Plugge bacchetta l'UCI: "Mostri leadership sulla sicurezza"
Il capo del team Visma è tornato su un tema che, soprattutto dopo la tragica morte della giovane Muriel Furrer, deve scuotere le fondamenta del ciclismo
Il mondo del ciclismo si interroga sul tema della sicurezza. Per tanto, troppo, tempo, la questione è rimasta sottovalutata. E la recente morte della giovane ciclista svizzera Muriel Furrer, rimasta per un periodo di tempo inosservata in un bosco dopo una caduta, ha riportato al centro dell’attenzione la questione, anche se, purtroppo, negli anni vi sono state diverse tragedie durante le competizioni ciclistiche.
Oggi il dibattito si muove con particolare enfasi sull'uso degli auricolari in gara. Questo argomento è da tempo una battaglia portata avanti da Richard Plugge, capo del team Visma, che in un'intervista a Het Nieuwsblad ha espresso nuovamente le sue preoccupazioni.
L'importanza degli auricolari
Plugge ha criticato l’approccio tradizionalista adottato durante i Mondiali di ciclismo, dove le squadre sono obbligate a correre senza auricolari, una pratica che, secondo lui, fa regredire il livello di sicurezza di decenni. "Pedaliamo senza auricolari, nessuno sa chi corre dove. Tutto torna indietro nel tempo, mentre ci si aspetterebbe che la Coppa del Mondo fosse un esempio di innovazione nel nostro sport", ha dichiarato Plugge.
Secondo Plugge, la comunicazione tramite auricolari è un elemento cruciale per garantire la sicurezza dei ciclisti. Attraverso di essa, i corridori possono essere informati su tratti pericolosi del percorso o avvisare i direttori di gara in caso di incidenti. "Nelle situazioni di emergenza, è fondamentale poter comunicare. Non dovremmo privarci di questo strumento", ha aggiunto.
La sicurezza e le speculazioni politiche
Insomma, l'auspicio è che l'innovazione tecnologica e la sicurezza vadano di pari passo per prevenire simili tragedie. Il problema, secondo Plugge, è che il dibattito sulla sicurezza è spesso vittima di compromessi politici, con la conseguenza di non riuscire a implementare cambiamenti concreti. "Abbiamo bisogno di un ente indipendente che non faccia compromessi quando si tratta di sicurezza. Se qualcosa è considerato più sicuro, deve essere adottato", ha affermato con fermezza.
La morte di Muriel Furrer, appena diciottenne, ha quindi scosso il movimento. O, almeno, una parte di esso. Peraltro, per far piena luce su quanto accaduto e sugli eventuali ritardi nei soccorsi, è anche in corso un'inchiesta. Perché una morte del genere, soprattutto in un'epoca di così grande sviluppo tecnologico, non è ammissibile.
Sul punto, dunque, Plugge ha esortato l’UCI, l’organo di governo del ciclismo, a prendersi la responsabilità di avviare cambiamenti concreti, affidando la gestione della sicurezza a esperti esterni. "L’UCI deve mostrare leadership e mettere la sicurezza nelle mani di un’organizzazione indipendente", ha concluso.