Siamo una squadra fortissimi
L'Europeo in linea di Plouay premia Giacomo Nizzolo, terzo successo di fila per gli azzurri dopo Trentin e Viviani. Battuto di poco Démare, terzo Ackermann, Van der Poel fa e spreca
La (purtroppo non visibile) vittoria di Elisa Balsamo nella prova under 23 femminile ha aperto la tre giorni delle gare in linea dei Campionati europei su strada. Il pomeriggio a Plouay è proseguito con la sfida élite maschile, consistente in tredici giri del circuito di 13.7 km per una distanza complessiva di soli 177.5 km, decisamente corta per essere una rassegna continentale.
Il treno italiano lavora alla perfezione, come da tempo non si vedeva a livello internazionale; verrebbe dire dai tempi di Cipollini - ma di questi tempi non si sa mai, il toscano potrebbe comunque trovare qualcosa da ridire nei confronti di Davide Cassani. Il quale continua a rispondere con i fatti alle altrui illazioni: tre vittorie negli ultimi tre anni con altrettanti corridori diversi, cui sommare la piazza d'onore al fotofinish nel 2017. Esiste in giro nel settore maschile qualche altro ct con un simile rendimento nell'epoca contemporanea, anche all'estero? La risposta è semplice: no, con buona pace di qualche brontolone.
Quattro in fuga, l'Italia controlla dietro
A caratterizzare la prima metà di gara è stata una fuga a quattro: a comporla il polacco Pawel Bernas, il rumeno Emil Dima, il cipriota Andreas Militadis e il serbo Dusan Rajovic. Una nota di merito va al ventitreenne Militadis, che lunedì nella cronometro si era distinto con un significativo quindicesimo posto, lui che, scusate il bisticcio, milita per una piccola Continental ispanico-venezuelana.
Il loro margine massimo ha sfiorato i 5' e sono sempre stati a portata del gruppo; a tirare è principalmente l'Italia con Manuele Boaro e Giovanni Visconti, assistita in vari frangenti dalla Germania e dalla Svizzera. La corsa procede senza scossoni fino a circa i meno 85 km, con il plotone lontano poco più di un minuto dai quattro: i Paesi Bassi, che puntano tutto su Van der Poel, hanno interesse a far corsa dura e si danno da fare con diversi scatti nei successivi 15 km. Prima è Koen De Kort, poi in due occasioni si muove Oscar Riesebeek, quindi è Julius van den Berg che si muove; l'esito è sempre lo stesso, con Manuele Boaro piuttosto che Victor Campenaerts e Diego Rubio a chiudere senza alcun patema.
Bernas il più forte dei fuggitivi, una caduta mette fuorigioco Kristoff e Philipsen
Con il gruppo sempre più vicino, l'unico atleta World Tour del quartetto di testa accelera: sulla Côte du Lézot a 80 km dal termine Pawel Bernas prova a dare uno scossone, facendo distanziare il solo Dusan Rajovic. Il medesimo destino riguarda Andreas Miltiadis, che alza bandiera bianca ai meno 66 km, e infine anche Emil Dima, che dice basta ai meno 57 km.
A movimentare la situazione dietro, più che gli attacchi, è una rovinosa caduta in prossimità dell'inizio del quintultimo giro: i belgi Xandro Meurisse e Jasper Philipsen entrano in contatto, vanno giù e sono costretti al ritiro, tirando giù un'altra dozzina abbondante di rivali. Tra i rallentati il nome più atteso è quello di Alexander Kristoff, ma il norvegese riesce a ripartire; tra gli altri coinvolti, fra caduti e rallentati, i britannici Ethan Hayter e Matthew Walls, gli sloveni Tilen Finkst, Matej Mugerli, Marko Pavlic e Ziga Rucigaj, i russi Viacheslav Kuznetsov e Petr Rikunov, il francese Olivier Le Gac, lo svizzero Fabian Lienhard, il tedesco Juri Hollman, il ceco Jan Bárta, il polacco Przemyslaw Kasperkiewicz e l'estone Gert Jõeäär.
Van der Poel testa la concorrenza, va via un quartetto
Nulla da fare, nel giro seguente, neppure per lo spagnolo Sergio Samitier, così come non c'è più speranza per Bernas, ripreso ai meno 53 km, giusto prima che inizi la prima salitella della tornata, la Côte du Lézot: la ridotta pattuglia belga scuote la corsa con Sep Vanmarcke che aumenta il passo e allunga il gruppo. Trentin, Oliveira, Gautier, Pidcock, Van Avermaet, Ballerini, Costa sono i primi dietro di lui, in un plotone ridotto ad una sessantina di unità.
Il falsopiano seguente ai meno 51 km è la prima occasione in cui Mathieu van der Poel mette fuori il naso in prima persona; consci della pericolosità del fenomeno neerlandese, tanto Oliver Naesen che Matteo Trentin chiudono in un battibaleno. Sfruttando gli immediati attimi di pausa, il portoghese Rubén Guerreiro si muove in contropiede con lo spagnolo Diego Rubio, imitati dal fratellone d'arte David van der Poel e dall'instancabile polacco Pawel Bernas, che ha ancora la forza di andare in avanscoperta.
Il Belgio non ci sta e lancia Stuyven, che prende e se ne va
Il quartetto conclude il giro con una ventina di secondi sul gruppo, con le solite Francia e Italia brave a lavorare. Ma la nazione che ha maggiormente voglia di evitare lo sprint è il Belgio: Vanmarcke fa di nuovo il passo sulla Côte du Lézot, aprendo il campo al tentativo ai meno 39 km di Greg Van Avermaet. Ulissi, Ballerini, Gautier, Pidcock, Costa non lasciano neppure un metro all'olimpionico di Rio de Janeiro, che così deve tornare a più miti consigli. Lui ma non la nazionale, perché ai meno 37 km è la volta di Jasper Stuyven fare l'allungo, riuscendo a chiudere sul quartetto di testa.
I padroni di casa con Gautier e Roux tengono sotto controllo il quintetto, che poco dopo si spezza: merito di Stuyven, che in un tratto di discesa prosegue tutto solo. Se Bernas, Rubio e Van der Poel neppure ci provano, il lusitano Guerreiro non si arrende a riesce a riagguantare l'indemoniato belga; per un portoghese che si mostra in testa, ce n'è uno, come Alberto Rui Costa, che in coda al gruppo fatica a ricevere l'assistenza dell'ammiraglia.
Van der Poel attacca a tutto spiano ma non evade
Il terzultimo transito sulla Côte du Pont Neuf, ultimo dei tre strappetti, è teatro di un nuovo movimento oranje: prima è Nick van der Lijke a saggiare l'aria, con Matteo Trentin francobollato. Poi è ancora Mathieu van der Poel ad attaccare; l'iridato del ciclocross è marcato stretto da Davide Ballerini, quindi da Cosnefroy, Trentin, Hoelgaard, Ulissi, Pidcock, Wright e, dopo un breve inseguimento, Van Avermaet. Costoro riassorbono Guerreiro e Stuyven ai meno 29 km, iniziando il penultimo giro con una manciata di secondo sul plotone, che però rientra subito dopo il passaggio.
Lo scatenato Van der Poel tenta in ogni modo di evitare la volata: ai meno 26 km, partendo dal marciapiede, l'imbocco della Côte de Lézot è di nuovo l'occasione giusta. Stavolta fa selezione, dato che solo Matteo Trentin e Benoît Consefroy non lo perdono; ma già in cima, con il rientro di Van Avermaet, Ballerini e dell'eterno svizzero Michael Albasini, l'azione cessa, favorendo il rientro di tutti gli altri. Nulla da fare neppure per la seguente azione del neerlandese Pieter Weening, così come quella successiva con il norvegese Sven Erik Bystrøm, Matteo Trentin e il solito Mathieu van der Poel.
In tema di crossisti, ottima è la prestazione del neopro' svizzero Johan Jacobs che rientra, con il francese Kévin Ledanois, sui tre di testa e prova persino a prendere qualche metro, senza la minima fortuna. Discorso identico per il connazionale Tom Bohli, che con il da poco menzionato Ledanois si avvantaggiano poco prima del transito sul traguardo; ma l'opera di Edoardo Affini li annulla proprio mentre suona la campanella in vista degli ultimi e decisivi 13.7 km.
Hoelgaard ci prova all'ultimo giro, sarà volata
Se la Côte de Lézot aveva regalato azione nei passaggi precedenti, l'ultima scalata risulta anestetizzata: il norvegese Markus Hoelgaard tenta di mettere fuori il muso e viene lasciato fare, con i Paesi Bassi più interessati in questo caso a dettare il ritmo del gruppo con Riesebeek, Van der Lijke e Weening. Al venticinquenne tesserato con la Uno-X Pro Cycling viene concesso un margine massimo di una decina di secondi, con le quattro nazionali attese alla vigilia - Belgio, Francia, Italia e Paesi Bassi - ben attente ad organizzarsi al meglio in vista dell'ultima salitella.
Il treno italiano prende in mano le redini: Affini, Ulissi, Trentin, Nizzolo, Cimolai, Ballerini, questo l'ordine ai meno 4 km, all'imbocco della conclusiva Côte du Pont Neuf. Hoelgaard viene ripreso ai meno 2.4 km dal plotone, proprio mentre l'austriaco Sebastian Schönberger ci prova senza fortuna; stesso epilogo per il britannico Thomas Pidcock e il portoghese Nelson Oliveira, che per altro neppure aiuta il crossista, riassorbiti poco prima di entrare nell'ultimo km.
Il treno lavora alla grandissima, Nizzolo finalizza. E sono tre!
Ulissi lascia il testimone a Trentin, che a sua volta tira fino ai meno 600 metri quando è il momento di Cimolai: il friulano lavora bene, come di consueto verrebbe da dire, al pari di Davide Ballerini. Il canturino funge da perfetto apripista in favore di Giacomo Nizzolo, ossia colui che domenica lo ha regolato di stretta misura a Cittadella.
Il brianzolo parte bene e pare lanciato, ma dietro non stanno a guardare; lo spauracchio di giornata Arnaud Démare si avvicina parecchio mentre Pascal Ackermann pare imballato e rincula di quel tanto che basta per tenerlo fuori dalla contesa. Chi va più forte di tutti è, come quasi sempre, Mathieu van der Poel: il neerlandese va però ad infilarsi a sandwich tra l'italiano e il francese, non potendo così competere con loro.
Pur faticando tantissimo nelle ultime pedalate, Giacomo Nizzolo riesce, con la giusta dose di malizia, a difendersi dal rientro del transalpino; per meno di mezza ruota il lombardo vince, portando a tre la striscia di successi italiani al Campionato europeo dopo quelli di Trentin a Glasgow e Viviani ad Alkmaar. Secondo un Arnaud Démare vinto dall'emozione dopo il traguardo, consolato dai compagni di squadra.
Ackermann completa il podio, Ballerini resta nei 10. Domani altre speranze azzurre
Terza piazza per Pascal Ackermann, che bissa il medesimo metallo dell'edizione 2019; quarta posizione per un deluso Mathieu van der Poel, a cui comunque non si può imputare di certo l'attendismo. Seguono il belga Jasper Stuyven, un ottimo Davide Ballerini, il polacco Maciej Paterski, lo spagnolo Iván García Cortina, il ceco Adam Toupalik e il francese Benoît Cosnefroy.
Dopo due vittorie in altrettante gare, la pattuglia italiana domani parte speranzosa nella prova under 23 maschile (vinta un anno fa da Dainese) e in quella élite femminile (con Elena Cecchini che ad Alkmaar fu d'argento). Michele Gazzoli tra gli uomini e Marta Bastianelli tra le donne sono i capitani in pectore di una pattuglia che quando sente profumo di manifestazione continentale si trasforma come nessun'altra.