Sul lungomare vince Arnaud Démare
Giro d'Italia, volata tirata a Villafranca Tirrena: il francese supera di poco Sagan e Ballerini
La quarta giornata siciliana del Giro d'Italia 2020 è anche l'ultima sull'isola, prima del ritorno nello Stivale previsto per la giornata di domani. La Catania-Villafranca Tirrena di 140 km è la prima occasione dell'edizione 103 riservata alle ruote veloci, che prima di sfidarsi in riva al mare devono comunque oltrepassare a metà percorso la Portella Mandarazzi, ascesa di oltre 16 km al 4.6% non banale, considerando anche le condizioni meteo ballerine.
Thomas costretto ad abbandonare, sono tre i fuggitivi
In un Giro come questo, non c'è niente di scontato, come ha potuto apprendere a sue spese Geraint Thomas: la caduta che lo ha coinvolto nel tratto di trasferimento di ieri non solo l'ha messo fuori classifica ma lo costringe ad abbandonare la Corsa Rosa. Gli esami a cui il gallese è stato sottoposto stamani hanno evidenziato una microfrattura del bacino, che ovviamente chiude qui sia la sua esperienza al Giro 103 sia una stagione 2020 decisamente sfortunata.
I 172 corridori ancora in gara sono così partiti dal capoluogo etneo pochi minuti dopo le 12.30. Il primo attacco, non appena viene abbassata la bandiera, è quello buono: tre i protagonisti dell'azione, ossia il bresciano Marco Frapporti (Vini Zabù-Brado-KTM), il polacco Kamil Gradek (CCC Team) e lo svizzero Simon Pellaud (Androni Giocattoli-Sidermec), con quest'ultimo e l'esperto italiano che saranno sicuri protagonisti delle fughe da qui a Milano.
Diverse cadute, vantaggio massimo di circa 4' per gli attaccanti
La corsa procede tranquilla, con il gruppo tirato a turno dalla Cofidis e dalla Groupama-FDJ, con il danese Jasper Hansen e il francese Simon Guglielmi come rispettivi lavoratori privilegiati. Alcune cadute, fortunatamente senza conseguenze, caratterizzano la prima metà: attorno al km 40 vanno giù in tre, con Ben Swift (Ineos Grenadiers) più lento nel rialzarsi. Una quindicina di km più tardi si ripete ciò che è accaduto ieri: una borraccia persa subito dopo il rifornimento finisce sulla ruota di Pieter Weening, che non può fare altro che finire a terra. Il neerlandese della Trek-Segafredo tira giù l'incolpevole Eduardo Sepúlveda, ma tanto WeenDog quanto l'argentino del Movistar Team si rialzano. In precedenza un inconveniente per Luca Wackermann (Vini Zabù-Brado-KTM), sanguinante alla mano sinistra.
Il vantaggio massimo dei tre di testa tocca i 4'10" poco dopo il traguardo volante di Francavilla di Sicilia (km 55.8), dove Frapporti transita prima di Pellaud e Gradek. Volata, invece, in gruppo con Matthews che supera al fotofinish su Gaviria, con Sagan e Ulissi subito dopo. La situazione muta a inizio salita: la Bora Hansgrohe giunge in forze e incrementa il passo all'aumentare della pendenza: in particolare è Matteo Fabbro a dettare l'andatura, che fa male a diversi velocisti.
Il ritmo della Bora fa staccare i velocisti, Pellaud va via da solo
Il primo a staccarsi è il francese Rudy Barbier, seguito poco più tardi da un Fernando Gaviria decisamente appesantito e con Valerio Conti e Maxi Richeze a scortarlo. Sorte non troppo differente, qualche centinaia di metri dopo, per Elia Viviani - con tre Cofidis al suo fianco - e Álvaro Hodeg. Poco prima della vetta cede anche Ben Swift; rimane invece comodo nella pancia del plotone Arnaud Démare, mentre tanto Peter Sagan quanto Michael Matthews e Davide Ballerini sono sempre rimasti nell'avanguardia nel gruppo, forte di una settantina di unità.
A 2 km dalla vetta, con il distacco che scema, Simon Pellaud decide di salutare la compagnia: lo svizzero scollina al km 75.4 con una ventina abbondante di secondi su Frapporti e Gradek e 1'25" sul gruppo, con le maglie della Trek-Segafredo, segnatamente quelle di Giulio Ciccone e Vincenzo Nibali, presenti lì solo per approcciare al meglio la lunga discesa, resa pericolosa dall'asfalto bagnato e dalla nebbia in quota. Fortunatamente non si registrano problemi di sorta, e dato quanto accaduto in questo approccio di Giro è già qualcosa.
Viviani rientra, Pellaud viene ripreso. Almeida si prende 2" di abbuono
Al cartello dei 50 km dal traguardo, quando la strada è ancora in discesa, Pellaud guida con 52" su Gradek, 1'10" su Frapporti e 1'30" sul gruppo maglia rosa, dove la Bora torna ad occupare le prime posizioni - sia il polacco che il bresciano verranno riassorbiti nei km successivi. Ancora staccati, invece, i velocisti, che cercano di rientrare: missione compiuta attorno ai meno 30 km per Viviani mentre per Gaviria, nonostante il ricongiungimento è più complesso.
L'avventura di Pellaud si conclude ai meno 22 km dal traguardo, subito dopo il traguardo volante di Barcellona Pozzo di Gotto (km 114): in questo sprint sono in palio gli abbuoni, per cui è lotta tra primo e secondo della generale. A raggranellare i 2" in palio è João Almeida, che così si spaia da Jonathan Caicedo, che non ha neppure la consolazione del secondo rimanente dato che Davide Ballerini lo anticipa.
Gaviria e Hodeg non ce la fanno, la Groupama gioca la carta a sorpresa (anche sua)
Nel drappello Gaviria è presente anche il connazionale Álvaro Hodeg; l'unico, quindi, a supportare i gregari della UAE è l'esperto Iljo Keisse, ma nulla possono contro il gruppo, dove lo sforzo di Bora Hansgrohe e Groupama-FDJ è massimo. Ai meno 10 km dietro ci credono ancora, ma il gap di poco superiore ai 30" non scende. E così, appena iniziati gli ultimi 7 km, dietro si rialzano: niente volata, quindi, per Gaviria, Hodeg, Lonardi e Barbier.
Anche le maglie biancoblu della Israel Start-Up Nation e quelle biancorosse della Cofidis si portano nell'avanguardia del gruppo; sono proprio gli israeliani, con Dowsett e Zabel, a lavorare per Cimolai portando il plotone all'interno dell'ultimo km. Ma la Groupama-FDJ con Miles Scotson accelera proprio sotto l'arco dell'ultimo; la mossa dei francesi è saggia perché, sfruttando l'ultima curva ai meno 800 metri, Jacopo Guarnieri alle sue spalle fa il buco in maniera non voluta, consentendo all'australiano di tentare la fortuna.
In tre a giocarsi la volata, Démare supera di poco Sagan e Ballerini
A comprendere la pericolosità dell'azione è Simone Consonni: il bresciano si sacrifica, andando a riportare il gruppo in coda a Scotson ai meno 400 metri. Quasi in maniera subitanea viene lanciata la volata da Sagan, che viene sfidato alla sua destra da Démare: dietro di loro Viviani non riesce ad inserirsi nella lotta mentre, ancora più a destra, rimonta Ballerini. Arrivano quindi in tre quasi alla pari sula linea bianca: il colpo di reni diventa così decisivo.
E il migliore è Arnaud Démare: per il campione francese della Groupama-FDJ è il secondo centro della carriera al Giro, dopo quello ottenuto nel 2019 a Modena. Seconda piazza per Peter Sagan (Bora-Hansgrohe), terza per Davide Ballerini (Deceuninck-Quick Step). Seguono Andrea Vendrame (AG2R La Mondiale), Elia Viviani (Cofidis), Stefano Oldani (Lotto Soudal), Davide Cimolai (Israel Start-Up Nation), Michael Matthews (Team Sunweb), Filippo Fiorelli (Bardiani-CSF-Faizanè) ed Enrico Battaglin (Bahrain-McLaren).
Almeida allunga in classifica, domani tappa esigente a Camigliatello Silano
Grazie all'abbuono, João Almeida incrementa il proprio margine in classifica: il portoghese della Deceuninck-Quick Step vanta ora 2" su Jonathan Caicedo (EF Pro Cycling), 39" su Pello Bilbao (Bahrain McLaren), 44" su Wilco Kelderman (Team Sunweb), 55" su Harm Vanhoucke (Lotto Soudal), 57" su Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo), 1'01" su Domenico Pozzovivo (NTT Pro Cycling Team), 1'13" su Brandon McNulty (UAE Team Emirates), 1'15" su Jakob Fuglsang (Astana Pro Team) e 1'15" su Steven Kruijswijk (Team Jumbo-Visma).
La prima tappa in Calabria è una delle più interessanti dell'intera Corsa Rosa: la Mileto-Camigliatello Silano misura ben 225 km e sfiora i 4000 metri di dislivello. La difficoltà maggiore è il Valico di Montescuro, la cui scalata costringerà a quasi un’ora di ininterrotta ascesa: il tratto duro di questi 24 km è a metà, con un paio di km che sfiorano il 12% di pendenza media, con gli ultimi 11 km sempre attorno al 6%. Dalla vetta mancano soli 11.6 km alla conclusione, tutti di discesa tranne gli ultimi 1200 metri, dove la strada risale dolcemente al 2.6% sino al traguardo.