Elisa Balsamo sente profumo di Mondiale
La cuneese vince l'ultima tappa della Vuelta anche grazie a un'intuizione di Elisa Longo Borghini (seconda della generale). Battute Lotte Kopecky e Marta Bastianelli, corsa ad Annemiek van Vleuten che centra una tripletta... femminista
Lo sappiamo che 23 giorni di gara non sono 63, e lo sappiamo quindi che quando diciamo che Annemiek van Vleuten, prima nella storia, ha vinto nello stesso anno Giro, Tour e Vuelta, non stiamo dicendo che abbia vinto i tre GT, semplicemente perché nella declinazione femminile non sappiamo nemmeno se esista il concetto di grande giro. E se esiste, il Giro d'Italia - che dura 10 giorni - è forse l'unica gara che dal punto di vista tecnico meriti la definizione; il Tour de France, tornato quest'anno sulla misura di 8 frazioni, ambisce legittimamente a fregiarsi di tale titolo se consideriamo l'aspetto organizzativo e di pubblico (ma magari nel 2023 le tappe diventeranno 10 pure alla Boucle); di sicuro però la Vuelta a España (che nemmeno si chiama così, bensi per il momento Ceratizit Challenge by La Vuelta), cinque frazioni senza nemmeno grandi salite, un GT non lo è. Forse lo diventerà in futuro, e forse l'UCI definirà pure una categoria ad hoc per queste importanti gare a tappe.
Che senso ha, dunque, l'impresa (ché impresa è senza dubbio) di Annemiek, al di là della questione tassonomica? Il senso di un paradigma. Cioè il fatto che abbia individuato quelle corse e non altre per il suo progetto, ovvero che ci abbia inserito la gara spagnola e non magari qualche altra prova di maggior tradizione tra le donne (per dire, la scorsa settimana si è disputato lo storico Giro d'Olanda), e questo è un segnale chiaro a tutto il movimento: "È questo il piano su cui ci vogliamo e dobbiamo confrontare, su un calendario parallelo a quello maschile, non è più tempo di aspettare". Come nel tennis il Grande Slam è formato dai medesimi tornei sia tra gli uomini che tra le donne, nel ciclismo la Tripla Corona è quella che tutti conosciamo, e non c'è davvero motivo perché nel femminile ve ne sia una versione riformulata al ribasso: "Sbrigateci a darci i nostri bravi tre GT stagionali, noi siamo pronte".
Al di là del "fattore femminista" connaturato all'impresa di Van Vleuten, resta in ogni caso la grandezza di un'atleta che è stata in grado di prendere di mira un obiettivo, prepararsi alla perfezione per esso, dribblare ogni possibile intoppo (e non è che ne siano mancati nel corso delle tre gare), mettere a frutto le occasioni che i vari percorsi le offrivano (alla Vuelta ne aveva una sola: centrata in pieno!) e condurre in porto un tris che in ogni caso sarà difficile ripetere per chiunque, anche dovessero restare in vigore le condizioni attuali. Di Annemiek sapevamo già tutto e quindi nulla ci stupisce più, quello completato oggi è un ulteriore tassello in una carriera che ha fatto epoca. Di più, davvero, non sappiamo cosa dire della fantastica atleta olandese.
Alla festa di Van Vleuten si è aggiunta poi oggi quella di Elisa Balsamo, che ha conquistato a Madrid l'ultima tappa, su un circuito che aveva già peraltro battezzato due anni fa. Per la piemontese si trattava dell'ultima gara in maglia iridata, un simbolo che lei ha onorato in maniera sontuosa, trovando tutto l'anno la via della vittoria, con notevoli perle come la tripletta primaverile Binda-De Panne-Gand, o come la maglia rosa (più due tappe) al Giro, o ancora come il titolo italiano conquistato in Emilia. Una stagione piena di gioie nella quale emerge pure un dato, e cioè che Elisa ha ancora margini; e noi abbiamo tempo per gustarci la sua ulteriore evoluzione nei prossimi anni.
Oggi Balsamo ha vinto anche grazie al gioco di squadra con la compagna e omonima Longo Borghini, che ha indirizzato la volata in una direzione favorevole alla Campionessa del Mondo, il tutto al termine di una cinque giorni di gara che la vede (l'ossolana) chiudere al secondo posto della generale: buoni auspici a go-go in vista della settimana iridata di Wollongong, Australia, nella quale l'Italia si presenterà nel femminile come una delle nazionali faro (con l'immancabile Olanda).
La quinta e ultima tappa della Vuelta a España 2022 era la Madrid-Madrid di 95.7 km, tutti in circuito (17 giri) e con un percorso velocissimo che avrebbe favorito una media molto alta: 46.7 km/h alla fine. La fuga che ha caratterizzato la frazione è stata iniziata ai -93 da Sandra Alonso (Ceratizit-WNT), su cui sono rientrate ai -90 Sara Poidevin (EF Education-TIBCO), ai -86 Nina Buijsman (Human Powered Health) e ai -85 Carlijn Achtereekte (Jumbo-Visma), a completare un quartetto che avrebbe avuto un vantaggio massimo di 1'30" ai -62.
Il gruppo ha sempre tenuto sotto controllo la fuga ed è andato a chiudere al penultimo giro, raggiungendo ai -10 Poidevin e Achtereekte (che si erano staccate poco prima) e poi anche Buijsman e Alonso. Contestualmente al raggiungimento delle battistrada c'è stato un contropiede tentato da Sara Martín (Movistar) e poi un momento di anarchia davanti al gruppo, con tanto di buco tra le primissime e le altre, e poi altri tentativi d'anticipo subito sfumati.
Poi tutto è rientrato e si andati veloci verso la volata conclusiva. Nell'ultimo giro prima la SD Worx di Lotte Kopecky, poi la UAE ADQ di Marta Bastianelli, poi la Movistar di Emma Norsgaard hanno condotto la fila, e nell'ultimo km si è ripresentata in testa la SD Worx; ma la Trek-Segafredo aveva in canna un colpo da maestro: ai 300 metri Elisa Longo Borghini ha proposto un anticipo che le ha permesso di allungare su tutte. Mentre Kopecky e le altre dovevano anticipare il momento della volata per chiudere sull'ossolana, la compagna di quest'ultima Elisa Balsamo ha raccolto le idee, ha scartato a destra e ai 120 metri è partita fortissimo raggiungendo lei per prima l'altra Elisa (che era comunque stata messa nel mirino dalle avversarie).
La volata di Balsamo è stata imperiosa e le ha permesso di imporsi con margine amplissimo su Kopecky e Bastianelli; quarto posto per Megan Jastrab (DSM), poi al quinto e al sesto Sofia Bertizzolo (UAE ADQ) e Maria Giulia Confalonieri (Ceratizit), la quale era pure caduta durante la tappa, ai -22; a seguire si sono piazzate Tereza Neumanova (Liv Racing Xstra), Alexandra Manly (BikeExchange-Jayco), Julie Leth (Uno-X) e Vittoria Guazzini (FDJ-Suez), quinta italiana nelle prime 10; nelle 12 la quota azzurra saliva addirittura a 7, con l'undicesimo posto di Silvia Persico (Valcar-Travel & Service) e il dodicesimo di Letizia Borghesi (EF); Longo Borghini ha chiuso al 15esimo posto, e va segnalato un buco di 7" cronometrato dalla 29esima in giù. In questo secondo drappello c'era pure Annemiek van Vleuten, la leader della generale.
La neerlandese della Movistar vede quindi decurtarsi il margine sulle avversarie, ma ormai non conta più. Longo Borghini chiude seconda a 1'44", Demi Vollering (SD Worx) è terza a 2'11", quindi a seguire troviamo Liane Lippert (DSM) a 2'34", Cecilie Uttrup Ludwig (FDJ) a 2'43", Ane Santesteban (BikeExchange-Jayco) a 3'03", Anna Shackley (SD Worx) a 3'07", Elise Chabbey (Canyon//SRAM Racing) a 3'29", Juliette Labous (DSM) a 3'35", Katarzyna Niewiadoma (Canyon) a 3'38", Brodie Chapman (FDJ) a 3'47", e, 12esima, Silvia Persico (Valcar) a 3'50".