Roglic bluffa, Zana gioca e vince a carte scoperte
Filippo batte Thibaut Pinot al termine della fuga verso Val di Zoldo. Nel finale si infiamma la lotta per il Giro d'Italia, Primoz attacca dopo aver finto di star male, Geraint Thomas regge benissimo, a pagare dazio è João Almeida
E allora la grande battaglia tra i big del Giro d'Italia è arrivata, definitivamente, e ci stiamo nel mezzo. Dopo le bordate di João Almeida sul Bondone, oggi il portoghese ha ripagato dazio e invece abbiamo assistito a una sorta di rinascita di Primoz Roglic dai dubbi di cui lui per primo da giorni dissemina la corsa rosa: “ho fatto il covid”, “ho il covid”, “sono caduto”, “il taglio sulla gamba mi dà problemi”, “sul Bondone sono costretto a cedere”, “oggi me ne sto in disparte in fondo al gruppo maglia rosa e appena strappano resto nel secondo troncone mentre Geraint e João sono nel primo”; magari non tutti questi virgolettati li avrà detti, forse alcuni nemmeno li ha pensati, ma il senso del suo stare in carovana, tenendo una sorta di basso profilo tipico di chi si sente destinato a buscarle (o almeno tale è l'impressione che vuol dare), ha ingenerato proprio pensieri del genere in chi oggi l'ha seguito nel corso della seconda tappa del trittico alpino che caratterizza questa settimana prima dello scontro finale nella CronoLussari.
Tutto questo, oppure un bluff. Perché c'era questa seconda alternativa, e cioè che magari alcuni dei virgolettati abbiano corrisposto a verità nei giorni scorsi, ma che oggi invece la gamba fosse buona e che lasciasse presagire ottimi colpi nel finale; e nel frattempo, un po' di cinema, magari per spingere gli avversari a spendere qualche uomo prima del tempo, cosa che effettivamente tanto la INEOS Grenadiers di Geraint Thomas quanto la UAE Emirates di João Almeida hanno fatto, nella fugace speranza di far emergere le presunte difficoltà del complicato cliente sloveno.
Invece alla fine, giù la maschera!, era proprio Primoz ad averne di più, ed è stato lui a proporre un attacco che un po' di male l'ha fatto di sicuro ad Almeida, staccato sulla salita di Coi e conseguentemente scivolato dalla seconda alla terza posizione della generale. Ad Almeida e a tutti gli altri, ovviamente, chi più chi meno tutti distanziati dalla coppia Roglic-Thomas.
Essì, proprio Geraint Thomas, proprio lui nel giorno del 37esimo genetliaco, proprio lui con indosso la maglia rosa, proprio lui è stato l'unico a rispondere a tono alle ardite proposte di Primoz. Dimostrando una volta di più una solidità ammirevole, e potendo sognare sempre più concretamente di riscrivere un pezzettino di leggi della fisiologia dei vincitori del Giro, spostando in avanti di un paio d'anni e mezzo l'asticella, dai 34 anni e 5 mesi di Fiorenzo Magni 1955 ai 37 pieni dell'ex pistard.
Oggi Thomas non ha perso nulla da Roglic e in compenso ha guadagnato su Almeida, il che gli permette di ampliare un pochino il margine che in classifica lo divide dagli immediati inseguitori; non è neanche di mezzo minuto il suo vantaggio su Primoz, e di poco superiore quello su João, e certo già domani tutto potrebbe essere ampiamente riscritto al termine di una tappa che ha nel DNA la probabilità di far saltare il banco. Ma per ora lassù c'è lui, Geraint, e sono gli altri a doverlo attaccare e scalzare dal primo posto. E finora non gli hanno intravisto negli occhi né nel portamento un benché minimo sintomo di possibile cedimento. Un leader scolpito nella pietra.
Venendo a casa Italia: nel giorno in cui Damiano Caruso fa capire a tutti di non aver peccato di eccessiva umiltà quando nei giorni scorsi diceva che se ne sarebbe stato a ruota (sentendo di non avere la gamba per proporre altro che un'orgogliosa e consapevole resistenza), e quindi si allontana dallo sperato podio, i tifosi di casa trovano in Filippo Zana un solare vincitore di tappa, un ragazzo semplice e piantato coi piedi per terra, chiamato oggi a vivere il giorno di maggiore gioia in una carriera in cui il meglio deve ancora venire. Un momento inebriante ma vissuto con la consueta misura, capace di temperare un'emozione che il vicentino covava da tempo, da quando cioè aveva capito, sin dai primi giorni di corsa rosa, di avere le gambe giuste per potersi giocare un successo importante.
Oggi quel giorno per Filippo è arrivato, al termine di una fuga di cui è stato protagonista insieme ad alcuni personaggi che stanno fortemente caratterizzando il Giro 2023, a partire da un Thibaut Pinot indomito quanto incompiuto, nel senso che si costruisce belle imprese, conquista e riconquista la maglia azzurra dei Gpm, ma poi alla fine trova il modo di farsi battere (si può scommettere da qualche parte che domani ci riproverà?), proseguendo con l'Aurélien Paret-Peintre già vincitore di tappa a Lago Laceno, e - senza trascurare di citare il Marco Frigo tra le più belle scoperte di questa corsa rosa - andando a chiudere in bellezza con quel Derek Gee che è diventato il re delle fughe e al contempo il re dei battuti, avendo messo insieme tre secondi e due quarti posti in altrettanti azioni da lontano. Un cecchino della bella sconfitta.
Oggi Zana li ha battuti tutti, alzando per la seconda volta in carriera le braccia sotto uno striscione d'arrivo: la prima era stata in occasione del titolo nazionale conquistato un anno fa (mentre due altre vittorie le ha centrate in due classifiche generali), successo quantomai simbolico eppure superato in importanza dall'affermazione di oggi a Val di Zoldo. Filippo ha 24 anni e margini ancora da esplorare compiutamente, ma non faremo l'errore di vedere in lui un potenziale vincitore di GT: va già bene che faccia quello che ottimamente ha mostrato in questo Giro, poi se son rose fioriranno.
Giro d'Italia 2023, la cronaca della diciottesima tappa
Una partenza piena di sole da Oderzo, 161 km da coprire fino a Val di Zoldo (Palafavera), montagne importanti piazzate in posizioni strategiche, questo il menu della 18esima tappa del Giro d'Italia 2023, cominciata senza Luca Covili (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè) e Niccolò Bonifazio (Intermarché-Circus-Wanty), ultimi due DNS che hanno abbassato a 126 il numero di corridori ancora in gara, dei 176 iniziali: 50 ritiri fin qui, non male come diaspora.
Nel giorno del 37esimo compleanno della maglia rosa Geraint Thomas (INEOS Grenadiers) c'è stata particolare frizzantezza in avvio: diversi tentativi di evasione, uno tra i -138 e i -132 ha visto protagonisti cinque uomini, ovvero Luis León Sánchez (Astana Qazaqstan), Jack Haig (Bahrain-Victorious), Alexandre Delettre (Cofidis), Ben Healy (EF Education-EasyPost) e Davide Gabburo (Green Project). Questi attaccanti sono stati ripresi ai piedi del Passo della Crosetta, successivamente la maglia azzurra Healy avrebbe perso contatto dal gruppo maglia rosa in salita.
Appena la strada s'è messa all'insù il gruppo - controllato dalla Jumbo-Visma di Primoz Roglic e non dalla INEOS - ha perso tanti elementi e altri tentativi sono andati in scena; il migliore l'abbiamo visto ai -130 (a 10 dalla vetta) con 8 uomini: di nuovo Haig, i due Israel-Premier Tech Derek Gee (sempre lui!) e Marco Frigo, il campione italiano Filippo Zana (Jayco AlUla), Alessandro Tonelli (Green Project), Vadim Pronskiy (Astana) e l'immancabile quota francese con Aurélien Paret-Peintre (AG2R Citroën) e Thibaut Pinot (Groupama-FDJ), quest'ultimo sempre interessato ai punti Gpm.
Quando da dietro hanno continuato a venir fuori uomini, per esempio Andreas Leknessund (DSM) e Santiago Buitrago (Bahrain), ecco che il gruppo maglia rosa ha rifagocitato tutti. Gee e Frigo, lungi dal darsi per vinti, son ripartiti subito ai -127.5, e in questo frangente s'è manifestato il primo campanello d'allarme per Roglic, che sulla stretchata conseguente si è fatto pescare nelle retrovie, leggasi “secondo troncone del gruppo” quando c'è stato uno sfilacciamento.
Gli Jumbo dalla testa sono scivolati indietro a recuperare il capitano e riportarlo su, e intanto sull'insistenza dei due Israel è nata effettivamente la fuga, con l'arrivo di Pinot e ai -126 pure di Zana e Paret-Peintre; Pronskiy è rimasto sempre a metà strada, da quel che restava del plotone sono emersi ai -125 Veljko Stojnic (Corratec), Warren Barguil (Arkéa Samsic), Lorenzo Fortunato (Eolo-Kometa), di nuovo Haig e poi anche Stephen Williams (Israel), ma a loro il gruppo non ha lasciato spazio, tramite intervento (stavolta sì) degli INEOS che hanno chiuso ai -121.
In realtà il team di Thomas non era primariamente interessato a raggiungere Haig, quanto a dare un'altra misuratina alla febbre di Roglic, che anche in questo caso veleggiava moscio a fondo gruppo e si è fatto nuovamente staccare sul cambio di ritmo, salvo venir riportato dentro ancora dai compagni. Due messaggi di alert in pochi chilometri lasciavano presagire scenari di grande impatto, ma la INEOS a questo punto ha lasciato perdere, anche perché presto la salita è finita e non c'era quindi più modo - stando al pensiero dell'ammiraglia britannica - di far troppa differenza. E c'era comunque la possibilità che quello dello sloveno fosse un semplice bluff.
Ma ritorniamo su chi attaccava: sul rilancio INEOS Barguil non si era arreso e anzi aveva rilanciato, portandosi su Pronskiy mentre i primi scollinavano ormai il Gpm con Pinot davanti a Frigo e Paret-Peintre: per Thibaut 40 punti, il che significava la seguente classifica provvisoria della maglia azzurra: Healy 164, Pinot 154, Davide Bais (Eolo) 144. Nei chilometri successivi, sull'Altopiano del Cansiglio, Barguil e Pronskiy sono rientrati sui primi ai -109 e intanto la fuga dei 7 ha finalmente consolidato il proprio margine sul gruppo, con 1'40" abbondanti di margine. Ai -93 il vantaggio per la prima volta è arrivato a 2', al Gpm di Pieve d'Alpago, un quarta categoria vinto ovviamente da Pinot su Frigo.
Per Filippo Zana una giornata da incorniciare
La parte centrale della tappa era anche sulla carta la meno significativa. I battistrada hanno approfittato dei 35 km in leggero falsopiano dopo la discesa di Pieve d'Alpago per incrementare in maniera decisiva il proprio margine: per dire, ai - 45 erano 5'20" al traguardo a punti di Pieve di Cadore, vinto da Derek Gee, ma il vantaggio è ancora aumentato fino ai 6' toccati ai -37, quando poi il ritmo del plotone è tornato ad aumentare in vista dell'approccio della Forcella Cibiana, presa dagli inseguitori con 5'30" di ritardo.
Il citato aumento di ritmo è stato orchestrato dalla UAE Emirates di João Almeida, poi è ripassata la INEOS che con Laurens de Plus ha tenuto un'andatura pungente lungo il resto della salita, facendo staccare molti corridori tra cui nomi come Jack Haig e il suo compagno Santiago Buitrago. Anche davanti c'era selezione sotto i colpi di Pinot, ai -29 (e a 3 dallo scollinamento) Pronskiy ha finito tutte le riserve; Zana dava l'impressione di soffrire altrettanto ma è riuscito a gestire bene il momento e a resistere nel gruppetto. Thibaut ha vinto anche questo Gpm ai -26 (davanti a Frigo e Barguil) sancendo così la riconquista della maglia azzurra: 197-164 su Healy al momento.
Il gruppo è passato in vetta a 4'30", in discesa dal primo drappello si sono staccati sia Frigo che Gee, poi quest'ultimo è rientrato ai -15 e l'italiano ai -12, quando la strada si era già rimessa a salire. Una ventina i corridori presenti nel plotone a questo punto, ma qualcuno ha ancora fatto in tempo a rientrare prima che cominciasse realmente la scalata verso Coi (ai -11). Pinot ha vinto il traguardo volante con abbuoni di Forno di Zoldo ai -14 (3" per lui), poi ha raccolto le idee e più avanti, quando la strada s'è fatta tosta, ai -9 ha impresso un cambio di ritmo che ha mandato all'aria Frigo e Paret-Peintre.
Invece Zana ha risposto bene e ha pure accennato un rilancio, mentre Gee e Barguil erano più sulle ruote. Anzi, per dirla tutta Warren ha proprio perso contatto; e agli 8.5 pure Gee ha alzato infine bandiera bianca, a poco più di 3 km dal Gpm, mentre il campione nazionale italiano non negava qualche cambio al transalpino. I due non si sarebbero più separati fino all'arrivo, mentre dietro le posizioni cambiavano in una continua evoluzione: Barguil ha staccato Gee ai -7, poi gli è rientrato sotto il rimontante Paret-Peintre e al Gpm dei -5.3 pure Derek è riuscito a riaccodarsi.
Tutti e tre sono passati a 50" da Pinot-Zana (in quest'ordine), sulla successiva discesina però Barguil ha riallungato mettendo in cassaforte il terzo posto; restavano da assegnare i primi due: Pinot ha tentato l'allungo assassino ai 1700 metri ma Zana non gli ha ceduto un centimetro. Il capitano Groupama è rimasto davanti fino ai 200 metri, quando ha deciso che fosse il momento di lanciare la volata. Il vicentino della Jayco ha interpretato il tutto alla perfezione, ha risposto allo spunto di Thibaut, l'ha affiancato ai 100 metri, l'ha superato ai 50 (anche se quello non mollava mica) e ha raccolto le ultime forze della giornata per esultare al traguardo di quella che è la sua più bella vittoria in carriera. A 50" è arrivato Barguil, a 1'03" Gee, a 1'24" Paret-Peintre e Frigo.
Il velenoso bluff di Roglic, ma Thomas tiene alla grande
Ma abbiamo lasciato in sospeso i big del Giro. Andiamo a riprenderli all'inizio della salita di Coi, o meglio all'inizio del tratto duro ai -9. Lì l'ipotizzato bluff di Primoz Roglic si è manifestato in tutta la sua chiarezza, nel momento in cui il fido Sepp Kuss è andato a tirare proprio con lo sloveno a ruota; subito Hugh Carthy (EF) e l'ex maglia rosa Bruno Armirail (Groupama) si sono staccati, il tempo di annotare tali defezioni che il gruppetto dei migliori era letteralmente polverizzato.
Solo Geraint Thomas ed Eddie Dunbar (Jayco) hanno tenuto le ruote della coppia Jumbo, mentre all'appello mancava un pesce grosso come il secondo della generale, proprio Almeida che aveva in precedenza messo i suoi a lavorare. Il lusitano ha trovato nel compagno Jay Vine un preziosissimo metronomo che gli ha scandito il ritmo in salita, permettendogli di limitare al massimo i danni. Einer Rubio (Movistar), Damiano Caruso (Bahrain) e Andreas Leknessund (DSM) approfittavano dell'andatura dei due UAE, mentre De Plus scivolava indietro. L'altro bodyguard INEOS, Thymen Arensman, era invece a ridosso dei primissimi, anche se in maniera evidente stava finendo la spinta.
A più riprese il trenino Vine-Almeida è stato a un passo dal chiudere su Kuss-Roglic-Thomas-Dunbar (in quest'ordine), ma il massimo che i due UAE hanno ottenuto nel tratto centrale della salita è stato di staccare Caruso e Rubio e di riprendere ai -7.5 Arensman, mentre Leknessund in qualche modo resisteva con loro. Un altro uomo della top ten, Lennard Kämna (Bora-Hansgrohe), era più indietro con De Plus.
Ai -6 Kuss si è spostato e Roglic ha provato una mezza rasoiata che ha cominciato a far mancare l'aria a Dunbar; Geraint però ha risposto bene, sicché Primoz ha dato una seconda botta ma non ha scomposto il gallese, mentre da dietro solo Kuss - trovando energie chissà dove - con uno scattino è rientrato; Dunbar invece si arrendeva all'idea di dover essere ripreso, a fine scalata, da Vine e Almeida, dai quali nel frattempo a un chilometro dal Gpm si andava staccando Leknessund (Arensman era saltato poco prima).
Dieci secondi, forse quindici tra Kuss-Roglic-Thomas e Vine-Almeida-Dunbar allo scollinamento dei -5.4, in discesa un lungo di Jay per poco non faceva cadere Dunbar (ma entrambi gli aussie son rimasti in piedi), di sicuro è stato un errore che ha messo i bastoni tra le ruote al piano di recupero di Almeida, che è rimasto sempre lì, a un passo dai primi, ma mai in grado di chiudere il buco.
Sull'ultimo tratto di salita verso Val di Zoldo la collaborazione tra Primoz e Geraint s'è fatta tangibile e fruttuosa, dopo che una progressione della maglia rosa ai 2500 metri aveva respinto definitivamente Kuss; ai 1800 Vine ha esaurito le riserve e sul solo João è rimasto l'onere di inseguire; il portoghese ha staccato Dunbar ma non è più riuscito a riavvicinare i due rivali di classifica, che gli hanno rifilato un paio di decine di secondi ricacciandolo al terzo posto della generale.
Roglic e Thomas hanno chiuso a 1'56" da Zana, Almeida è arrivato a 2'17" e Dunbar (con Kuss) a 2'32", per una classifica che ora vede il capitano INEOS in testa con 29" su Primoz, 39" su João, 3'39" su Dunbar, salito al quarto posto ai danni di Caruso, ora quinto a 3'51"; Kämna resta sesto a 4'27", Pinot salta dalla 13esima alla settima posizione a 4'43", di fatto scambiandosi di posto con Armirail (che scende dalla settima all'undicesima).
Domani si chiude con le montagne in linea, e la 19esima frazione del Giro d'Italia 2023 sarà un vero e proprio tappone dolomitico: 183 km da Longarone alle Tre Cime di Lavaredo e una sequenza di cinque Gpm notevoli: Campolongo, Valparola, Giau (con scollinamento ai -40), Tre Croci e poi da Misurina gli ultimi durissimi chilometri della salita dell'arrivo. Anche se l'indomani i corridori di vertice saranno attesi a un'ulteriore prova campale nella cronoscalata del Monte Lussari, domani non si potranno davvero usare le mezze misure: dentro o fuori, cycling at its best!