Amaro Antunes, corridore vero
Il portoghese svernicia i rivali più quotati nell'ultima tappa dell'Algarve. Roglic conferma il successo finale
"Il traguardo si avvicinava, dovevo raggiungerlo prima che da dietro i big cominciassero a menare. I nostri allenamenti erano durati mesi, ora l'Alto do Malhão andava conquistato. Sembrava impossibile, ma ce l'abbiamo fatta!"
Queste le dichiarazioni a caldo di Amaro Antunes subito dopo esser giunto a braccia alzate sul traguardo dell'Alto do Malhão. O forse no, lo lasciamo alla vostra benevolenza. Fatto sta che il giovane, ma non così giovane, portoghese, è riuscito dove nessun connazionale, neanche tra i più quotati, è riuscito negli ultimi 11 anni: vincere una tappa della Volta Ao Algarve, ossia la corsa portoghese col parterre de roi più conclamato ormai da molti anni, ben più dell'accattivante Giro di Portogallo che poi purtroppo si riduce a una sfida tra le continental locali.
E l'ha fatto non su un arrivo qualunque, ma sull'Alto do Malhão, rampa di 2 km e mezzo abbastanza esigente, che ha visto vincere Alberto Contador ben 3 volte. E in un edizione un po' fiacca rispetto alle precedenti in quanto a big, il portoghese ha tirato fuori il coniglio dal cilindro. Un'atleta che in passato era stato preso in considerazione, ma ha avuto la sfortuna di avere la sua occasione in un progetto non fortunato (quello della Ceramica Flaminia - Fondriest, in Italia), ed ha dovuto dunque continuare la sua maturazione in patria.
Ventagli e fuga massiccia per l'ultima tappa
C'è da dire che l'ultima tappa di questa Volta Ao Algarve, con partenza da Loulé, ha impiegato particolarmente i suoi protagonisti, e non solo per il percorso, che prevedeva 5 GPM in tutto: la prima parte, più pianeggiante e vicina all'Atlantico, ha visto una prima ora velocissima (50 km/h) e il gruppo fatto a fette dai ventagli. La fuga buona è partita solo dopo 79 km, ed è risultata ben nutrita per lo standard di una corsa a tappe di una settimana: ben 21 i protagonisti. Li citiamo tutti? Ma certo, anche perchè parliamo anche di nomi altisonanti.
Su tutti, i gemelli della volata della nazionale tedesca, André Greipel (Lotto Soudal) e John Degenkolb (Trek-Segafredo), il primo particolarmente motivato a mantenere la leadership della classifica a punti, entrambi fuori per affinare la preparazione in vista delle classiche fiamminghe che cominceranno nel prossimo weekend. E per lo stesso motivo abbiano Sep Vanmarcke (Cannondale), accompagnato da uno dei suoi compagni italiani, Alberto Bettiol, Arnaud Démare (FDJ), Oscar Gatto (Astana), Dries Devenyns (Quick Step Floors). E poi ancora: José Gonçalves, Maurits Lammertink (Katusha), Michael Schwarzmann (Bora - Hansgrohe), Benjamin King (Dimension Data), Timo Roosen (Lotto NL-Jumbo), Philippe Deignan (Sky), Geoffrey Soupe (Cofidis), Alexey Tsatevich (Gazprom), Jasper Asselman, André Looij (Rompoot), Pieter Vanspeybrouck (Wanty), Jesus Del Pino (Efapel), Rául Alarcon (W52-Porto), e infine Juan Felipe Osorio, della Manzana - Postobon, che da buon colombiano durante la tappa andrà a caccia dei GPM per vincere la suddetta classifica.
Fuggitivi controllati dalla Sky...e dalla W52-Porto
Viste le dimensioni alla fuga non è stata data nessuna corda: troppo facile che tra i protagonisti saltasse fuori qualcuno con la forza di tenere nel finale. Il vantaggio non è mai stato sopra i 3 minuti, e a tirare per chiudere sono stati non gli uomini di Roglic (quasi tutti abbastanza in difficoltà sulle salite, come da tradizione della LottoNL), ma il Team Sky, orgoglioso di una certa tradizione su questo arrivo (5 vittorie negli ultimi 7 anni tra Porte, Henao e Cummings), e la W52-Porto, che dimostra di credere, e molto, in Amaro Antunes dopo il quarto posto dell'Alto de Fóia. Sul finire della tappa, l'accordo ovviamente si sfalda e i velocisti si defilano: i più decisi a provare qualcosa sono Ben King e José Gonçalves, che su un dentello a 11 km dall'arrivo allungano sul resto della comitiva, e Maurits Lammertink, che sarà l'ultimo a essere ripreso dall'azione di Gianni Moscon, gregario numero uno di Kwiatkowski, all'inizio dell'ascesa finale.
L'attacco di Antunes già dopo le prime rampe
Quello di Amaro Antunes è i primo ed anche l'unico attacco in salita: uno scatto inaspettato, poco dopo i -2 km, col quale scava subito un margine molto ampio. I big dietro restano inerti, tant è che è Gianni Moscon a continuare a tirare, sebbene sia in acido lattico già da parecchio. Solo nell'ultimo chilometro Michael Kwiatkowski rompe gli indugi, ma il suo scatto fa il solletico a Primoz Roglic, che lo controlla agevolmente. Antunes intanto fila via, liscio come l'olio, ed ha persino il tempo di incitare la folla per un portoghese vincente, 11 anni dopo João Cabreira. Al secondo posto, un altra sorpresa locale: lo spagnolo Vicente Garcia de Mateos, 28enne del Louletano che già a inizio stagione si era fatto notare con un podio al Trofeo Serra de Tramuntana. Anche lui, come Antunes, ha alle spalle una carriera ancora più sorniona, che non l'ha mai visto passare professionista nonostante un passato in nazionale ed un Tour de l'Avenir corso con due top ten. Ed agganciato a Garcia de Mateos , a 12", c'è un altra sorpresa (ma neanche troppo), Tiesj Benoot, che presto rivedremo nelle Fiandre, anche se oggi ha sfoggiato una prestazione più da Ardenne.
Nocentini sesto e in top ten finale
Kwiatkowski arriva quarto a 15" con Roglic agganciato alla sua ruota, che conserva così la leadership dall'unico rivale temibile. E al sesto posto c'è una vecchia conoscenza, quel Rinaldo Nocentini che a 39 anni si diverte ancora tra le fila dello Sporting Club de Tavira. Poi l'interessante ma discontinuo Jaime Roson (Caja Rural), Luis Leon Sanchez (Astana) marcato da Tony Gallopin (Lotto Soudal) che in virtù della crisi di Jonathan Castroviejo si guadagna il terzo gradino del podio, ed a chiudere la top ten un altro buon corridore che svecchia in portogallo, David De La Fuente, anch'egli in forza al Louletano. i 4 corridori continental nella top ten la dicono lunga sul livello non esaltante dei big nella corsa portoghese quest'anno. Undicesimo, a 20", un Daniel Martin particolarmente sottotono per un arrivo che doveva essere il suo, precedendo Davide Villella, dodicesimo a 26".
La classifica finale vede quindi Roglic vincere con 22" su Kwiatkowski e 55" su Gallopin. Poi Luis Leon Sanchez a 59", e l'eroe di giornata Amaro Antunes, quinto finale a 1'29". Daniel Martin chiude sesto a 1'36", Castroviejo scivola al settimo posto a 1'40", Benoot ottavo a 1'42". Rinaldo Nocentini è dunque il migliore degli italiani, nono a 1'56", e chiude la top ten il portoghese Edgar Pinto della LA Aluminíos, a 2'19".