Giro e Tour a Torino: finalmente un progetto di ampio respiro!
Il programma ToRide accompagnerà l'intero periodo tra la partenza della corsa rosa e il passaggio della Grande Boucle, interagendo con le eccellenze della città
A poche settimane dalla Grande Partenza del Giro d’Italia, sul ponte di Piazza Vittorio Veneto a Torino le bandiere rosa hanno preso il posto di quelle gialle del Tour de France, che già erano state esposte a 100 giorni dal Grand Départ. Pur non essendo Torino una città particolarmente ventosa, il meteo ha voluto che anche in questi giorni non manchi una buona brezza, affinché le bandiere siano sempre ben aperte a ricordare i prossimi due grandi appuntamenti ciclistici.
Nelle pagine di questa rubrica si è più volte sottolineato come un appuntamento così importante sia una grande opportunità da valorizzare, non solo con un fine turistico, comunque fondamentale, ma anche da un punto di vista culturale e sociale. Con l’avvicinarsi delle grandi partenze, il Comune di Torino ha diramato un lungo elenco di eventi per omaggiare l’arrivo in città di Giro e Tour: un programma vario ed articolato in grado di coprire tutte le settimane che intercorrono tra la tappa del 4 maggio e l’arrivo del 1 luglio.
L'importanza di coinvolgere il territorio urbano
Nella Tribuna del Sarto si sottolineava la necessità di coinvolgere il territorio urbano, periferie comprese, e l’utilità di integrarsi con altri settori ed eventi, con il fine di non rendere effimero il passaggio delle due carovane ma di fare in modo che ciò lasci benefici per un domani. La sfida non è certo semplice, ma necessaria soprattutto da un punto di vista etico, visto che l’investimento è fatto con denaro pubblico.
Scorrendo il programma di ToRide, nome scelto per raggruppare tutte le iniziative e la pagina web dedicata, si rimane sorpresi per la sua ricchezza e varietà. Non mancano talk in cui giornalisti, opinionisti ed ex corridori raccontano la storia e le storie del ciclismo, incontri nella sede del Circolo dei Lettori e nella biblioteca civica centrale (in un solo caso in una biblioteca di periferia).
È prevista una vera e propria vestizione della città con installazioni artistiche, mostre gratuite nelle vie, fino ad allestimenti floreali di diverse aiuole, il tutto arricchito dall’esposizione del trofeo della corsa rosa in Galleria San Federico. Nei giorni che precedono la partenza del Giro d’Italia sarà allestito un villaggio nella centrale Piazza Vittorio Veneto, con l’organizzazione di pedalate collettive e coinvolgimento di famiglie e dei più piccoli.
Il punto di forza di ToRide è però nel resto del programma: la sua sinergia con le risorse ed iniziative già presenti, come, ad esempio, la Granfondo Torino o la Ciclostorica Canavesana, oppure con storici grandi eventi che sono punti di forza della città, il Salone del Libro, con incontri letterari sul ciclismo, e il Torino Film Festival, con una mini rassegna cinematografica dedicata alla bicicletta; il tutto senza dimenticare il settore agroalimentare, con menù e specialità in tema rosa e giallo.
Quello che ci si augurava accadesse, diciamo che si sta provando a fare accadere; cercare di alimentare un circolo virtuoso tra vari settori della città: dal cinema alla cucina, dal libro alla musica (“Da Beethoven a Bartali”, con l’Orchestra Giovanile dell’Arsenale della Pace).
Rimane ancora aperto il capitolo ciclomobilità. Sono previsti diversi appuntamenti per incoraggiare la cittadinanza ad utilizzare la bicicletta come mezzo di trasporto: laboratori con centri estivi e scuole, un festival internazionale delle e-bike, cicloturismo e mobilità elettrica leggera (dal 24 al 26 maggio presso i Murazzi del Po), l’organizzazione di più pedalate cittadine, tra cui una notturna.
Che futuro per i benefici derivanti dalle grandi partenze?
In conclusione, possiamo affermare che molte delle speranze espresse in passato nella Tribuna del Sarto siano state esaudite. Certo, ora arriva la parte difficile del lavoro, trasformare lo sforzo fatto in risultati concreti per il futuro. E qui entrano in gioco soprattuto i cittadini, il loro coinvolgimento e entusiasmo. Perché se dopo il passaggio delle due carovane, smontati i tendoni e tolte le transenne, tutto tornasse uguale a prima, allora c’è da domandarsi se sia stato giusto tutto questo sforzo economico e umano, se davvero si è raggiunta quella parte della città che più ha bisogno di essere coinvolta: la periferia.
Una ciclomobilità funziona davvero se è possibile muoversi in bicicletta con sicurezza in tutto il territorio comunale e nei suoi dintorni. Senza dimenticare che esiste un gradiente di salute tra i cittadini che vivono in quartieri residenziali e del centro con quelli dei sobborghi: la bicicletta come mezzo di benessere sarebbe dunque utile soprattutto in queste aree.
Sarà importante richiamare in futuro le iniziative di questa primavera-estate ciclistica, affinché i benefici che si intendono raggiungere, una volta (speriamo) ottenuti, siano strutturati nel tempo. In quest’ottica, le voci che il Piemonte possa ospitare la grande partenza della Vuelta a España sono molto positive, perché andrebbero a richiamare e rafforzare il lavoro fatto in questo 2024.
È una grande opportunità che ha la città di Torino, come altre italiane, per vendersi turisticamente, ma anzitutto per migliorarsi esse stesse, per una nuova cultura di benessere e mobilità che veda la bicicletta al centro del progetto.
Se dovessimo sottolineare un difetto del programma di ToRide, senza ritirare il positivo giudizio complessivo, è nello scarso coinvolgimento delle periferie. Sappiamo tutti che non è semplice, ma forse si è ancora in tempo per rendere partecipi le varie circoscrizioni affinché possano organizzare iniziative e dibattiti all’interno del loro quartieri, anche dopo il passaggio delle due grandi corse.
Il ciclismo dimostra, se mai ve ne fosse bisogno, la sua grande forza narrativa e sociale, il suo antico fascino e la sua modernità, e anche se ci siamo concentrati su Torino, tutti questi temi possono tranquillamente essere replicati in qualsiasi altro luogo. Torino, come spesso è accaduto nella storia d’Italia, è un laboratorio politico-sociale, un terreno che, quando vuole, sa essere fertile e bello come le bandiere rosa al vento su ponte Vittorio.