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Pinot, stavolta puoi farcela

27.05.2017 11:24

Il francese della FDJ è in lizza per il successo al Giro d'Italia e non ha nulla da perdere


Il Giro è giunto al suo ultimo atto in salita proprio lì dove Marco Pantani iniziò nel 1998 a scrivere il primo capitolo di uno spettacolare romanzo in rosa. La sede di Piancavallo, assente da quell'edizione, si è così consacrata meritatamente a chi le salite le ama e ci si esalta per davvero. Mikel Landa, il meraviglioso e sfortunato Landa ammirato in questo Giro numero 100, è andato finalmente a porre in maniera ultrameritata il suo sigillo lì dove un tempo volava il Pirata e lì dove ancora avrebbero provato a volare le aquile, con quel pensiero struggente e meravigliosamente romantico che riportava ancora una volta a Michele Scarponi, amico, collega e compagno a cui riservare l’onore di una vittoria.

Nel mentre si archiviava l’ennesima fuga vincente di questa edizione, nel gruppo dei big, già elettrizzato dal tentativo d’imboscata di Movistar e compagnia nei confronti di Dumoulin scendendo giù da Sappada, ci si attendevano le dovute schermaglie proprio nel momento in cui l’olandese, fiaccato da un’altra giornata resa complicata dalle circostanze e con un notevole dispendio di energie nervose, sembrava aver perso l’autorevole baldanza delle ore precedenti per cominciare a dare qualche segno di cedimento (ma per nulla di resa). Una fase in cui soprattutto la Bahrein di Nibali e in minor parte la Movistar di Quintana hanno preso in mano la situazione ma senza produrre quel forcing assassino che avrebbe preparato al meglio il terreno per la stoccata. A quel punto sono tornate nuovamente ad essere evidenti le trame che volevano una situazione che probabilmente continuava a star bene ai diretti interessati e che a beneficiarne, tornando quindi decisamente in lizza per il podio finale e non solo, fossero tutti coloro che immediatamente seguivano in classifica generale.

Partito Zakarin, partito Pozzovivo, sia Vincenzo che Nairo non sembravano preoccuparsene eccessivamente. Poco prima però si era prodotto in uno scatto efficace e redditizio anche Thibaut Pinot, in ossequio ad una scaltrezza che va di pari passo con una condizione in considerevole crescita proprio ora che si sta giungendo al vero e proprio momento clou di questo Giro. Dopo alcune giornate in cui aveva rubato l’occhio ben poco, lasciando alcuni secondi di troppo che avrebbero potuto decisamente pregiudicare il raggiungimento del podio, il corridore transalpino è stato il più pronto ad approfittare delle beghe createsi tra i due principali favoriti e il solido olandese, cogliendo (anche grazie al beneplacito dei primi due) alla perfezione l’occasione per tornare decisamente in gioco non solo per il podio ma addirittura per il successo finale.

Perché Thibaut Pinot ora deve crederci
Arrivati a questo punto di questo avvincente romanzo rosa, non occorre usare troppi giri di parole: Thibaut Pinot ha finalmente la prima grande e vera occasione di poter portare a casa una grande corsa a tappe. In tanti, fin dai mesi scorsi, vedevano particolarmente di buon occhio la sua partecipazione al Giro d’Italia soprattutto per un motivo su tutti: la pressione del risultato che il francese avrebbe avuto sulle nostre strade sarebbe stata enormemente inferiore a quella che da sempre lo attanaglia in patria, dove è facilmente assurto al ruolo di messia capace di far propria la Grande Boucle dopo un’attesa durata oltre trent'anni, ovvero dalla vittoriosa epopea di Bernard Hinault.

Da non trascurare poi il legame favorevole che lo lega al nostro Paese, rivelandosi al pubblico dei più appassionati quando fu capace di vincere ad appena 19 anni il Giro della Valle d’Aosta da Under 23 e poi conquistando la Settimana Lombarda due anni più avanti alla seconda stagione tra i professionisti. Esattamente come nell’ultimo anno le prestazioni offerte alla Tirreno-Adriatico e al Tour of Alps abbiano ribadito come un corridore in possesso delle sue caratteristiche possa trovare ideale terreno d’espressione sul nostro territorio. Ora l’asticella si alza considerevolmente e per un Pinot partito da Alghero con la consapevolezza di poter valere il podio, gli scenari sono mutati in maniera molto più favorevole nelle ultime due giornate e che quindi dovrà cercare di approfittarne per una serie di motivi.

Il primo risiede proprio nel non aver nulla da perdere: il livello dello scontro dialettico con Nibali e Quintana da una parte e Dumoulin dall'altra, chiarito a parole ma che nei fatti ha lasciato e continua a lasciare decisamente scorie, ha fatto sì che si venisse a creare una situazione in cui i già titolati campioni si siano persuasi a correre il rischio concreto di poter perdere la corsa ma al contempo di poter farla perdere anche a colui ormai individuato come l’avversario diretto. In tutto questo Pinot ha potuto continuare a recuperare terreno quasi indisturbato e certamente non avrà dalla sua la pressione di non dover fallire l’obiettivo.

In secondo luogo Thibaut appare aver ritrovato una certa brillantezza di pedalata, che si testimonia in affondi decisi ed efficaci e, in caso non si dovesse produrre la differenza auspicata, nel poter giocare anche la carta dello sprint ristretto, in cui è migliorato in maniera sensibile in quest’ultima stagione (e si sa che, quando si parla di secondi invece che di minuti, anche un abbuono guadagnato può avere il suo peso). A questo occorre aggiungere una resa a cronometro cresciuta in maniera esponenziale dallo scorso anno e che in una prova come la Monza-Milano che giunge come ultimo atto del Giro potrebbe far leva la maggior freschezza e la grande motivazione dovuta dal non dover vincere a tutti i costi. Inoltre Pinot, rifacendoci alla prima considerazione espressa, appare indubbiamente più sereno rispetto al passato, in cui ad avere un peso a livello psicologico fu anche un certo timore delle alte velocità, che si riverberava in un vero e proprio blocco soprattutto nell'affrontare le discese.

Ora una minore libertà d’azione ma possibilità intatte d’infiammare la corsa
Di contro un Pinot che vede il suo distacco ridotto a meno di un minuto dalla maglia rosa (e che sulla carta potrebbe avere una resa migliore di Quintana nella cronometro conclusiva) fa sicuramente scattare un campanello d’allarme in coloro che a questo Giro ambiscono. L’aver goduto di un certo credito delle ultime giornate potrebbe far si che il transalpino sia indubbiamente molto più controllato e marcato già se dovesse manifestare propositi bellicosi sul Monte Grappa. Anche perché il transalpino in questo Giro non ha lesinato la responsabilità di mettere alla frusta la sua FDJ, nonostante non sempre sia arrivato ai risultati sperati. Il poter far affidamento su un gregario valido e solido come lo svizzero Reichenbach però lo pone in una situazione teoricamente molto più favorevole nei confronti di un Dumolin che rischia di trovarsi isolato al momento del dunque.

Inoltre corridori come Morabito, come Molard (già ammirato in fuga ieri) o come lo svedese Ludvigsson potrebbero essere sfruttati come ideali teste di ponte e quindi svolgere un ruolo affine a quello di formazioni come Movistar (impegnata però principalmente nel controllo in questa circostanza, avendo riconquistato il simbolo del primato) e la Bahrein-Merida. Appare però evidente che Pinot appaia come uno dei corridori maggiormente interessati a movimentare la corsa anche dalla lunga distanza, poiché il mettere in crisi Dumoulin con addirittura la possibilità di estrometterlo definitivamente dal podio, è un’evenienza troppo importante da trascurare e così, se pure dovesse chiamare ad una pronta risposta i Nibali, Quintana o Zakarin di turno, c’è da scommettere che la voglia di attaccare del transalpino non si sia affatto esaurita. Se a prevalere dovesse essere nuovamente uno dei due grandi specialisti odierni di grandi giri resterà quindi la soddisfazione di averci provato ma lo scenario che si è delineato nelle ultime due giornate lascia davvero aperta ben più di una porta, con un finale che si preannuncia tutto meno che scontato.
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