
I Cercatori di Lucciole: da Chioggia a Singapore in bicicletta, a caccia di felicità
Un viaggio di 15.000 km alla scoperta della semplicità e della bellezza
Sarebbe davvero una follia lasciare il posto fisso e cambiare vita? Scorrendo il profilo Instagram di Stefano e Alessia, alias I Cercatori di Lucciole, non sembrerebbe poi una cattiva idea.
Poco più che trentenni, entrambi veneti – Stefano da Chioggia, Alessia da Mestre – con alle spalle una vita trascorsa tra pontili e vaporetti: prima marinai, poi comandanti per l'ACTV, l’azienda veneziana dei trasporti pubblici. Dopo dieci anni nelle acque tranquille della laguna, hanno deciso di mollare tutto e inseguire un sogno: partire in bici da Chioggia e raggiungere Singapore, con oltre 15.000 km da percorrere e il mondo intero davanti.
Corsica, Copenaghen e poi via: verso l’ignoto
"Prima non ero nemmeno tanto brava ad andare in bicicletta", sorride Alessia. Tutto è nato un po’ per caso, durante una delle prime avventure insieme, in Georgia: "Ci siamo resi conto che stavamo spendendo più soldi per il noleggio della macchina che per tutto il resto." Così, quasi per scherzo, si sono detti: E se il prossimo viaggio lo facessimo in bici?
Così, si sono comprati un tandem: pesante, inadatto, ma capace di regalare un primo assaggio di libertà sulle strade della Corsica. Poi una "prova tecnica" più ambiziosa, da Bolzano a Copenaghen durante l’inverno, mentre meditavano il grande salto.
Nel febbraio 2024 Stefano e Alessia sono partiti davvero: dall’Italia verso i Balcani, poi la Turchia, la Georgia, l'infinito della steppa kazaka, le montagne selvagge del Tagikistan, fino alla Cina, al Pakistan e all’India. Una rotta antica come la Via della Seta, tra deserti infuocati, passi a 4000 metri e chilometri senza anima viva.
E ancora: Vietnam, Cambogia, Laos e finalmente la Thailandia. Un’altra atmosfera, un altro ritmo. "Siamo a circa 250 chilometri da Chumphon", raccontano, seduti fuori dalla tenda mentre si godono la cena a lume di torcia frontale.

Tra deserti infuocati e passi a 4.000 metri
Il tratto più duro del viaggio? Sicuramente l’Asia Centrale. In Kazakistan hanno pedalato sotto un sole spietato, con temperature che sfioravano i 53°C, combattendo contro un vento bollente e bevendo acqua calda come brodo. In Tagikistan e Kirghizistan hanno superato passi di montagna a oltre 4.000 metri, sfidando la fatica, il freddo e l’altitudine. “Fisicamente devastante, ma anche emozionante: ti senti vivo come mai prima”, racconta Stefano. E poi, la meraviglia dei paesaggi e la generosità incontrata li ha ripagati di ogni fatica. "Appena usciti dall’Europa, siamo stati accolti da un’umanità straordinaria", raccontano. Da una cena improvvisata in Turchia, all’incredibile ospitalità della famiglia kazaka che li ha accolti in pieno deserto, tra tende improvvisate e latte di yak. Per Stefano e Alessia ogni giorno è stato una scoperta, una lezione di fiducia nel mondo.

Una strada lunga, ma piena di luce
"Non siamo ciclisti", precisano. "Siamo viaggiatori che si muovono in bici". Non cercano record, né prestazioni estreme: cercano emozioni. È proprio per questo che si fanno chiamare I Cercatori di Lucciole. "Cercavamo – e cerchiamo ancora – la felicità semplice, quella delle piccole cose. Come quando da bambini si vede una lucciola e tutto sembra magico", spiega Stefano.
La loro filosofia di viaggio è essenziale: una tenda, due biciclette e tanta flessibilità. "Non abbiamo bisogno di molto per vivere bene. Se ci fossimo sposati, avremmo speso in un giorno quello che stiamo spendendo in un anno", aggiungono.
Se all’inizio l'obiettivo era semplicemente raggiungere Singapore, oggi pensano a mille possibilità: magari resteranno un po' in Italia, magari ripartiranno subito. Sicuramente, non vedono l’ora di raccontare tutto in tre libri che stanno già prendendo forma, organizzare serate per incontrare chi li ha seguiti lungo la strada, e magari portare la loro storia anche nelle scuole.
"Non vogliamo dire ai ragazzi che devono vivere come noi", spiega Alessia, "ma vorremmo mostrare che le scelte possibili non sono solo quelle più ovvie. Anche prendersi un periodo sabbatico per capire cosa si vuole davvero può essere un’opzione preziosa".
