Pinna, fucilata e guadagno
Vuelta a España, appassionante arrivo ad Andorra. Froome attacca, Aru risponde. Nibali rientra e accelera nel finale andando a vincere. Staccato Contador
La prima notizia del giorno: alla Vuelta a España sanno disegnare anche percorsi affascinanti. Dunque, perché non ripetersi anche nel futuro, aumentando questa tipologia di arrivi? Tre salite, la più corta nel finale, e traguardo raggiunto in discesa. E poi vedi come il tutto si fa divertente, altro che le rampe da garage di 400 metri!
Vedi una squadra, la più forte nonché quella del favorito, far selezione già a 35 km dal traguardo. E il favorito in questione attaccare già nel quarto gpm dei millemila (precisiamo, sono cinquanta) in programma. E assistere a premature crisi e difficoltà di molti, e a belle azioni di altri. Molti dei quali, lo diciamo con una punta di orgoglio, sono italiani.
Ben sette dei venti azzurri in gara hanno corso in maniera vicina alla perfezione, conquistando traguardi prestigiosi (Villella), lavorando splendidamente per i capitani (Moscon, Puccio, Rosa, Pozzovivo) e ben comportandosi agli attacchi dei rivali (Aru, Nibali, ancora Pozzovivo). E qualcuno anche vincendo con un numero che è nelle sue corde, lui che ieri è stato il più attento tra i ventagli. Lo stesso che, da tendenza recente, soffre l'inizio dei grandi giri per poi emergere con il passare dei giorni e delle difficoltà.
Tre paesi e tre gpm in programma. Non parte King
Come da tradizione nella prova spagnola, la prima tappa di montagna arriva già nelle battute iniziali. Tre paesi ed altrettanti gpm nella Prades-Andorra la Vella, due dei quali di prima categoria. L'unico di seconda è l'ultimo, con la vetta a soli 7.1 km dal traguardo, raggiunto al termine di una discesa molto veloce. Tappa dunque insolita per gli standard della Vuelta, che permette (e promette) maggior incertezza.
Oltre ai tre ritirati di ieri, ossia il marocchino Anass Ait el Abdia, lo slovacco Michal Kolar e lo spagnolo Javier Moreno, non parte lo statunitense Benjamin King. Il ventottenne del Team Dimension Data è alle prese con qualche problemino di salute; riuscito a concludere la prima giornata in linea, non gli è stato possibile oggi risalire in sella. Si parte così alle 13.20 sotto un cielo limpido e, a differenza della frazione precedente, non battuto dal vento.
Sette in fuga, a loro si aggiunge Niemiec
Pare di essere al Tour, e non solo per il via dal comune occitano, in quanto la fuga di giornata si forma non appena viene varcato il km 0. Partono in sette, incoraggiati dall'uruguaiano Fabricio Ferrari (Caja Rural-Seguros RGA); con lui vanno via i francesi Anthony Turgis (Cofidis, Solutions Crédits), Axel Domont e Alexandre Geniez, entrambi della AG2R La Mondiale, il belga Thomas De Gendt (Lotto Soudal), il colombiano Fernando Orjuela (Manzana Postobón) e l'italiano Davide Villella (Cannondale-Drapac).
Tante le storie che si potrebbero raccontare: dall'ennesima azione della in carriera di De Gendt (e di Ferrari, anch'egli sempre iperattivo) alla prima fuga in un grande giro per Turgis (fratello di mezzo in una famiglia ciclofila ritrovatasi alla Cofidis) o della Manzana Postobón. E c'è anche quella di Przemyslaw Niemiec: il polacco ha visto il suo 2017 rovinato da un infortunio al Tour of Croatia, saltando il Giro e dovendo quindi reinventarsi il calendario.
E a 37 anni suonati il corridore della UAE Team Emirates nato a Oswiecim (inciso: con la denominazione tedesca è decisamente più nota, dato che si tratta di Auschwitz), ancora senza contratto per il 2018, parte tutto solo attorno al km 12 per andare in caccia dei battistrada, che viaggiano con circa 3' sul gruppo. Il gruppo se la prende tranquilla, permettendo al drappello di testa di iniziare i 19.5 km del Col de la Perche con 4'20" di margine.
Punti per De Gendt, il vantaggio tocca i 5'
L'inseguimento di Niemiec giunge a compimento attorno al km 22, formando così un "ottetto" che giunge a giocarsi i punti allo scollinamento (km 31.5); a prevalere è De Gendt, che dunque inizia al meglio la sua avventura spagnola. Il plotone, controllato dalla Quick Step Floors con Tim Declercq, transita dopo 4'.
Nella lunghissima e facile discesa che porta la corsa in Spagna non accade nulla: l'unico dato degno di cronaca è il vantaggio massimo di 5' raggiunto in prossimità del rifornimento di Martinet (km 78). Mentre giunge la notizia del ritiro di Marc Fournier (FDJ), caduto ieri e in difficoltà già dai primi km, il gruppo diminuisce, arrivando nella località olimpica di La Seu d'Urgell (ai meno 60 km) con 4 km.
Domont ci prova, ma è un fuoco di paglia. Vanno via in tre
Dalla sede delle prove di canoa slalom ai Giochi di Barcellona 1992 la strada torna a salire, e, una volta entrati nel Principato di Andorra, parte l'impegnativa ascesa del Col de la Rabassa. Ma gli otto non passano il confine assieme; ai meno 52 km è infatti scattato Axel Domont; la sua azione, apparsa subito alquanto improvvida, viene annullata nelle primissime pendenze della salita, che parte subito con pendenze vicine al 15%.
Nel drappello di testa, però, le forze iniziano a mancare; sono infatti solo in tre che riescono a continuare l'azione, vale a dire Ferrari, Geniez e Villella, con l'azzurro che continua a indossare virtualmente la maglia rossa. Chi, invece, ha sulle spalle il simbolo del primato perde terreno assieme agli altri velocisti già nei primi metri dell'asperità. L'andatura del gruppo viene quindi dettata dal Team Sky che, come d'abitudine, si incarica di lavorare con Salvatore Puccio.
Pedrero attacca, il ritmo di Puccio fa molte vittime
Il trio di testa, con Niemiec che prova ad inseguire vanamente, dura fino ai meno 39 km quando Geniez attacca; al francese riesce a rispondere bene Villella. Non altrettanto vale per Ferrari, che deve mettere il rapporto più agile e diminuire la velocità. Nel gruppo, intanto, c'è lo scatto di Antonio Pedrero; il venticinquenne del Movistar Team va man mano a riprendere i fuggitivi distanziati, rimanendo però sempre ad una quindicina di secondi sul plotone.
Dal quale continua senza sosta la selezione da dietro. A sorpresa si stacca uno dei più pronosticati per il successo odierno, vale a dire Julian Alaphilippe; il francese della Quick Step Floors viene aspettato da Eros Capecchi, ma le sue speranze di ben figurare vanno ovviamente a ramengo. Fra chi non riesce a tenere il ritmo dei britannici, dove lavora sempre il solo Puccio, ci sono Daniel Navarro, Jarlinson Pantano, Franco Pellizotti e Marc Soler.
Atapuma e Rui Costa ci provano. Rosa sugli scudi, saltano Bennett e Jungels. Villella a pois
Una volta finito l'eccellente lavoro di Puccio, all'altezza dei meno 34 km, entra in azione Diego Rosa. E l'accelerata del piemontese fa molte vittime: perdono subito contatto Giovanni Visconti, George Bennett, Rohan Dennis e anche Bob Jungels. Nel frattempo, alle spalle di Geniez-Villella, si è formata la coppia Ferrari-Pedrero; la quale viene raggiunta da due corridori evasi dal gruppo ai meno 35 km. Sono Darwin Atapuma e Alberto Rui Costa; l'attacco di coppia della UAE Team Emirates lascia intendere chi sia il leader della compagine italo-emiratina, dato che Louis Meintjes si mantiene nella retroguardia del plotone.
Come d'abitudine, Rosa è il solito treno che demolisce le ambizioni altrui, comprese quelle di Atapuma e Rui Costa, riassorbiti ai meno 31 km; tuttavia i due battistrada riescono a scollinare (km 127.5) con ancora una quindicina di secondi, lottando per i punti in palio. A prendere il bottino massimo è Geniez; ma con due secondi posti Villella di fatto si assicura la vetta della classifica degli scalatori.
Froome prende 2" al traguardo volante. Inizia la salita ed è Moscon show
La coppia al comando capisce di non avere più speranze, facendosi riprendere dal gruppo, forte di una trentina di unità, ai meno 27.5 km. Si entra così negli ultimi 20 km con la discesa tutta condotta in testa da Atapuma, che rischia la caduta in una curva. Si arriva così allo sprint intermedio nella capitale (km 147) con un gruppo che ha visto alcuni nuovi rientri da dietro; solo un paio di corridori fanno la volata, e uno di questi è nientemeno che Christopher Froome. Tuttavia il keniano bianco prende solo il secondo posto e i corrispondenti 2" poiché a precederlo di un'incollatura, nonostante abbia tirato i freni, sia stato Diego Rosa.
Non c'è neppure un attimo di attesa che poche centinaia di metri più tardi inizia l'ultima salita di giornata, l'Alto de la Comella. Solo 4000 metri di ascesa ma con pendenze costanti e impegnative. Se poi la si affronta sin da subito a velocità esagerata, ecco che è facile provocare danni. Rosa lascia spazio al terzo ed ultimo italiano in forza alla Sky; e, come i predecessori, anche Gianni Moscon è semplicemente impeccabile. Il noneso, come piace a lui, tritura la concorrenza con trenate impressionanti; tanto che, ad un certo punto, con lui rimangono solamente Froome, Chaves e Aru.
Molti rientrano; non così Contador, che crolla subito
Altri, come Nibali, Bardet, Pozzovivo e Moreno, rientrano dopo qualche battuta mentre altri ancora devono attendere un rallentamento del trentino. È il caso dei vari Yates, Zakarin, van Garderen, Roche, Woods e De la Cruz. Non riescono invece a riagganciarsi Betancur, López, Rui Costa, Barguil, Kelderman e un Kruijswijk alle prese con un fastidioso raffreddore. Ancora più indietro Louis Meintjes, Rafal Majka e, soprattutto, Alberto Contador.
Il discorso classifica alla Vuelta a España per madrileno si infrange dunque dopo circa 364 km dei 3323 in programma. Scortato da Peter Stetina, del quale a tratti non riesce neppure a tenere la ruota, e sempre in compagnia dell'interessante ventunenne Hernán Aguirre (Manzana Postobón), il campione del Pinto purtroppo inizia nel peggiore dei modi la sua ultima corsa di una lunga e gloriosa carriera. Che, ormai lo si può dire, verrà chiusa con qualche mese di troppo sul groppone.
Froome attacca, Chaves attentissimo. Bardet e Aru inseguono, Nibali non risponde
Nel gruppo dei migliori si mette a tirare Mikel Nieve, e il basco provoca due nuovi ritardatari; prima è il turno di Daniel Moreno (Movistar Team) e poi di Ilnur Zakarin (Team Katusha-Alpecin). Il prossimo sposo della Orica-Scott si sposta ai meno 7.9 km quando attacca alla sua maniera Christopher Froome; l’unico che riesce a rimanere assieme al britannico è Esteban Chaves. Gli altri si coalizzano, con Domenico Pozzovivo che scandisce il ritmo e tiene ottimamente a distanza di sicurezza di due battistrada.
Nel drappello del lucano rimangono il suo compagno di squadra (e, per come si sono mossi, capitano) Romain Bardet, Fabio Aru, Vincenzo Nibali, David De la Cruz e la sorprendente coppia BMC Nicolas Roche e Tejay van Garderen. L'ex Colnago si sposta e parte Bardet, inseguito dal solo Aru; i due scollinano (km 151.4) con solo 7" di distacco di Froome e Chaves, con il colombiano apparso molto pimpante e sempre in controllo. Di una quindicina di secondi il ritardo del quintetto con Nibali.
Aru, Bardet e gli altri rientrano. Nibali decide di anticipare
Inizia così la discesa che porta sino all'arco dell'ultimo km. E, a differenza di quanto ultimamente, Froome non riesce ad evitare il ricongiungimento; Aru e Bardet rientrano ai meno 3.7 km, con il sardo sempre rimasto davanti ad impostare le curve. Si fanno più vicini anche gli inseguitori, dai quali De la Cruz si avvantaggia momentaneamente. Il neocomposto quartetto di testa però cincischia e, quando mancano 800 metri all'arrivo, anche i cinque alle spalle si ricongiungono. Si giunge così allo sprint.
Teoricamente. Perché, a circa 400 metri dalla conclusione, attacca Vincenzo Nibali. Il siciliano effettua un’ottima accelerazione; da notare che, in quel momento, in testa al gruppo si trova Fabio Aru. Il sardo, dopo qualche secondo, decide di non andare ad inseguire in prima persona l’amico, connazionale ed ex compagno di squadra, lasciando che siano altri, nella fattispecie Froome e De la Cruz, a partire lunghi.
Prima esultanza per Nibali alla Vuelta; De la Cruz e Froome battuti
Per il messinese del Bahrain Merida gli ultimi metri somigliano tanto a quelli di Sheffield nel Tour de France 2014. E l'esito di giornata è lo stesso; vittoria con esultanza (particolare, dato che mima - per altro con uno stile rivedibile, ma gli concediamo le attenuanti - la pinna di uno squalo) per Nibali. Per lui si tratta della seconda vittoria di tappa alla Vuelta; ma è solo la prima in cui può festeggiare, dato che la precedente (Bola del Mundo 2010) gli è stata assegnata ex post a causa della squalifica di Ezequiel Mosquera.
I primi nove sono stati classificati tutti con il medesimo tempo. Secondo posto per l'unico spagnolo pimpante, ossia David De la Cruz (Quick Step Floors); quindi, a seguire, si sono classificati Christopher Froome (Team Sky), Romain Bardet (AG2R La Mondiale), Esteban Chaves (Orica-Scott), Fabio Aru (Astana Pro Team), Nicoals Roche e Tejay van Garderen (BMC Racing Team) e Domenico Pozzovivo (AG2R La Mondiale).
Tanti in ritardo: 2'33" per Contador, Jungels ad oltre 7'. Froome guida una classifica cortissima
Di 25" il ritardo di Woods, Adam Yates e Nieve, mentre Simon Yates ha tagliato il traguardo a 29". Più consistente il gap degli altri big, con Moreno, Meintjes, Zakarin e Antón a 54"; a 1'14" sono giunti Barguil, Costa, Betancur, Kelderman, Kruijswijk, Pardilla e López. 1'24" il distacco del giovane Oomen. Contador è invece 37° a 2'33", Majka un posto e 2" peggio. Già saltati del tutto in molti, a cominciare da Jungels, in ritardo di 7'16". Di 14'08" è il disavanzo di Soler mentre a 14'48" hanno tagliato il traguardo Caruso, Monfort, Pauwels, Bennett.
Grazie agli abbuoni conquistati, Froome balza al comando di una classifica molto compatta. Vi sono infatti ben tre inseguitori a 2", ossia De la Cruz, Roche e van Garderen. Nibali è quinto a 10", Chaves sesto a 11", Aru settimo a 38", Adam Yates ottavo a 39", Pozzovivo nono a 43", Bardet decimo e Simon Yates undicesimo a 48". Domani giornata tranquilla da Escaldes Engordany a Tarragona: 198.2 km che saranno una delle pochissime giornate felici per gli sprinter. Gli uomini di classifica, invece, torneranno a battagliare mercoledì.