È iniziato un nuovo Giro d'Italia: senza Remco sarà meno divertente
Dopo il ritiro di Evenepoel la corsa è nelle mani della INEOS Grenadiers. Solo una lotta fratricida potrebbe impedire a Geraint Thomas di farsi nominare Baronetto dal Principe di Galles...
Il Giro d'Italia, che è ripartito questa mattina da Scandiano, rischia d'essere una copia sbiadita di quello che si era messo in moto 10 giorni fa dalla Costa dei Trabocchi. La defezione forzata di Remco Evenepoel ha privato la corsa non tanto del suo favorito quanto del punto di riferimento focale. Se, infatti, ho sempre ritenuto improbabile la vittoria finale del millennial fiammingo, è innegabile che le strategie di corsa dei suoi avversari erano tutte imperniate su come sconfiggere il campione del mondo in linea.
Quanto avvenuto sabato sul breve strappo dei Cappuccini, a pochi chilometri dal traguardo di Fossombrone, ha confermato la vulnerabilità di Evenepoel in salita. Una lacuna, questa, resa ancora più evidente dalla latitanza della sua squadra. Patrick Lefevere, se effettivamente riuscirà a tenersi stretto il suo gioiello in futuro, alla luce del sostanziale corteggiamento dall'INEOS Grenadiers, dovrà costruirgli intorno una compagine molto più solida.
Il Wolfpack andrà sicuramente bene per le corse d'un giorno. I grandi giri richiedono una struttura diversa. A difesa di Remco, non sapremo mai quanto la defaillance di sabato nelle Marche e nella successiva prova a cronometro in terra di Romagna, sempre vincente ma non più dirompente come nella tappa inaugurale, siano state condizionate dal suo stato di salute. Certo è che, rispetto alle sue aspettative d'inizio corsa, il vantaggio sui suoi avversari in classifica era decisamente deficitario: meno d'un minuto laddove ne sarebbero serviti oggettivamente almeno due.
Sarebbe bello fantasticare ora d'un Giro tornato aperto ed incerto. Purtroppo, temo che le uniche sorprese da qui a Roma ce le forniranno le positività al Covid. La INEOS Grenadiers ha posto domenica sul traguardo di Cesena le basi per la sua quarta vittoria negli ultimi sei anni. Sarebbe stato così con Evenepoel ancora in corsa. Il fiammingo, infatti, avrebbe dovuto inseguire non solo i due ruspanti anglofoni ma anche il francoveneto d'etnia russa Pavel Sivakov, sufficientemente vicino in classifica da destare preoccupazione in caso d'inserimento in una fuga da lontano. Primoz Roglic, per parte sua, non ha alcun interesse ad attaccare ora. Per lo sloveno l'ideale sarebbe arrivare con questa classifica alla cronoscalata finale del Monte Lussari, giocandosi così la vittoria finale nell'unica prova in cui la superiorità di squadra non esiste.
L'unica speranza per gli avversari della Ineos sta nella molto remota possibilità che si scateni in seno alla squadra britannica una lotta fratricida per la vittoria. Chi ricorda il Tour de France 2012, vinto da Bradley Wiggins su un Chris Froome decisamente superiore in salita, avrà già capito. Sempre che la strada non decida nettamente in modo diverso, io credo che il team britannico punterà sulla vittoria di Geraint Thomas. I motivi a favore di questa scelta non mancano. In primo luogo, questa è l'ultima occasione per il gallese per vincere un grande giro posto che potrebbe addirittura lasciare le corse a fine anno. La maglia rosa, in tal senso, equivarrebbe a un Oscar alla carriera.
In seconda battuta, la vittoria d'un gallese coincidente con l'incoronazione a Re d'Inghilterra del Principe di Galles avrebbe un risalto mediatico ben più largo d'un semplice successo sportivo. Già vedo il buon Geraint inginocchiato davanti a Carlo III a Buckingham Palace che si rialza baronetto. A Geoghegan Hart, tutto sommato, potrebbe andare bene così. Nel 2020 ha vinto il Giro che doveva essere di Thomas. Il suo sacrificio, esattamente come quello di Froome nel 2012, verrà compensato con un aumento del già cospicuo stipendio, unito a una estensione del contratto. Possono non piacere ma sono queste le leggi che regolano oggi lo sport.