Jay Vine: "Tadej farà cose da Tadej; Remco non verrà mai più al Giro"
L'australiano ai microfoni di Cyclingnews si racconta, annuncia i suoi obiettivi per la stagione e nel frattempo parla di compagni ed avversari con un pizzico di ironia
Jay Vine è senz'altro uno dei corridori più stimolanti degli ultimi anni, quantomeno in termini di dibattitto essendo il primo “prodotto” della tanto chiacchierata collaborazione tra la Zwift Academy e il team Alpecin - Deceuninck (all'epoca Alpecin - Fenix). L'atleta australiano ha indubbiamente fatto vedere ottime cose anche sulla strada, tanto da essersi trasferito nel 2023 alla corte della UAE Team Emirates, con cui ha iniziato la scorsa stagione alla grande vincendo il titolo nazionale a cronometro e la corsa di casa, il Tour Down Under. La stagione è poi proseguita in modo molto sfortunato tra mille infortuni ed acciacchi, ma il ragazzo si affaccia sul 2024 con serenità, creandosi poca pressione e orgoglioso della rinnovata fiducia datagli dal team: Vine infatti sarà uomo di riferimento per alcune corse a tappe di inizio stagione (Valenciana, UAE e Parigi-Nizza) per poi correre a fianco di Tadej Pogačar al Giro d'Italia e, prima di questo, alla Volta a Catalunya per collaudare i meccanismi.
Un 2023 sfortunato e la voglia di divertirsi
Tutto ciò, ma anche molto altro, è stato argomento di un'intervista al ciclista australiano pubblicata da Cyclingnews.com in queste ore, partita proprio da un bilancio della stagione passata, che il ragazzo ha analizzato lucidamente e con una personalità piuttosto spiccata. “Lo scorso anno, ad essere onesti, era come se stessi semplicemente eseguendo i compiti, cercando di non fare errori e ogni volta che mi presentavo ad una corsa e sembrava girasse tutto bene, andava tutto a rotoli. A me di fatto piace pedalare in sella alla mia bici; mi piace correre: per cui questo è il mio obiettivo per il 2024; qualunque cosa oltre a ciò sarà in più". Jay Vine ha poi specificato questa sua dichiarazione d'intenti dichiarando di sperare di vincere “una tappa di una qualche corsa” o magari di essere convocato per i Giochi Olimpici di Parigi, ma soprattutto di non aver ulteriori infortuni. “Voglio solo correre in bici, fare bene il mio lavoro e godermelo appieno”.
L'entusiasmo di poter correre con Pogačar
La conversazione si è poi spostata sul Giro d'Italia, al quale Vine parteciperà al fianco di Tadej Pogačar, trovandosi per la prima volta a correre in squadra con il fuoriclasse sloveno. “Andarci [al Giro] con Tadej… lui è dannatamente il favorito per la vittoria di ogni corsa a cui partecipa, per cui sarà incredibile essere con il ragazzo che ha il 50% di probabilità di vincere la corsa. Sarà spettacolare”. L'entusiasmo non muta nemmeno pensando alle ambizioni personali: "Non penso che questo porterà via le mie possibilità [di fare risultato]; la Jumbo-Visma ha appena fatto podio con 3 atleti in un Grande Giro e lo stesso vale in Catalogna" ha dichiarato facendo riferimento alla sua partecipazione a fianco dello sloveno anche alla Volta a Catalunya. “Specialmente se hai tre tappe di montagna, dovrebbe essere abbastanza semplice. Alla fine dipende solo da chi è il compagno più forte in ogni singolo giorno”. Ha poi detto che le dure salite pirenaiche agevolano il processo di negoziazione interna senza dover prendere decisione affrettate, per poi chiosare ironicamente dicendo “Non si tratta di Willunga Hill, dove hai solo 2 km al 5% per fare tutto”.
È poi passato a parlare più propriamente del Giro, descrivendolo come adattissimo alle caratteristiche di Pogačar: “Il fatto che il primo vero test arrivi già alla seconda tappa [con arrivo a Oropa] è un'ottima cosa per lui, poi c'è molta cronometro anche se meno rispetto all'anno scorso”. La frase usata per sintetizzare il modo in cui lo sloveno approccerà la Corsa Rosa, già nelle tappe miste ancor prima di quelle di alta montagna, parla da sola: “Tadej farà cose da Tadej”.
Tornando a parlare di sé stesso, Vine spera di poter far bene nelle cronometro anche perché sa “che fanno parte del processo di selezione per le Olimpiadi, per cui sto veramente cercando di concentrarmi su queste. Ovviamente, non ci sono corse di un giorno nei miei programmi, quindi dovrò fare affidamento sui risultati nelle corse a tappe per provare ad ottenere la convocazione”.
Non si sa ancora con esattezza quali saranno gli avversari da combattere, ma certamente non ci sarà Remco Evenepoel che proprio parlando a Vine si sarebbe aperto in una confessione molto spinta, forse nemmeno da prendere troppo sul serio: "Ho parlato con Remco e mi ha detto che non farà mai più il Giro".
Jay Vine in gruppo durante il Tour Down Under 2023 @ UAE Team Emirates
Uno sguardo consapevole sui Grandi Giri del 2023
Ritornando un passo indietro, il ciclista australiano ha parlato della sua esperienza al Giro e alla Vuelta dell'anno passato, facendo anche giuste osservazioni sul concetto di spettacolo e sul rapporto tra lo svolgimento della corsa e il modo in cui la percepisce il pubblico da casa. Il ragionamento è iniziato ricordando con rammarico che ha dovuto ritirarsi dalla Vuelta proprio mentre era nel fugone che ha consentito a Sepp Kuss di vincere la classifica generale al termine delle tre settimane: “Ero in quel gruppo con Sepp prima della caduta, perciò a quel punto chissà come sarebbe potuto andare il resto della corsa?” Dopodiché ha osservato: “Tutto può succedere, dipende da come ognuno si approccia alla corsa. Non so se questa imprevedibilità rende una corsa migliore. Una maggiore prevedibilità è migliore per noi corridori ma è terribile da guardare. Mi chiedo, ad esempio, guardando agli indici di ascolto del Giro e della Vuelta, se la Vuelta sia stata molto più eccitante da guardare".
“Il meteo al Giro è stato spaventoso e c'era poco da fare. Dovevi sacrificare un intero team per stare lontano da altre cinque squadre se anche queste correvano sulla difensiva ed è impossibile. Questo è il motivo per cui abbiamo visto 12 giorni e probabilmente sue due tappe in cui la vittoria se l'è giocata il gruppo dei big. E poi è stato una corsa così logorante, con i compagni che si ammalavano e si ritiravano. Credo ci siano stati 5 atleti da classifica ritirati nei primi 10 giorni".
L'obiettivo fissato alla cronometro di Parigi 2024
“Per Tokyo non mi ero nemmeno fatto avanti. Ero professionista, ma credo che ancora non avessi addirittura mai pedalato su una bici da cronometro, quindi di fatto questa è la prima volta [che posso ambire ad una convocazione]. Il percorso è completamente pianeggiante, quindi si tratterà soltanto di vedere chi ha il motore più grande, niente a che fare con Tokyo o Rio. Mi sarebbe piaciuto correre quelle prove, anche Londra era un po' più animata dalle curve, ma in ogni caso sono le Olimpiadi, puoi dire di essere un olimpionico, te lo porti dentro per tutta la vita e in teoria ho soltanto due possibilità, quindi è in cima alla mia lista dei desideri".