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Il trionfo della ragione di stato

La Jumbo-Visma fa e disfa: nei giorni scorsi la maglia rossa Sepp Kuss veniva attaccata e staccata dai compagni Jonas Vingegaard e Primoz Roglic, oggi è stata imposta la pace. Tappa a un Remco Evenepoel superfuggitivo, Damiano Caruso secondo

14.09.2023 16:58

Torniamo indietro di 24 ore: Alto de l'Angliru, gli Jumbo-Visma che stanno dominando la Vuelta a España si scompagnano, Primoz Roglic forza, Jonas Vingegaard gli va dietro, Sepp Kuss invece non ci riesce e se non trovasse strada facendo l'aiuto determinante di Mikel Landa perderebbe molto probabilmente la maglia rossa a favore del danese. Torniamo indietro di 48 ore: a 4 km dalla vetta di Bejes, Jonas Vingegaard scatta secco e stacca tutti, involandosi a vincere la frazione e a molestare da vicino il leader della generale.

Ora: in una squadra tutti per uno come quella che ci viene gabellata oggi, non avremmo certo assistito a quelle scene. Se l'obiettivo era proteggere lo statunitense, i suoi più blasonati compagni avrebbero dovuto aspettarlo, tanto non ci perdevano nulla (il quarto della generale è ancora al mesozoico rispetto a loro), e Vingegaard e Roglic avrebbero tranquillamente potuto vincere con un colpetto all'ultimo mezzochilometro o con una volata ristretta le loro brave tappe.

È chiaro che i tre ieri e ier l'altro si volevano bene, come raccontano i rotocalchi rosa, ma non poi così tanto. Sulla base di quanto visto appunto tra Bejes e l'Angliru, ci eravamo fatti una certa idea. Che prescindeva però da un fattore importante: la ragione di stato. Quella che fino a ieri era mancata in casa Jumbo, e che oggi ha fatto la sua clamorosa irruzione sulla scena. Raccontano i bene informati che ieri sera in hotel ci sia stato un summit che ha comportato un netto cambio di linea nel sodalizio giallonero. Se fino a un giorno fa la consegna era “giocatevela, chi vince vince”, dopo l'incontro tra i maggiorenti della squadra il mantra è diventato “tutti per Kuss e non facciamo figuracce”.

La proiezione ortogonale di tale decisione sulla corsa è stata una tappa mogia e moscia, in cui Roglic ha fatto un po' da carta da parati, il morettiano “mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo proprio?”, mentre Vingegaard come un Fregoli si è vestito da gregario tirando il gruppetto dei migliori sulla salita finale e staccandosi addirittura negli ultimissimi metri, come se non volesse perderla per soli 8", o come se volesse recitare la propria parte fino in fondo.

La vincerà Kuss, insomma. Così hanno deciso colà dove si puote ciò che si vuole. Troppe pressioni si erano addensate sulla Jumbo-Visma dopo i fatti di ieri: la simpatia universale di Sepp ha spinto più d'uno a prendere posizione, abbiamo sentito per esempio un Geraint Thomas invocare maggiore rispetto per l'americano. E i management sono molto sensibili al sentiment, ultimament.

L'immagine edificante dei tre compagni-amici che si sostengono a vicenda, dei due campioni che fanno un passo di lato per lasciare che sia il gregario a vivere fino in fondo il proprio sogno sportivo, ha avuto la meglio su qualsiasi altra possibile considerazione. Attèndesi copioso materiale (icono)grafico su quanto sia bella la vita in Jumbo-Visma, a beneficio delle prossime campagne pubblicitarie degli sponsor.

E Kuss? Vincerà una Vuelta e gli resterà sempre il pensiero di quel Vingegaard o quel Roglic che non affondano il colpo quando avrebbero potuto, o la vincerà e basta e amici come prima? Gli altri due rosicano eccome, non sappiamo se i team manager abbiano ricordato loro quanti zeri hanno i loro contratti o se sia bastato anche meno per ricevere da Jonas e Primoz il famoso telegramma garibaldino (Obbedisco!).

E la Vuelta come ne esce? Come una corsetta che può anche non essere contesa, se del caso. E il ciclismo? Come uno sport in cui certe pastette ogni tanto capitano, abbiamo visto in passato spettacoli anche peggiori (cfr. foto d'apertura) ma ciò non significa che quello di oggi sia stato particolarmente edificante.

Vuelta a España 2023, la cronaca della diciottesima tappa

All'indomani del catacrollo (cioè un crollo cataclismatico, che coinvolge un personaggio di spicco) del Tourmalet, era chiaro che i destini possibili di Remco Evenepoel alla Vuelta a España 2023 fossero due: o si ritirava l'indomani piangendo, o cominciava ad andare in fuga tutti i giorni, o almeno a tappe alterne. La sua immacolata vis pugnandi ha spinto verso la seconda opzione, sin dal giorno dopo a Larra-Belagua, dove vinse (ma piangendo!). Poi il tracagnotto che tutto il mondo invidia a noi belgi ci ha riprovato il giorno dopo ancora, sulla strada per Lekunberri (e fu quarto), e ancora ieri verso l'Angliru, azione bella ma conclusa rimbalzon rimbalzoni.

Oggi, frazione numero 18 da Pola de Allande a La Cruz de Linares, lunga 178.9 e piena di salite, Evenepoel ha dato vita alla quarta fuga in cinque tappe, accodandosi a un primigenio allungo di Egan Bernal (INEOS Grenadiers), Lorenzo Germani (Groupama-FDJ) e Julien Bernard (Lidl-Trek); con Remco, poco dopo il km 15, sono piombati sul terzetto altri dieci, tra i quali diversi personaggi già visti più volte all'attacco. Li elenchiamo, ovviamente: Damiano Caruso (Bahrain-Victorious), Lewis Askey (Groupama), Nico Denz (Bora-Hansgrohe), Jarrad Drizners e Andreas Kron (Lotto Dstny), Andrea Piccolo (EF Education-EasyPost), Imanol Erviti (Movistar), Max Poole (DSM-Firmenich), Hugo Hofstetter (Arkéa Samsic) e Paul Ourselin (TotalEnergies).

Il gruppo ha dato un larghissimo via libera all'azione, ragion per cui il vantaggio massimo l'avremmo potuto rilevare verso fine tappa, dato che in questi casi i fuggitivi non finiscono più di guadagnare. E Remco, anche senza volerlo, non finiva più di martellare, vincendo inutilmente Gpm (la maglia a pois ce l'aveva già più o meno in cassaforte) e provocando la catalessi di diversi degli sventurati ivi presenti: sul Puerto de San Lorenzo, ai -100, il primo a riconvertirsi al buddismo è stato Hofstetter, ma pure Germani tanto sobrio non era, pur salvandosi in qualche modo.

Sull'Alto de Tenebredo ai -60 si sono perse le tracce di Askey, Denz, Drizners, Erviti e - stavolta davvero - Germani. Piccolo e Bernard hanno acceso un mutuo con le proprie gambe per rientrare in discesa dopo aver perso contatto nei pressi della cima, ma in questi casi poi si paga con gli interessi, e infatti sul Puerto de La Cruz de Linares (scalata 1; perché poi ci sarebbe stata pure la scalata 2) ciao Andrea, ciao Julien; e ciao pure Bernal, Poole e Ourselin: a 30 km dalla fine restavano solo in tre davanti, ovviamente il capitano della Soudal-Quick Step, Kron (che ha provato pure un breve anticipo) e Caruso. Appena un chilometro dopo, ecco che Remco ha mollato via pure gli ultimi due, mettendosi in testa di stampare una nuova impresa solitaria.

A questo punto della storia il gruppo è stato preso per mano dalla Bahrain, proprio come ieri, e come ieri è stato Antonio Tiberi a cominciare a picconare. Lo scopo della seconda squadra del Golfo Persico non era ovviamente provare a riprendere Evenepoel (chi avrebbe potuto, del resto?), ma ripetere pari pari il copione di ieri, con Mikel Landa che recupera in classifica sperando in una defaillance di uno degli Jumbo-Visma per agguantare un podio molto insperato fino a un paio di giorni fa.

Nella parte finale della salita Poole è rinvenuto bene isolandosi all'inseguimento di Remco, che è transitato al Gpm dei -25 con 1'35" sul corridore della DSM, 1'50" su Caruso, 2'15" su Kron; il gruppo, ridotto a una ventina di unità, è passato a 11'30". A fine discesa poi Caruso ha raggiunto Poole, e nel breve fondovalle un po' a sorpresa si è mossa la Bora, con Denz (che era stato ripreso strada facendo) a portar via Aleksandr Vlasov, in un'azione a cui si sono accodati Óscar Pelayo (Burgos-BH) e Askey, pure lui ripreso dalla fuga.

A tirare gli altri ci ha pensato ora la Movistar in congiunzione con la UAE Emirates. Arrivati alla salita è tornata in testa la Bahrain con Wout Poels a spingere davanti a Landa; presenti ovviamente i soliti tre, Sepp Kuss, Jonas Vingegaard e Primoz Roglic, quindi Juan Ayuso (UAE), Enric Mas (Movistar), Cian Uijtdebroeks (Bora), Santiago Buitrago (Bahrain) ed Einer Rubio (Movistar) a chiudere la fila; staccati tra gli altri João Almeida (UAE) e Steff Cras (TotalEnergies), 11esimo della generale.

Vlasov e Pelayo sono stati raggiunti ai -7, per vedere l'atteso scatto di Landa si son dovuti attendere i -5.5, ma Ayuso (che precedeva Mikel di 16" al quarto posto della generale) ha risposto subito bene e l'azione del basco si è annacquata; allora è rientrato Poels e si è rimesso a tirare il gruppetto da cui avevano perso contatto i Bora e altri comprimari. La nuova tirata è durata poco, dopodiché la Jumbo ha preso il controllo della situazione, con Vingegaard a tirare i due compagni, i due Barhain, Ayuso e Mas.

Ai 4.5 Landa è ripartito e Ayuso l'ha ritampinato, e tempo mezzo chilometro Vingegaard ha riportato sotto gli altri. Più nulla fino all'ultimo chilometro, quando Ayuso ci ha provato trovando la risposta immediata di Kuss; l'ultima strappata l'ha data Mas, tirandosi dietro Ayuso e Kuss, con Roglic un passo indietro, Landa più staccato e Vingegaard ancora di più.

A questo punto possiamo riepilogare l'ordine d'arrivo, dominato da Remco Evenepoel che si è imposto con 4'44" su Caruso, 5'10" su Kron, 5'12" su Poole, 5'17" su Ourselin, 6'11" su Bernard e 7'01" su Bernal, settimo e ultimo dei fuggitivi ad aver preceduto il gruppo dei migliori; aperto, questo, da Ayuso su Mas, Kuss e Roglic a 9'29"; 9'32" il distacco di Landa, 9'38" quello di Vingegaard.

La generale si avvia a congelarsi con le posizioni fin qui acquisite: nulla è cambiato, a parte qualche secondario spostamento di tempi. Sepp Kuss è oggi più che mai in rosso con 17" su Vingegaard, 1'08" su Roglic, 4' su Ayuso, 4'19" su Landa, 4'30" su Mas, 7'37" su Uijtdebroeks, 8'35" su Vlasov, 10'20" su Almeida e 12'20" su Buitrago. Domani finalmente si scarica, dopo tre giorni ad altissima intensità: la diciannovesima tappa della Vuelta a España 2023 porterà il gruppo da La Bañeza a Íscar, 177.1 km piuttosto abbordabili e destinati - a meno di sorprese - a un volatone generale.

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