Lo strano caso di Anthony Delaplace, normanno che vince solo in Normandia: sua la Paris-Camembert
Finora, in 13 anni da professionista, Anthony Delaplace non solo aveva vinto soltanto nella sua Normandia, ma esclusivamente in corse che recassero nel nome l'origine regionale: la Poly Normande nel 2011, una tappa e la generale al Tour de Normandie 2017, la Duo Normand (cronocoppie insieme a Pierre-Luc Périchon) sempre nel 2017. Chi si può stupire quindi che oggi, per il quinto sigillo di una carriera altrimenti consacrata al puro gregariato, Delaplace abbia scelto di alzare le braccia in una regione a caso, ovvero... la Normandia? Perché anche se non è specificato nella denominazione, interamente lì si è sviluppata la Paris-Camembert di cui oggi si è disputata l'83esima edizione.
In realtà e a dispetto del nome, la gara (in cui Delaplace colse già un secondo posto nel 2016) si è svolta tra Pont-Audemer (che da Parigi dista 150 km...) e Livarot (a 15 dal borghetto di Camembert) su un percorso di 213.8 km comprendenti un circuito finale particolarmente accidentato. Una fuga a sei ha caratterizzato la prima parte della prova con Evaldas Siskevicius (Go Sport-Roubaix Lille Métropole), Torsten Demeyere (Tarteletto-Isorex), Jens Reynders (Sport Vlaanderen-Baloise), Fredrik Dversnes (Uno-X ), Adrien Lagrée (B&B Hôtels-KTM) e Jean Goubert (Nice Métropole Côte d'Azur), che a lungo è stato il più battagliero sulle varie salitelle del tracciato. Il vantaggio massimo dei sei è stato di 6' ai -180, quindi prima Demeyere (ai -140 per un guaio meccanico) poi Siskevicius (ai -80 in difficoltà sul primo dei tre passaggi sul muro di Butte des Fondits) hanno perso contatto, dopodiché ai -55, con i resti della fuga ormai nel mirino del gruppo, è iniziata una lunga fase di anarchia con continui tentativi di evasione dal plotone, già peraltro abbastanza selezionato.
Ai -22 ha preso forma l'azione decisiva: a muoversi è stato Valentin Ferron (TotalEnergies) e su di lui si son portati Anthony Delaplace (Arkéa Samsic), Geoffrey Bouchard (AG2R Citroën), Thibault Ferasse (B&B Hotels-KTM) e per ultimo Jimmy Janssens (Alpecin-Fenix). Il quintetto è stato capace di guadagnare un gruzzoletto di 40" (toccati ai -15), poi il gruppo (ridotto a una ventina di unità) è rinvenuto e pareva destinato ad annullare anche quest'azione, ma poi sull'ultimo Butte des Fondits ai -9 Janssens ha energicamente rilanciato l'azione, staccando per un attimo i compagni di fuga.
L'esperto belga non ha però fatto davvero la differenza, e poco dopo lo strappo gli altri hanno ripreso la sua ruota. Il quintetto non era però destinato a durare: ai 5.5 si è mosso con vigore Ferron, pareva lanciatissimo ma ancora una volta la situazione si è ricomposta ai -2, e proprio uno dei più convinti (insieme a Bouchard) nell'inseguimento al 24enne di Poitiers, Delaplace, si è involato una volta entrati nell'ultimo chilometro.
Per il veterano dell'Arkéa (è dal 2014 che Anthony milita nel sodalizio che all'epoca si chiamava Bretagne) si è trattato di 900 metri percorsi in apnea (la metafora è suffragata dalla pioggia che spazzava la corsa...) e coronati da un successo che - come ricordato più su - rompe un digiuno di quattro anni e mezzo. Alle sue spalle Valentin Ferron è riuscito ancora ad anticipare gli altri, chiudendo a 4"; a 14" Ferasse ha preceduto Bouchard e Janssens, a 39" il primo drappello inseguitore è stato regolato da Matis Louvel (Arkéa) su Edvald Boasson Hagen (TotalEnergies), Luca Mozzato (B&B), ottavo, Damien Touzé (AG2R) e Axel Zingle (Cofidis).