Räim inizia con il piede giusto, bene gli azzurri
Tour d'Azerbaidjan, l'estone dell'Israel Cycling Academy alla prima stagionale. Terzo De Negri, nei 10 Bertazzo e Colli
dal nostro inviato
Corsa giovane, il Tour d'Azerbaidjan, in un paese che ben rappresenta un perfetto ponte fra Europa e Asia. A livello culturale, con una tolleranza (anzi, meglio; quasi condivisione) degli usi occidentali; a livello architettonico, con la storia locale valorizzata al pari delle magnificenti strutture costruite nell'ultimo periodo, quello successivo all'indipendenza e allo sfruttamento petrolifero.
E anche a livello sportivo: basti pensare che, nel 2015, Baku ha ospitato l'edizione inaugurale degli European Games e, la prossima settimana, farà da location per l'Islamic Solidarity Games. Dal punto di vista ciclistico la terra prescelta è il Vecchio Continente: il paese caucasico fa infatti parte dell'European Tour, nonostante un'affiliazione asiatica sarebbe decisamente più agevole in tema di ranking e calendario. Una corsa che, dal 2018, passerà di livello, ottenendo la promozione come Hors Categorie.
Quello che più impressiona della corsa è l'unità di intenti con le autorità (e vorrei vedere, dirà l'attento lettore). Poliziotti a dirigere il traffico in ogni incrocio, a coprire ogni possibile pericolo; automobilisti, diversamente da quelli europei (italiani in primis) pazienti nell'attendere il passaggio del gruppo e della carovana al seguito (una sessantina di mezzi, mica bruscolini), nonostante gli imbottigliamenti del congestionatissimo traffico della capitale.
Quanto pubblico! Pellaud il più richiesto per gli immancabili selfie
L'altro aspetto, e ancor più positivo, che salta subito agli occhi è quello relativo al pubblico. Tanto, veramente tanto: spaventoso il numero di scolaresche, con ragazze e ragazzi di varie età ad applaudire i corridori (l'applausometro ha ovviamente decretato come vincitori i corridori di casa, ma buoni risultati anche per la Torku SekerSpor e i cinesi del Qinghai Tianyoude).
Sotto il palco delle premiazioni è scattata la sfida per il selfie con il ciclista. L'indubbia prima posizione va allo svizzero Simon Pellaud, fino all'anno scorso con l'IAM Cycling e quest'anno con il Team Illuminate. L'elvetico ha trascorso quasi 2' ad accontentare le richieste delle ragazzine, dotate di immancabile selfie stick. Ottimamente piazzato anche l'azzurro Pier Paolo De Negri (Nippo-Vini Fantini), anch'egli di bella presenza.
L'enorme sorpresa riguarda però la predilezione per Quentin Valognes, ventenne neopro' del Team Novo Nordisk. Nonostante un aspetto tracagnotto e le lentiggini, il normanno è stato richiestissimo. Merito, forse, delle spaventose cosce di cui è dotato: decisamente più simili a quelle del pistard Robert Förstermann rispetto ad uno stradista. Con buona pace del compagno di squadra Brian Kamstra, aitante biondo olandese, decisamente snobbato dal pubblico.
Si rivede Daniele Colli, alla prima stagionale per un team cinese
Tra i 130 in gara diversi italiani, ben undici, nazione più rappresentata fra le trentacinque in gara. Tra chi è in gara un debuttante per il 2017, ma giunto alla tredicesima stagione tra i professionisti. Si tratta di Daniele Colli, protagonista negli ultimi anni di tante gare del calendario italiano.Il lombardo, dopo due stagioni alla Nippo-Vini Fantini, si è imbarcato in una nuova avventura con la cinese Qinghai Tianyoude, raggiunto nelle scorse settimane dal venezuelano Yonathan Monsalve.
Il brianzolo ci ha riferito della felicità per la nuova esperienza ciclistica, in un ambiente meno organizzato ma comunque piacevole. Pur non avendo km di gara sulle gambe, il trentacinquenne, alla prima esperienza in Azerbaigian, punta comunque a ben figurare negli sprint. Come avvenuto quest'oggi, in un finale che tirava leggermente all'insù. Il decimo posto finale può essere un segnale che su Daniele si può sempre fare affidamento.
Instancabile Turrin, sempre in fuga o in viaggio
Discorso simile per un altro azzurro, il bellunese Alex Turrin. Le ultime giornate del neopro' della Wilier Triestina-Selle Italia sono state particolarmente intense, come ci spiega in maniera dettagliata nella videointervista sottostante. Lunedì lunga fuga solitaria sotto la pioggia al Tour de Bretagne; quindi, a seguire, un turbillon di voli per giungere a Baku, con la speranza di mettesi in mostra nelle prossime giornate.
Cinque in fuga, c'è anche Balykin
Passando alla cronaca della tappa, dopo il via alle 10.30 locali in prossimità della State Flag Square (che ospita la seconda bandiera più grande del mondo, battuta dalla "cugina" Tbilisi) si è dovuto attendere a lungo per la formazione della fuga. Tanto che, al gpm di Mushfigabad (km 58), transita in testa Vitaliy Buts (Kolss BDC Team), che ha la meglio sugli azzurri Pier Paolo De Negri (Nippo-Vini Fantini) e Luca Chirico (Torku Sekerspor). L'avanscoperta si forma dopo il primo traguardo volante (vinto dall'ucraino Vasylyuk).
Protagonisti il bielorusso Stanislau Bazhkou (Minsk Cycling Club), l'italo-russo Ivan Balykin (Torku Sekerspor) e l'argentino Daniel Díaz (Delko Marseille Provence KTM), raggiunti dopo pochi momenti dall'azero Elchin Asadov (Synergy Baku Cycling Project) e dallo statunitense Connor McCutcheon (Team Illuminate). Il loro margine non supera mai quota 2'45", in una giornata disputata a tutta velocità.
McCutcheon cade, Asadov ci prova, ma il gruppo non fa sconti
Il quintetto diventa quartetto perché McCuctheon, in passato protagonista della corsa. è scivolato inopinatamente, perdendo contatto e non riuscendo a rientrare nonostante lo sforzo profuso. Il lavoro del gruppo porta alla diminuzione del margine nella fase successiva dei 148.6 km di oggi; visto l'andazzo, ai meno 10 km l'idolo di casa Asadov si avvantaggia sugli altri tre, che si rialzano e vengono ripresi dal plotone.
All'inizio della quinta ed ultima tornata del circuito di 8.8 km di Sumgayit, terza città più popolosa del paese, il trentenne viaggia con 23" sul gruppo, tirato dagli austriaci della Hrinkow Advarics per cui milita il friulano Mattia De Marchi. Il solitario fuggitivo viene definitivamente annullato ai meno 4 km, quando iniziano i preparativi per lo sprint.
Bel lavoro della Israel Cycling Academy, finalizzato da Räim
L'arrivo è ingannatore: un rettilineo di 500 metri con una leggera pendenza e con gli ultimi 100 metri in pavé. E, per primeggiare, è servito ragionare di fino. Il merito va alla Israel Cycling Academy, con l'olandese Dennis van Winden che ha imboccato per primo il rettifilo, seguito a ruota dal compagno di squadra Mihkel Räim.
Il campione estone ha scelto di lasciare qualche metro di spazio fra sé e l'ex Cannondale, sfruttandone così la scia una volta nello sprint. Nonostante il buono spunto veloce, il simpatico baltico ha dovuto faticare per tagliare il traguardo per primo, come testimoniato anche dalla mancata esultanza una volta varcata la fatidica linea bianca. È la prima vittoria del 2017 per la compagine israeliana, alla prima stagione tra le Professional; evidente la gioia del ds Kjell Carlstrom, vecchia conoscenza del pedale italiano.
Sul podio Liepins e De Negri, autore di una prepotente rimonta
Al secondo posto un altro atleta baltico come il lettone Emils Liepins (Rietumu Banka Riga), qui diretta dall'ex iridato Romans Vainsteins. Terza piazza per Pier Paolo De Negri: lo spezzino, come dichiarato nell'intervista dopo il traguardo, era deputato a lanciare il compagno di squadra Kuboki. Una volta perse le tracce del nipponico, l'azzurro ha fatto da sé, sfiorando l'affermazione.
Nei 10 Bertazzo e Colli, domani frazione complicata
Nella top ten piazzati a seguire l'ucraino Andriy Kulyk (Kolss BDC Team), il colombiano Edwin Ávila (Team Illuminate), il padovano Liam Bertazzo (Wilier Triestina-Selle Italia), lo sloveno Rok Korosec (Amplatz-BMC), il russo Alexander Porsev (Gazprom-RusVelo), il francese Benjamin Giraud (Delko Marseille Provence KTM) e, come detto, Daniele Colli (Qinghai Tianyoude).
Domani seconda tappa che si presta ai trabocchetti. Da Baku, con partenza davanti al VeloPark, 186.5 km fino a Ismayilli: un continuo su e giù con complessivi 2300 metri di dislivello. Difficile che il vincitore della generale esca da qui; probabile che, chi non saprà restare con i migliori, dovrà già abbandonare le velleità della generale.