Non ne sbaglia più una: Denz è implacabile
Ancora una volta in fuga, Nico si aggiudica la quattordicesima frazione del Giro d'Italia battendo allo sprint Gee e Bettiol, Ballerini quinto. Armirail nuova maglia rosa, gruppo a oltre 20 minuti
Tre vittorie in otto anni da professionista di cui solamente una a livello World Tour, la sesta tappa allo scorso Giro di Svizzera, e poi ecco qua come una carriera da buon fuggitivo e onesto gregario può trasformarsi in poche ore: due successi in tre giorni al Giro d'Italia. Nico Denz sta vivendo senz'altro il periodo più bello e proficuo della sua carriera, indovinando la fuga nei giorni corretti e muovendosi con assoluta perfezione tattica nei momenti fondamentali. Oggi però, nell'ultimo chilometro ha dato una dimostrazione di forza che raramente ci si aspetterebbe da un corridore come lui, simile, con i dovuti distinguo, a quella impersonata da Mathieu van der Poel all'Amstel Gold Race 2019: tirata impressionante dentro l'ultimo chilometro per riportare sé e gli altri sotto ai tre battistrada e poi volata imperiosa per giungere sul traguardo con le braccia alzate (ne sa qualcosa il bravissimo Gee - secondo oggi, a Fossombrone e a Viareggio, nonché quarto ieri nella minitappa con arrivo a Crans Montana - il quale si è preso una manata involontaria dal festante tedesco).
La forma pare proprio di quelle che rendono possibile quasi tutto, ma, dando un'occhiata ai profili di tappa che attendono i corridori da qui a fine Giro, non rimangono più frazioni adatte a Denz, il quale ha però già superato le aspettative più rosee imponendosi a Rivoli e Cassano Magnago. E chissà che a Caorle o a Roma, alla luce sia del Giro durissimo vissuto sin qui sia dei numerosi ritiri che hanno colpito sprinter e rispettive squadre, non possa scapparci un altro bel numero.
Oltre al vincitore, a Gee e ai pur bravissimi Bettiol, Ballerini e Oldani c'è da celebrare oggi il francese Bruno Armirail, nuova maglia rosa. L'andatura blandissima dettata dalla INEOS per tutto il giorno gli ha consentito di indossare il prestigioso simbolo del primato che da inizio Corsa Rosa i favoriti si stanno rimpallando quasi fosse una patata bollente. Rimane possibile per lui perderla già domani, al più tardi sul Bondone (Armirail è comunque uno che se la cava più che degnamente in salita, difficile che affondi senza il minimo attacco), ma intanto la INEOS si è guadagnata un paio di giorni un po' più tranquilli e in vista di un'ultima settimana in cui dovranno, si spera - soprattutto per lo spettacolo - difendersi dagli attacchi di una Jumbo-Visma apparsa ieri compattissima, questa potrebbe essere stata la decisione più corretta per far tirare il fiato ai gregari di Thomas.
Giro d'Italia 2023: la cronaca della quattordicesima tappa
Dopo la tappa storica - a suo modo - di ieri, il Giro d'Italia 2023 riparte dalla Svizzera, più precisamente da Sierre, per la quattordicesima tappa lunga 194 chilometri che porta sino a Cassano Magnago, arrivo inedito per la Corsa Rosa. Principale insidia del percorso è il Simplonpass, il Passo del Sempione (20.2 km al 6.5%), il cui scollinamento è posizionato dopo 56 chilometri di gara. Gli ultimi cento chilometri, una volta terminata la discesa e tornati in Italia, sono tutti pianeggianti e favoriscono un arrivo allo sprint, probabilmente ristretto. Il finale non è tuttavia banalissimo grazie ad alcuni zampellotti presenti all'interno degli ultimi venti chilometri. Lo stesso rettifilo d'arrivo è in leggera pendenza (2-3% medio) e favorirà una volata non eccessivamente lunga.
Le condizioni meteo sono di gran lunga peggiori rispetto a quelle di ieri - quando tranne per pochi minuti non si è nemmeno incontrata pioggia - previsti freddo e pioggia, ma dopo la vergognosa amputazione di ieri la frazione si corre integralmente. Non prendono il via da Sierre Stefan De Bod e Samuele Battistella (Astana Qazaqstan Team), sofferenti già da diversi giorni, mentre si ritira dopo poche pedalate anche Alessandro Verre (Arkéa-Samsic), a propria volta svuotato da ogni energia residua.
Date le poche forze presenti in gruppo per controllare la fuga, soprattutto in una frazione del genere contraddistinta dalla scalata al Passo del Sempione, sono numerosi i corridori che vogliono entrare nel tentativo buono di giornata e molteplici gli scatti durante le prime battute di corsa: poco prima di incontrare le pendici iniziali del Simplonpass scappano via due gruppetti ben assortiti i cui componenti non fanno paura alla maglia rosa di Geraint Thomas né alla sua squadra, la INEOS Grenadiers. La fuga, una volta che i due drappelli si riuniscono, è formata: i fuggitivi sono tutti andati, c'è tempo solamente per il rientro davanti di Mirco Maestri e Mattia Bais (EOLO-Kometa Cycling Team) lungo la salita del Sempione.
Questi i nomi dei ventinove battistrada che si giocheranno la tappa: Davide Ballerini e Pieter Serry (Soudal Quick-Step), Nicolas Prodhomme e Lawrence Warbasse (AG2R Citroën Team), Stefano Oldani (Alpecin-Deceuninck), Luis León Sánchez (Astana), Andrea Pasqualon e Jasha Sütterlin (Bahrain Victorious), Nico Denz (BORA-hansgrohe), Alberto Bettiol (EF Education-Easy-Post), Mirco Maestri, Davide e Mattia Bais (EOLO), Henok Mulubrhan (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè), Bruno Armirail (Groupama-FDJ), Laurenz Rex (Intermarché-Circus-Wanty), Simon Clarke, Derek Gee e Stephen Williams (Israel-Premier Tech), Fernando Gaviria, William Barta e Carlos Verona (Movistar Team), Warren Barguil e Thibault Guernalec (Arkéa), Marius Mayrhofer (Team DSM), Alessandro De Marchi (Team Jayco-Alula), Bauke Mollema, Toms Skujins e Otto Vergaerde (Trek-Segafredo).
Sulla salita del Sempione regola il ritmo l'ottimo Verona in funzione del compagno Gaviria, senz'altro il fuggitivo con lo spunto veloce migliore e dunque il più interessato a mantenere compatto il drappello degli attaccanti.
Tra i ventinove il più vicino in classifica è il francese Armirail, distante 18'37" dalla maglia rosa e ben poco temibile in ottica podio finale. Gli si possono lasciare tranquillamente fino quindici minuti e infatti il vantaggio dei battistrada continua ad aumentare: in gruppo tirano solo Ben Swift e Salvatore Puccio (INEOS) e già a 100 chilometri dal traguardo il gap tra fuga e plotone è di 9'15".
Il traguardo volante di Villadossola, ai -92, con punti in palio per la maglia ciclamino, se lo aggiudica il velocista della DSM Mayrhofer, davanti a Skujins e Gee, quello messo meglio tra i fuggitivi nella classifica a punti, anche se a distanza siderale dal leader Jonathan Milan (Bahrain). Il drappello di testa prosegue di comune accordo sotto una pioggia battente per ancora diversi chilometri, mentre il vantaggio sul gruppo continua ad aumentare (11'00" ai -90, 12'00" ai -80, 12'30" ai -70, 13'15 ai -60). Sempre Puccio e Swift a dettare il ritmo nel plotone.
Il primo a rompere l'equilibrio davanti è Alberto Bettiol ai -63, ma nessuno tranne Denz, vincitore due giorni orsono, ha il coraggio o la forza di seguire l'azione del toscano, il quale viene così ripreso insieme al tedesco dopo appena cinque chilometri. L'accordo però è ormai definitivamente perso e inizia immediatamente quella fase in cui tutti i battistrada cercano di entrare nella cosiddetta “fuga della fuga”. Appena prima del traguardo volante che assegna secondi bonus di Stresa, del tutto insignificante data l'assenza di uomini in classifica, scattano Oldani e Rex, raggiunti ai -54.5 da Davide Ballerini.
Tra gli altri fuggitivi latita la collaborazione: il peso dell'inseguimento è sulle spalle della Movistar, ma Verona e Barta non possono pensare di poter gestire da soli tutti gli attacchi. Rientra in solitaria sui tre battistrada ai -50 Skujins, gli altri invece continuano a battibeccare tra loro e a perdere terreno dal quartetto di testa: ai -45 il margine di Oldani, Skujins, Ballerini e Rex è di 30" sul resto dei fuggitivi dove sono Bahrain, Movistar e Israel (in solitaria con Williams, poi ripreso) le più attive per chiudere sul tentativo.
L'inseguimento non sembra però dare frutti - nonostante Verona, Barta, Sütterlin e Williams stiano dando il tutto per tutto - tanto che a trenta chilometri dal traguardo il margine dei quattro è cresciuto sino a toccare i 45" di vantaggio; il gruppo è invece a 16'30". La tappa non può dirsi tuttavia chiusa dato che negli ultimi venti chilometri sono presenti diversi tratti in leggera pendenza che possono risultare molto fastidiosi per i quattro battistrada dopo trenta chilometri col vento in faccia. Alla luce di questo gli inseguitori rifiutano di arrendersi e a dar man forte a Movistar, Bahrain e Israel giunge anche Mattia Bais in appoggio al fratello Davide e soprattutto a Mirco Maestri, uno dei più corridori più veloci nel drappello dei venticinque rimasti dietro ai battistrada.
Appena la strada si fa leggermente più ripida, su uno strappetto ai -17, Derek Gee rompe gli indugi con Bettiol a ruota e seleziona un gruppetto di cui non fanno parte né Gaviria (già dal Romandia apparso decisamente meno forte e più pesante del solito in salita) né Clarke. I quattro davanti vedono crollare il loro margine da 50" a 25" nel giro di nemmeno un chilometro e dietro, sfruttando le difficoltà planimetriche, Mayrhofer e Gee provano a staccare gli altri inseguitori, tra quelli che hanno retto la botta del canadese in salita, guadagnando una manciata di secondi sul drappello comprendente, oltre a Bettiol, anche De Marchi, Maestri, Barguil, Pasqualon, Prodhomme, Mollema, Vergaerde, Guernalec, Serry e soprattutto Armirail, sempre più vicino alla maglia rosa virtuale visto il dilagare del ritardo del gruppo tirato dalla INEOS.
Ai -11 si stacca dai tre compagni di fuga Rex, in difficoltà sullo zampellotto dove Bettiol e Denz si riportano su Gee e Mayrhofer, staccando la restante parte del drappello, dove rimangono solamente De Marchi, Prodhomme, Pasqualon, Barguil, Mollema, Armirail e Maestri. Davanti invece proseguono con una velocità di crociera costante Ballerini, Skujins e Oldani, seguendo una tattica arguta che consente loro di non fare fuorigiri sugli strappetti e poi di avere le energie necessarie per rilanciare nei chilometri pianeggianti. Per loro, ai -5, il vantaggio è di 16" su Bettiol, Denz, Rex, Mayrhofer e Gee e di 37" sul G3, quello comprendente la maglia rosa virtuale - adesso sì - Armirail.
Per De Marchi, Maestri, Pasqualon e compagnia non c'è niente da fare, saranno gli otto davanti (i tre battistrada più i cinque inseguitori) a giocarsi il successo. A due chilometri dalla fine Bettiol, Denz, Rex, Mayrhofer e Gee vedono Oldani, Ballerini e Skujins davanti a loro a pochi metri. Sotto l'arco degli ultimi mille metri è il portacolori della Alpecin che, visto l'esiguo margine sugli inseguitori prova ad anticipare la volata, venendo però stoppato sia da Skujins che da Ballerini. Denz invece si prende sulle proprie spalle tutta la responsabilità di chiudere il gap dai primi tre negli ultimi settecento metri spendendo tantissime energie, seguito a ruota dagli altri quattro inseguitori; tra di loro Mayrhofer sembra quello più in difficoltà e, infatti, appena Bettiol lancia la volata lunga in leggera salita ai 300 metri il teutonico alza bandiera bianca, proprio come Skujins, Oldani e Ballerini, saltati nettamente da Alberto, Denz, Gee e Rex. L'alfiere della BORA sorpassa Bettiol ai -200 e va a prendersi di forza la seconda vittoria di tappa in questo Giro resistendo alla rimonta di Gee. Bettiol è terzo, Ballerini quinto. Armirail arriva quindicesimo a 53" dal vincitore, un ritardo da tenere a mente per ciò che concerne la classifica generale.
Il gruppo giunge a 21'11" tirato sempre dagli INEOS. Si verifica quindi l'atteso, da qualche chilometro, cambio di maglia rosa: Thomas la cede a Bruno Armirail, il quale balza al comando della graduatoria provvisoria con 1'41" di vantaggio sul gallese della squadra britannica. Per il resto, nessun cambiamento tra gli uomini di classifica; la lotta è rimandata a domani o, più probabilmente, alla terza settimana.
Domani in programma la tappa numero 15, interamente lombarda da Seregno a Bergamo, 195 km e quattro gran premi della montagna: Valcava (1^cat.) in avvio, Selvino (2^cat.) e Miragolo San Salvatore (2^cat.) nel mezzo e Roncola Alta (2^cat.) con scollinamento ad una trentina di chilometri dal traguardo. Il profilo altimetrico, comprendente anche lo strappo della Città Alta ai -3, risulta complessivamente abbastanza interessante, ma alla luce dell'andamento finora tenuto dai della classifica è improbabile - se non negli ultimissimi chilometri - che i big si muovano e che quindi la classifica possa subire particolari stravolgimenti.