Remco e i suoi fratelli
Passiamo in rassegna il presente e il futuro dei rivali di Evenepoel tra gli juniores
Tra i tantissimi spunti emersi da questo 2019 ciclistico altamente soddisfacente ve ne è senza dubbio uno riguardante Remco Evenepoel. Dopo moltissimo tempo, uno juniores è stato direttamente promosso nel World Tour, senza passare da un minimo ambientamento tra gli under 23; questo perché l'ex giocatore delle giovanili dell'Anderlecht è un talento generazionale, uno di quelli che si vedono raramente.
Il suo rendimento tra i pro' è stato anche oltre alle già elevate aspettative, con vittorie a raffica in modi e terreni assai diversi. Il riuscito esito del matrimonio fra il belga e la Deceuninck-Quick Step ha convinto in questa sessione di mercato altre due squadre a prelevare direttamente dagli juniores altrettante promesse, con la speranza che seguano il medesimo percorso. Si tratta dello spagnolo Carlos Rodríguez, sbarcato al Team Ineos dopo un dominio nel calendario iberico (ma molte difficoltà in quello internazionale...), e dello statunitense Quinn Simmons, che la Trek-Segafredo ha voluto assicurarsi dopo un dominio quasi "evenepoelesco" (una quindicina di vittorie, fra cui i titoli nazionale e mondiale della categoria a cronometro nonché la Gent-Wevelgem juniores).
Ma più che parlare di loro, in questo articolo vedremo chi, con Evenepoel, ha incrociato le armi nel biennio tra gli juniores. Chi sono, cosa fanno e che prospettive hanno coloro che, in qualche rarissimo caso, mettevano i bastoni tra le ruote al trattorino belga?
Ilan Van Wilder, il "nemico" è in casa
L'avversario principale è nato ad una trentina di km di distanza; se Remco è di Aalst, Ilan Van Wilder è di Jette, immediata periferia di Bruxelles. Tra i due le sfide sono state numerose, ma l'esito è sempre stato lo stesso: l'unica volta in due anni in cui, con Evenepoel in gara, a vincere è stato Van Wilder risale alla Nokere Koerse juniores 2018 - complice anche il ritiro dell'attuale campione europeo élite a crono.
Il 2019 del fiammingo è stato decisamente soddisfacente, mostrando che, se non ci fosse stato l'extraterrestre nel suo cammino, le luci della ribalta sarebbero state tutte per lui. Con la divisa della Lotto Soudal Under 23 e della nazionale si è fatto valere nelle più esigenti corse a tappe riservate agli under 23 a cui ha preso parte: a maggio è settimo sui Pirenei alla Ronde de l'Isard; a giugno è quarto, con vittoria di tappa, sui Monti Tatra alla Course de la Paix; a luglio è, complice una foratura che lo manda in crisi nella seconda tappa, quindicesimo al Giro della Valle d'Aosta; ad agosto è terzo nel prestigioso Tour de l'Avenir. In tutti i casi è il migliore tra i nati nel 2000, dimostrando di essere pronto a fare il salto di qualità.
E lo farà già nel 2020 quando, non senza polemiche, decide di accettare l'offerta del Team Sunweb, slegandosi così dalla trafila Lotto, solitamente sempre attentissima a non farsi soffiare i propri prodotti. E testimonianza di un carattere del giovane che è decisamente desideroso di mostrare a tutti di non essere semplicemente "l'altro", ma di volere per sé lo scettro.
Karel Vacek, l'avversario poco amato
Oltre a Evenepoel, l'altro attesissimo elemento della classe 2000 tra gli juniores era, senza ombra di dubbio, Karel Vacek. Non potevano essere più diversi, i due: ceco cresciuto in Austria uno, belga con un transito nei Paesi Bassi l'altro, ma fra i due il "ciclofilo" è Vacek, figlio di un ciclista e già in sella all'età di 4 anni. Nelle volte in cui hanno corso contro, si sono confrontati anche a parole, con uno a provocare e l'altro ad incassare, e viceversa la volta seguente. Insomma, due rivali nel vero senso del termine.
Due delle poche delusioni che Remco ha dovuto subire nel 2018 sono arrivate proprio dal mitteleuropeo: la prima, nella tappa in salita della Course de la Paix, in un arrivo a tre con Vacek primo, Evenepoel secondo e il primo anno Tiberi terzo. Il bis è giunto nella seconda tappa del Giro della Lunigiana, a Castelnuovo Magra, con la volata a due dominata del ceco che si è poi portato a casa anche la quarta frazione. Poco male per il fiammingo, che si è preso le restanti tre tappe e la generale. Il redde rationem era previsto al Mondiale in linea di Innsbruck ed è finito con un ko tecnico: allo scatto di Evenepoel, Vacek prova con di testa a reagire, ma le gambe immediatamente lo fanno desistere.
Il duello non si è mai ripetuto nel 2019, nonostante fossero entrambi professionisti: Vacek, infatti, è volato oltreoceano alla corte di Axel Merckx e della sua Hagens Berman Axeon. L'esperienza è stata disastrosa sotto tutti i punti di vista, con alcuna top 10 ottenuta. E così per il 2020 il ceco prova a tornare in un ambiente a lui più noto, ossia quello italiano; sarà infatti una delle punte del rinnovato Team Colpack, provando a dimostrare ai detrattori di non esser stato un fuoco di paglia né di essersi spremuto troppo tra allievi e juniores.
Søren Waerenskjold, un talento forse prematuro
Come spesso accade nel ciclismo scandinavo, non è raro vedere giovani fenomeni nelle categorie giovanili perdersi una volta sbarcati tra gli under 23 o tra gli élite - valga pure il caso del norvegese Svendsen, oro a crono juniores nel 2012 e ritiratosi due anni dopo. Il timore, sperando che venga fugato, è che Søren Waerenskjold possa imitare il connazionale. Nel suo biennio dominante tra gli juniores, le vittorie sono state quasi una ventina fra cui una ai danni di Evenepoel. Nel maggio 2018 la crono di 7 km al Trophée Centre Morbihan ha visto il norvegese anticipare di 1" il belga, in una classifica comunque dominata dal fiammingo, capace di mettere la firma anche negli altri scontri stagionali.
Il 2019 di Waerenskjold lo ha visto schierarsi tra gli under 23 con la divisa della Joker Icopal, ottenendo solo tre piazzamenti in top ten nelle prove UCI, con l'apice toccato da un terzo posto di tappa al Tour de l'Avenir. Di difficile inquadramento, dato che non è uno scalatore e anche nelle prove in linea va a corrente alternata, lo scandinavo è chiamato, sempre in seno al medesimo team, ad un riscatto nel 2020, per non doversi accontentare ad una carriera solo in patria.
Ben Healy, l'outsider dall'Irlanda
Il suo è un nome che magari dice poco anche agli appassionati, tuttavia si tratta dell'unico che nel 2017, al primo anno tra gli juniores, è riuscito a precedere Evenepoel in una corsa a tappe. Successe alla Bizkaio Itzulia, versione giovanile della Vuelta al País Vasco, che ovviamente condivide l'asperità delle strade con la prova World Tour. Quel sorprendente vincitore è Ben Healy, giovane irlandese cresciuto nel florido vivaio della Zappi, che sempre in quella stagione terzo il Giro di Basilicata pur destreggiandosi come gregario. Nel 2018 le strade con il belga si sono incrociate raramente, conclusesi in ogni caso a favore del fiammingo.
Il primo anno tra gli under 23 ha visto Healy impegnarsi con il Team Wiggins-LeCol, come da tradizione per molti dei corridori delle Isole Britanniche. Qualche buon risultato e vittoria nei calendari dilettantistici fra Irlanda e Gran Bretagna sono stati il preludio al bottino pieno ottenuto nella quinta tappa del Tour de l'Avenir dove, sotto una pioggia battente, è riuscito a centrare il successo dalla fuga, diventando il più giovane di sempre a prendersi una frazione nella gloriosa storia della corsa. Giocoforza nel 2020 cambierà maglia, se non altro per la chiusura della compagine Continental; al momento, tuttavia, non è chiaro dove militerà. Per il futuro, comunque, si può fare affidamento su di lui.
Biniyam Ghimray, il primo 2000 vincitore tra i pro'
Il ciclismo africano ha visto una prepotente crescita negli ultimi anni, con corridori principalmente provenienti dalla parte orientale ad emergere anche nelle corse europee. Uno che tra i giovani ha saputo far conoscere il proprio nome anche fuori dal continente è stato Biniyam Ghirmay. Nel maggio 2018 Evenepoel corre a pochi km da casa nella Aubel-Thimister-Stavelot e nella prima tappa fa fuoco e fiamme, staccando tutti tranne uno; proprio l'eritreo che non gli dà un cambio, anche per la stanchezza, e, in volata lo fulmina. Nella generale vince, ovviamente, Evenepoel, con Ghirmay che chiude con un più che onorevole terzo posto.
Fisicamente longilineo, il giovane è difficilmente inquadrabile come tipo di caratteristiche, come ben testimoniato dal suo 2019 in cui si è alternato indossando la divisa della nazionale e quella del Centre Mondiale du Cyclisme, formazione dilettantistica gestita dell'UCI con atleti dai paesi in via di sviluppo. Già al terzo giorno dell'anno, Ghirmay ha piazzato il colpaccio vincendo in volata a La Tropicale Amissa Bongo battendo nomi come Bonifazio, Manzin, Greipel e Vendrame, diventando così il primo della classe 2000 a vincere tra gli élite. E subito dopo ha concesso il bis al Tour du Rwanda, in uno sprint di gruppo ristretto in una tappa ricca di salite.. Le ottime prestazioni sono continuate tutto l'anno, compreso il quinto posto nella tappa conclusiva del Tour de l'Avenir, e gli hanno permesso di strappare per il 2020 il primo contratto tra i pro' con la Delko Marseille Provence.
Frederik Thomsen, dalla Danimarca verso un futuro emiliano
Sempre alla Aubel-Thimister-Stavelot Evenepoel aveva dovuto ingoiare un altro rospo - ma basta così, perché le altre tappe le ha vinte lui. Il responsabile è Frederik Thomsen, capace in un arrivo a due, al termine di una frazione ricca di côte, di regolare l'avversario, concludendo poi secondo nella generale. Il 2018 del danese è stato interessante, con la vittoria nella generale della Oberösterreichrundfahrt precedendo Van Wilder.
La prima annata tra gli under 23 è stata in patria con il Team Waoo ma non lo ha visto mai protagonista a livello UCI, non trovando mai spazio in top ten. Si è rifatto un po' nel calendario dilettantistico locale con una vittoria e qualche podio, ma ci si attendeva di più. Nel 2020 i tifosi italiani avranno la possibilità di ammirarlo con continuità: manca l'ufficialità, ma Thomsen farà parte della nuova Casillo-Petroli Firenze-Hopplà di Piscina, Provini e Faresin, tre che con i giovani hanno spesso lavorato molto bene.
Joseph Laverick, cronoman non per caso
Una delle sconfitte di Evenepoel meno attese è giunta nel marzo 2018, nel prologo dello Ster van Zuid Limburg. Nei 5.8 km di Mopertingen il belga venne preceduto per questione di centesimi da Joseph Laverick, suo coetaneo britannico che lì ottenne uno dei due successi della sua stagione. L'altro? Ovviamente a cronometro, nella francese Ronde des Vallées, chiudendo poi la stagione all'ottavo posto nel Mondiale della specialità di Innsbruck e pagando oltre 2' dal vincitore - un tale Evenepoel, giusto per non sbagliarci.
Il primo anno come under 23 è stato complesso, senza alcun risultato di rilievo, indossando la divisa di una Madison Genesis che chiude i battenti dopo una lunga esistenza. Per colui che, stando alle interviste rilasciate, si vede in un futuro come corridore da corse a tappe, il 2020 lo vede sbarcare in Francia in quello che è uno dei migliori progetti di sviluppo a livello internazionale, quel Chambéry Cyclisme Formation che è il vivaio della AG2R La Mondiale e tra le cui fila sono passati nomi come Bardet, Latour, Dillier e Cosnefroy.