Questo qui per le fughe vincenti cià Herradar
Jesús, terzo successo in carriera alla Vuelta: piega un attacco di 26 uomini nel quale Filippo Ganna dà spettacolo a beneficio di Geraint Thomas. No contest tra i big della generale
Quando passò professionista, Jesús Herrada prometteva bene, qualcuno avrebbe detto che un giorno o l'altro l'avremmo ritrovato anche a giocarsi la classifica di qualche bella gara a tappe. Preceduto di tre anni nel ciclismo maggiore dal fratello José (di cinque anni più grande e destinato a ritirarsi dopo l'attuale Vuelta a España), il 33enne nato a Mota del Cuervo ha poi parzialmente disatteso le previsioni, pur ritagliandosi comunque un suo bravo spazietto nel ciclismo internazionale (e spagnolo in particolare). Nel tempo è diventato un bravissimo cacciatore di tappa, uomo da fughe da prendere sempre con le molle. Il suo terreno d'elezione, proprio il GT di casa, dove - con oggi - ha lasciato tre volte il segno. Il tutto in un complesso di 21 vittorie da professionista, certamente non poche.
Nella giornata in cui abbiamo visto una corposa fuga andare all'arrivo c'è stato un riavvicinamento in classifica di Geraint Thomas (che con l'aiuto di Filippo Ganna è stato proprio uno dei principali animatori dell'azione odierna), il quale però era proprio lontanuccio: di attacchi del genere gliene serviranno un altro paio, al gallese, per riportarsi dove il suo blasone richiederebbe. Tra gli uomini di classifica, ad onta di un arrivo in salita, quasi nessuna battaglia: schermaglie, punturine di spillo, niente di che. Tutto rinviato a dopodomani, al Tourmalet, al primo dei due giorni dell'importante (sebbene non ancora decisivo) dittico pirenaico.
Vuelta a España 2023, la cronaca dell'undicesima tappa
L'undicesima tappa della Vuelta a España 2023 era la Lerma-La Laguna Negra, 163.2 km con arrivo in salita. Non una di quelle rampe impossibili VueltaStyle, insomma una frazione destinata all'interlocutorietà, e quindi a una fuga di un certo livello: questo il destino, questo lo svolgimento, pur con la possibilità di vedere qualche punzecchiatura tra i big nel finale. A proposito di big: uno di loro, Juan Ayuso (UAE Emirates), è caduto ancora prima del via, come anche Felix Engelhardt (Jayco AlUla) e François Bidard (Cofidis). Ammaccature, abrasioni, e via.
Tanta era la certezza che sarebbe andata via la fuga, che mezzo mondo ha cercato di inserirvisi, col risultato che la fuga non partiva e non partiva. Questo per 50 chilometri, poi finalmente l'azione buona ha preso il largo composta da 26 uomini che qui andiamo a elencare: Geraint Thomas e Filippo Ganna (INEOS Grenadiers), Jacopo Mosca e Otto Vergaerde (Lidl-Trek), Rudy Molard, Lewis Askey e Romain Grégoire (Groupama-FDJ), Andreas Kron (Lotto Dstny), Jonathan Caicedo e Andrea Piccolo (EF Education-EasyPost), Dorian Godon, Damien Touzé e Nicolas Prodhomme (AG2R Citroën), Jan Maas (Jayco), Julius Johansen (Intermarché-Circus-Wanty), Jorge Arcas (Movistar), Jesús Herrada (Cofidis), Sean Flynn (DSM-Firmenich), Lukasz Owsian (Arkéa Samsic), Alan Jousseaume e Paul Ourselin (TotalEnergies), Luis León Sánchez (Astana Qazaqstan), José Manuel Díaz, Eric Antonio Fagundez e Pelayo Sánchez (Burgos-BH) e Joel Nicolau (Caja Rural-Seguros RGA).
Il più avanti in classifica dei 26 era Geraint Thomas, 21esimo a 13'05", quindi fuori da ogni possibilità di far male ai leader della corsa, quegli Jumbo-Visma (in rosso con Sepp Kuss) che hanno controllato blandamente lasciando che la fuga guadagnasse praticamente fino all'arrivo. Tra i vari attaccanti, quasi sorprendente la presenza di un non ancora sazio (dopo la crono vinta ieri) Filippo Ganna, mentre ha fatto piacere ritrovare Andrea Piccolo, già in rosso al secondo giorno di gara. Quanto al terzo italiano in fuga, Jacopo Mosca vantava quest'anno solo una top ten (quinto in una frazione del Romandia), normale routine per un gregario come lui, oggi in libera uscita.
Con l'appropinquarsi della rampa finale e col margine prossimo ai 6', per due volte Johansen, ai -25 e ai -15, ha tentato invano l'anticipo, in mezzo Nicolau ha vinto lo sprint intermedio di Vinuesa ai -18. Ai -10 è stata la volta di Ourselin allungare, e il francese è riuscito a prendere un po' di spazio, approcciando la salita finale ai -6.5 con 25" di vantaggio. A questo punto quel che era già piuttosto visibile in precedenza è diventato palese, ovvero Ganna era al completo servizio di Thomas, e una sua trenatona ha riportato il gruppetto su Ourselin causando al contempo la dispersione di diversi componenti della fuga (per primi Owsian, Touzé, Sánchez).
Mentre Ourselin veniva ripreso ai -5, anche Piccolo e Mosca sono saltati ma tanti e tanti altri: ai -3.5 con Ganna erano rimasti solo Thomas, Molard con Grégoire, Kron, Caicedo, Prodhomme, Herrada e Díaz; negli stessi istanti il gruppo prendeva la salita finale con oltre 5'30" di ritardo dai primi. Ai 2 km Ganna ha finito il proprio lavoro, Caicedo ai 1800 ha accennato uno scatto ma ha subito desistito; idem Molard ai 1300; allora è partito - stavolta secco - di nuovo Caicedo, in vista del triangolo rosso dell'ultimo chilometro.
A questo punto Ganna è rientrato - il gruppetto si era praticamente fermato sullo scatto dell'ecuadoriano - ma subito dopo è arrivata l'accelerazione di Thomas ai 700 metri, su un tratto che si faceva sempre più tosto. Ai 300 è partito fortissimo Jesús Herrada, che in un attimo ha preso e saltato Caicedo, seguito da Kron e Grégoire. Lo spagnolo ha esibito un tempismo spettacolare, andando a conquistare la terza affermazione in carriera alla Vuelta. Alle sue spalle Grégoire è riuscito a prendersi la piazza d'onore a 3", mentre Kron si è piantato negli ultimi metri, arrivando a 8". A 12" ha chiuso Caicedo, a 19" Thomas; Ganna è arrivato decimo a 1'16". 17esimo posto per Piccolo, 21esimo per Mosca.
Il gruppo dei big, molto selezionato (poco più di 20 corridori al suo interno), è arrivato a 5'50": unici movimenti visti nel finale, un allungo di Cian Uijtdebroeks (Bora-Hansgrohe) ai -2, contrastato più avanti da un contrattacco di Hugh Carthy (EF) seguito da Wilco Kelderman (Jumbo) ai 500 metri. Infine ai 150 anche Remco Evenepoel (Soudal-Quick Step) è scattato ma senza far la differenza, contrato direttamente dalla maglia rossa Kuss. Sulla linea d'arrivo tutti i vari scattati si sono praticamente compattati: nessuna differenza in classifica insomma.
Quel che si segnala nella generale sempre guidata da Sepp Kuss con 26" su Marc Soler (UAE), 1'09" su Evenepoel e 1'36" su Primoz Roglic (Jumbo), è il piccolo balzo di Geraint Thomas, che recupera tre posizioni e ora è 18esimo a 7'34"; il primo italiano in classifica è ancora Mattia Cattaneo (Soudal), 25esimo a 21'50" da Kuss, seguito al 26esimo posto da Damiano Caruso (Bahrain-Victorious). A margine: passando per primo sul Gpm del traguardo (prima categoria, 10 punti), Herrada strappa la maglia a pois a Eduardo Sepúlveda (Lotto), 22 punti a 21 per il castigliano e palla al centro.
Domani la giornata sarà più tranquilla, la dodicesima tappa della Vuelta a España 2023 sarà la Ólvega-Zaragoza di 150.6 km, c'è una salitella ai -40 ma non dovrebbe causare grossi dissesti per cui, dovessimo scommettere, punteremmo sulla volata. La sede d'arrivo manca in gara da 15 anni (l'ultimo a vincerci fu Sébastien Hinault nel 2008), ma negli anni ‘00 era appuntamento fisso e vi si ricordano tra gli altri tre successi di Alessandro Petacchi, il quale in quel periodo esultà a Saragozza altre tre volte anche alla Vuelta a Aragón, gara che non si disputa dal 2019. Va bene, troppe informazioni, per oggi possiamo fermarci qui.