Travolti dal solito entusiasmo nell'azzurro cielo di febbraio
In Africa è sempre festa per il ciclismo: stavolta il trionfo è di Mulubrhan (corridore Green Project). Diversi campioni nazionali, Tim Torn ultimo rampollo di casa Teutenberg e i piani di crescita della JCL Team Ukyo
Un appuntamento settimanale per fare il punto su tutto quello che avviene nello sterminato panorama del ciclismo Continental: approfondimenti sulle corse di categoria .2, notizie sui team di terzo livello, un focus su un corridore e uno su una squadra in ogni puntata di Mondo Continental. Un titolo, quello della rubrica, che sottolinea come gli scenari di questa categoria semiprofessionistica siano davvero globali. Ogni settimana un viaggio nelle profondità del ciclismo, ma anche un viaggio intorno al mondo. Buona lettura!
Le corse della settimana
Campionati Africani
In Ghana, nella capitale Accra, sono andati in scena i Campionati Africani di ciclismo su strada, con l’assenza di una delle nazionali più accreditate, il Sudafrica. La federazione ha scelto di non inviare i suoi rappresentanti per protesta contro i vertici del ciclismo africano, che hanno scelto di disputare i Campionati Continentali in contemporanea con i campionati nazionali sudafricani, le cui date erano note da tempo.
La cronosquadre ha subito fatto registrare un evento storico: l’Eritrea, che aveva sempre vinto la prova (non aveva partecipato in occasione dei due successi del Sudafrica), è stata sconfitta dall’Algeria. In realtà il risultato non è stato troppo sorprendente, dato che il quartetto composto da Hamza Amari (Q36.5 Continental), Azzedine Lagab, Hamza Mansouri e Nassim Saidi sembrava il più adatto al percorso. Akilu Arefayne, Milkias Kudus (Q36.5 Continental), Henok Mulubrhan (Green Project-Bardiani) e Nahom Zerai (Q36.5 Continental) hanno comunque conquistato la medaglia d’argento con 20” di ritardo, mentre il bronzo è andato al Ruanda (Moise Mugisha, Jean Bosco Nsengimana, Etienne Tuyizere, Renus Byiza Uhiriwe), staccato di 1’17”.
Anche nella cronometro individuale si è assistito ad una prima volta: Charles Kagimu ha condotto l’Uganda, che non aveva mai conquistato medaglie nella rassegna continentale, ad uno storico oro. Il ventiquattrenne ha ricevuto il sostegno della INEOS Grenadiers, con cui era andato in ritiro a gennaio, e, curiosamente, ha corso la gara con una bici utilizzata lo scorso anno da Luke Rowe. Alle spalle dell’ugandese si sono piazzati Mugisha, staccato di 40” e Mulubrhan, di 1’03”. L’etiope Kiya Rogora (EF Education-NIPPO Development) ha concluso quarto a 1’05”, ma, pur avendo mancato il podio per soli 2”, ha potuto consolarsi con la medaglia d’oro nella categoria under 23.
Nessuna sorpresa nella gara in linea, che ha incoronato campione d’Africa l’eritreo Henok Mulubrhan, unico professionista in gara e grande favorito della vigilia. Il corridore della Green Project-Bardiani ha bissato il titolo dello scorso anno, aggiudicandosi nettamente una volata di diciassette corridori. L’algerino Yacine Hamza ha conquistato la medaglia d’argento, mentre il bronzo è andato al marocchino Achraf Ed Doghmy. Uhiriwe, ottavo sul traguardo, ha regalato al Ruanda l’oro tra gli under 23 davanti ad Arefayne, decimo assoluto, e Amari, quindicesimo e miglior Continental.
Campionati Sudafricani
In contemporanea con i campionati continentali africani, hanno avuto luogo i campionati nazionali sudafricani, disputati nella città di Oudtshoorn, non lontano dalla costa meridionale del paese.
Tutto secondo pronostico nella prova a cronometro, con il grande favorito Stefan De Bod (EF Education-EasyPost), unico corridore WorldTour in gara, che ha dominato senza problemi, conquistando quella maglia che gli era sempre sfuggita. Con lui sono saliti sul podio il biker Alan Hatherly (EF Education-NIPPO Development), alla prima corsa UCI su strada della carriera, staccato di 1’40”, e il trentunenne Brandon Downes, già terzo lo scorso anno, che ha terminato a 1’44”. Piuttosto deludente la prova del campione uscente Byron Munton (Epronex-Hungary), solo quarto a 2’13”.
Decisamente più sorprendente l’esito della prova in linea: tutto si è deciso con una volata a dieci e a vincere è stato il ventenne Travis Stedman, che ha regalato alla Q36.5 Continental il primo successo stagionale, giusto poche ore prima che Matteo Moschetti conquistasse la prima vittoria per il ramo Pro della squadra. Alle spalle di Stedman si è piazzato il campione uscente Reinardt Janse Van Rensburg, che, dopo tanti anni nel WorldTour, quest’anno difende i colori dei Denver Disruptors, formazione creata ad hoc per la nuova lega statunitense NCL. Sul terzo gradino del podio è salito il ventinovenne Gert Heyns, biker alla prima corsa UCI della carriera. Il vincitore della crono De Bod è arrivato nel primo gruppo, ottavo, ma ha dovuto inchinarsi al maggiore spunto veloce dei suoi avversari, mentre Hatherly, dopo l’ottima crono, ha chiuso con un incoraggiante quinto posto e sarà interessante capire quali corse disputerà nella sua prima stagione su strada.
Campionati Neozelandesi
Tempo di campionati nazionali anche in Nuova Zelanda: come l’anno scorso la Bolton Equities Black Spoke, fresca di licenza Pro, ha recitato la parte del leone, imponendosi in entrambe le prove.
Nella cronometro, nonostante un salto di catena, Aaron Gate è riuscito a bissare il titolo di dodici mesi fa, precedendo di 7” George Bennett (UAE Team Emirates) e di 14” il compagno di squadra James Oram. In realtà il miglior tempo assoluto è stato di un altro corridore della Bolton Equities Black Spoke, Logan Currie, che ha preceduto di 54” Laurence Pithie (Groupama-FDJ) e di ben 1’48” Gate. I due non figurano in classifica perché, in virtù della loro giovane età e a causa di un regolamento quantomeno discutibile, concorrevano solo per il titolo under 23 e non per quello élite, nonostante la gara fosse sullo stesso percorso e sulla stessa distanza.
Nella gara in linea due corridori della Bolton Equities Black Spoke hanno fatto la differenza sul resto del gruppo. Contrariamente a quanto spesso accade in queste situazioni, non si è assistito ad un arrivo in parata, ma c’è stata una volata vera, in cui James Oram ha avuto la meglio su Ryan Christensen e ha conquistato la terza vittoria stagionale. A 22” Currie ha preceduto Reuben Thompson (Groupama-FDJ), in uno sprint che valeva sia per la terza posizione assoluta, sia per il titolo under 23. Anche in questo caso la classifica under 23 era a parte, quindi sul terzo gradino del podio della gara élite è finito un altro uomo della Bolton Equities, Tom Sexton, quinto sul traguardo a 53”. Sesto a 54” si è piazzato il primo membro di una squadra Continental, Oliver Grave (MitoQ-NZ Cycling Project), che è andato a completare il podio degli under 23. La classifica élite ha visto una cinquina della Bolton Equities, visto che alle spalle di Sexton, hanno trovato posto Ethan Batt e Gate.
Campionati di Ecuador e Uruguay
Ad una settimana dalle prove colombiane, altri due paesi sudamericani hanno assegnato le maglie di campioni nazionali.
In Ecuador, paese in forte crescita ciclistica negli ultimi anni, la presenza dei professionisti ha impedito ai corridori delle formazioni locali di ottenere grandi risultati. Nella prova a cronometro, pur in assenza del campione uscente Richard Carapaz, la EF Education-EasyPost ha fatto la voce grossa, piazzando due uomini sul podio. Si è imposto per la terza volta in carriera Jonathan Caicedo, che ha superato di 53” Jefferson Alveiro Cepeda (Caja Rural-Seguros RGA) e di 1’15” il compagno di squadra Jefferson Alexander Cepeda. Jorge Montenegro (Banco Guayaquil-Ecuador) ha chiuso quarto a 2’36”, confermandosi il migliore tra i Continental (l’anno scorso fu battuto solo da Carapaz), mentre Santiago Montenegro (Movistar-Best PC) è giunto quinto. Alle loro spalle è andato in scena un duello dal sapore sovietico: Stalin Puentestar, sesto, ha avuto la meglio su Lenin Montenegro (Banco Guayaquil-Ecuador), settimo.
Nella prova in linea, si è avuto un podio molto simile, con Carapaz a sostituire il compagno di squadra Caicedo sul gradino più alto e i due Cepeda a fargli compagnia. Il migliore dei Continental è stato ancora una volta Jorge Montenegro, sesto con oltre 15’ di ritardo, mentre Richard Huera (Movistar-Best PC), che l’anno scorso sorprese tutti conquistando il titolo davanti a Carapaz, non ha terminato la prova.
In Uruguay, la cronometro ha premiato l’unico professionista del paese, Eric Antonio Fagundez (Burgos-BH), che ha superato di 27” Federico Moreira, fratello di Mauricio, vincitore dell’ultima Volta a Portugal, e di 41” Guillermo Silva. Quest’ultimo si è aggiudicato il titolo under 23, permettendo a Roderyck Asconeguy, quarto a 56”, di conquistare il podio tra gli élite. Da segnalare anche il quinto posto (sesto assoluto) del trentanovenne Mariano De Fino, che nel lontano 2005 fu professionista nella Naturino-Sapore di Mare.
Nella prova in linea la vittoria è andata al ventinovenne Diego Rodríguez, che ha preceduto Fernando Méndez e Juan Martín Echevarria, con Fagundez che ha dovuto accontentarsi della sesta posizione.
Le Continental tra i big
Nelle tre gare disputate in Spagna nell’ultima settimana non è stato dato molto spazio alle Continental: l’organizzazione della Clásica de Almería non ha invitato alcuna formazione di terza divisione, mentre la sola Electro Hiper Europa ha potuto disputare le altre due corse. Alla Jaén Paraíso Interior la formazione diretta da Rafael Casero non si è messa particolarmente in luce, mentre alla Vuelta a Murcia le cose sono andate meglio: José María García e Mateu Estelrich sono stati protagonisti della fuga di giornata, mentre Alex Molenaar è riuscito a resistere nel gruppo di testa, ottenendo un discreto tredicesimo posto nella volata finale.
Molto più spazio per le Continental in Portogallo: tutte le nove formazioni locali sono state invitate alla prima edizione della Figueira Champions Classic, ma non sono riuscite a piazzare alcun corridore nel gruppo di quattordici unità che si è giocato la corsa. Frederico Figueiredo (Glassdrive Q8 Anicolor), venticinquesimo a 1’33”, è stato il miglior esponente del ciclismo Continental. Da rimarcare il fatto che sette compagini lusitane hanno comunque cercato di animare la corsa: la fuga di giornata era, infatti, composta da Hugo Nunes (Radio Popular-Paredes-Boavista), Gaspar Gonçalves (Efapel), Jesus Del Pino (Aviludo-Louletano-Loulé Concelho), Sergio Garcia (Glassdrive Q8 Anicolor), Afonso Silva (Kelly Simoldes UDO), Carlos Miguel Salgueiro (Ap Hotel & Resorts / Tavira/ SC Farense) e Alexandre Montez (Credibom / LA Alunimios / Marcos Car).
In settimana si è corso anche in Asia, dove il Tour of Oman, giunto alla dodicesima edizione, è stato anticipato per la prima volta dalla Muscat Classic, corsa di un giorno dal percorso misto. In entrambe le gare le Continental al via erano la JCL Team Ukyo e la Terengganu–Polygon. Nella Muscat Classic la formazione malese è stata abbastanza anonima, mentre quella giapponese si è fatta notare prima con la lunga fuga solitaria di Manabu Ishibashi, poi con la discreta prestazione di Benjami Prades, che ha chiuso nel gruppo di testa, ma non è riuscito ad ottenere un buon risultato in volata. Hanno fatto meglio due corridori in prestito alle squadre WorldTour dai loro vivai Continental: Jordi Warlop (Soudal-Quick Step) ha chiuso al secondo posto e Francesco Busatto (Intermarché-Circus-Wanty) al quarto.
Nel Tour of Oman entrambe le Continental si sono messe in mostra andando all’attacco, ma, di fronte allo strapotere degli squadroni, non hanno avuto la possibilità di ottenere risultati esaltanti. Ancora una volta è stata la JCL Team Ukyo ad ottenere i migliori risultati: il miglior risultato di tappa è stato un dodicesimo posto di Benjami Prades, mentre in classifica Masaki Yamamoto ha chiuso trentaduesimo. Warlop, invece, ha ottenuto un quarto posto di tappa. Bisogna ricordare che il corridore belga, comunque, fa parte della Soudal-Quick Step Devo solo perché era rimasto a piedi a causa della chiusura della B&B Hotels e che la sua esperienza (è stato professionista dal 2018 al 2022) è nettamente maggiore rispetto agli altri corridori dei vivai di squadre WorldTour.
Ben otto Continental hanno conquistato almeno una medaglia nei Campionati Europei di ciclismo su pista: anche se i corridori hanno gareggiato con le maglie delle loro nazionali, si tratta di belle soddisfazioni per delle compagini che sono ben lontane dall’avere budget milionari. La squadra che ha raccolto di più è stata la Rad-Net Oßwald, da sempre base di buona parte del settore endurance del ciclismo su pista tedesco: per loro sono arrivati gli ori di Roger Kluge e Theo Reinhardt nella Madison e il bronzo di Tobias Buck-Gramcko nell’Inseguimento Individuale. Più di una medaglia anche per la AT85, con Oliver Wood che ha conquistato l’oro nello Scratch e l’argento con il quartetto britannico nell’Inseguimento a Squadre. Potranno fregiarsi di una maglia di campione d’Europa anche la Leopard TOGT, grazie al vincitore dell’Eliminazione Tim Torn Teutenberg, e la Zalf Euromobil Fior, che può vantare nel proprio organico Manlio Moro, uno dei componenti del quartetto azzurro. Possono festeggiare una medaglia d’argento la Saint Piran (Charlie Tanfield nell’Inseguimento a Squadre) e la Maloja Pushbikers (Roy Eefting nello Scratch). Possono esultare per delle medaglie di bronzo la Go Sport–Roubaix Lille Métropole, con Thomas Denis nell’Inseguimento a Squadre, e la ABLOC, con Philip Heijnen nell’Eliminazione.
Sebbene la stagione sia già iniziata, l’UCI sta ancora registrando sul proprio sito le rose delle formazioni Continental e nell’ultima settimana ci sono state due aggiunte. In possesso della licenza nel 2021, ma non nel 2022, torna in gruppo l’Iraq Cycling Project, che presenta un roster di undici corridori: oltre ad otto iracheni, sono presenti il campione del Qatar a cronometro Fadhel Al Khater, l’esperto iraniano Mohammed Esmaeil Chaichi e il marocchino Mounir Makhchoun, indubbiamente il corridore di maggior spessore.
Quarta stagione nella categoria Continental, invece, per la Li Ning Star: la rosa è composta da nove cinesi, dal bielorusso Aliaksei Shnyrko e dal ventiseienne britannico Jacob Hennessy, vincitore della Gand-Wevelgem Under 23 nel 2017, che non è riuscito a mantenere le promesse di inizio carriera.
Il corridore della settimana: Tim Torn Teutenberg
A soli vent’anni, Tim Torn Teutenberg è già uno dei grandi nomi del ciclismo su pista mondiale. Sono già due anni, infatti, che il ragazzo si batte alla pari con corridori molto più esperti e vincenti e la medaglia d’oro nell’Eliminazione ai recenti Campionati Europei è probabilmente solo il primo grande trionfo di una carriera che si preannuncia luminosa. Che il destino del giovane tedesco fosse quello di diventare un ciclista era prevedibile, dato che diversi membri della sua famiglia si sono fatti notare nel mondo delle due ruote.
Il nonno Horst, pur non avendo mai corso a livello professionistico, è stato uno degli allenatori di ciclismo giovanile più noti in Germania e ha portato tanti dei suoi allievi ad affermarsi a livello internazionale.
Il padre Lars è stato professionista tra la fine degli anni ’90 e i primi anni 2000 e, in seguito, ha lavorato nello staff di formazioni importanti come la HTC, la Bora e la Canyon, con ruoli di performance manager e direttore sportivo. Nel 2014 salì agli onori della cronaca perché, a quasi dieci anni dal suo ritiro agonistico, terminò al terzo posto il campionato tedesco a cronometro, bissando il podio del 2012, e si guadagnò la qualificazione per i campionati del mondo a 44 anni.
Anche lo zio Sven ha corso ad alto livello ed è stato professionista dal 1994 al 2007. Ottimo velocista, ha disputato tutti e tre i GT e ha ottenuto risultati di alto livello, come il terzo posto alla Parigi-Tours 1995 e l’ottavo nella prova in linea dei Campionati del Mondo di Zolder nel 2002.
La vera stella della famiglia è la zia Ina-Yoko, considerata una delle migliori velociste di ogni epoca. Attuale direttrice sportiva della Trek-Segafredo, in carriera è stata bronzo mondiale nel 2011 e ha vinto, tra le altre cose, il Giro delle Fiandre e ben tredici tappe al Giro d’Italia.
Al momento Tim Torn non è l’unico a portare avanti il nome della famiglia: anche sua sorella Lea Lin ha partecipato ai recenti Campionati Europei su pista, in cui è stata quinta nell’Eliminazione e decima nell’Omnium. Attiva anche su strada, corre dal 2018 con la Ceratizit-WNT.
Che il ventenne fosse destinato a portare avanti il nome dei Teutenberg nel mondo del ciclismo si era già capito dalle categorie giovanili: già nel 2017 conquistò il titolo nazionale dell’Omnium tra i cadetti e il 2019 fu l’anno delle prime medaglie internazionali nella categoria junior. Agli Europei di categoria di Gand, il tedesco conquistò la medaglia d’oro nell’Eliminazione e il bronzo nella Madison, specialità in cui andò a prendersi l’argento un mese dopo ai Campionati del Mondo. Le due medaglie agli Europei 2020 (argento nell’Omnium e bronzo nella Madison) furono il miglior modo per chiudere l’esperienza tra gli juniores ed approdare nella categoria superiore.
Nel 2021 si presentò nella categoria under 23, salendo subito sul podio degli Europei di categoria, con l’argento nell’Eliminazione. Nonostante la giovane età, i suoi risultati convinsero i vertici della pista tedesca a convocarlo per Europei e Mondiali assoluti, dove si fece notare, pur senza arrivare in zona medaglie. Lo scorso anno ha ottenuto altre tre medaglie agli Europei under 23 (argento nell’Eliminazione e nell’Omnium e bronzo nella Madison) e i suoi primi titoli nazionali élite (Eliminazione, Scratch e Corsa a Punti).
Nel ciclismo su pista possiamo già definirlo big, ma anche su strada il ventenne sembra avere un potenziale interessante. Nel 2019, al primo anno tra gli junior, centrò il secondo posto nel prestigioso Tour de Gironde, battuto soltanto da Carlos Rodríguez, che negli ultimi due anni ha fatto vedere grandi cose nel calendario WorldTour. Nel 2020, la pandemia colpì duramente il calendario junior e il tedesco corse molto poco su strada. Ciononostante per il 2021 trovò posto nella Leopard, una delle Continental più attente allo sviluppo dei giovani; nel primo anno fu attento soprattutto a fare esperienza, ma andò comunque vicino alla vittoria in una tappa dell’Étoile d’Or, in cui si arrese soltanto a Filippo Baroncini, che a fine anno si laureò campione del mondo under 23. Confermato in squadra anche nel 2022, Teutenberg non ha ottenuto successi, ma ha mostrato una grande crescita, ottenendo tanti piazzamenti interessanti e mostrando un buono spunto veloce e un’ottima resistenza sugli strappi. In questa stagione la formazione lussemburghese si è fusa con i danesi della Riwal, dando origine alla Leopard TOGT. L’ambizione della nuova squadra è quella di salire tra le Professional nel 2024 e il classe 2002 potrebbe beneficiarne e passare professionista.
La squadra della settimana: JCL Team Ukyo
Ad ottobre 2022, in una conferenza stampa a margine della Japan Cup, i vertici del Team Ukyo hanno annunciato il cambio di nome in JCL Team Ukyo e l’ambizione di diventare, in un futuro non troppo lontano, la prima squadra giapponese a partecipare al Tour de France e ad indossare la maglia gialla. Sarà necessario un percorso di crescita importante, ma al momento si è deciso di procedere con la politica dei piccoli passi. Nel 2023 il team è rimasto Continental, ma ha manifestato l’intenzione di aumentare l’attività internazionale e cercare di incrementare il livello delle prestazioni. La partecipazione a corse come Saudi Tour e Tour of Oman, con diverse squadre WorldTour al via, è sicuramente un passo nella giusta direzione.
Il Team Ukyo fu fondato nel 2012 da Ukyo Katayama, ex pilota di Formula 1 (97 GP disputati tra il 1992 e 1997), negli anni è cresciuto fino a diventare una delle migliori Continental nipponiche, grazie all’ingaggio di diversi corridori stranieri, come ad esempio Jon Aberasturi, che, grazie ai risultati raggiunti nel biennio trascorso nel paese del Sol Levante, riuscì a rilanciare la propria carriera.
Il roster 2023 è composto da dieci corridori, tra cui spiccano i nomi di Raymond Kreder e Nathan Earle. Kreder, velocista neerlandese di 33 anni, ha corso in carriera con squadre importanti come Garmin e Roompot, ha partecipato ad una edizione della Vuelta a España e ha vinto 13 corse UCI. Earle, scalatore australiano di quasi 35 anni, ha corso con squadre importanti come Sky e Israel e conta 17 vittorie UCI, tra cui l’ultima edizione del Tour of Japan.
L’altro straniero è il trentanovenne spagnolo Benjami Prades, rientrato lo scorso ottobre in squadra, dopo avervi già corso dal 2016 al 2020. In carriera ha vinto 9 corse UCI e, nonostante l’età, ha dimostrato nelle prime uscite stagionali di essere ancora competitivo.
Anche il più noto dei giapponesi in rosa ha 39 anni: si tratta di Nariyuki Masuda, arrivato nell’ultima sessione di ciclomercato. Il suo arrivo è stato abbastanza sorprendente sia perché Masuda è reduce da un grave infortunio, sia perché era una bandiera della Utsunomiya-Blitzen, con cui correva quasi ininterrottamente dal 2011 (nel 2013 provò, con poca fortuna, l’avventura WorldTour in maglia Cannondale). Nel 2021 si è tolto la grande soddisfazione di disputare i Giochi Olimpici di Tokyo, grazie al fondamentale contributo della sua vecchia squadra: nel 2020 la Utsunomiya organizzò un viaggio intercontinentale per partecipare alla Prueba Villafranca Ordizia e permettere al suo leader di ottenere i punti necessari per il pass olimpico. Il ventesimo posto nella corsa spagnola permise all’ex corridore della Cannondale di coronare il suo sogno.
Anche altri corridori nipponici del team possono vantare un po’ di esperienza in Europa con formazioni Professional: Manabu Ishibashi, che vanta anche una partecipazione al Giro d’Italia, e Yuma Koishi hanno corso in Italia con la Nippo-Vini Fantini, mentre Atsushi Oka ha militato nella Delko.
Hanno, invece, meno esperienza internazionale Masaki Yamamoto, arrivato quest’anno dopo cinque stagioni alla Kinan, Kosuke Takeyama, in squadra dal 2018, e il diciannovenne Riku Onaka, confermato dopo lo stage effettuato negli ultimi mesi del 2022.
Dopo la trasferta in Oman è probabile che il prossimo appuntamento per la JCL Team Ukyo sia il Tour of Taiwan a metà marzo, ma, se c’è davvero l’intenzione di aumentare l’attività in Europa, bisognerà fare delle scelte ben ponderate, dato che con soli dieci corridori in rosa è impossibile pensare di partecipare a più gare contemporaneamente.