I corridori della St.Michel-Mavic-Auber 93 festeggiano la vittoria di Joris Delbove al Tour Alsace © Xavier Pereyron
Mondo Continental

St.Michel-Mavic-Auber 93, oltre la storia ci sono i risultati

La formazione francese ha sempre avuto la licenza Continental da quando è stata creata la categoria, ma la sua storia è molto più antica. La squadra, però, non si culla sugli allori passati e anche quest'anno sta facendo ottime cose

31.07.2024 21:20

Ventiquattresimo appuntamento dell’anno con Mondo Continental. In questa puntata: Tour de Banyuwangi Ijen, Dookoła Mazowsza, Puchar MON, Tour Alsace, Kreiz Breizh Elites e la St.Michel-Mavic-Auber 93, che ha dalla sua una storia lunghissima e anche tanti buoni risultati.

Le corse della settimana

Tour de Banyuwangi Ijen

Il podio finale del Tour de Banyuwangi Ijen
Il podio finale del Tour de Banyuwangi Ijen © Muhammad Zulhilmie Afif

Dopo cinque anni di assenza, è tornato nel calendario UCI il Tour de Banyuwangi Ijen, corsa a tappe indonesiana di quattro giorni. Al via erano presenti venti squadre: sedici Continental, tre formazioni dilettantistiche e una selezione nazionale di casa. 

La gara si è aperta con una tappa che, pur non essendo completamente piatta, strizzava decisamente l’occhio ai velocisti. Il copione previsto è stato, però, stravolto dall’azione di nove corridori, che sono riusciti a mantenere fin sul traguardo un vantaggio di poco più di un minuto sul gruppo. Quattro dei battistrada si sono giocati il successo allo sprint e lo spunto migliore è stato quello del campione oceanico Ryan Cavanagh (Kinan), che si è messo alle spalle Boris Clark (St.George) e Muhammah Imam Arifin (Nusantara). L’australiano ha conquistato, ovviamente, anche la maglia di leader.

La seconda frazione presentava qualche difficoltà a metà percorso, ma restava sostanzialmente adatta alle ruote veloci. Consci dell’errore di valutazione della giornata precedente, i corridori del gruppo non si sono fatti sorprendere e, come da pronostico, è stata volata. Senza sorprese, il grande favorito Martin Laas (Ferei Quick-Panda) ha fatto valere il suo spunto, sfruttando alla perfezione il lavoro dei compagni. Alle spalle dell’estone si sono piazzati Mohammad Izzat Hilmi Abdul Halil (Malaysia) e Terry Kusuma (Kelapa Gading Bikers). In classifica non ci sono stati cambiamenti.

La terza tappa era decisamente più impegnativa: a poco più di 30 km dal traguardo, infatti, iniziava una salita di 10 km non troppo impegnativa, ma comunque in grado di fare una buona selezione. Davanti sono rimasti venticinque corridori, che si sono giocati la volata. Lo sprint vincente è stato di un altro estone della Ferei Quick-Panda, Oskar Nisu, che ha dato un grande dispiacere ai tifosi indonesiani: alle sue spalle, infatti, si sono piazzati Muhammah Imam Arifin e Jamalidin Novardianto (Dr.J), entrambi corridori di casa. Arifin si è comunque consolato con la conquista della leadership in classifica generale.

La corsa si è conclusa con la frazione più dura: gli ultimi 35 km, infatti, salivano con un dislivello di oltre 1800 metri e con 8 km costantemente sopra il 10% di pendenza (in alcuni tratti si raggiungeva addirittura il 23%). Merhawi Kudus (Terengganu) era probabilmente il favorito principale e non ha tradito le attese. Dopo tanti piazzamenti, il corridore eritreo ha conquistato la prima vittoria stagionale, staccando di 1’13” il connazionale e compagno di squadra Metkel Eyob e di 2’13” lo spagnolo Benjamín Prades (VC Fukuoka).

Come prevedibile, l’ultima tappa è stata decisiva per la classifica generale: Merhawi Kudus ha conquistato il successo finale (oltre al titolo di miglior scalatore), con 9” su Metkel Eyob e di 2’19” su Benjamín Prades. Da segnalare il quinto posto dell’ex Intermarché Alexander Evans (St.George), che ha non si piazzava così in alto a livello internazionale dal 2019. Martin Laas ha vinto la classifica a punti e la Terengganu si è aggiudicata la graduatoria a squadre.

Dookoła Mazowsza e Puchar MON

Il podio della Dookoła Mazowsza
Il podio della Dookoła Mazowsza © Airtox-Carl Ras

In Polonia si è disputata in settimana la Dookoła Mazowsza, una corsa a tappe di quattro giorni, giunta alla sessantasettesima edizione. Appena terminata la gara, è stato invece il turno della Puchar MON, corsa di un giorno che di edizioni ne conta sessantadue. Per vicinanza geografica e temporale, le start list delle due prove erano molto simili. Al via della Dookoła Mazowsza si sono schierate ventotto squadre: quindici Continental, dodici formazioni dilettantistiche e una selezione nazionale lettone. La Puchar MON ha visto al via un plotone di ventinove compagini: le stesse quindici Continental, dodici formazioni dilettantistiche (con due sostituzioni rispetto alla Dookoła Mazowsza), la selezione nazionale lettone e una rappresentativa regionale.

Le quattro tappe della Dookoła Mazowsza avevano tutte un profilo simile, senza particolari difficoltà altimetriche, ma la prima era in assoluto la più semplice. La volata di gruppo era abbastanza scontata, ma i pronostici sono stati sovvertiti. Mads Andersen (Airtox-Carl Ras), ultimo reduce di una fuga a tre, è riuscito a resistere fin sul traguardo, mantenendo 2” di margine sul gruppo. Alle spalle del danese, Bartłomiej Proć (Santic-Wibatech) ha vinto la volata per il secondo posto davanti a Lars Rouffaer (Diftar). 

Nella seconda frazione, leggermente più impegnativa della prima, il plotone non si è fatto sorprendere e nessuno ha evitato la volata. Il più veloce è stato Bartosz Rudyk (ATT Investments), che ha centrato, così, la seconda vittoria stagionale. Alle spalle del polacco si sono piazzati Cas van der Veen (Sensa-Kanjers Voor Kanjers) e Michał Pomorski (Mazowsze Serce Polski). Mads Andersen ha conservato la maglia di leader.

La terza tappa non si è disputata: la polizia di Płońsk ha fatto presente che mancavano le condizioni per gareggiare in sicurezza e gli organizzatori sono stati costretti ad annullare la frazione.

Dopo il riposo forzato, corridori sono tornati in gara per l’ultima giornata, ancora una volta dedicata ai velocisti. La vittoria è andata ad Alan Banaszek (Mazowsze Serce Polski), che ha dimostrato di essere pronto per i Giochi Olimpici, in cui disputerà l’omnium. L’ex corridore della Human Powered Health si è messo alle spalle Cas van der Veen e Bartłomiej Proć.

Grazie all’abbuono conquistato nell’ultima tappa, Bartłomiej Proć ha conquistato il successo finale, con soltanto 1” di vantaggio su Mads Andersen e 2” su Bartosz Rudyk. Michał Pomorski si è preso il titolo dei miglior giovane e la classifica degli sprint intermedi, mentre la Airtox-Carl Ras si è aggiudicata la graduatoria a squadre.

Anche l’altimetria della Puchar MON non si discostava troppo da quelle delle quattro tappe della Dookoła Mazowsza. Il percorso prevedeva sei giri di un circuito di ventisette chilometri, quasi del tutto privo di difficoltà altimetriche e, nel finale, un tratto in linea di circa cinque chilometri che conduceva al traguardo. Ci si aspettava, quindi, un nuovo sprint di gruppo, con protagonisti gli stessi corridori che si erano fatti notare nei giorni precedenti, ma i pronostici non sono stati rispettati.

La lotta per la vittoria, infatti, è stata ristretta a soli sei uomini, che hanno anticipato il gruppo di oltre 2 minuti e mezzo. La volata fra i battistrada ha premiato Konrad Czabok (Mazowsze Serce Polski), ex biker che da quest’anno si è spostato su strada. Per il polacco si è trattato della prima vittoria su strada. Il ventitreenne ha battuto al fotofinish il danese Alexander Arnt Hansen (Airtox-Carl Ras), con il neerlandese Rick Ottema (Diftar) a completare il podio. Gli altri protagonisti della fuga, Tobias Nolde (P&S Metalltechnik Benotti), Jacob Gye Madsen (Aalborg-Sparekassen Danmark) e Adam Kuś (Lubelskie Perła Polski) hanno concluso nell’ordine.

Tour Alsace

Il podio del Tour Alsace
Il podio del Tour Alsace © Tour Alsace

In Francia è andata in scena la ventesima edizione del Tour Alsace, una corsa a tappe di cinque giorni che presentava occasioni sia per i velocisti che per gli scalatori. Al via si sono presentate venticinque squadre: un ProTeam (la Green Project-Bardiani), venti Continental, una selezione nazionale tedesca e tre formazioni dilettantistiche.

La gara si è aperta con un’insolita cronosquadre di poco più di 4 km (già proposta lo scorso anno), in cui le compagini al via sono state divise in due terzetti. A far segnare il miglior tempo è stato il trio della nazionale tedesca composto da Niklas Behrens, Louis Leidert e Tim Torn Teutenberg (tutti corridori della Lidl-Trek Future). Al secondo posto, con un ritardo di 1”, si sono piazzati Robert Donaldson, Ugo Fabries e Callum Thornley (Trinity). Lucas Beneteau, Dillon Corkery e Joris Delbove (St.Michel-Mavic-Auber 93), anche loro staccati di 1”, hanno chiuso il podio di giornata. Ad indossare la prima maglia di leader è stato Tim Torn Teutenberg.

La seconda tappa prevedeva un percorso piuttosto ondulato, con gli ultimi tre chilometri in salita. All’ultimo km, in corrispondenza del tratto più duro, si sono avvantaggiati due corridori, che si sono giocati il successo. Tom Donnenwirth (Decathlon AG2R Development) ha tagliato il traguardo davanti ad Alexandre Delettre (St.Michel-Mavic-Auber 93), ma è stato, poi, declassato per aver chiuso il rivale contro le transenne. Dopo tanti piazzamenti, seppur a tavolino, l’ex Cofidis ha conquistato la prima vittoria UCI in carriera, prendendosi anche la maglia di leader. Jørgen Nordhagen (Visma|Lease a Bike Development) si è aggiudicato la volata per il terzo posto a 7”.

La terza frazione era la più impegnativa, con l’arrivo posto a La Planche des Belles-Filles. Jørgen Nordhagen ha confermato tutto il bene che si dice di lui, staccando nettamente tutti gli avversari. Il norvegese, che è passato anche in testa alla classifica generale, ha tagliato il traguardo con 40” di vantaggio su Rémi Capron (Van Rysel-Roubaix) e Nicolas Breuillard (St.Michel-Mavic-Auber 93).

La quarta tappa presentava un percorso abbastanza impegnativo, con quattro GPM. Tredici uomini hanno fatto parte della fuga del giorno, ma la loro azione sembrava sul punto di concludersi a poco meno di 40 km dal traguardo, quando il plotone si era riportato a meno di un minuto. In realtà la fuga ha ripreso margine e ha chiuso con circa 2’30” di vantaggio. Nel finale i battistrada si sono frazionati e si è imposto, a sorpresa, Henri-François Renard-Haquin, che ha regalato una clamorosa vittoria al CC Étupes, superando Robert Donaldson e Tom Donnenwirth. Joris Delbove (St.Michel-Mavic-Auber 93) ha conquistato la leadership in classifica.

L’ultima frazione rappresentava la principale occasione per i velocisti: nel circuito di 23 km da ripetere sei volte non c’era nessuna difficoltà altimetrica. Lo sprint finale, caratterizzato anche da una caduta, è stato dominato da Noah Hobbs (Groupama-FDJ Continental), che ha battuto nettamente Liam Walsh (BridgeLane) e Tim Torn Teutenberg.

Joris Delbove ha conquistato il successo finale (e la maglia di miglior francese), con 57” su Colby Simmons (Visma|Lease a Bike Development), miglior giovane della corsa, e 1’08” su Jørgen Nordhagen. Noah Hobbs ha vinto la classifica a punti, Quentin Bezza (Philippe Wagner/Bazin) quella degli sprint del km70 e Samuel Jenner (BridgeLane) si è preso il titolo di miglior scalatore. Alla St.Michel-Mavic-Auber 93, infine, è andata la graduatoria a squadre.

Kreiz Breizh Elites

Florian Dauphin festeggiato dai compagni di squadra
Florian Dauphin festeggiato dai compagni di squadra © Arkéa-B&B Hôtels

In contemporanea con il Tour Alsace si è disputata un’altra gara di categoria 2 in Francia: il Kreiz Breizh Elites, corsa a tappe, quest’anno ridotta ai tre giorni, giunta alla ventinovesima edizione. Al via erano presenti ventotto squadre: un ProTeam (la TDT-Unibet), quindici Continental e dodici formazioni dilettantistiche.

La gara si è aperta con una tappa dal profilo abbastanza ondulato, ma priva di salite particolarmente impegnative. Sei corridori sono riusciti a mettere nel sacco il gruppo e si sono giocati il successo. A imporsi è stato Brendan Rhim (Project Echelon), che ha sorpreso i compagni di avventura con un attacco a circa 500 metri dal traguardo. A 7” dallo statunitense, Axel Huens (TDT-Unibet) ha regolato Michael Kukrle (Felt Felbermayr).

La seconda tappa presentava un percorso abbastanza mosso, con il finale in un circuito di dieci chilometri (da ripetere nove volte) caratterizzato da due strappi. La lotta per la vittoria ha riguardato cinque corridori e l’Arkéa-B&B Hôtels Continentale ha sfruttato al meglio la superiorità numerica: Pierre Thierry si è messo a disposizione del compagno Florian Dauphin e quest’ultimo non ha tradito, andando a vincere davanti a Victor Guernalec (Bourg-en-Bresse Ain) e Sebastian Schönberger (Felt Felbermayr) e conquistando anche la maglia di leader.

Anche l’ultima tappa prevedeva un tracciato molto ondulato, con un circuito finale abbastanza impegnativo e gli ultimi 500 metri che tendevano costantemente a salire. Si è giunti sulla rampa finale con una situazione di gruppo sostanzialmente compatto e l’Arkéa-B&B Hôtels Continentale si è messa in testa a lavorare per difendere la maglia di Florian Dauphin. Il leader della classifica ha lanciato una volata lunga, ma ha subito la rimonta di Sebastian Nielsen (TDT-Unibet) e Niels Vandeputte (Alpecin-Deceuninck Development). Il crossista belga ha saltato anche il danese e ha conquistato, così, la prima vittoria UCI in carriera su strada. 

Florian Dauphin ha conquistato comunque il successo finale (e il titolo di miglior bretone), precedendo di 2” Baptiste Poulard (VC Pays de Loudéac), miglior giovane della corsa, e Victor Guernalec, protagonisti con lui dell’azione decisiva nella seconda tappa. Brendan Rhim ha vinto la classifica a punti, mentre quella riservata agli scalatori è andata a Toon Vandebosch (Alpecin-Deceuninck Development). L’Arkéa-B&B Hôtels Continentale si è imposta nella graduatoria a squadre; quella della combinata, invece, ha premiato Brendan Le Cam (Cre’Actuel-Marie Morin).

Le Continental tra i big

Michal Schuran con la maglia dei GPM al Czech Tour
Michal Schuran con la maglia dei GPM al Czech Tour © ATT Investments

Tre Continental hanno preso parte, in Spagna, alla Prueba Villafranca-Ordiziako Klasika: la colombiana Colombia Potencia de la Vida-Strongman, la guamaniana EuroCyclingTrips-YOELEO e la filippina Victoria Sports. Nessuno dei rappresentanti delle tre squadre è riuscito a fare risultato e il migliore è stato Nicolas Sessler: il brasiliano della Victoria Sports si è messo in mostra con un tentativo di fuga, ma alla fine non è andato oltre il cinquantacinquesimo posto.

Al Czech Tour, invece, hanno partecipato sei formazioni di terza divisione. La ATT Investments ha ottenuto i migliori risultati, grazie a Márton Dina, dodicesimo in classifica e ottavo nella terza tappa, e Michal Schuran, vincitore della classifica di miglior scalatore. Anche la Pierre Baguette si è tolta una bella soddisfazione: Martin Voltr, ventesimo nella generale, si è portato a casa la maglia di miglior ceco.

Al Tour de Wallonie non sono state invitate Continental.

Il ritratto della settimana: St.Michel-Mavic-Auber 93

I corridori della St.Michel-Mavic-Auber 93 al Mercan'Tour Classic Alpes-Maritimes
I corridori della St.Michel-Mavic-Auber 93 al Mercan'Tour Classic Alpes-Maritimes © LNC/B.BADE

La St.Michel-Mavic-Auber 93 ha fatto la sua apparizione nel ciclismo professionistico nel lontano 1994 (con il nome Aubervilliers 93-Peugeot). Due anni più tardi, il team partecipò per la prima volta al Tour de France, riuscendo anche a conquistare una storica vittoria di tappa con Cyril Saugrain. In seguito si schierò al via della Grande Boucle in altre quattro occasioni e, nel 2002, prese parte anche alla Vuelta a España, corsa in cui arrivò un eccellente ottavo posto finale con Félix García Casas.

Con l’avvento del ProTour, nel 2005, la compagine diretta (già allora) da Stéphane Javalet si ritrovò nella categoria Continental. Molto spesso, la discesa in terza divisione dopo essere state a livelli superiori è il preludio alla chiusura, ma la formazione francese si è rivelata un’eccezione e dopo quasi vent’anni è ancora attiva ed è una delle più competitive del lotto. Come per le altre Continental francesi, i corridori possono contare su dei contratti professionistici, che danno loro una certa stabilità economica, anche se la partecipazione alle corse WorldTour non è permessa.

In vent’anni nella serie C del ciclismo, la St.Michel-Mavic-Auber 93 si è concentrata sullo sviluppo di ragazzi da portare nelle categorie superiori e nel tentativo di rilanciare chi non era riuscito a lasciare il segno a livello più alto. Negli anni non è mancato qualche scherzetto agli squadroni WorldTour, fra cui si ricorda soprattutto il titolo francese vinto da Steven Tronet nel 2015. Quest’anno la compagine transalpina ha raccolto molti piazzamenti di rilievo, ma non è riuscita a centrare il bersaglio grosso. Le cose sono cambiate negli ultimi dieci giorni, periodo in cui sono arrivate addirittura tre vittorie.

L’uomo che si sta mettendo maggiormente in luce è l’ex Cofidis Alexandre Delettre, che nella seconda tappa del Tour Alsace ha centrato la prima vittoria UCI in carriera, dopo una prima parte di stagione eccellente. Sta vivendo, almeno per il momento, un’annata molto al di sotto delle attese Romain Cardis, in passato visto in maglia Total, che negli anni scorsi è stato spesso protagonista.

Oltre a Delettre, un altro corridore con un passato nelle categorie superiori ha centrato quest’anno la prima vittoria UCI in carriera: si tratta di Théo Delacroix, vincitore del GP de la Ville de Pérenchies. Il venticinquenne ha corso con la maglia della Intermarché dall’agosto del 2020 alla fine del 2022, senza mai lasciare il segno. Lo scorso anno ha scelto di ripartire dalla St.Michel-Mavic-Auber 93 e ha ottenuto un bel secondo posto al GP de Plouay, mentre quest’anno, prima di sbloccarsi, era stato quarto al GP de la ville de Lillers.

Nell’ultima sessione di mercato, la formazione transalpina si è rinforzata con l’arrivo di Jérémy Cabot, reduce da quattro annate in maglia TotalEnergies. Dopo un buon inizio, certificato da un ottimo quinto posto nel prologo del Tour de la Provence, però, il trentatreenne si è un po’ perso. Fermo da quasi tre mesi, il vincitore della Paris-Troyes 2019 potrebbe rappresentare un importante valore aggiunto per il finale di stagione, se riuscirà a ritrovare una buona condizione.

Fra i nuovi arrivi c’era anche un altro corridore con un passato a livello più alto: Jérémy Lecroq, che per cinque stagioni ha vestito la maglia della B&B Hotels. Dopo la chiusura della formazione di Jérôme Pineau, lo scorso anno era stato costretto a scendere tra i dilettanti. Nella prima parte di stagione, il ventinovenne ha ottenuto quattro top ten, ma è logico aspettarsi di più da un velocista che solo due anni fa è arrivato sesto sul prestigioso arrivo degli Champs Elysées al Tour de France. Al momento la sua unica vittoria internazionale resta il GP de la ville de Lillers 2018.

Al terzo anno nel team (a cui va aggiunto il periodo da stagista nel 2020), Joris Delbove ha finalmente trovato il suo primo successo UCI, conquistando la classifica finale del Tour Alsace. Il ventiquattrenne, che nelle categorie giovanili era uno dei migliori ciclocrossisti francesi, da un paio d’anni si sta concentrando quasi esclusivamente sulla strada e i risultati stanno arrivando: già lo scorso anno, infatti, aveva fatto vedere ottime cose, arrivando a un passo dal podio in una gara prestigiosa come la Paris-Tours.

Con i ritiri di Anthony Maldonado e Flavien Maurelet, il corridore con la più lunga militanza in maglia St.Michel-Mavic-Auber 93 è diventato Morné Van Niekerk. Pur essendo ancora a secco di vittorie in carriera, il sudafricano si è spesso messo in luce andando in fuga nelle corse professionistiche. Quest’anno, proprio grazie a un attacco da lontano, è riuscito a rimanere davanti e a chiudere al sesto posto il Tro-Bro Léon. In corse di livello inferiore, invece, è stato in grado di ottenere risultati anche migliori, come il secondo posto nella classifica finale del Tour de Bretagne.

Dopo quattro stagioni in cui era l’unico straniero del team, quest’anno Van Niekerk è stato raggiunto da Dillon Corkery. Correre in Francia non è, comunque, una novità per l’irlandese che negli ultimi due anni aveva vestito la maglia del CC Étupes. Quest’anno il venticinquenne, ancora a secco di vittorie UCI, ha raccolto quattro top ten, tra cui spicca il secondo posto nel campionato nazionale, in cui si è arreso soltanto al portacolori della EF Education-EasyPost Darren Rafferty.

Arrivava dal mondo dilettantistico anche Nicolas Breuillard, che ha fatto il suo esordio del mondo Continental quest’anno, dopo aver vestito nelle ultime quattro stagioni la maglia dell’AVC Aix-en-Provence. Il ventiquattrenne non ha patito più di tanto il salto di categoria, dimostrandosi molto solido nelle corse dure: ha chiuso, infatti, in settima posizione il Tour Alsace e, soprattutto, in sesta il Tour de l’Ain, raccogliendo un terzo posto di tappa in entrambe le gare.

Non ha ancora raccolto risultati, invece, l’altro corridore all’esordio nella categoria Continental, Lucas Beneteau. Il ventiduenne, in realtà, ha esordito in squadra già lo scorso anno, anche se solo come stagista. Ha ottenuto il suo miglior risultato UCI alla Paris-Troyes 2023, che ha concluso in sesta posizione. Si tratta, comunque, del più giovane della squadra e avrà, quindi, sicuramente il tempo per emergere.

Da domani faranno parte della squadra, in qualità di stagisti, due ventunenni che nell’ultima settimana hanno fatto grandi cose: Baptiste Poulard e Henri-François Renard-Haquin. Il primo, in arrivo dal VC Pays de Loudéac, ha concluso al secondo posto la Kreiz Breizh Elites, conquistando anche la maglia di miglior giovane; il secondo proviene dal CC Étupes e la scorsa settimana è riuscito, grazie a una fuga, a vincere una tappa del Tour Alsace.

Il calendario della St.Michel-Mavic-Auber 93 ricalca quasi totalmente quello francese (escludendo le corse WT) e i prossimi impegni della squadra dovrebbero essere la Polynormande e il Tour du Limousin. A fine agosto, invece, dovrebbe esserci una trasferta extraeuropea per il Tour of Hainan.

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