Tadej Pogačar e il Nuovo Ordine Mondiale
Lo sloveno è il nuovo Campione del Mondo dopo un capolavoro di 100 km: corona una stagione leggendaria. O'Connor primo dei battuti, Van der Poel terzo, Evenepoel si muove tardi
Doveva essere il giorno dell'apoteosi e lo è stato: Tadej Pogačar, vincitore del Giro d'Italia e del Tour de France, ora è anche Campione del Mondo, dopo l'ennesima cavalcata trionfale. Aveva puntato tre obiettivi in questa stagione, tutti e tre centrati con prestazioni fuori scala (poi nel frattempo, si era concesso una Strade Bianche, una Liegi-Bastogne-Liegi, un Catalunya, un Grand Prix de Montréal, ventitré vittorie in tutto con oggi, ma non soffermiamoci sulle contingenze). Aveva fatto anche una scelta drastica, quella di rinunciare alla prova olimpica, pur di essere al 100% oggi sulle strade del circuito mondiale di Zurigo 2024.
Come suo solito, non si è accontentato di mettere la ruota davanti agli altri, uno scatto sull'ultima salita, portare via un gruppetto e poi regolarlo. Si era riservato una masterclass in attacchi da lontano, non dai - 50 come al Giro delle Fiandre 2022, non dai -80 come alle Strade Bianche, questa volta serviva il capolavoro: attaccare ai -100, farsi inseguire dalla nazionale del rivale principale (Evenepoel) e da quella del campione uscente (Van der Poel) prima e da loro stessi in prima persona poi. Andarsene da solo, restare sempre lì a un minuto e 20", a un minuto, a 40", battere in testa tra i -20 e i meno 10, dare addirittura la sensazione di aver esagerato, di star chiedendo troppo perfino alle sue energie infinite, e poi ritrovarle per strada, tirare dritto fino all'arrivo, scrivere l'ennesima pagina di storia. Come lui (Giro, Tour e Mondiale) solo Merckx nel 1974 e Roche nel 1987, mentre per l'abbinamento Giro, Tour, Mondiale e una Monumento dobbiamo guardare al femminile e arrivare al 2022 di Annemiek van Vleuten.
Ora il mondo delle due ruote è ai suoi piedi: si parlerà solo di lui, Tadej Pogačar, campione del mondo 2024, e non di quello che è successo due giorni fa, ma questa è un'altra storia. Tutti sapevamo che lui era il favorito, lui ha voluto esagerare, con la sua ostinazione a non rendersi le cose facili. Il prossimo mondiale, a Kigali sarà ancora più duro di questo, non si vede come Tadej possa cedere lo scettro, se non per sfortune a cui non vogliamo pensare.
Campionati Mondiali di Zurigo 2024, la cronaca della prova maschile élite
I 273.9 km della prova maschile élite dei Campionati Mondiali di Zurigo 2024 si snodavano tra Winterthur e Zurigo. Il tracciato, che già avevamo analizzato nel dettaglio, presentava sette ripetizioni di un circuito di 26.9 km con 450 metri di dislivello per ogni tornata. Le salite principali erano quella che portava a Fluntern, lunga circa 1 km, con punte fino al 15% nel finale, nota come Zürichbergstrasse, e poi, dopo una breve contropendenza, quella di Witikon, lunga in tutto di 2.6 km, ma con pendenze aspre solo per 1.2 km.
Le prime notizie negative erano arrivate già prima della partenza, con il danese Mattias Skjelmose che si era svegliato con la schiena bloccata: avrebbe preso ugualmente il via per ritirarsi a circa metà corsa.
Dopo diversi tentativi di fuga, di cui uno con Filip Maciejuk (Polonia), Ryan Sheehan (Stati Uniti), Ivo Oliveira (Portogallo) ed Emils Liepins (Lettonia), presto ripresi, Jonathan Caicedo (Ecuador) e Andreas Leknessund (Norvegia) hanno promosso un secondo tentativo sulla prima asperità di giornata (-252 km), anche questo presto annullato dalla Slovenia, già in testa al gruppo a controllare la corsa. Ai -240 km Silvan Dillier (Svizzera), Luc Wirtgen (Lussemburgo) e Piot Pekala (Polonia) hanno rilanciato, poi raggiunti da Ivo Oliveira (Portogallo) e Tobias Foss (Norvegia) prima e da Markus Pajur (Estonia), Roberto Carlos González (Panama) e Simon Geschke (Cofidis) poi. Pajur e Gonzales hanno presto dovuto rialzarsi inseguendo a lungo il sestetto rimasto al comando.
Alaphilippe abbandona, Almeida tagliato fuori
Ai -217 una brutta caduta ha coinvolto Pello Bilbao (Spagna), Julian Alaphilppe (Francia) e João Almeida (Portogallo): il francese, già due volte campione del mondo, è stato portato via in ambulanza, a causa di una lussazione alla spalla procuratosi nella caduta. Almeida invece è stato a lungo costretto a inseguire, avendo accumulato diversi minuti di ritardo: alla sua ruota c'era Rien Schuurhuis, l'atleta della Città del Vaticano. Anche Mikel Landa (Spagna), probabilmente coinvolto nella caduta, ha dovuto lasciare la corsa, mentre Pello Bilbao è rientrato.
Arrivati nel circuito (-188 km), il gruppo, sempre guidato dagli sloveni, aveva 5'20" di ritardo dai sei fuggitivi: sarà il vantaggio massimo per loro, perché il Belgio avrebbe poi preso in mano la corsa imprimendo un ritmo notevole con Victor Campanaerts.
Parte il contrattacco con Cattaneo
Ritiratosi anche Skjelmose per i problemi di cui sopra, il gruppo ha pian piano rosicato vantaggio finché Pablo Castrillo (Spagna), al secondo dei sette giri (130 km) ha attaccato sulla Zürichbergstrasse: il suo tentativo è andato a vuoto, ma ha dato il la al contrattacco di Jay Vine (Australia), che è stato seguito da Laurens De Plus (Belgio), Jan Tratnik (Slovenia), Mattia Cattaneo (Italia), Magnus Cort (Danimarca), Pavel Sivakov (Francia), Stephen Williams (Regno Unito),
Kevin Vermaerke (USA), Johannes Staune-Mittet (Norvegia) e Florian Lipowitz (Germania).
La sparata di Pogačar
Rientrati ai -104 sulla testa della corsa, che ora contava 16 elementi, il vantaggio si attestava intorno ai 2'15". In testa agli inseguitori era il turno di Domen Novak fare il ritmo sulla salita di Witikon, a quattro giri dal termine: qui Kasper Asgreen ha attaccato, costringendo lo sloveno a un'ultriore sforzo. Consumate le sue energie, restavano Primož Roglič e Tadej Pogačar alla nazionale verde vestita. Dopo che aveva allungato anche Quinn Simmons (USA) Roglič è dunque passato in testa a proseguire l'azione di Novak, preparando l'attacco di Pogačar che ormai tutti avevano capito sarebbe arrivato nel tratto più duro. La grafica segnava -101 chilometri al traguardo quando è arrivato lo scatto del vincitore del Tour de France, che si era anche defilato per preparare la stoccata.
Nessuno ha reagito, se non Simmons e Andrea Bagioli (Italia): il primo ha resistito per pochi secondi, il secondo per un paio di chilometri, e poi ha dovuto cedere al rifornimento posto in cima alla salita.
Lo sloveno ai -94 ha anche trovato ad attenderlo Jan Tratnik, defilatosi dal gruppo di testa: il passista in forze alla Visma Lease a Bike ha dovuto anche impegnarsi a placare gli ardori di Pogačar, che gli ha dato più volte i cambi.
Rientrati Pogačar e Tratnik, quest'ultimo ha proseguito il proprio lavoro fino al successivo passaggio sulla Zürichbergstrasse (-78 km), quando Tadej ha di nuovo accelerato: Vermaerke e Sivakov hanno cercato di seguirlo, anche se solo quest'ultimo è riuscito a rientrare su di lui, palesemente aspettato dal compagno di team alla UAE, che sperava di poter collaborare con lui ancora per un po'.
Evenepoel e Van der Poel provano a metterci una pezza
Dietro il Belgio aveva preso in mano la situazione con decisione: Campanaerts prima e Maxim van Gils poi avevano dato fondo alle energie rimaste, prima che anche i Paesi Bassi decidessero di collaborare. Ai- 72 Evenepoel sul terzultimo Witkon ha infatti ha cercato l'allungo dal gruppo principale per portare il proprio inseguimento alla testa della corsa: Mathieu van der Poel (Paesi Bassi) ha presto chiuso. È stato poi il turno di Michael Woods (Canada) prima e di Giulio Ciccone (Italia) poi per cercare di muovere le acque. Sull'allungo di quest'ultimo ha contrattaccato Van der Poel: il suo scatto ai -64 ha portato via un gruppo con Bauke Mollema (Paesi Bassi), Evenepoel, Enric Mas (Spagna), David Gaudu (Francia), Jai Hindley e Ben O'Connor (Australia), Marc Hirschi (Svizzera), Matteo Jorgenson , Simmons e Vermaerke (USA), Mathias Vacek (Rep.Ceca), Mads Pedersen e Frederik Wandahl (Danimarca), Markus Hoelgaard e Tobias Halland Johannessen (Norvegia), Oscar Onley (UK), Ben Healy (Irlanda) e Toms Skujiņš (Lettonia).
Questi ultimi (Onley, Healy e Skujiņš), ai -55 hanno preso vantaggio in un momento di stanca del primo gruppo inseguitore, che aveva circa 50" di ritardo da Pogačar e Sivakov: Evenepoel, infastidito dalla poca collaborazione dei compagni di inseguimento, ha dato visibili segni di irritazione al terzultimo passaggio sulla linea del traguardo, quando Van der Poel aveva preso un vantaggio con Kevin Vermaerke,
Tobias Halland Johannessen (Norvegia) e Frederik Wandahl (Danimarca).
Pogačar da solo
Al terzultimo passaggio sulla Zürichbergstrasse (-51.5) Pogačar ha definitivamente abbandonato Pavel Sivakov. Anche Van der Poel con un altro scatto è rientrato su Onley, che a sua volta aveva perso le ruote di Healy e Skujiņš, mentre Pogačar conservava circa 40" di vantaggio su questi due. Dietro, sempre sotto l'impulso di Evenepoel, il secondo gruppo inseguitore si è ricompattato.
L'ultima ascesa a Witkon (-23 km all'arrivo) ha visto Skujiņš staccare momentaneamente Healy e restare per breve tempo da solo all'inseguimento di Pogačar (l'irlandese è però presto rientrato), mentre nel gruppo di Evenepoel e Van der Poel è arrivato lo scatto di Marc Hirschi. Il corridore di casa si è messo all'inseguimento di Healy e Skujiņš, ma su di lui è rientrato Enric Mas.
Ai -19 anche Evenepoel ha lanciato il suo attacco: su di lui si è riportato subito Mathieu van der Poel con Ben O'Connor.
Nel frattempo, in testa alla corsa, Pogačar cominciava a dere segni di cedimento, chiamando l'ammiraglia e diminuendo la fluidità della pedalata. In cima all'ultima salita, nella zona del rifornimento, Enric Mas e Marc Hirschi rientravano su Healy e Skujiņš, mentre a loro volta anche Evenepoel, Van der Poel e Ben O'Connor terminavano l'inseguimento, formando un sestetto a circa 40" da Tadej Pogačar.
La pedalata di Pogačar nel frattempo riprendeva consistenza sull'ultima ascesa della Zürichbergstrasse, dove ai -9.5, Van der Poel ha lanciato un ultimo attacco nel gruppo inseguitore. Hirschi è riuscito a chiudere, non senza difficoltà: lo svantaggio su Pogačar però non accennava a diminuire. Evenepoel invece ai -5 sembrava sul punto di cedere, lasciando qualche metro al gruppo inseguitore. Ai - 2 però ha ritrovato lucidità e ha provato un allungo, subito rintuzzato da Van der Poel. Prima dell'ultimo chilometro si è mosso Ben O'Connor, ben deciso ad anticipare la volata per il secondo posto.
Tadej Pogačar campione del mondo!
Non c'erano più speranze però di rientrare su Tadej Pogačar, che andava a vincere il suo primo mondiale con 34" di vantaggio su O'Connor. La volata dei restanti inseguitori, anch'essi con le energie al lumicino, era vinta da Van der Poel su Skujiņš, che aveva provato ad anticipare, mentre Remco Evenepoel arrivava quinto davanti a Hirschi, Healy e Mas. Il migliore degli italiani è stato Giulio Ciccone, venticinquesimo a oltre 6'30".