Rein Taaramäe, Taaramäe reign
Fuga a segno sul primo arrivo in salita della Vuelta e vittoria per l'estone che prende anche la maglia rossa. Bene Ciccone e un sorprendente Aru, Roglic in perfetto controllo ma non gli mancano certo avversari
Picón Blanco e una poltrona per due, Rein Taaramäe e il vento. L'estone ha centrato la 19esima vittoria in una carriera che alle sue origini prometteva anche più del comunque tanto che il corridore della Intermarché ha realizzato su strada in questi anni: uomo da fuga per eccellenza, già a segno al Giro nel 2016 (ricordate quando Nibali ribaltò Chaves a Sant'Anna di Vinadio? Quella frazione fu conquistata proprio da Taaramäe), alla Vuelta a España aveva già lasciato il segno la bellezza di 10 anni fa, quando si prese il traguardo della Farrapona. Oggi per Rein la festa è pure doppia, dato che alla partenza era abbastanza vicino in classifica da poter mettere nel mirino pure la maglia rossa, nel caso in cui la sua fuga fosse andata in porto. Ebbene, è andata proprio così, Taaramäe è in rosso e ha pure la prospettiva di difendere questo primato per qualche giorno, visto che almeno domani e dopodomani non sono previste grosse difficoltà altimetriche.
L'altro vincitore della giornata odierna è il vento, contrario sulla salita conclusiva e quindi in grado di mettere la museruola a chi volesse provare la sortita. Non che sia mancato qualche timido tentativo, ma nessuno ha fatto la differenza in positivo (semmai qualcuno ha pagato un po' di dazio, come vedremo), e la notizia che intravediamo è che a un tranquillo Primoz Roglic non mancheranno le gatte da pelare, tra una Bahrain-Victorious sempre molto battagliera, una Movistar molto sul pezzo e una Ineos Grenadiers che sta chiarendo via via ruoli e gradi intorno a Egan Bernal: per dire, Adam Yates ieri ha perso mezzo minuto a causa di una caduta nel finale, ma oggi è stato addirittura il più convincente tra i rivali dello sloveno della Jumbo-Visma. In altri tempi e altre Vuelte (tipo quelle con 13-14 arrivi in salita) avremmo avuto già domani una rivincita, invece stavolta dovremo aspettare fino a giovedì per rivedere tutte le bande armate scontrarsi su un altro garage. E va bene, aspetteremo, del resto siamo in pieno agosto e va anche bene non scaldarsi troppo di fronte a eccessi agonistici dei nostri amati idoli a pedali...
In tutto ciò ci piace sottolineare che Giulio Ciccone è perfettamente allineato al progetto di fare classifica, per il momento è ottavo e non ha perso mezza pedalata dai principali rivali; e poi Fabio Aru, un Aru che non vedevamo così convinto e centrato da molto tempo. Ci dà l'impressione che l'essersi tolto dalla testa un macigno, annunciando il ritiro dal ciclismo dopo questa Vuelta, lo abbia reso più leggero anche in sella; vedremo se tale sensazione sarà suffragata anche in seguito da altri fatti. Quanto ad altri due nomi d'interesse per il pedale italico presenti in Spagna, Damiano Caruso dà l'idea di non avere aspirazioni diverse dal lavorare per Mikel Landa, mentre Andrea Bagioli ha perso terreno ma non la consapevolezza di poter mettere a frutto queste tre settimane per incamerare più esperienza possibile.
Veniamo alla cronaca. Terza tappa della Vuelta a España 2021, la Santo Domingo de Silos-Picón Blanco (202.8 km), primo arrivo in salita della corsa iberica, è stata animata da una fuga a 8 partita dopo una quindicina di chilometri e composta da Lilian Calméjane (AG2R Citroën), Tobias Bayer (Alpecin-Fenix), Jetse Bol (Burgos-BH), Julen Amézqueta (Caja Rural-Seguros RGA), Antonio Soto (Euskaltel-Euskadi), Rein Taaramäe (Intermarché-Wanty), Kenny Elissonde (Trek-Segafredo) e Joe Dombrowski (UAE-Emirates). Il gruppo, tirato senza eccessi dalla Jumbo-Visma del leader Primoz Roglic, ha lasciato abbastanza fare, tanto che il vantaggio massimo ha superato i 9' dopo 120 km di tappa e a un'ottantina dalla fine ed è rimasto grossomodo su quei livelli fino ai -30, quando pareva in effetti troppo tardi perché da dietro ci si organizzasse in modo da annullare l'azione.
Sull'Alto de Bocos, tuttavia, il margine ha iniziato a ridursi sensibilmente: si trattava della salitella che precedeva l'ascesa al Picón Blanco, il Gpm (ai -20) è stato vinto da Bayer, mentre sul Puerto del Manquillo, nella prima parte della frazione, era transitato per primo Elissonde; dopo lo scollinamento Calméjane ha tentato un allungo ma non ha trovato immediatamente spazio; quindi il francese ci ha riprovato ai -15, e stavolta è riuscito ad aprire un piccolo gap rispetto ai compagni di fuga. Il gruppo a quel punto veleggiava a 4' e la UAE ha iniziato a spingere forte, e via via che ci si avvicinava alla scalata conclusiva sono avanzate con decisione anche Movistar, Ineos Grenadiers e Deceuninck-Quick Step. Il plotone ha approcciato il Picón Blanco con un ritardo di 3'30" da Calméjane.
La salita iniziava a 7.5 km dall'arrivo e sin dalle sue prime rampe il drappello che inseguiva il battistrada si è selezionato, con Taaramäe a spingere forte; ai -6 l'estone ha riportato Amézqueta, Elissonde e Dombrowski su Calméjane, e subito l'americano della UAE ha abbozzato un contropiede che però non ha avuto spazio. In quegli stessi frangenti la Bahrain-Victorious di Mikel Landa prendeva il comando delle operazioni in gruppo con una buona tirata di Mark Padun.
Ai 5.2 km Calméjane ha proposto un terzo allungo ma stavolta non ha fatto grande differenza, quindi ci ha provato Elissonde, facendo male ad Amézqueta, ma non riuscendo nemmeno lui ad avvantaggiarsi. Arrivati sul tratto duro ai -4.5 Dombrowski ha fatto una menata e Calméjane ha dovuto mollare il colpo: al comando restavano in tre (Dombro-Taaramäe-Elissonde) con 3' sul gruppo maglia rossa che a questo punto stava recuperando sensibilmente, tirato sempre dai Bahrain, ora con Wout Poels.
Superati i -4 la UAE ha accelerato ulteriormente il ritmo del plotone (con Rafal Majka), il gruppo - sebbene con una crescente selezione, staccati tra gli altri Sepp Kuss (Jumbo) e Andrea Bagioli (Deceuninck) - restava abbastanza folto. Era il presupposto per un attacco di David De La Cruz, che sarebbe uscito ai -3.8. Intanto lì davanti Taaramäe aveva staccato Elissonde (che da tempo era un po' al gancio) e Dombrowski, e aveva ancora un tesoretto di 2'30" da difendere dal ritorno dei resti del plotone.
De La Cruz non ha fatto l'azione della vita ed è rimasto nel mirino del gruppo, all'interno del quale Egan Bernal (Ineos) doveva superare un intoppo meccanico e Richard Carapaz (stessa squadra) vedeva le streghe in fondo al drappellone. Al contempo, e in ossequio alle gerarchie stabilite a inizio anno, Adam Yates piazzava uno scattino con cui l'azione di De La Cruz veniva annullata. Sin qui Fabio Aru (Qhubeka NextHash) e Giulio Ciccone (Trek) ben presenti nelle prime posizioni. Una volta che è stato ripreso De La Cruz, tra l'altro, il ritmo è calato e Carapaz, che aveva perso metri, è riuscito a rifarsi sotto.
Il forte vento contrario, peraltro, bagnava abbastanza le polveri di quelli che potessero avere qualche intenzione bellicosa. Ci ha provato Óscar Cabedo (Burgos) ai 2 km, chiuso da De La Cruz, e Yates, e quest'ultimo non si è limitato a chiudere sullo spagnolo ma ha proposto un contropiede presto spirato. In tutto ciò Primoz Roglic controllava senza affanni tutti i suoi principali rivali di classifica. Ma se pensava di portare avanti un'intera Vuelta in maglia rossa, doveva recedere dall'idea, in quanto Taaramäe continuava a salire benissimo perdendo praticamente nulla, e ciò significava per lui non solo vittoria di tappa ma anche conquista del primato in classifica, dato che alla partenza il suo ritardo ammontava a 1'28".
Al traguardo Rein ha chiuso con 21" su Dombrowski, 36" su Elissonde e 1'16" su Calméjane. Il finale per il gruppo ha visto una forte trenata di Alejandro Valverde (Movistar) che ha messo tutti in fila provocando anche dei buchi qua e là. Enric Mas è partito ai 150 metri finalizzando il lavoro del murciano sorprendendo gli avversari e chiudendo al quinto posto a 1'45" da Taaramäe. Cronometrati a 1'48" Miguel Ángel López (Movistar), Roglic, Yates, Landa, Ciccone, Bernal e lo stesso Valverde. A 1'55" è passato Aru, a 2' De La Cruz, a 2'09" Hugh Carthy (EF Education-Nippo), a 2'17" Romain Bardet (DSM), Aleksandr Vlasov (Astana-Premier Tech), Louis Meintjes (Intermarché) e Damiano Caruso (Bahrain), a 2'42" Mauri Vansevenant (Deceuninck), a 2'46" Harm Vanhoucke (Lotto Soudal), a 2'48" Carapaz e a 3'15" Guillaume Martin (Cofidis, Solutions Crédits); Andrea Bagioli ci ha rimesso 5'54".
La nuova classifica parla - come ampiamente anticipato - estone, con Taaramäe in rosso con 25" su Elissonde, 30" su Roglic, 35" su Calméjane, 45" su Mas, 51" su López, 57" su Valverde, Ciccone e Bernal e 1'09" su Landa, decimo. A seguire, Gino Mäder (Bahrain) a 1'10", Vlasov a 1'13", Aru a 1'14" (28 posizioni guadagnate dal sardo!), Bardet a 1'16", Caruso a 1'20", Yates a 1'21" (+40 per lui, netta ripresa dopo il mezzo minuto perso ieri dopo essere stato coinvolto in una caduta nel finale) e via via tutti gli altri.
Ora un paio di frazioni tranquille prima della prossima rampa di garage Vuelta-style. Domani la quarta tappa consta dei 163.9 km tra El Burgo de Osma e Molina de Aragón, nessuna reale difficoltà altimetrica anche se ci saranno dei blandi mangia&bevi, e l'arrivo sarà posto su una rampetta di un chilometro al 6%. Nulla su cui costruire classifiche, ma abbastanza per richiamare l'attenzione dei big dato che i buchi potranno essere all'ordine del giorno.