Tecnicamente un comeBäck(stedt)
Zoe Bäckstedt rivince il Mondiale juniores dopo 12 mesi (e dopo l'iride a crono di martedì): in fuga per 58 km su 67 nel giorno del 18esimo compleanno! Rayer e Vinke sul podio, Francesca Pellegrini quarta con rammarico
Qualcuno dia della melatonina a questa ragazza, sì insomma, che si calmi un po', perché quattro titoli mondiali in 365 giorni rappresentano francamente un'esagerazione. Ha cominciato questa striscia il 25 settembre 2021 con la maglia iridata juniores su strada, ha proseguito lo scorso inverno col Mondiale di ciclocross e poi in questi giorni ha completato l'opera con la doppietta crono-linea nella rassegna di Wollongong 2022. Come non bastasse, la vittoria che completa il quadrittico, oggi, l'ha ottenuta con un'azione vorace e insostenibile per le avversarie, quasi 59 km di fuga solitaria su 67 di gara... come la fermi una così? E infine, a sigillare l'opera, il gran colpo mediatico di vincere questo Mondiale australiano proprio nel giorno del suo compleanno. Ma no, non un compleanno qualunque: il 18esimo, quello della maggiore età. Pare chiaro che sia una diavolessa, anzi una diavolina perché è piccina e al contempo incendia (le corse) come niente.
Lei è Zoe Bäckstedt, e oggi ha messo a segno l'ennesima impresa di una giovanissima carriera partita dopo un'adolescenza in cui pare odiasse addirittura il ciclismo: come biasimarla, quando hai genitori ex corridori e pure una sorella maggiore che non si muove se non ha i pedali attaccati alle scarpe? Non c'è stata corsa, a Wollongong tra le juniores, perché lei ha fatto immediatamente piazza pulita: che nessuna pensasse di poter mettere in discussione quello che aveva in mente. Si è pure presa un bel rischio, la fresca 18enne, ha alzato moltissimo l'asticella, ha voluto in definitiva fare qualcosa che restasse nell'immaginario. E ci è riuscita, questo è il bello.
Non v'è certezza che un domani Zoe possa avere una carriera in tendenza con quanto sta facendo vedere nella categoria juniores, ma l'ultimo che faceva numeri del genere è lì a vincere le Liegi e le Vuelte e lo conosciamo tutti. Nel ciclismo dei fenomeni, più diciamo che così ne nascerà un altro tra 20 o 50 anni, più ne spuntano di nuovi da tutte le parti, maschile, femminile, non fa differenza, è tutto un grande, appassionante, esaltante spettacolo di forza e bellezza. E se pure un domani la più giovane delle Bäckstedt dovesse calare, o stufarsi, o dedicarsi all'origami, nessuno potrebbe comunque toglierle quei quattro mondiali in 365 giorni, quel regalo di compleanno lungo un anno, quella maniera singolare (anzi: unica) di festeggiarsi.
Misurava precisamente 67.2 km la prova juniores dei Mondiali su strada di Wollongong 2022, quattro giri di circuito che hanno visto un monologo partito presto e concluso all'arrivo, quello della britannica (gallese) partita dopo 8 km di corsa, in discesa, subito dopo la prima ascesa a Mount Pleasant, e volata a vincere con oltre 2' su tutte le avversarie. Non c'è molto altro da dire della sua prova, cronachisticamente parlando: ha avuto fino a 2'45" di vantaggio (a circa 30 km dalla conclusione), ha gestito in maniera eccellente il finale, ha vinto, punto.
Quel che c'è da dire riguarda semmai le maltrattate delle sue avversarie, che hanno capito presto l'antifona e si sono limitate a darsi battaglia tra sé per conquistare i due posti minori sul podio. La prima a muoversi è stata la ceca Eliska Kvasnickova, uscita ai -54 (Zoe era scattata 5 km prima) e rimasta in avanscoperta sino ai -35, in chiusura di secondo giro del circuito. A questo punto non c'erano più per l'Italia Alice Toniolli e Federica Venturelli, mentre Gaia Segato ed Eleonora Ciabocco facevano l'elastico sui cambi di ritmo in salita. Francesca Pellegrini riusciva invece bene o male a stare nelle posizioni che contavano, laddove era la Francia a movimentare le cose: prima Alizée Rigaux a fine secondo giro, poi Eglantine Rayer sulla terza scalata al Mount Pleasant ai -24, sono evase.
Questa seconda azione ha frantumato il gruppo (già molto selezionato), ma il terreno - al di là dell'ormai arcinota rampa - permetteva ampi recuperi, e infatti al termine della penultima tornata si sono ricompattate una trentina di atlete all'inseguimento di Zoe che aveva in quel momento 2'40" di margine. Prima del passaggio, ai -20, si è mossa allora la neerlandese Nienke Vinke, la quale ha preso una ventina di secondi sul plotone riducendo al contempo il distacco dalla battistrada.
Alle spalle di Nienke son partite allora la ceca Julia Kopecky e la svizzera Noëlle Rüetschi, e si è arrivati all'ultimo Mount Pleasant con 2' tra Bäckstedt e Vinke, 15" tra quest'ultima e le due immediate inseguitrici e altri 15" tra costoro e il gruppo. Sulla salita Rüetschi ha staccato Kopecky, ma poi ha dovuto subire il ritorno - direttamente da dietro - della Rayer, che ai -8 l'ha presa e staccata mettendo nel mirino la Nienke. L'elvetica è stata poi raggiunta anche dalla polacca Malwina Mul e dalla neozelandese Bonnie Rattray, ma il destino di tutte era quello di essere ancora una volta raggiunte dalla prima parte del gruppo.
Si trattava di una quindicina di atlete, con Pellegrini e Ciabocco pronta a spendersi per la compagna; il problema per le azzurre è stata però la mancanza di grande collaborazione da parte delle altre, sicché le due ragazze intercalate sono risultate irraggiungibili, e con esse pure le medaglie. Tra le due è andata in scena la lotta per l'argento, ai -3 Vinke ha staccato Rayer, ma la francese è stata più tosta dei disegni dell'avversaria, è rientrata ai -2 e ha poi vinto la volata del secondo posto. Mentre ciò accadeva, la vincitrice Zoe Bäckstedt era già arrivata da 2'07".
Il drappello è stato poi anticipato sul rettilineo finale proprio da Francesca Pellegrini, a cui resterà il rammarico per una medaglia sfuggita per poco: 2'19" il suo distacco, a 2'21" le altre del drappello aperto dalla giapponese Maho Kakita, quinta davanti a Mul, Kopecky, Eleonora Ciabocco (ottava, migliorato quindi il nono posto dello scorso anno a Leuven), la belga Xaydee van Sinaey e Rigaux. 23esima Gaia Segato, nel gruppetto cronometrato a 2'46". In definitiva, una buona prestazione per la formazione azzurra con due ragazze nelle prime dieci, anche se al termine di una gara passata tutta a inseguire; ma non sempre si può imporre il proprio gioco, e comunque dopo le deludenti prove dei ragazzi ieri anche un buon piazzamento funge da robusto tonico per l'intera spedizione.