La meglio gioventù del 2019
La classifica dei migliori 10 neopro' della stagione: da Evenepoel a Van der Poel, da Pogacar ad Affini, quando il talento è subito competitivo
Concludiamo la tre giorni dedicata alla rivisitazione della stagione da poco terminata puntando l'occhio su chi, al primo anno tra i grandi, si è meglio comportato. Vittorie, piazzamenti ma non solo, con nomi che hanno già conquistato l'attenzione degli addetti ai lavori e il cuore degli appassionati.
Tra quanti hanno vissuto un primo anno da pro' decisamente positivo, ma non abbastanza per entrare in una top ten assai competitiva, vi sono il danese Mikkel Frølich Honoré, tuttofare per la Deceuninck-Quick Step, l'italiano Giovanni Lonardi, subito vincente con la Nippo-Vini Fantini-Faizanè, il colombiano Daniel Muñoz, che con la Androni Giocattoli-Sidermec ha ben figurato nelle salite europee, e il belga Lionel Taminiaux, sorpresa della Wallonie Bruxelles.
10) Jonas Vingegaard - Team Jumbo Visma
Passato tra i grandi dopo una positiva carriera come under 23, il danese ha avuto bisogno di un po' di adattamento alla categoria, mostrando comunque qualche buona giornata alla Vuelta al País Vasco. Con l'arrivo dell'estate, però, il prodotto della ColoQuick sale prepotentemente di colpi: al Tour de Pologne si prende l'arrivo in salita indossando per un giorno la maglia di leader, nel suo PostNord Danmark Rundt è secondo per colpa degli abbuoni e, infine, è nono al Deutschland Tour. Il futuro, per quanto gli spazi nella compagine giallonera siano ridotti, si preannuncia radioso per lo scandinavo.
9) Carl Fredrik Hagen - Lotto Soudal
Da un paese all'altro della penisola nordica con un corridore dall'avvicinamento inconsueto. Ma come, un neopro' nato nel 1991? Ebbene sì; il norvegese, attivo a lungo nella MTB, ha vissuto le prime esperienze serie su strada solo nel 2015, confermandosi in seguito con la Joker Icopal. Le prestazioni nella Continental locale hanno attirato la formazione belga che si è vista ripagare per la fiducia: quindicesimo al Tour de Romandie, decimo al Tour of Norway, terzo nell'ultima tappa del Critérium du Dauphiné e diciottesimo al Tour de Pologne è un camino già di per sé non malvagio. È però alla Vuelta a España che il grande pubblico inizia a conoscerlo: con una condotta costante e senza cedimenti termina all'ottavo posto il suo primo grande giro della carriera, come pochi altri sono stati capaci in passato. Il 2019 si chiude con un settimo posto al Tour of Guangxi che lo incorona come una delle rivelazioni della stagione, in attesa di una prossima riconferma.
8) Cees Bol - Team Sunweb
Tra i tanti velocisti della compagine di licenza tedesca, quello che maggiormente è piaciuto nella stagione è il neoprofessionista formatosi al SEG Racing Academy. Il ventiquattrenne ha esultato per la prima volta già a marzo, in un arrivo infido come quello della Nokere Koerese dove, di potenza, svernicia un certo Ackermann. E non è l'unico Bora battuto, perché a Pasadena, nell'ultima (probailmente di sempre) tappa del Tour of California, a doversi accodare è Sagan. Il neerlandese fa vedere di non essere un semplice sprinter al Tour of Norway, prendendosi la prima tappa in volata e concludendo quinto in classifica. Un'altra decina di piazzamenti in top ten si susseguono fino al termine di una stagione degna di nota.
7) Edoardo Affini - Mitchelton Scott
Il mantovano è stato tra le note più liete del ciclismo italiano 2019. L'apprendistato nei Paesi Bassi al SEG Racing Academy ha subito pagato dividendi importanti, con una crescita prepotente rispetto all'esperienza tra gli under 23 in patria; che fosse portato per le cronometro era cosa arcinota, ma vederlo già al primo anno conquistare la medaglia di bronzo europea, il successo nella specialità al Tour of Britain e la seconda piazza al BinckBank Tour dietro al coetaneo Ganna va al di là delle attese. E il ventitreenne ha reso anche nelle gare in linea, vivendo al Tour of Norway una settimana da sogno con vittoria di tappa e quarto posto nella generale. Il prossimo passo è quello di essere competitivo sulle pietre, terreno in cui potrà ottenere delle soddisfazioni.
6) Jasper Philipsen - UAE Team Emirates
Purtroppo per lui in patria si è trovato nei paraggi uno più giovane e sorprendente di lui, altrimenti le attenzioni dei belgi sarebbero tutte per lui. Perché il ventunenne, sgrezzato da Axel Merckx alla Hagens Berman Axeon, ha brillato in lungo e in largo; la prima e unica vittoria dell'anno è giunta al debutto al Tour Down Under, ma quello che più ha impressionato è stata la continuità di rendimento, con venticinque ulteriori piazzamenti in top ten fra gare in linea e volate nelle corse a tappe. Buttato subito nell'agone del Tour de France, il fiammingo ha risposto benissimo con un quinto, un sesto e un settimo posto nelle tre volate disputate. Tra sprint e prove sul pavé la patria del ciclismo ne ha trovato un altro di veramente buono.
5) Marc Hirschi - Team Sunweb
Un paese storico del ciclismo che, complice il ritiro del proprio faro (e la chiusura di quasi tutte le squadre), si trovava in pericolosa fase di distacco dall'alto livello su strada è la Svizzera. A sbucare fuori è uno dei corridori più interessanti tra quelli emersi nella stagione e che, sulla scia dell'oro iridato tra gli under 23 di Innsbruck, ha dato sfogo alle sue doti su terreni assai diversi da loro. La maggior sorpresa riguardante l'ex di BMC Development e Development Team Sunweb è giunta alla Harelbeke dove lui, smilzo e magrolino, ha disputato una prova coraggiosa conclusa con il decimo posto. Top ten varie fra Vuelta al País Vasco, Tour of Norway e campionati nazionali portano al mese di agosto, aperto con una sorprendente terza piazza a San Sebastián, proseguito con il quinto posto finale e un secondo di tappa al BinckBank Tour e terminato con il sesto al Deutschland Tour. Nelle classiche sarà un nome che si riproporrà di continuo per lungo periodo.
4) Sergio Higuita - EF Education First
Per il colombiano facciamo un'eccezione, non essendo lui un neopro' in tutto e per tutto, avendo militato nel biennio precedente in una Professional come la Manzana Postobón. Avendo però trascorso i primi mesi del 2019 in una Continental, la Equipo Eusakdi, e soprattutto non avendo mai gareggiato nel massimo circuito nella sua precedente esperienza, si è deciso di fare uno strappo alla regola e considerarlo, anche in virtù dei soli ventidue anni, alla stregua di un debuttante. Pur essendo stata, quella con gli statunitensi, un'avventura iniziata a maggio, lo scalatore si è ritagliato un ruolo di leader nel team: secondo al debutto al Tour of California e quindi quarto al Tour de Pologne, il nativo di Medellín ha colto alla Vuelta a España una meritata affermazione a Becerril de la Sierra, terminando fuori dai dieci solo per un paio di giornate no. Al Mondiale under 23 in linea si è accomodato ai piedi del podio, su cui è invece salito al Giro dell'Emilia prima di concludere quinto alla Tre Valli Varesine una stagione da applausi.
3) Mathieu van der Poel - Corendon Circus
Premessa: i tre sul podio potevano tranquillamente essere in posizioni diverse e non vi sarebbe nulla da obiettare. Tuttavia si è scelto di ordinarli anagraficamente, privilegiando il più giovane. Quindi è solo questo il motivo per cui il fenomenale neerlandese, al suo primo anno da professionista, non comandi la graduatoria. Perché a livello di risultati stiamo parlando di un marziano: trentuno giorni di corsa su strada, undici vittorie. La più clamorosa è senza dubbio l'Amstel Gold Race, ma non si possono certo dimenticare le perle al GP de Denain, alla Dwars door Vlaanderen e alla Brabantse Pijl, senza dimenticare le tre tappe e la generale al Tour of Britain. L'unico passaggio a vuoto riguarda il Mondiale in linea, ma da qui al prossimo decennio nessuno si ricorderà più della crisi di fame sotto la pioggia dello Yorkshire.
2) Tadej Pogacar - UAE Team Emirates
Il palmares tra gli under 23 è stato ricco come raramente visto negli ultimi anni, ma il salto nel massimo circuito non è uno scherzo per nessuno. Eppure questo talento plasmato dalla Ljubljana Gusto Santic non ha minimamente sofferto, strabiliando la dirigenza della compagine emiratina che lo ha coccolato e lanciato in un amen. Il Tour Down Under è stato un assaggio prima delle vittorie, di una tappa e della generale, arrivate già alla Volta ao Algarve e poi ripetute al Tour of California, diventando il più giovane di sempre a centrare una classifica finale nel World Tour. Paradossalmente l'unica volta "sottotono" è stata in casa, con la quarta piazza al Tour de Slovénie, perché poi fra agosto e settembre è stato strabiliante alla Vuelta a España: non una, non due, bensì tre tappe e un pazzesco terzo posto finale utili per entrare già a ventun'anni tra i grandi delle corse a tappe.
1) Remco Evenepoel - Deceuninck Quick Step
Uno dei pochissimi casi di passaggio diretto da mondo juniores al professionismo non si è rivelato solamente corretto nei tempi e nei modi, quanto ben oltre alle attese delle parti in causa. Che fosse un fenomeno generazionale, nessun dubbio; alzi la mano, però, chi pensasse che fosse in grado, a diciannove anni, ad esultare per ben cinque volte. Non semplici vittorie, quanto prove di forza incredibili: il ruolino si apre al Belgium Tour quando sul pavé verso Zottegem stacca tutti, ipotecando la generale. È poi la volta delle colline friulane nella Adriatica Ionica Race dove svernicia il gruppo, dando ai colleghi oltre 2' in una ventina di km. L'esibizione per antonomasia è però la Clásica de San Sebastián, con i muri baschi spianati da trattorino qual è. Passa così quasi in secondo piano l'oro europeo a cronometro, in una stagione con altri piazzamenti a partire dall'argento iridato nella prova individuale. Nessuno, probabilmente neppure lui, sa quali siano i suoi limiti. E questo è il bello del ciclismo.