coltivazioni vitivinicole © pixabay
Cicloturismo

Anello del Prosecco: aspetti meno noti di questo percorso

Una proposta per andare alla scoperta di altre valenze di un percorso amato per gli aspetti paesaggistici e gastronomici: curiosità nascoste da conoscere

14.01.2025 15:31

Dagli ultimi dati economici ai divertimenti carnevaleschi, ecco cosa emerge in uno degli itinerari veneti più gettonati. 

L'Anello del Prosecco, il vino imbattuto

In circa un centinaio di km tra i vigneti e le colline del trevigiano, su asfalto e sentieri, l’Anello del Prosecco è amato per i paesaggi dolci e le offerte enogastronomiche. Ma in questi giorni è particolarmente ricordato per via dei dati riportati dall’ultimo Rapporto ISMEA-Qualivita 2024: per valore alla produzione il Prosecco svetta fra la produzione vinicola italiana. Al di là della stretta attualità, tuttavia, le diverse città toccate dell’anello offrono elementi decisamente meno noti. 

Conegliano, la prima Scuola Enologica

Proclamate nel 2019 dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità, le colline tra Conegliano e Valdobbiadene sono caratterizzate da una conformazione geomorfologica particolare; i terreni derivano dal sollevamento di fondali marini e lacustri, poi rimodellati dal modificarsi di ghiacciai dolomitici. In tale contesto si è inserito il lavoro umano con specifiche tecniche di coltivazione dei vigneti. La viticoltura nella zona pare avere origini antiche, in epoca pre-romana; tuttavia la prima documentazione che lega il Prosecco a tale territorio risale alla metà del 1700. Nella Repubblica di Venezia in decadenza si sviluppavano nuove idee su impulso di fermenti in arrivo dalla Francia. Forse pochi sanno che proprio a Conegliano, punto di partenza ed arrivo dell’Anello del Prosecco, esisteva un’Accademia istituita nel 1779 che ebbe un ruolo fondamentale nello studio e coltivazione dei vigneti. Evolutasi nel tempo, l’Accademia è diventata la prima Scuola Enologica d’Italia.  

anello del prosecco
pedalare tra i vigneti©pixabay

Vittorio Veneto, bici e molto altro

Noto per aver dato i natali alla “Graziella”, la celebre bici anni Sessanta su cui un’intera generazione ha macinato centinai di km, Vittorio Veneto però svela molto altro. Innanzitutto, il gelsolino: fibra tessile morbida e biancastra che si ricava dalla pianta di gelso. È usata per la produzione di stoffe nobili quali damaschi e tappezzerie, ma anche stoffe per mobili e paramenti sacri. Il suo “inventore” fu lo scienziato Giuseppe Pasqualis, friulano poi trasferitosi a Vittorio Veneto. La famiglia Pasqualis avviò una fiorente azienda per filatura e tessitura del gelsolino. A Vittorio Veneto si trova il Museo dell’Industria Bacologica, che raccoglie studi e testimonianze dell’attività scientifica ottocentesca in materia. Ma passando da Vittorio Veneto l’Anello del Prosecco si tinge anche di allegria e divertimento: sono nati qui, infatti a fine Ottocento i coriandoli di Carnevale.

Le ultime tappe dell'Anello del Prosecco

Sempre in tema di filatura, un ruolo fondamentale fu giocato dai monaci. L’Abbazia Cistercense di Follina, che pare risalire al 1100, fu luogo ove i monaci si dedicavano alla “follatura” dei panni, e trasmisero alla popolazione l’arte della lavorazione di lana e seta, attività che si diffuse e prosperò grazie all’abbondanza di pascoli e corsi d’acqua.  A Refrontolo, altro paese toccato dall'Anello del Prosecco, ogni anno si tiene la Mostra dei Vini, in una location eccezionale: la seicentesca Villa Spada.

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