Donne Élite

Dalle Alpi a Marsiglia, Van Vleuten è padrona

22.07.2017 14:11

La Course by Le Tour: Longo Borghini conferma il podio nell'innovativa gara ad inseguimento. Un test riuscito che avvicina un Tour femminile?


C'era scetticismo ma anche tanta curiosità attorno al rinnovato formato de La Course by Le Tour de France articolato su due giornata e con la prova finale disputata ad inseguimento con le partenze in base ai distacchi maturati al termine della prima tappa: una sola edizione è poco per giudicare la buona riuscita o meno di una gara così innovativa, soprattutto se si parla di una prova che viene condizionata pesantemente dal risultato iniziale, ma l'impressione è che quanto visto a Marsiglia abbia quantomeno il potenziale per essere riproposto anche in futuro.

Van Vleuten vince come da pronostico
La vincitrice finale di questa quarta edizione de La Course by Le Tour de France è stata l'olandese Annemiek Van Vleuten che, dopo aver dominato sull'Izoard, ha avuto vita facile lungo i 22.5 chilometri di Marsiglia: la 34enne della Orica-Scott è partita per prima, ha spinto a tutta come se fosse una cronometro e ha guadagnato costantemente su tutte le rivali. Dopo aver dominato la cronometro del Giro Rosa, Van Vleuten era senza dubbio la favorita per il successo assoluto: il tempo finale di 32'52" non è paragonabile con quelli della prova contro il tempo maschile perché l'olandese ha corso con bicicletta tradizionale, senza appendici aerodinamiche e soprattutto si è un po' risparmiata negli ultimi due chilometri quando, per la prima volta, le è stato comunicato di avere un vantaggio incolmabile per le inseguitrici; e nonostante tutto tre uomini hanno fatto peggio di lei.

Elisa Longo Borghini conferma il podio
Alle spalle di Annemiek Van Vleuten la Boels-Dolmans ha fatto la scelta di non mandare subito Elizabeth Deignan allo scontro uno contro uno: la britannica, partita 43" dopo la prima, è partita pianissimo per aspettare Elisa Longo Borghini e soprattuto la compagna di squadra Megan Guarnier che sull'Izoard aveva perso 1'28". Il regolamento, infatti, ammetteva le scie tra le atlete e così appena si sono ricompattate, queste tre atlete hanno iniziato a spingere a tutta dandosi cambi regolari: il problema è che a quel punto Van Vleuten aveva già un minuto e mezzo di vantaggio e da dietro in tre contro una non sono riuscite a recuperare nulla, anzi hanno addirittura perso qualcosa. Sulla dura salita di Notre-Dame de la Garde è stata Elisa Longo Borghini a tentare il tutto per tutto, ma non è riuscita a scrollarsi di dosso Elizabeth Deignan che poi l'ha battuta allo sprint dentro allo stadio Vélodrome.

Deignan e Longo Borghini sono arrivate a 1'52", Guarnier ha chiuso staccata con 3'00", poi in quinta posizione è arrivata Amanda Spratt che, grazie al fatto di essere compagna di squadra di Van Vleuteun, era rimasta a ruota nel terzetto con Shara Gillow e Lauren Stephens per poi staccarle sullo strappo: la piccola australiana ha quindi recuperato una posizione rispetto all'ordine d'arrivo dell'Izoard. I migliori recuperi nell'inseguimento sono stati quelli di Ashleigh Moolman, da dodicesima a nona, e di Pauline Ferrand-Prévot, anche lei con tre posizioni guadagnate fino al 13° posto finale. In gara anche due squadre italiane: la colombiana Ana Cristina Sanabria della Servetto-Giusta è stata una delle sorprese di questa due giorni chiudendo decima assoluta, la Alé Cipollini invece ha piazzato Janneke Ensing al 16° posto finale dopo aver fatto 13esima in montagna.

Interessante il nuovo formato, ma a Parigi più visibilità
Come detto, dal punto di vista sportivo la nuova La Course by Le Tour de France è senza dubbio interessante e divertente: da tempo ripetiamo che il ciclismo femminile ha bisogno di ritrovare le grande montagne per attirare una fetta di pubblico sempre maggiore e l'Izoard è stato senza dubbio un esempio perfetto; anche l'inseguimento non sembra male, sicuramente la gara di quest'anno è stata condizionata dal fatto che l'atleta più forte sul passo è stata anche, e di gran lunga, la più forte in salita, altrimenti siamo certo che lo spettacolo sarebbe stato molto più coinvolgente per il pubblico.

Certo, nonostante partenza e arrivo dentro un stadio siano molto suggestive, dal punto di vista della visibilità degli sponsor gareggiare in circuito sui Campi Elisi nel pieno centro di Parigi era tutta un'altra cosa: stiamo parlando del primo pomeriggio di domenica contro una mattina infrasettimanale, in più la "vecchia" La Course terminata circa tre ore prima del primo passaggio del Tour de France maschile, sull'Izoard invece per il pubblico a bordo strada c'è stato un buco di quasi cinque ore. Ma questo era inevitabile per avere la diretta integrale di entrambi gli eventi.

Un Tour de France femminile è fattibile? Oggi più di ieri
Ma a volere vedere un aspetto molto positivo, si potrebbe dire che il cambio di formato de La Course by Le Tour de France sia stato semplicemente un esperimento per provare a proporre in future un piccolo Tour de France al femminile in concomitanza della fase finale di quello maschile: una corsa femminile parallela e quella maschile non sarebbe una novità assoluta visto che ciò avvenne già dal 1984 al 1989 (prima su tutte e tre le settimane, poi solo su due). Rispetto a 30 anni fa i tempi sono cambiati e soprattutto è cambiata tutta la struttura al seguito della Grande Boucle, ma intanto sembrerebbe che i test stiano dando esito positivo: tutto è filato più o meno liscio, dal punto di vista organizzativo, sia sui Campi Elisi che in una tappa di montagna con arrivo in salita, ed anche la giornata di Marsiglia, seppur con partecipazione ridotta a sole 19 atlete (quelle con meno di 5' di ritardo sull'Izoard) sembra aver avuto esito positivo. Un Tour de France femminile è forse oggi più vicino di quanto non fosse una settimana fa.
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