potranno i suoi avversari tentennare una volta appurato che 1) in salita il ragazzo può essere messo in difficoltà, vedi quanto successo sul Muro dei Cappuccini ieri e 2) contro il tempo è sì forte, anzi il più forte, anzi magari pure imbattibile, ma quell'"imbattibile" è comunque una misura che va quantificata: si può pure perdere sempre, ma se lo si fa per un secondo come accaduto oggi non si faranno certo drammi.

Un Remco che come corridore deve ancora crescere e avversari che sono solidissimi

A valle di tutto ciò, c'è la presa di coscienza, evidenziata una volta di più da Evenepoel, sul fatto di dover ancora imparare tanto. L'aveva detto tra le righe ieri, quando ha patito il fatto di essersi precipitato a tamponare il cambio di ritmo di Roglic anziché aspettare un attimo senza svenarsi come ha fatto Thomas; l'ha ripetuto oggi, quando ha ammesso di essere partito troppo forte e di essersi ritrovato a metà crono con le gambe in croce. Insomma un Remco che evidenzia un piccolo disassamento sul piano della tenuta mentale, ovvero proprio la terza dimensione - oltre a fondo e recupero - necessaria per chi deve vincere i grandi giri. Vi pare cosa da poco?

Non è sicuramente da poco poi l'analisi che possiamo fare sugli avversari del belga. La INEOS è una corazzata, sulle spalle di Geraint Thomas e Tao Geoghegan Hart si sta edificando un monumento alla solidità alle cui fondamenta troviamo anche le gambe di Pavel Sivakov, Thymen Arensman, Laurens de Plus, tutti e tre in top 14, tutti e tre intorno ai 3' di ritardo dalla maglia rosa. Se almeno uno dei due capitani troverà in montagna la brillantezza necessaria per portare in fondo un attacco-fine-di-mondo (come quello degli Jumbo sul Granon, per intenderci), tutto il copione che ci eravamo immaginati per questo Giro potrà tranquillamente venir riscritto.

Ma non ci sono solo i britannici. C'è pur sempre e ancora Primoz Roglic, che esce tutt'altro che ridimensionato da questa prima metà di gara, e che dà l'impressione di poter mostrare ancora tanto, dopo il già molto esibito ieri sul Muro dei Cappuccini. Se buttiamo un occhio ai risultati dello sloveno a cronometro, ci accorgiamo che è più di un anno che l'ex saltatore non vince contro il tempo; anzi semmai pare diventato nell'esercizio ancor più anonimo in questa stagione (12esimo alla Tirreno, dove pure vinse tre tappe in linea, quindi male male non stava; sesto nelle due crono del Giro, disputate su distanze e in condizioni meteo diverse eppure uguali nell'esito). Se confrontiamo però i più recenti risultati di Roglic contro il tempo con quelli ottenuti tra salite e salitelle, notiamo un evidente sbilanciamento in favore di questi ultimi, e allora il sospetto si staglia chiaro all'orizzonte: vuoi vedere che Primoz ha trascurato un po' le crono per lavorare a fondo sulle doti da scalatore, e quindi chissà cosa potrà fare sulle Alpi?

Stasera, all'altezza delle nove tappe già disputate, tutti i dubbi e tutti i pensieri sono leciti. Non c'è stato l'ammazzatore della corsa, anche se il vantaggio di Evenepoel in classifica comunque c'è e non è proprio invisibile (dai 45" in su); non c'è stato in particolare l'uomo che, al netto di tempi e distacchi, abbia dato l'impressione di poter dominare la scena nella seconda metà di Giro. Come dire che tutto è aperto, tutto è in gioco. E il divertimento per lo spettatore e per l'appassionato non potrà che crescere a dismisura da Scandiano a Roma, da martedì 16 a domenica 28. Tutto sommato non tanto male, no?

Giro d'Italia 2023, la cronaca della nona tappa

Nona tappa del Giro d'Italia 2023, la cronometro tra Savignano sul Rubicone e Cesena misurava 35 km, era completamente pianeggiante ed è venuta completamente bagnata, sotto una pioggia mai finita. La progressione dei tempi al traguardo è stata la seguente: il primo a partire, Veljiko Stojnic (Corratec), ha fatto 46'58" ed è stato subito superato dal compagno Stefano Gandin (Corratec), partito per secondo e autore di un 46'25". Quindi Daan Hoole (Trek-Segafredo) ha abbassato sensibilmente a 44'47", ma un altro Corratec, Charlie Quarterman, gli ha tolto il primo posto temporaneo con 44'15". Alex Kirsch con 43'07" ha riportato la Trek sul trono ma solo per un attimo, perché poi Edoardo Affini (Jumbo-Visma) ha abbassato  il tempo a 42'41".

Il mantovano è stato superato dal 42'37" di Michael Hepburn (Jayco AlUla), quindi Bauke Mollema (Trek) ha portato il limite a 42'23", dopodiché si sono scatenati uno dietro l'altro i Groupama-FDJ Bruno Armirail (41'32") e Stefan Küng (41'28"). Nella fase successiva si sono inseriti nelle prime posizioni (pur senza primeggiare) Will Barta (Movistar) con 42'16", Thymen Arensman (INEOS Grenadiers) con 41'48", Laurens De Plus (INEOS) con 42'21", Jay Vine (UAE Emirates) con 42'14", Lennard Kämna (Bora-Hansgrohe) con 42'15", Damiano Caruso (Bahrain-Victorious) con 42'06", Aleksandr Vlasov (Bora) con 41'54". La pioggia è caduta praticamente sempre, salvo concedere qualche finestra che qualcuno ha sfruttato per avere meno fastidi nel corso della propria prova; la strada restava comunque bagnata per tutti.

Alla fine sono entrati in scena i superbig. Il boato si è sentito sulle prestazioni dei due INEOS di alta classifica, peraltro anticipate da quelle più che buone dei compagni scesi in strada prima. Tao Geoghegan Hart ha abbassato di 2" il tempo di un Küng che ha accolto con amara rassegnazione l'ennesima sconfitta; ma TGH non ha fatto in tempo a salire sulla hot seat, che subito il suo 41'26" è stato scavalcato dal 41'25" del compagno Geraint Thomas. Ma chi di un secondo ferisce, di un secondo perisce, dato che il gallese è stato superato in un arrivo da togliere il respiro da Remco Evenepoel (Soudal-Quick Step), che ha fissato in 41'24" il crono vincente della giornata.

Poco prima era transitato Primoz Roglic (Jumbo) che al primo intertempo sembrava destinato a una brutta fine tanto quanto Remco pareva dover dominare: 14'45" contro 15'16" al T1, ovvero 31" in favore del belga dopo 13 km; al secondo intertempo (km 23.1) il crono di Remco veniva avvicinato sensibilmente dagli INEOS (Thomas scendeva da 11" di ritardo a 2, Geoghegan Hart da 14 a 9) e Roglic smetteva di perdere anzi qualcosina recuperava pure lui, passando da -31" a -27"; addirittura al terzo intertempo, al km 29, Evenepoel, Thomas e Geoghegan Hart passavano con l'identico tempo di 34'05", con Roglic in ulteriore avvicinamento a 23".

Al traguardo poi tutto si è appiattito, perché Remco ha sì vinto, ma per un nulla sugli INEOS, e Primoz, autore di un finale in crescendo, ha chiuso a 17" dal primo. Tanto cronometrare per nulla, verrebbe da dire. Il riepilogo dice che Evenepoel precede di 1" Thomas, di 2" TGH, di 4" Küng, di 8" Armirail, di 17" Roglic, di 24" Arensman, di 30" Vlasov, di 35" João Almeida (UAE), che non abbiamo citato in quanto piuttosto anonimo rispetto alle attese, e di 42" Caruso, decimo. Molto lontano l'ultimo ad aver gareggiato, ovvero la maglia rosa uscente Andreas Leknessund (DSM), 19esimo all'arrivo a 1'15" dal vincitore.

La nuova classifica - che resterà tale fino a martedì sera dato che domani si riposa - vede il ritorno in rosa di Evenepoel con 45" su Thomas, 47" su Roglic, 50" su Geoghegan Hart, 1'07" su Almeida e Leknessund, 1'48" su Vlasov, 2'13" su Caruso, ottavo e in evidente crescita di condizione. Siamo praticamente a metà Giro d'Italia 2023, le prossime due frazioni (martedì e mercoledì) saranno quantomai interlocutorie e la sensazione che tutti abbiamo addosso è che tutto debba ancora succedere.

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Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!