Tadej Pogacar © UAE Emirates-Fizza
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Tadej è il Quentin del ciclismo: A Glorious BastErd!

Pogačar come Tarantino per la capacità di trovare soluzioni inattese per risolvere questioni complicate. E così come il regista di Pulp Fiction è la rockstar del cinema, lo sloveno è la rockstar del ciclismo

23.07.2024 16:05

Eccoci dunque all’indomani di questo Tour de France 2024, un Tour come mai nel segno e nel nome di un uomo solo (al comando): Tadej Pogačar.

Quello che fa, quello che sta facendo, quello che ha messo su dopo un'imperiale cavalcata al Giro d’Italia è sotto gli occhi di tutti noi. Di chi segue il ciclismo, di chi ama il ciclismo, di chi il ciclismo sa a malapena cosa sia.

Tadej. Un nome, un marchio, ormai, che avvicina a questo meraviglioso sport anche persone che fino a ora (soprattutto giovani) al ciclismo non avevano mai guardato. Un perfetto ambasciatore, lui e il suo ciuffetto.

Pogačar, una traiettoria che va ben oltre il ciclismo

Ma anche molto, molto di più. Un di più che si sente e si legge in centinaia e migliaia di commenti. Un di più che ci rende l’immagine di questo ragazzo come un’immagine già leggendaria, letteraria… perfino cinematografica.

E già, perché, fra i tanti commenti, le tante definizioni, una in particolare mi ha colpito, sentita qua o là: “Tadej fa sempre quello che non ti aspetti”.

Fa quello che non ti aspetti” mi ha fatto fermare a riflettere. È la stessa frase che pronuncio sempre quando parlo di Quentin Tarantino e dei suoi film. È il suo tocco di classe, ovvero spiazzare lo spettatore con soluzioni che non si pensano. Magari semplici, ma non attese.

Quindi, ho cominciato a riflettere: Tadej come Quentin?

Sì.

Sì, in effetti c’è qualcosa che li lega. Tarantino è la rockstar del cinema da ormai trent’anni e Pogačar sta cominciando a esserlo nel ciclismo (e nello sport in generale) in questo scorcio di decennio.

C’è un fil-rouge che lega questi due artisti (eh sì, a volte si può essere artisti anche nello sport e Tadej non è certo il primo), nella loro imprevedibilità, nella loro “follia” all’interno di ciò che stanno facendo, nella freschezza e nel movimento leggiadro e violento allo stesso tempo delle loro imprese.

Il colpo di scena (e di genio) per risolvere le situazioni più complesse

Una scena di Unglorious Basterds © Screenplayed.com
Una scena di Inglorious Basterds © Screenplayed.com

C’è una scena in particolare a cui ho pensato, tratta da Inglorious BastErds, quella in cui i “Bastardi” si trovano in una taverna, in territorio nemico, travestiti da ufficiali nazisti, per incontrarsi con una nota attrice germanica, ma in realtà una spia per gli anglo/americani. Dovrebbe andare tutto liscio, ma in quella stessa taverna vi sono un gruppo di soldati che stanno festeggiando la paternità di uno di loro, oltre a un ufficiale delle SS, seduto in silenzio in un angolo.

In un crescendo di tensione, piano piano (ma nemmeno troppo) i nodi si sciolgono e l’ufficiale in divisa nera scopre che quelli non sono dei soldati tedeschi. Una classica situazione in cui non c’è via di uscita. E ricordo bene che mentre stavo guardando al cinema per la prima volta il film, arrivati a quel punto mi chiesi: “E ora come la risolve?”.

E lui… la risolve. E l’ha risolta nel modo più semplice, ma quello che era più difficilmente pensabile.

Esattamente come fa Tadej. Che si trova in, ormai, diverse situazioni in cui la corsa prende, o potrebbe prendere, certe strade, certe deviazioni, certe direzioni… e in cui, ci si può chiedere: e ora come la risolve?

E poi come la risolve? A braccia alzate al traguardo. Semplice. Ma non sempre pronosticabile, soprattutto in questo Tour de France finito domenica e ancora nei nostri pensieri.

Tadej Pogačar, la rockstar del ciclismo moderno, il Quentin Tarantino dei pedali, un vero… Glorious BastErd.

Un giorno, forse, qualcuno ci farà un film.

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