Diario Berlinese #1 - Primo imperativo, trattenere la tosse
La giornata zero dei Campionati del Mondo su pista, dall'emergenza virus in Italia al primo impatto con la capitale tedesca, il Velodrom, atleti e atlete
Sull'aereo l'ho trattenuta a lungo, poi non ho più resistito e sono andato in bagno a farla. La tosse. Mi vergognavo come un ladro per quel momento di pizzicore alla gola, ma in tempi di psicoronavirus si fa caso, specie se ci si sposta, a cose che solitamente non si sarebbero notate. Per dire, nella metro un signore del posto, di mezza età avanzata, mi tossiva accanto, ripetutamente, rumorosamente, fastidiosamente. Stavo per dirgli "vengo dall'Italia, vuoi che tossisca un po' anch'io?"... Così per vedere l'effetto che faceva.
Vengo dall'Italia e sono a Berlino, tra poche ore cominciano i Mondiali di ciclismo su pista e sarà una gran bella storia, soprattutto per come è nata quest'avventura e pensando a come si potrà sviluppare. Intanto, le regole del gioco di questo Diario Berlinese: ogni giorno si va a ruota libera, pensieri come vengono, in capitoletti ma senza necessariamente un ordine, impressioni dal Velodrom (accento sulla e), commenti sulle gare, prima persona senza vergogna, scene di vita tetescaticermania.
Il primo impatto con Berlino (non c'ero mai stato) non è stato entusiasmante, ma confido che il feeling possa migliorare presto. In più la enne sulla tastiera del computer sta facendo le bizze, ogni tre parole devo tornare indietro per aggiungere le nasali mancanti... ieri mattina, all'alba, ho riempito di baci Ludovico che dormiva, e dormendo mi ha fatto un sorriso che mi ha distrutto facendomi chiedere perché mai uno dovrebbe trovare un senso nel fare una cosa del genere, partire da solo, senza il bimbo. Sull'aereo pensavo ogni momento a come sarà il suo primo volo. Sono diventato un po' tanto scemo, lo so, ma devo dire che partivo già da una base di un certo livello...
L'allenamento nella Cappella Sistina
Ieri si è stati, io e Tiziano, a guardare un po' di allenamenti, e a intrufolarci dappertutto tanto non c'era nessuno che dicesse chivalà. Elinor Barker mi ha solo fulminato con lo sguardo dopo che ero rimasto al limite dell'estasiato a guardarla fare i rulli sottoterra, accanto alla pista, laddove teoricamente un giornalista non ci dovrebbe andare. Non lo faccio più (bugia pietosa). Il giornalista sarebbe destinato sotto la parabolica opposta, e lì abbiamo in effetti incontrato Ciro Scognamiglio che si vanta di conoscere clamorosamente Giuggianello e mi guadagna così 100 punti.
Il velodromo vuoto e gli atleti che girano e paiono farlo solo per noi tre/quattro è qualcosa di inenarrabile, emozione soave, come se Vincent Vega e Mia Wallace ballassero solo per i miei occhi il loro twist, anzi no, facciamo qualcosa di meno blasfemo, è come sposarsi nella Cappella Sistina, per chi crede al matrimonio, ipotizzo. Ci siamo capiti insomma. Provano le premiazioni con la solita musichetta UCI tutta trombette. Penso che nei prossimi giorni in quel cerimoniale ci ritrovo Renato e mi adombro un attimo, prima di tornare a volare sulle ali dei velocisti giapponesi che stanno spaccando la pista. Ci fossero meno dirocchi e più inviati della stampa italiana, sarebbe meglio. Meno dirocchi di uno fa zero dirocchi a pensarci bene, sì, sarebbe supermeglio, decisamente supermeglio.
Programma di oggi e alcune amenità
Questo pomeriggio si parte con le qualifiche degli Inseguimenti a squadre, due ore più due ore, bisogna essere davvero davvero appassionati per star lì a seguire tutto giro per giro. Poi pausa, quindi altre due ore di qualifiche, stavolta delle Velocità a squadre. In pratica dopo 4 sessioni hai già causato crisi esistenziali irreparabili.
Paternoster-Alzini-Balsamo-Guazzini sono le quattro dell'Inseguimento femminile, andranno avanti perché la qualificazione (unico turno oggi) è fuori discussione, ma poi bisogna vedere come proseguiranno, dati i mostri sacri che girano qui a Berlino, anzi le mostre sacre, che in qualche modo si parla d'arte, comunque al netto di tutto i quartetti di USA, Gran Bretagna, Australia, Canada, per non voler aggiungere pure la Germania che giocando in casa farà per forza bene, rendono la medaglia un'impresa molto molto difficile. Non impossibile. L'oro sì, quello è impossibile, perché c'è Chloe Dygert.
Gli uomini disputeranno invece due turni, e Filippo Ganna è uno dei più attesi della cinquegiorni del Velodrom, e la medaglia per lui e Scartezzini-Consonni-Lamon pare meno complicata, gli avversari ci sono pure qui ma la situazione è un attimo più sfumata. La Germania mi pare piena di inseguitori coi fiocchi, ultimamente; la Danimarca è sempre tra le favorite, la Francia è cresciuta assai, dalla Gran Bretagna puoi sempre aspettarti la prestazione importante, la Nuova Zelanda non è da prendere con le molle, e fin qui ne abbiamo citate sei più l'Italia e non abbiamo ancora fatto il nome "Australia", che sarebbe poi quello dei campioni in carica, nonché recordman del mondo. Nonostante tanta varietà di rivalità, l'Italia le sue brave chance le ha davvero, e centrarle in questo contesto, capite bene da soli, varrebbe tantissimo. Ne riparliamo domani.
Perché oggi le finali sono altre: c'è lo Scratch, subito dopo le 20, con Martina Fidanza che proverà a sprintare più su che potrà, contrapposta a nomi che vanno da Kirsten Wild a Jennifer Valente, da Laura Trott (sospiro) a... a... no, le altre in realtà sono tutte eventualmente battibili dall'azzurra. Ma lo Scratch è sempre una prova destinata a grandi incertezze.
E poi ci sono le Velocità a squadre, quella maschile che è più incerta di quanto non sembri a prima vista (certo gli olandesi son forti, ma ce ne sono altre cinque o sei che piacciono), e quella femminile in cui abbiamo Miriam Vece ed Elena Bissolati che magari non faranno troppa strada; in cui in semifinale troveremo Australia, Russia, Canada e Germania (scommettiamo?); e in cui potrà succedere una certa cosa, perché è (non: era) una delle gare di una certa persona, e qui lo giuro, se me la trovo davanti posso svenire su due piedi. Vi dico domani a chi mi riferisco, tanto l'avrete già capito se mi conoscete un po'.
Il Team dei Ciclowebers
Ma quindi, come è nata questa spedizione nella capitale tedesca? In autunno ci hanno contattati gli organizzatori dei Mondiali per fare una campagna pubblicitaria su Cicloweb tramite cui vendere al pubblico italiano i biglietti per la rassegna iridata. Allora ho pensato che sarebbe stato intrigante fare una cosa più strutturata, inventarsi una spedizione ciclowebiana, tutti con me, a prezzi favorevoli per il pacchetto alloggio+biglietti gare, una proposta di viaggio da affiancare alla più canonica campagna banner/pubbliredazionali. Pensavo di piazzare quei 10-20 pacchetti almeno, alla fine hanno aderito in quattro diventati strada facendo tre a causa di un forfait dell'ultim'ora.
Ogni volta che mi imbarco in queste imprese (rigorosamente a perdere) penso a due cose: al capitolo "Storia di un'associazione commerciale" in "La coscienza di Zeno", vetta di ironia di un libro sublime, l'associazione in questione era ovviamente destinata a un misero fallimento. E, seconda cosa, a Rizz (per gli amici Stefano Rizzato, sì, "quello di RaiSport" che un paio di vite addietro era "quello di Cicloweb") che mi caldeggiava già 10 anni fa l'abbandono di questa dannata attività in favore di una più sicura, serena, remunerativa, dolce e significativa gelateria. A distanza di 10 anni mi chiedo sempre perché non gli abbia dato ancora retta. Anche mio fratello, che ieri mattina mi ha accompagnato all'aeroporto (mi piace sempre un sacco viaggiare in macchina con mio fratello), mi caldeggia la gelateria. Devo farmi un esame di coscienza.
I compagni di viaggio però sono troppo giusti. Ieri è arrivato Tiziano, un po' dopo di me, ma tanto la stanza in hotel non ce l'avevano ancora data per cui lo aspettavo, sorseggiando Nastro Azzurro (come se fossi al bar sotto casa a Lecceprov) in un bar gestito da due ragazzi siciliani, proprio antistante l'albergo. Non solo i proprietari sono siculi, ma pure un po' di clienti, per cui il coro di minkia, musica per le mie meridionali orecchie, si mischiava a una sequela di bitteschen et similia e il tutto faceva villaggio globale, laqualsiasi 2.0, oppure vecchia emigranza dell'italiano alla Germania, che a seconda di come la guardi faffiga o fa piangere. Se guardo alla mia Italia in generale, oggi, fa piangere e basta. Se penso alla mia Italia nel particolare, ad esempio quello della pista tra poche ore, forse ritrovo un sorriso. Intanto, siccome il bello è sempre essenziale agli occhi, ho schiaffato la Letizia come immagine del gruppo whatsapp di noi ciclowebers ai Mondiali. Purtroppo però Rizz non è a Berlino a rinverdire insieme antichi fasti di scemitù; magari ci proviamo con Pancani e Scognamiglio.