Ferei Quick-Panda, una colonia estone per dominare le volate
La formazione mongola è diventata un riferimento per gli arrivi di gruppo in Asia, grazie a quattro corridori estoni, che hanno formato un treno senza eguali nel continente. Le vittorie sono state ben dodici
Trentaquattresimo appuntamento dell’anno con Mondo Continental. In questa puntata: Vuelta a Venezuela, Tour de Serbie, Campionati Africani e la Ferei Quick-Panda Podium Mongolia, che ha vinto a ripetizione grazie ai suoi estoni.
Le corse della settimana
Vuelta Ciclista a Venezuela
Dopo un anno in cui era tornata nel calendario nazionale, la Vuelta a Venezuela, corsa a tappe di otto giorni con oltre sessant’anni di storia, è tornata ad avere lo status UCI. Al via erano presenti solo due Continental (la colombiana Medellín-EPM e l’ecuadoriana Saitel), undici formazioni dilettantistiche e una selezione regionale.
La prima tappa prevedeva un circuito lungo poco più di 7 km con un profilo piuttosto ondulato, da ripetere per quindici volte. L’arrivo era in salita. Si è imposto in solitaria David Gonzalez (Medellín-EPM), alla prima gioia internazionale in carriera. Luis Mora (Gob.Trujillo Orbea) gli è arrivato a 6”, mentre il podio di giornata è stato completato, con 37” di ritardo, da Julián Cardona, compagno di squadra del vincitore.
La seconda frazione era molto simile alla precedente. Ancora una volta erano previsti quindici giri di un circuito dal profilo ondulato (lungo circa 7,5 km) e il finale tendeva a salire. Circa quindici uomini si sono giocati il successo in volata e lo spunto migliore è stato quello di Luis Pinto (MU Training-País de Futuro), che ha preceduto Arlex Méndez (Lotería del Táchira) e Javier Jamaica (Medellín-EPM). David Gonzalez, quarto, ha conservato la maglia di leader.
La terza tappa era nettamente più lunga delle precedenti, ma, a parte una salita lunga nei primi chilometri, era molto più semplice. La strada tornava a tendere all’insù negli ultimi 400 metri. Alla fine è stata volata per un gruppo piuttosto numeroso: la Lotería del Táchira ha centrato la doppietta con Edwin Torres primo davanti ad Arlex Méndez. Al terzo posto si è piazzato Roniel Campos (La Guacamaya INDET). David Gonzalez, ottavo, è rimasto in testa alla classifica generale.
La quarta frazione era una cronometro individuale di 25 km, dal percorso prevalentemente pianeggiante (l’unica eccezione era rappresentata da uno strappo di 1,5 km a metà percorso). Come da pronostico, Walter Vargas ha dominato la prova, conquistando anche la maglia di leader: il corridore del Team Medellín-EPM ha battuto i compagni di squadra Javier Jamaica e Samuel Florez, staccati rispettivamente di 1’19” e 2’02”.
La quinta tappa era la più dura della corsa, con un’impegnativa salita di 7,5 km, il cui GPM era situato in corrispondenza dell’ultimo chilometro. Due corridori hanno fatto la differenza e nel finale Javier Jamaica si è dimostrato il più forte, staccando di 2” Roniel Campos. Walter Vargas si è difeso egregiamente, chiudendo al terzo posto, con un ritardo di 44”. Il colombiano ha, così, mantenuto la testa della classifica.
La sesta frazione prevedeva un circuito per le vie di San Felipe, caratterizzato da una salita non troppo impegnativa. Non c’è stata grande selezione e alla fine è stata volata: la Lotería del Táchira si è confermata la squadra più attrezzata per gli sprint e ha messo a segno un’altra doppietta. Arlex Méndez si è imposto davanti al compagno di squadra Edwin Torres e a Luis Gómez (MU Training-País de Futuro). In classifica generale non ci sono stati cambiamenti.
La settima tappa presentava ancora una volta un circuito caratterizzato da diversi strappi e da poca pianura. È stata una giornata buona per la fuga e Cristian Tobar ha regalato al Team Saitel la prima vittoria UCI come formazione Continental. Il colombiano si è presentato sul tragauardo con 2” di vantaggio su Antoni Quintero (Lotería del Táchira) e sul compagno di squadra Alejandro Pita. La generale è rimasta invariata.
L’ultima frazione era in assoluto la più semplice, con un circuito totalmente privo di asperità nelle vie della capitale Caracas. Come da previsione è stato uno sprint di gruppo a decretare il vincitore: la Lotería del Táchira si è confermata la squadra più forte negli arrivi a ranghi compatti e ha festeggiato con Edwin Torres, bravo a mettersi alle spalle Luis Gómez e Ruddy Rodriguez (Oriental La Primogénita).
Walter Vargas ha conquistato il successo finale, con 21” di vantaggio su Javier Jamaica, vincitore della classifica a punti e di quella dei GPM, e 1’49” su Luis Mora. Leader nelle prime giornate, David Gonzalez ha chiuso quinto, assicurandosi la maglia di miglior giovane. Senza sorprese, il Team Medellín-EPM ha stravinto la graduatoria a squadre.
Tour de Serbie
Dopo l’annullamento dello scorso anno, è tornato a disputarsi il Tour de Serbie, unica prova UCI maschile (campionati nazionali esclusi) del paese della ex Jugoslavia. Quest’anno si sono schierate ai nastri di partenza sedici squadre: quattro Continental, le selezioni nazionali di Serbia, Bosnia e Slovacchia e nove formazioni dilettantistiche.
La prima tappa era del tutto priva di asperità, ma ha fatto grandi distacchi: è, infatti, andata in porto una fuga e Quinten Veling (Wielerploog Groot Amsterdam) ha tagliato il traguardo in solitaria, con ampio margine su tutti i rivali. Jaka Marolt (Sava Kranj) si è preso il secondo posto con 2’33”, mentre in terza posizione si è piazzato Léo Bouvier (BIKE AID), staccato di 2’57”.
Anche la seconda frazione non presentava alcuna difficoltà altimetrica e, in questo caso, l’esito è stato il più prevedibile: la volata di gruppo. Il più forte è stato Mihajlo Stolić (Nazionale Serbia), che ha battuto Léo Bouvier e Adam Gross (Nazionale Slovacchia). Quinten Veling ha concluso appena fuori dalla top ten, conservando senza difficoltà il simbolo del primato.
Nemmeno nell’ultima giornata di gare c’erano salite e si è assistito a un finale diverso rispetto alle prime due tappe. Quattro uomini sono riusciti a sfuggire al controllo del gruppo, mantenendo pochi secondi di vantaggio: Adam Gross è riuscito a fare la differenza e si è imposto con 3” su Anton Schiffer (BIKE AID), Viktor Filutás (Karcag) e Husein Selimović (Nazionale Bosnia). Il plotone è arrivato a 13”.
Quinten Veling ha conquistato il successo finale ed è stato accompagnato sul podio da due uomini della Sava Kranj: Jaka Marolt, miglior giovane della corsa, ha pagato 2’35”, mentre Matic Žumer, re degli sprint intermedi, ha concluso con 2’56” di ritardo. Adam Gross ha vinto la classifica a punti e la Wielerploog Groot Amsterdam ha fatto sua la graduatoria a squadre.
Campionati Africani
A differenza dello scorso anno, quando andarono in scena all’inizio dell’anno, nel 2024 si è dovuto attendere ottobre per i Campionati Africani di ciclismo su strada, disputati in Kenya. Non era presente una delle nazionali più forti, l’Algeria, e paesi importanti come Eritrea e Sudafrica hanno rinunciato a molti dei corridori più validi.
Rispetto alle scorse edizioni non era presente la cronosquadre, mentre è stata confermata la Mixed Relay, che ha visto il successo del Ruanda, con 39” sull’Eritrea e 1’03” sull’Etiopia. Al via della prova era presente un solo professionista, l’etiope Negasi Abreha della Q36.5, che si è messo al collo la medaglia di bronzo insieme ai suoi connazionali.
Nella cronometro individuale, dopo lo storico successo del 2023 e la medaglia d’oro agli African Games di quest’anno, Charles Kagimu ha confermato di non essere una meteora e ha vinto ancora. Il corridore ugandese ha fatto segnare il miglior tempo, con 8” di vantaggio sul sudafricano Brandon Downes e 1’39” sul marocchino Adil El Arbaoui. Anche fra gli under 23 è stata festa grande per l’Uganda, che ha realizzato una clamorosa doppietta: Paul Lomuria ha vinto il titolo con 1” sul connazionale Lawrence Lorot. La medaglia di bronzo è andata al sudafricano Joshua Dike, staccato di 20”. In gara sullo stesso percorso degli élite, entrambi gli ugandesi hanno fatto segnare un tempo migliore di quello che ha assegnato il bronzo a El Arbaoui.
Under 23 e élite hanno corso insieme la gara in linea: il successo è andato, per la terza volta consecutiva, all’eritreo Henok Mulubrhan. Il corridore dell’Astana ha tagliato il traguardo con 2” di margine sul sudafricano Emile Van Niekerk, vincitore del titolo under 23, e sul vincitore della cronometro Charles Kagimu. L’altro professionista in gara, Negasi Abreha, si è dovuto accontentare del quarto posto, a 4” dal vincitore. Il podio under 23, invece, è stato completato dall’eritreo Milkias Maekele e dal ruandese Eric Muhoza, che, con 6” di ritardo, sono stati rispettivamente sesto e settimo assoluto.
Le Continental tra i big
Ben sedici Continental hanno partecipato al Tour of Taihu Lake e, ovviamente, un così grande contingente ha ottenuto splendidi risultati. La Parkhotel Valkenburg ha fatto il colpo grosso, centrando una tappa e la generale (più la maglia di miglior giovane) con il suo corridore più rappresentativo, Jelte Krijnsen. Hanno centrato il podio finale anche la Mazowsze Serce Polski, grazie al secondo posto di Marcin Budziński, e il Team Medellín-EPM, con Wilmar Paredes, terzo. La Ferei Quick-Panda si è dimostrata la squadra più organizzata nelle volate: lo sprinter Martin Laas si è aggiudicato due frazioni e la classifica a punti.
Tredici compagini di terza divisione hanno preso parte al Tour de Kyushu, ma hanno sofferto la presenza delle quattro squadre professionistiche al via. La Shimano ha ottenuto il miglior risultato in classifica generale con il sesto posto di Shotaro Iribe, che in passato ha corso nel WorldTour con la NTT. I migliori risultati di tappa sono stati dei quinti posti, centrati dalla Aisan e dalla Victoria Sports, rispettivamente con Keigo Kusaba e Jeroen Meijers. La Kinan, invece, si è tolta una bella soddisfazione grazie a Genki Yamamoto, miglior scalatore della corsa.
Alcuni corridori di formazioni Continental hanno disputato la Chrono des Nations: il migliore è stato Miguel Heidemann, probabilmente all’ultima apparizione della Felt Felbermayr in una corsa UCI, che ha chiuso ottavo.
Il ritratto della settimana: Ferei Quick-Panda Podium
Negli ultimi anni il ciclismo in Mongolia è in grande espansione: dopo tanti buoni risultati in corse internazionali, Jambaljamts Sainbayar ha fatto il suo esordio tra i professionisti con la Burgos-BH (che lo ha confermato per l’anno prossimo) e anche Tegsh-bayar Batsaikhan e Maral-Erdene Batmunkh sono riusciti a vincere a livello UCI fuori dai confini nazionali. Nel 2022, inoltre, è anche nata la prima Continental locale, la Ferei Mongolia Development. In realtà, già nel 2018 a livello UCI era stata registrata una squadra mongola, la Project Nice Côte d'Azur: si trattava, però, di una squadra francese mascherata, in cui i corridori asiatici non disputarono alcuna gara internazionale.
La Ferei Mongolia Development, invece, fu davvero costruita per far crescere il movimento ciclistico locale, con un roster di sedici corridori, tutti mongoli. Al primo anno di attività, la squadra disputò lo Sharjah Tour e una serie di corse in Turchia, centrando quattro top ten, con altrettanti corridori. Ottavo nell’ultima tappa dello Sharjah Tour, Bilguunjargal Erdenebat si guadagnò addirittura la convocazione per i Campionati del Mondo, grazie anche al secondo posto nel campionato nazionale e al quarto ai Campionati Asiatici. Fra i più giovani si distinse in particolare Amartuvshin Battsengel, che conquistò il titolo mongolo under 23 sia nella prova in linea che nella cronometro.
Nel 2023 la squadra ha ridotto a dieci il numero di corridori, ma nel corso dell’anno ha ingaggiato altri quattro uomini, aprendosi agli stranieri: sono arrivati, infatti, un cinese e due hongkonghesi (tra cui il quarantottenne Paolo Caputo, di chiare origini italiane). Il calendario delle gare prevedeva la prima trasferta europea, in Azerbaigian per l’Aziz Shusha, e la prima corsa di categoria 1, il Tour of Iran. Il team ha fatto ottime cose alla Trans-Himalaya Cycling Race, grazie a un quarto posto di tappa di Erdenebat e il settimo in classifica di Myagmarsuren Baasankhuu, e nella corsa iraniana, in cui Bold Iderbold è riuscito a chiudere nella top ten.
Quest’anno la formazione mongola ha cambiato nome in Ferei Quick-Panda Podium Mongolia e si è rinforzata pesantemente, aprendosi ai corridori europei e i risultati sono stati eccellenti: sono arrivati gli inviti per le tre corse cinesi ProSeries e ben dodici vittorie UCI. A fare la differenza è stato l’arrivo di quattro corridori estoni di buona esperienza internazionale, in grado di organizzare un treno per le volate che nel calendario asiatico non ha avuto eguali. Le due vittorie di tappa al Tour of Taihu Lake (con classifica a punti) e quella al Tour of Hainan sono state le più importanti, ma ci sono stati successi parziali anche al Tour of Lithuania, al Tour de Banyuwangi Ijen (con classifica a pinti), alla Trans-Himalaya Cycling Race e al Tour of Poyang Lake (con graduatoria a punti). La dodicesima vittoria è stata forse meno prestigiosa, ma con un importantissimo valore simbolico: è arrivato, infatti, il titolo mongolo.
Il roster del 2024 è composto da sedici corridori: otto locali e otto stranieri. Martin Laas è stato la chiave della formidabile stagione del team: ben dieci vittorie, infatti hanno portato la sua firma. L’estone ha portato così il conto dei suoi successi UCI a trentatré, rivelandosi come lo sprinter di riferimento del calendario asiatico. Il trentunenne, vincitore in carriera anche di una tappa all’Arctic Race of Norway, ha corso nel WorldTour dal 2020 al 2023 con le maglie di BORA-Hansgrohe e Astana.
Anche se non ha mai vinto, Mihkel Räim ha recitato un ruolo importante: è stato di grande aiuto nel treno di Laas e, quando ha dovuto fare risultato in prima persona, ha comunque raccolto dei buoni piazzamenti, come il secondo posto nella classifica finale del Tour of Huangshan. Il trentunenne, che in carriera ha gareggiato per cinque stagioni in formazioni professionistiche, ha conquistato ventisei successi, fra cui quattro titoli estoni.
Anche Oskar Nisu è stato un vagone importante del treno di Laas e ha saputo anche imporsi in una tappa del Tour de Banyuwangi Ijen, che lo ha visto sprintare in prima persona, dato che il suo velocista si era staccato. Il successo in Indonesia è stato il primo a livello UCI per il trentenne, che in carriera non è mai arrivato al professionismo, ma ha disputato un’edizione dei Campionati del Mondo e tre degli Europei.
Il quarto estone del team è Gleb Karpenko, che non ha raccolto risultati a livello personale, ma è stato presente in occasione di ben dieci delle vittorie di squadra. Il ventitreenne era uno dei migliori prospetti del suo paese e nel 2020 arrivò, a soli diciotto anni, al titolo nazionale a cronometro. L’anno successivo, però, litigò con i dirigenti della sua squadra, la Ampler Development, e fu costretto a tornare fra i dilettanti: da allora non si è più espresso al meglio.
A fine marzo, i quattro estoni sono stati raggiunti dal finlandese Antti-Jussi Juntunen. Lo scorso anno, il venticinquenne, due volte campione nazionale in carriera, aveva lasciato la ABLOC per concentrarsi sul gravel e anche in questa stagione si è visto poco su strada: non ha, infatti, disputato alcuna gara in Asia e le sue uniche apparizioni su strada sono state al Tour of Estonia, al Tour of Lithuania e al campionato nazionale, chiuso in seconda posizione.
Oltre ai cinque europei, fanno parte della squadra altri tre stranieri: i cinesi Liu Zhenlong e Yin Zheng Chen, che non hanno disputato alcuna gara in questa stagione, e l’hongkonghese Lo Chun Kit, che ha partecipato ai campionati nazionali (concludendo al settimo posto la cronometro) e al Tour of Qinghai Lake, in cui si è ritirato.
Tra i corridori di casa, il nome più altisonante è sicuramente quello di Bilguunjargal Erdenebat, sicuramente il miglior esponente del team nelle due stagioni precedenti. Quest’anno il ventisettenne ha fatto il colpo grosso, centrando l’agognato titolo nazionale e partecipando alle corse più importanti (portandole tutte a termine). Ha centrato anche dei sesti posti di tappa al Tour of Sakarya (disputato con la maglia della nazionale) e al Tour de Banyuwangi Ijen.
Alle spalle di Erdenebat nel campionato nazionale in linea si è piazzato Narankhuu Bat-Erdene, già campione mongolo nel 2019. Quel secondo posto è stato, però, l’unico risultato positivo di una stagione non esaltante: il ventinovenne ha avuto, per esempio, la possibilità di disputare il Tour of Hainan, la corsa più prestigiosa a cui ha preso parte in carriera, ma la sua avventura si è conclusa alla terza tappa.
Nel 2023 Myagmarsuren Baasankhuu è andato vicinissimo al successo di tappa in una corsa importante come il Tour of Qinghai Lake, ma quest’anno non è riuscito a essere protagonista. Mai schierato dalla sua squadra, ha comunque preso parte a diverse gare con la maglia della nazionale, senza lasciare il segno. Non è riuscito a fare risultato neanche ai campionati nazionali, che in passato lo hanno visto vincitore sia della cronometro (nel 2011) che della prova in linea (nel 2016).
Davaajargal Altangerel non ha ottenuto grandi risultati, ma ha potuto fare esperienza con la partecipazione al Tour of Qinghai Lake (che ha portato a termine) e la convocazione per la cronometro under 23 dei Campionati del Mondo. È andato a Zurigo anche Temuulen Khadbaatar, che, oltre alla crono under 23, ha partecipato alla cronostaffetta mista. Il ventenne ha convinto anche la Ferei Quick-Panda, che lo ha portato sia al Tour of Qinghai Lake che al Tour of Hainan e lui ha ripagato la fiducia concludendo entrambe le corse.
Completano il roster altri tre giovani: il ventenne Bilguun Injyenyer ha disputato il Tour of Taihu Lake, ma si è ritirato durante l’ultima tappa; hanno disputato solo corse minori, invece, il ventiduenne Batbaatar Batsambuu e il diciannovenne Enkhpurev Tsoodol.
La stagione della Ferei Quick-Panda Podium Mongolia dovrebbe essere terminata e può essere considerata un successo clamoroso. Non si sa ancora quale potrà essere il roster per il 2025: conservare gli estoni è sicuramente una priorità, ma dopo un’annata così potrebbero arrivare offerte da squadre più importanti.