Zanoncello al Qinghai: è il Marco Polo del Catai
Diario dal Tour of Qinghai Lake 2023 - Il giorno in cui il nostro inviato divenne una celebrità: tutti lo vogliono per foto o autografi, ma lui non sa perché. Intanto la corsa va avanti con la vittoria di Enrico allo sprint
dal nostro inviato
Terra di meraviglie, terra di grazie e mali, di mitici animali da bestiari;
s' arriva dai santuari, fin sopra all'alta plancia, il fumo della gangia e dell'incenso.
Passa davvero in mezzo a una terra di meraviglie la quinta tappa del Tour of Qinghai Lake 2023, 170 km da Menyuan alla contea di Quilian per 170 km. Dopo il clima da lupi di ieri nelle valli del Qinghai ha fatto capolino il sole: lungo il percorso sulla loro destra i corridori hanno visto le montagne e la neve che imbiancava le cime poste a più di quattromila metri delle Quilian Mountains, mentre alla loro sinistra campi gialli di colza si alternavano a pascoli pieni di cavalli, capre e gli immancabili yak. Qualcuno, come spesso vediamo fare nei campi di cereali in Italia o in Francia, ha disegnato scritte con il tosaerba in mezzo alle distese di colza, quel fiore da cui si estrae l'olio che Diesel pensò inzialmente di utilizzare come combustibile per il suo motore, salvo poi virare sul gasolio, e che oggi è utilizzato per scopi vegetali. Sulle vette delle colline più accessibili, tra cui una particolarmente suggestiva sopra Quilian, è un pullulare di santuari buddhisti e strutture con le bandierine sacre ancora più dei giorni precedenti.
E quel profumo intenso è rotta di gabbiani, segno di vani simboli divini
e gli uccelli marini additano col volo la strada del Katai per Marco Polo
Enrico Zanoncello (Green Project-Bardiani CSF-Faizané) è veneto, certo non di Venezia ma pur sempre suddito della Serenissima Repubblica, come lo era Marco Polo. In realtà molte città si contendono i natali dell'autore del Milione (di recente perfino qualche città croata ha cercato, anche con un discreto seguito, di intestarsene le origini). Più precisamente, Zanoncello è veronese ed è uno velocista proprio come il suo amico-rivale della Corratec qui al ToQL, Attilio Viviani. Quest'anno, una delle sue due vittorie era già arrivata a Taiwan, mentre oggi è stato il turno del Qinghai: se il Catai fece la fortuna di Marco Polo, le due repubbliche cinesi quest'anno sono state terra di conquista per il giovane veneto, che però ha fatto qualche fatica in più nell'interagire con gli autoctoni, rispetto al suo più noto conterraneo.
I giornalisti cinesi che lo hanno intervistato a fine gara non hanno fatto altro che chiedergli di descrivere le sensazioni che ha provato e il panorama che ha visto durante la tappa (insomma, se viene dalla terra di Marco Polo, qualche descrizione potrà darcela anche lui, avranno pensato). Enrico non ha potuto che cavarsela con una risposta concisa ma esaustiva: “Ehm, ero full gas, non ho visto proprio niente!”.
C'è da credergli, perché se ieri il gruppo era intorpidito dal clima austero, oggi la corsa non ha avuto un attimo di pausa. Ripreso il primo tentativo di Stefano Gandin (Corratec-Selle Italia), Martijn Rasenberg (ABLOC) e André Drege (Coop-Repsol), al primo sentore di forte vento laterale, l'istinto neerlandese della ABLOC si era acceso nel cercare di aprire i ventagli, riuscendo però solo a tagliar fuori una manciata di corridori delle continental asiatiche, che si vedranno costretti ad abbandonare la corsa.
Il gruppo affrontava poi sulla falsariga di ieri un'altra salita lunga ma lontana dal traguardo: si saliva infatti ai 3764 s.l.m. del Jingyangling, (1a cat., 10.3Km al 3.3%), per poi ridiscendere nella seconda metà della frazione fino a Quilian. Sulla salita avevano preso vantaggio Óscar Sevilla (Medellìn-EPM) e di nuovo Martijn Rasenberg (ABLOC), entrambi ripresi già ai -40 dall'arrivo: hai voglia a trovare il tempo di guardare i campi di colza.
Nel finale James Piccoli (China Glory) ha provato un allungo, presto chiuso dalla Burgos-BH prima e poi dalla Euskaltel–Euskadi, che ha provato a lanciare il suo velocista Andoni López de Abetxuko. Ad uscire però alla sua destra negli ultimi metri è stato Enrico Zanoncello: per lui la è arrivata terza vittoria in carriera e la prima in questo ToQL per la Green Project-Bardiani. Attilio Viviani (Corratec) è finito quarto, davanti a Luca Colnaghi (Green Project), che aveva lavorato per il vincitore.
Sul podio finale oltre a Wilmar Paredes (Medellín-EPM) sono saliti ancora Alessio Nieri per la classifica a punti ed Henok Mulubhran, sempre per la Green Project. Nella contea di Quilian non devono apprezzare molto musica e danza, perché la cerimonia del podio ha preso il via da subito, senza introduzioni coreutiche di sorta.
Sicuramente ciò che manca a queste valli in mezzo ai monti è la presenza di persone occidentali, perché da ieri sera è cominciata una follia collettiva per cui quando cammino per strada, da solo o con i colleghi, prima i ragazzi e poi gli adulti hanno cominciato a chiedermi di scattarsi foto con me. A nulla è valso spiegare che non sono un corridore: gli altri della stampa mi hanno detto che in città come queste probabilmente passano uno o due europei l'anno, quindi a quanto pare, passata la corsa sono io l'attrazione di giornata: visto che i ciclisti sono più difficilmente avvicinabili, tocca a me essere immortalato come il primo esemplare caucasico da molti visto in vita propria.
Mentre oggi guardavo la tappa sul maxischermo, morivo dal ridere perché mi sono reso conto che decine di persone sedute come me sulle scale fissavano me a bocca aperta invece che lo schermo, mentre confesso che io a mia volta ero distratto dal vedere dei bambini vestiti da monaci buddhisti giocare a pallacanestro.
Ho già perso il conto, ma sono certo nelle ultime ventiquattr'ore almeno venti persone mi abbiano fermato per uno scatto o al massimo una firma sulla bandierina: ormai quando vedo dei ragazzini che mi squadrano o madri che mi si avvicinano con i loro figli scoppio di nuovo a ridere, perché so già cosa chiederanno, perfino i camerieri e il proprietario del ristorante dove abbiamo mangiato hanno voluto una foto.
Qualcuno la chiede anche a Tom, ma lui è un po' più restio e probabilmente col suo metro e 90 incute più timore... credo che l'unica conseguenza del divertirmi a passare qualche minuto da VIP è che ci saranno (o anzi ci sono già) una serie di mie foto in giro per i social cinesi con chissà quali commenti. Oggi pensavo che Marco Polo doveva essere stato accolto così, come un marziano o un esemplare di specie rara, ma almeno nessuno cercava di farsi foto con lui. Ogni tanto provo ancora a chiedere spiegazioni: sicuri che non mi confondano con qualcuno? Adrian, il fotografo malese, che è appassionato di videogiochi, mi ha dato una risposta sintetica ma efficace nel rendere l'idea: per loro... sei come un Pokemon!