Insaziabile Rivera, anche il Fiandre è suo
La statunitense si ripete dopo il Binda e supera allo sprint Elvin e Blaak. Sesta Cecchini, decima Longo Borghini
Che fosse un'atleta molto dotata lo si sapeva perché negli Stati Uniti ha fatto incetta di successi nelle categorie giovanili e nei primi anni da élite: Coryn Rivera aveva fatto bene anche nelle sporadiche apparizioni in Europa ma nessuno, neanche lei stessa, si sarebbe aspettato di vederla trionfare sia al Trofeo Binda di Cittiglio sia al Giro delle Fiandre nella sua prima stagione piena nel Vecchio Continente, con in mezzo un podio alla Gent-Wevelgem che non guasta mai.
La 24enne portacolori del Team Sunweb, statunitense di origini filippine, sta letteralmente stupendo tutti in questa prima di stagione e con il risultato di oggi si è conquistata addirittura la maglia di leader della classifica del Women's World Tour: già così la stagione di Coryn Rivera potrebbe essere archiviata con un voto d'eccellenza, eppure siamo solo ad inizio aprile e c'è ancora parecchia strada da mettere sotto alle ruote.
Gruppo compatto all'inizio
Quest'anno l'organizzazione del Giro delle Fiandre ha proposto un tracciato più lungo ed impegnativo rispetto a quello delle ultime edizione, ben 153 chilometri con un totale di 12 muri da scalare, tra cui tutti i più celebri e tosti della regione. Nei primi 55 chilometri le uniche difficoltà erano rappresentate da tre settori di pavé pianeggianti che non hanno creato particolari problemi al plotone che è rimasto sostanzialmente compatto: ci sono stati alcuni tentativi di fuga, prima un quintetto con Soraya Paladin (Alé) e poi un terzetto con Katia Ragusa (BePink), ma tutti sono stati annullati abbastanza rapidamente.
Sui primi giornata la scenario di corsa non è cambiato ed il gruppo ha continuare a pedalare compatto nelle posizioni di testa senza che nessuna della big decidesse di prendere l'iniziativa: Achterberg, Eikenberg, Wolvenberg, Leberg, Berendries e Tenbosse ha comunque quasi dimezzato un plotone che alla partenza contava 165 atlete in rappresentanza di 28 formazioni. Comunque si poteva immaginare già alla vigilia, il vero spartiacque della corsa era il mitico Muur di Geraardsbergen, al suo ritorno nel tracciato dopo alcuni anni di assenza: la distanza di 60 chilometri dall'arrivo era quella ideale per iniziare azioni importanti.
Sugli ultimi muri si muovono le big
Nessuna delle favorite ha attaccato sul Muur, ma appena il gruppo s'è rilassato dopo lo strappo è partita l'olandese Rozanne Slik, portacolori del Team Sunweb che per molti oggi puntava più su Ellen Van Dijk e Lucinda Brand che su Coryn Rivera. La Slik tutta sola è riuscita a prendere anche 1'35" di vantaggio sul gruppo delle favorite nel giro di pochi chilometri, ma poi anche lei è stata costretta ad alzare bandiera bianca quando da dietro hanno cambiato passo sul Kanarieberg: ad accelerare in prima persona è stata Katarzyna Niewiadoma (WM3) e davanti sono rimaste solo una trentina scarsa di atlete.
Sul decimo muro di questo Giro delle Fiandre, il Kruisberg, è stata di nuovo la campionessa polacca Niewiadoma ad attaccare con una brillantissima Elisa Longo Borghini nella sua scia: a 27 chilometri dall'arrivo le migliori non sembravano essere riuscite a fare la differenza, ma alla fine è stato il falsopiano a fare più selezione della salita e lì sono riuscite ad andare via in quattro. Oltre a Niewiadoma e Longo Borghini c'erano anche Annemiek Van Vleuten e Anna Van der Breggen: il quartetto ha guadagnato subito circa 25" su un drappello di 15 atlete in cui il peso dell'inseguimento era tutto sulle spalle del Team Sunweb.
Longo Borghini ricaccia indietro le inseguitrici
Il gruppetto alle spalle delle prime quattro era ritornato praticamente in scia alle prime all'inizio dell'Oude Kwaremont a 18 chilometri dall'arrivo, ma Elisa Longo Borghini si è subito messa davanti a rilanciare l'andatura e ha ricacciato indietro tutte quante: nel falsopiano in pavé che segue questo penultimo strappo è stata ancora l'azzurra della Wiggle High5 a forzare e solo Anna Van der Breggen è rimasta con lei, mentre Niewiadoma e Van Vleuten hanno perso qualche metro.
Il quartetto si è ricompattato e a quel punto, con 140 chilometri già nella gambe, nessuna è riuscita a fare la differenza e solo una stanchissima Van Vleuten ha perso qualche metro che ha prontamente recuperato una volta che le battistrada sono tornate sull'asfalto. A questo punto i giochi sembravano fatti: davanti c'erano le quattro più forti, da dietro invece il gruppetto di 15 continuava a perdere terreno ed a 13 chilometri aveva 45" da recuperare, non certo la situazione ideale.
Van der Breggen non collabora
A riaprire una corsa che sembrava chiusa, ci ha pensato la Boels-Dolmans che, dopo la straordinaria stagione 2016, quest'anno si ritrova con una sola vittoria in gare internazionali, la Ronde van Drenthe di Amalie Dideriksen. Nel gruppetto delle quattro battistrada Anna Van der Breggen ha smesso di collaborare destabilizzato la situazione perché a quel punto nessuna voleva portarla riposata fino alla volata: allo stesso tempo, però, lo squadrone olandese non si è neanche messo a tirare da dietro dove pure poteva contare su Chantal Blaak, Amy Pieters e Lizzie Deignan; una tattica magari non elegantissima, ma che in ogni caso avrebbe potuto portare un'atleta più fresca sia che fossero arrivate le prime, sia in caso di ricongiungimento.
Ovviamente davanti Van Vleuten, Niewiadoma e Longo Borghini hanno continuato a spingere, ma non più con la stessa intensità che in precedenza aveva permesso loro di guadagnare un vantaggio che pareva rassicurante: da dietro hanno quindi iniziato a rimontare con il Team Sunweb e la Canyon-SRAM motivate dal fatto di poter andare a giocarsi una vittoria che fino a pochi chilometri prima sembrava praticamente impossibile.
Rivera batte tutte in volata
Alla fine il raggruppamento in testa alla corsa è avvenuto un centinaio di metri prima del triangolo rosso dell'ultimo chilometro ed a quel punto non c'era più lo spazio per inventarsi qualcosa per provare ad evitare la volata. Lo sprint è stato incertissimo ma alla fine per pochi centimetri a spuntarla è stata Coryn Rivera, nonostante non si fosse certo risparmiata in precedenza: sui muri aveva sofferto, aveva tirato con le compagne di squadra e alla fine è riuscita a tirare fuori ancora un briciolo di energie per andare a prendersi questa fantastica seconda vittoria stagionale.
La Boels-Dolmans è stata doppiamente beffata perché alla fine il fotofinish ha negato anche il secondo posto, andato all'australiana Gracie Elvin (Orica) con Chantal Blaak solo terza: o Anna Van der Breggen aveva comunicato di essere letteralmente stremata, o la scelta di non dare neanche un cambio negli ultimi 10 chilometri è stata davvero controproducente. La Orica-Scott ha piazzato anche Annemiek Van Vleuten in quarta posizione, davanti alla giovane belga Lotte Kopecky, una che in futuro potrebbe togliersi belle soddisfazioni sul pavé.
Ancora una top10 per Elena Cecchini
Al traguardo la migliore delle italiane è stata sesta, Elena Cecchini che si conferma una delle atlete più regolari di questo 2017: nessun'altra atleta è infatti riuscita ad arrivare tra le prime 10 in tutte e cinque le prove del Women's World Tour disputate fino ad oggi. Dopo la fuga Elisa Longo Borghini è riuscita ancora a piazzarsi in decima posizione, subito davanti ad un'altra azzurra, la lombarda Maria Giulia Confalonieri che oggi si è sempre fatta trovare nel vivo della corsa.
Dei buoni risultati sono arrivati anche da parte di squadre italiane. La lituana Rasa Leleivyte ha portato la maglia dell'Aromitalia-Vaiano fino alla settima posizione finale, un piazzamento che porta altri punti dopo quelli già conquistati con un 12° posto a Cittiglio. In nona posizione invece è arrivata l'olandese Janneke Ensing, neo acquisto della Alé Cipollini che in questa stagione sembra molto migliorata e sta portando a casa buoni risultati fin dal mese di gennaio.