Memorabile vittoria per Adam Yates a Granada © Unipublic-SprintCycling
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Adam Yates sfiora l'impresa-ribaltone alla Vuelta, Tiberi tracollo fisico

Una giornata in fuga per il britannico e ultimi 58 km in solitaria, stravince a Granada e risale in classifica. Carapaz secondo, la maglia rossa O'Connor si prende l'abbuono del terzo

25.08.2024 18:20

Quante cose ancora ci dovrà far vedere questa Vuelta a España 2024? Dopo la fuga bidone di Ben O'Connor che ha messo la corsa sui binari dello spettacolo più scatenato, dopo la rabbiosa reazione di Primoz Roglic ieri, oggi un'impresa che per qualche lungo frangente ha dato l'impressione di poter ribaltare addirittura la classifica. Si è limitato, Adam Yates, a stravincere la tappa dopo un'intera giornata in fuga e dopo 58 km pedalati tutto solo, e si è limitato a rientrarci, in classifica, senza ribaltarla. Non è comunque poco.

Non è poco perché la lotta ad alto livello ritrova un protagonista sicuro, uno che ha fatto podio al Tour e che continua a battere le strade del ciclismo con grande efficacia. Yates è rientrato, Richard Carapaz è rientrato, e invece è uscito di scena mestamente Antonio Tiberi: alle prese con un forte mal di testa il laziale ha preferito (o è stato costretto a) ritirarsi, dopo che si era ampiamente staccato sulla seconda salita di giornata. Magari è covid, di sicuro è una iattura, ma il futuro è ancora dalla parte del laziale.

Mentre Yates volava verso la ventinovesima vittoria in carriera, probabilmente la più bella, di sicuro quella che incornicia la sua migliore stagione (dal punto di vista dei risultati: mai il gemello aveva vinto 6 volte in una stessa stagione), Primoz Roglic viveva una giornata interlocutoria, Enric Mas si trasformava in un semileone (condizione per lui piuttosto infrequente!) e Ben O'Connor sornioneggiava prima di prendersi l'abbuono del terzo posto e quindi riallungare un minimo (4") sui più vicini inseguitori. Sarà un osso tutt'altro che molle da rosicchiare, l'australiano.

Una grande verità del ciclismo è che, più che i percorsi e più che le startlist, sono le situazioni di gara a determinare l'andamento di un GT, ovvero se venga fuori divertente o noioso. Guardate questa Vuelta: non ha frazioni da Stelvio+Mortirolo, non ha un Pogacar o un Vingegaard, eppure - dopo un avvio sonnolentissimo in salsa lusitana, illuminato dal ritorno al protagonismo di Wout van Aert - ha preso il decollo grazie a una situazione di corsa, la stramulticitata fuga bidone di O'Connor.

Grazie a Ben, grazie alla Red Bull-BORA-Hansgrohe che ha sonnecchiato lasciando che il 28enne di Subiaco (Subiaco in Australia, giova puntualizzarlo ogni volta) scavasse quel solcone, ma ricordiamoci sempre, quando giudichiamo una grande gara a tappe, di quanto possa essere anche casuale che essa prenda una direzione piuttosto che quella opposta, in base ai piccoli e grandi accadimenti che avvengono in corsa.

Vuelta a España 2024, la cronaca della nona tappa

La nona tappa della Vuelta a España 2024, la Motril-Granada, era una delle più attese, forse la più dura del percorso di quest'anno, di sicuro la più inconsueta: quando mai alla Vuelta si vede una tappa di montagna senza arrivo in salita? 178.5 i chilometri da coprire, i postumi di un covid da curare, sicché João Almeida (UAE Emirates), uno dei favoriti della vigilia, non ha preso il via dopo i cinque minuti patiti ieri a Cazorla.

È stato Wout van Aert (Visma-Lease a Bike) a incendiare immediatamente la corsa sin dal chilometro zero. Intorno a lui si è coagulata una fuga di 26 uomini, completatasi (tra un rientro e l'altro) al km 26 e composta - oltre che dal RollingStone di Herentals - da Jay Vine, Adam Yates e Marc Soler (UAE), Óscar Rodríguez (INEOS Grenadiers), Kasper Asgreen (T-Rex Quick-Step), Patrick Konrad e Mathias Vacek (Lidl-Trek), Quinten Hermans e Xandro Meurisse (Alpecin-Decuninck), Jonas Gregaard (Lotto Dstny), David Gaudu e Stefan Küng (Groupama-FDJ), Darren Rafferty e James Shaw (EF Education-EasyPost), Nelson Oliveira (Movistar), Torsten Træen (Bahrain-Victorious), Felix Engelhardt e Chris Harper (Jayco AlUla), Rubén Fernández, Jesús Herrada e Jonathan Lastra (Cofidis), Pablo Castrillo e Pau Miquel (Kern Pharma), Max Poole e Gijs Leemreize (DSM-Firmenich PostNL). Il più alto in classifica era Gaudu, sedicesimo a 6'30"; poi Yates, ventisettesimo a 9'27".

L'azione ha avuto un vantaggio massimo di 5'25" ai -115, ma nell'avvicinamento al Puerto del Purche, prima salita di giornata, il gruppo maglia rossa ha limato un minutino. In avvio di Puerto, dal gruppo ha attaccato Richard Carapaz (EF), diciottesimo in classifica a 6'44", per un'azione che avrebbe fortemente caratterizzato la fase centrale della tappa. I fuggitivi si sono ampiamente selezionati sotto i colpi di Soler e al Gpm (prima categoria ai -81, vinto da Gaudu), sono transitati in 8: con Marc e David c'erano Vine, Yates, Küng, Castrillo, Harper e Træen; Carapaz (che andava a ricongiungersi con Rafferty, staccato dalla fuga) è passato a 2'30", il gruppo sempre a oltre 4'.

Sull'Alto de Hazallanas Yates spicca il volo e Tiberi si spegne

Antonio Tiberi alla Vuelta a España 2024 © Bahrain-Victorious
Antonio Tiberi alla Vuelta a España 2024 © Bahrain-Victorious

In discesa si è segnalata una caduta senza conseguenze di Lennert van Eetvelt (Lotto), il sesto della generale; Carapaz, aiutato da Rafferty, si è riavvicinato fino a 1'10", distacco con cui ha approcciato l'Alto de Hazallanas, seconda salita della frazione. Qui Soler e poi Vine hanno preparato il terreno per l'assalto all'arma bianca di Yates, che in effetti a 58 km dalla conclusione (e a quattro dalla vetta) si è involato. Con Vine a quel punto restava solo Gaudu; dispersi tutti gli altri fuggitivi a parte Castrillo, che è stato raggiunto da Carapaz.

Al Gpm (prima categoria) dei -54 Yates è passato con oltre un minuto e mezzo sui primi inseguitori, su cui in discesa sono poi rientrati i due latinos intercalati. Il gruppo, tirato - come sulla salita precedente - dai Red Bull-BORA-Hansgrohe di Primoz Roglic, è passato a oltre 5', ridotto a sole 20 unità.

Tra le 20 non c'era Antonio Tiberi (Bahrain), staccatosi lungo la salita e poi addirittura fermatosi con mal di testa prima di rimettersi in sella per provare portare a termine la tappa. Ma il laziale ha dovuto definitivamente gettare la spugna di lì a poco, per un ritiro che stronca le legittime ambizioni che il 23enne nato a Frosinone coltivava per questa Vuelta. Il suo compagno di camera Damiano Caruso ha avuto il covid, magari il laziale ne è stato contagiato.

Tra la picchiata e il fondovalle misto (ma tendente a salite) che precedeva il secondo approdo all'Hazallanas, Adam è letteralmente andato con le ali ai piedi. Sicché ha preso l'Hazallanas 2, ai -30, con 2'40" sul quartetto inseguitore e 6'30" sul gruppo maglia rossa. Per lui significava in quel momento rientrare pienamente in corsa per il successo finale, scavalcando addirittura Roglic, secondo della classifica.

Alle spalle del britannico restavano solo Gaudu e Carapaz, poi a 6 dalla vetta Richard ha staccato il transalpino. Ma anche in quel che restava del gruppo succedevano, cose, con i Red Bull che di nuovo riprendevano in mano la situazione con Florian Lipowitz per provare a mettere alla frusta la maglia rossa Ben O'Connor (Decathlon AG2R La Mondiale).

Selezione netta nel gruppo maglia rossa

La trenata del giovane tedesco ha prodotto selezione: in breve si è formato un drappello con Lipowitz e Roglic, Enric Mas (Movistar), Sepp Kuss (Visma), Pavel Sivakov (UAE) e O'Connor. A 6 dalla vetta Mas è scattato forte e Sivakov ha provato invano a inseguirlo. Intanto sul drappello O'Connor rientravano Felix Gall (Decathlon), che subito andava a imporre un ritmo buono per la maglia rossa, Carlos Rodríguez (INEOS), Mikel Landa (T-Rex), poi anche Cristián Rodríguez (Arkéa-B&B Hotels). Della top ten si ritrovavano staccati, oltre a Tiberi, anche Van Eetvelt e Mattias Skjelmose (Lidl). Di lì a poco ha perso definitivamente contatto anche Kuss.

Yates è passato al Gpm (di nuovo prima categoria) dei -23 con 1'40" su Carapaz, 3'40" su Gaudu, 4'40" su Mas (che ha raggiunto Vine), 5'40" sul gruppo maglia rossa. In discesa il battistrada ha continuato a spingere con profitto, invece Mas ai -14 s'è quasi catapultato sulla ruota anteriore: fortunatamente non è nemmeno caduto, ma la paura c'è stata (e per lui, mai stato un drago nell'esercizio, son cose che pesano).

Il finale era piuttosto favorevole agli inseguitori, che erano in tanti contro uno; quell'uno, va detto, è anche arrivato più o meno allo stremo, dopo un'intera giornata in fuga e quasi 60 km in solitaria, per cui negli ultimissimi chilometri ci ha rimesso un paio di minuti buoni. Nell'ultimo chilometro in particolare Adam ha quasi smesso di pedalare, godendosi il momento e non badando più di tanto alla generale: ci sarà tempo, nelle prossime due settimane, per tentare ribaltoni.

Parata-risposta di O'Connor nel tripudio di Yates

Il gruppo maglia rossa ha recuperato più o meno tutti. Non Carapaz (secondo al traguardo a 1'39" da Yates), ma Mas-Vine-Gaudu sì. Il drappelletto, formato da dieci uomini, è arrivato a 3'45", e O'Connor ha beffato tutti prendendosi i quattro secondi di abbuono riservati al terzo classificato, davanti a Landa, Lipowitz e Sivakov. Roglic si è addirittura disinteressato dello sprint. Citiamo anche il buon Castrillo, superato dai big nel finale di Hazallanas, andato vicinissimo a rientrare in discesa, ma respinto nuovamente. Alla fine 13esimo a 5'05".

Skjelmose, Kuss e Cristián Rodríguez hanno chiuso a 5'35", a 7'21" un altro gruppetto con Guillaume Martin (Cofidis) e il primo degli italiani, Lorenzo Fortunato (Astana Qazaqstan), 18esimo; con loro anche Van Eetvelt, altro crollato di spicco della giornata.

La nuova generale vede O'Connor confermato al comando con 3'53" su Roglic, 4'32" su Carapaz (che risale 15 posizioni), 4'35" su Mas (che ne perde una nonostante la condotta di gara coraggiosa), 5'17" su Landa, 5'29" su Lipowitz (che si riprende la maglia bianca), 5'30" su Yates (che invece va a vestirsi di pois) e Gall, 6' su Carlos Rodríguez e 6'32" su Gaudu.

Domani il sospirato primo giorno di riposo dopo giorni di canicola, la Vuelta a España 2024 riparte martedì con la decima tappa, Ponteareas-Bayona di 159.6 km con un finale (diciamo gli ultimi sessanta chilometri) molto mosso con tre salite di crescente difficoltà. L'ultima, l'Alto de Mougás (6 km all'8% prima di una spianatone-falsopiano di altri 4 km fino al Gpm), scollina a 20 km dalla fine. La fuga avrà buone chance di farsi bella, ma non è da escludere che anche tra gli uomini di classifica possa accadere qualcosa. Non è da escludere proprio più niente, in questa Vuelta!

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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!