Zalf-Fior addio: il ritiro del gruppo Euromobil dal ciclismo. Una spia d'allarme o un caso?
Il 2024 sarà l'ultima stagione per la fortissima squadra giovanile con all'attivo oltre 1500 vittorie e tanti grandi nomi cresciuti tra le sue fila
L'annuncio del ritiro dalle scene della Zalf-Fior è una di quelle notizie che colpiscono gli appassionati di ciclismo. Alla luce di ciò che questa squadra ha rappresentato, la notizia della scomparsa di un punto di riferimento così rilevante nel ciclismo giovanile ha un sapore amaro, che ricorda le occasioni, sempre più frequenti negli ultimi anni, in cui un marchio storico, simbolo di eccellenza italiana e spesso anche entrato nell'immaginario collettivo, ha ceduto tutti i diritti a società e grandi gruppi stranieri.
Se venisse chiesto di fare un nome di una squadra giovanile, anche a coloro che non sono addentro la disciplina, senza dubbio "la Zalf" sarebbe tra le prime squadre che vengono in mente. Da decenni, la divisa della Zalf-Fior era diventata un punto di riferimento, un motivo di preoccupazione per i tanti giovani di altre squadre che si presentavano alle gare della domenica e vedevano la presenza della corazzata bianco-rosso-verde, un esempio di professionalità e organizzazione. Il che non stupisce: costanza invidiabile nei risultati raggiunti, oltre 1500 vittorie, grandi nomi lanciati, la permanenza degli sponsor principali che non sono mai cambiati in 43 anni, anche questa una rarità nel ciclismo.
Ma niente dura per sempre ed era il momento di dire addio alle due ruote, sembrano essere giunti a questa conclusione i fratelli Lucchetta: i titolari del gruppo Euromobil, tra cui lo sponsor principale Zalf, il 4 Settembre hanno reso pubblica la decisione di non rinnovare la sponsorizzazione per la prossima stagione, come conseguenza di una nuova strategia aziendale per il gruppo.
L'annuncio del ritiro del gruppo Euromobil (Zalf)
Nel comunicato i fratelli Antonio, Fiorenzo, Giancarlo e Gaspare Lucchetta spiegano le motivazioni:
Ogni grande storia ha un inizio e una fine. In oltre 40 anni di ciclismo riteniamo di aver raggiunto importanti traguardi che dei tifosi come noi possono solo sognare. I nostri atleti ci hanno regalato soddisfazioni straordinarie […] Oggi il ciclismo, specie quello dilettantistico, è cambiato moltissimo ma, nonostante questo, abbiamo tenuto fede alla nostra mission continuando a scegliere e a far crescere alcuni tra i migliori talenti del ciclismo italiano ed internazionale. Per Gruppo Euromobil, con le aziende Zalf, Euromobil e Désirée, è arrivato il momento di salutare il mondo del ciclismo. Nuove sfide ci attendono a livello globale e abbiamo deciso di rafforzare la nostra presenza in altri ambiti. Il ciclismo resterà per sempre nei nostri cuori, così come tutti i volti dei ragazzi che in questi 43 anni hanno vestito la maglia bianco-rosso-verde".
Con l'abbandono dello sponsor Zalf certo non scompare il ciclismo giovanile in Italia, ma questi 43 anni di storia pesano al momento dell'addio. Il sodalizio nato più di quaranta anni fa, nel 1982, tra le famiglie Lucchetta e Fior, ha dato vita ad una squadra che si è costruita fin dagli inizi una reputazione di eccellenza nella formazione dei giovanissimi che ambivano a fare bene sulle due ruote. Fin dalla seconda metà degli anni '80, la formazione si accredita come una delle più valide in Italia. Nel corso degli anni, su un totale di circa 400 giovani atleti tesserati tra le loro fila, poco meno della metà sono passati al professionismo, chi brevemente, chi garantendosi delle carriere al massimo livello, con risultati di prestigio internazionale, vincitori di grandi giri, di grandi classiche, campioni del mondo. Non volendo fare un torto ad eventuali scartati, basta citare qualche nome: Maurizio Fondriest, Christian Salvato, Marzio Bruseghin, Alessandro Ballan, Damiano Cunego, Sonny Colbrelli. Anche negli ultimi anni la Zalf-Fior si è confermata un bacino di riferimento per il passaggio tra i grandi: freschi di passaggio tra i pro, tra gli altri, Samuele Battistella, Enrico Zanoncello, Andrea Pietrobon.
Una tendenza o un caso singolo? Come sta il ciclismo giovanile?
Non è questa la sede per un'analisi approfondita sullo stato del movimento ciclistico italiano a partire dalle categorie giovanili, né possiamo dedurre da una singola scelta individuale, di un gruppo industriale, una tendenza generale. Oltretutto, proprio quest'anno abbiamo assistito ad un ritorno di uno sponsor storico del ciclismo italiano, la Polti, che è diventata sponsor principale della Professional diretta da Ivan Basso. Insomma, non ci sono soltanto lacrime da versare, ma è pur vero che suona spontaneo chiedersi: se il movimento ciclistico professionistico italiano, e di riflesso il ciclismo giovanile in Italia che fa da bacino di reclutamento, stessero passando un momento di crescita e non di contrazione, la scelta dei fratelli Lucchetta sarebbe stata la stessa?
La risposta forse sarebbe positiva, perché tanti fattori devono essere considerati nelle scelte di un grande gruppo aziendale, in particolare in un periodo di rincari significativi e costi di produzione industriale in aumento, come quello che stiamo vivendo, ma ciò non toglie che ci siano stati tempi migliori per il ciclismo nostrano.
Le cause possibili sono tante. Possiamo parlare delle dinamiche indotte dal World Tour che hanno marginalizzato le corse nazionali, drenato risorse ad organizzatori e squadre minori stimolando così una desertificazione del calendario e delle opportunità per le squadre e relativi sponsor. A cascata, minori opportunità per i “grandi” possono condurre a minore interesse a finanziare società giovanili. A ridurre il margine di manovra delle squadre può essere anche, negli ultimi anni, il proliferare delle squadre Development, le seconde rose delle squadre World Tour attive nelle corse giovanili e in quelle minori, che garantiscono fin dalla giovanissima età una continuità tra formazione e carriera successiva per dei talenti annunciati. Dobbiamo inoltre considerare il periodo di difficoltà economica che stiamo vivendo, che rende più difficile per gli organizzatori confermare un calendario di gare ricco e adeguato, per le squadre mantenere gli stessi organici, per le famiglie permettere ai ragazzi di praticare questo sport a livello agonistico.
Una riflessione di più ampio respiro toccherebbe inevitabilmente le grandi questioni sociali, che dovrebbero fare tremare i polsi a chi è chiamato a governare. Ad esempio, la tendenza demografica che fa collezionare all'Italia, ogni anno che passa, un nuovo record negativo di nascite. Con meno giovani, è più facile che vi siano meno tesserati e, di conseguenza, meno interesse per sponsor a finanziare queste attività. In ultimo, ma non per importanza, non possiamo dimenticarci dello stato di debolezza in cui si trova un ragazzo, nelle strade italiane, durante un allenamento, con il rapporto più alto d'Europa di morti per chilometri percorsi: problemi di cui si è già scritto su Cicloweb. Non stupisce che una famiglia si metta anche questo problema.
Le soluzioni, in termini di investimenti in strutture dove permettere di praticare questa disciplina fin dalla giovane età, così come di maggiore attenzione alla prevenzione e priorità per il tema della sicurezza sulle nostre strade, sono tante e possibili. Non si possono avere miracoli, ma non è impossibile invertire una tendenza che vede calare costantemente il numero di iscritti alle categorie giovanili: per il 2024, tra gli esordienti (13 e 14 anni) risultano 2938 tesserati, oltre la metà dei quali soltanto in Veneto, Toscana, Lombardia ed Emilia Romagna. Nel 2018 erano 3226, il 10% in più.
Intanto, nel salutare uno sponsor che ha fatto la storia del ciclismo in Italia, un pensiero va anche alle tante realtà e singoli individui impegnati in questo mondo, quasi sempre lontano dalla luce dei riflettori e costretti a lottare per ottenere un finanziamento sufficiente a garantire lo svolgimento di una stagione.